“Dapprincipio restai abbastanza timoroso; sentivo un astio genuino verso me, come se avesse preferito ammazzarmi piuttosto di farmi scopare sua moglie (sono…”
Mi trovavo a Foggia. Ero sceso in treno dopo aver ricevuto il
bonifico bancario. I soldi bastavano soltanto per pagarmi l’Eurostar, quindi decisi di fare tutti gli scambi dei regionali per guadagnarci su qualche decina d’euro. Dopo un intero giorno di viaggio e scali, di attese e di bestemmie sotto il sole cocente dell’Adriatico di fine luglio, mi sentivo di merda, ma ero fiero di aver risparmiato 45 euro.
Gli accordi erano chiari: io scendevo e mi scopavo la sua moglie. Sua di Trilogy, si intende.
Egli era un notaio di mezza età, pelato e panciuto: mi aveva contattato su Annunci69 perché non riusciva più a soddisfare sua moglie, ma non voleva perderla. Quindi, notando la mia ironia (che solo un ragazzo giovane e brutto di faccia può avere) e soprattutto il mio cazzo imperioso e fremente, pensò che era buona cosa che sua moglie giocasse con me, ma continuasse a tenere in cuore lui. Prima di accettare, volle sentirmi telefonicamente: la sua voce era camuffata al telefono e, tra un’invettiva e l’altra, mi riformulò la proposta. Dapprincipio restai abbastanza timoroso; sentivo un astio genuino verso me, come se avesse preferito ammazzarmi piuttosto di farmi scopare sua moglie (sono così i cuckold?). Inoltre avevo il sospetto che quel foggiano iracondo m’avrebbe richiesto poi qualcosa in cambio, tipo il mio culo. Ma invece niente, persino il bonifico era giunto sul conto corrente; io mi sarei messo in viaggio anche senza spese, l’occasione di scoparsi la moglie di un altro fa il ragazzo squattrinato lesto, ladro e gaudente. Il notaio, peraltro, decantava telefonicamente le doti dell’impudente troia. Mi mandò anche le foto, una splendida quarantenne abbronzata e dai capelli neri corvini. Quella bella figa diceva di scoparselo solo per soldi, il luridone; e lui se la scopava per la figa, sia chiaro. Non aveva capito che tutte le femmine si devono scopare per la figa, ma loro non devono scoparti per i soldi. Dovevo spiegarglielo io, giovinastro com’ero.
Va bè, anche se non aveva capito niente delle donne non importava, anzi meglio. Io ero super sereno, già mi pregustavo la ninfomane troiazza coi capelli neri e gli occhi neri, truccata come una baldracca, che mi incitava nella lingua cavernicola foggiana à la Arbore. Una di quelle terrone da fare ballare sull’uccello, insomma. Le terrone sono le terrone, ‘cozio.
Mi ci vollero due ore per trovare quella via in quella merda di città del sud. Altro che notte della taranta, avevo i piedi in fiamme perché avevo messo delle scarpe Geox per non farmeli puzzare di profano gorgonzola. Magari la terrona era anche esigente.
Avevo il timore che il Trilogy si sarebbe piazzato vicino al suo letto profanato per farsi le seghine al suo pistolino indegno: in realtà mi sarebbe andato bene comunque, l’importante era trombare, amici miei, ero proprio in astinenza. L’unica condizione imprescindibile era che lui non intervenisse, su questo ero stato chiarissimo.
Arrivai al motel indicato nelle disposizioni. Aveva tre stelle, ma qua da noi non ne avrebbe avuta nemmeno mezza. C’è una differenza abissale tra Nord e Sud Italia, e lo dice uno che ha vissuto un anno nel secondo mondo. Trovai la camera e bussai. Niente. Provai a fare uno squillo al numero di cellulare che mi aveva dato qualora mi fossi perso per le vie di quella città straniera. Niente. Maledizione. Cazzo dovevo fare? Provai ad aprire la porta e, magia!, non era chiusa a chiave. Pensai: “saranno scesi un attimo, li aspetterò qui”.
La stanza faceva schifo come il motel e come l’affare in cui mi ero cacciato: perché scoparmi una donna sposata davanti agli occhi del suo flaccido marito? Mi vergognavo un po’ di me stesso, come quella volta che molestai la mia amica che dormiva (ma feci bene: fingeva d’essere una santarellina invece faceva la puttana con mio cugino obeso!). C’era un po’ di disordine: oggetti in terra, una scarpa maschile vicino alla porta del cesso. Pensai: “o hanno scopato e magari mi cacciano perché già soddisfatti o hanno litigato perché lei era all’oscuro di tutto”.
Andai al cesso per fare una pisciata. Appena entrato notai che le mattonelle di ceramica erano piene di sangue. Vicino al water c’era un corpo riverso: era un vecchio pelato e grosso, corrispondente alla fotografia di questo fantomatico Trilogy. Non gli vedevo il cazzo, ma se fosse stato piccolo ne avrei avuto la certezza.
«Ma che cazzo è?», dissi, veramente turbato. Temevo per la mia incolumità. Inizialmente indietreggiai, poi però mi avvicinai al corpo e gli misi le mani in tasca: estrassi qualche centone dal portafoglio e glielo rimisi in tasca, premurandomi di lasciargli 50 euro. Non volevo certo essere indagato per omicidio, io non c’entravo niente. L’avevo solo ripulito, come avevo appreso nel mio apprendistato a Odivelas.
Di sua moglie non c’era proprio l’ombra. Magari l’aveva ammazzato lei. Senza analizzare i motivi della sua morte (non ebbi modo di girarlo, sia per il peso sia per l’impressione che la vista di un cadavere avrebbe potuto farmi), uscii dalla camera e dall’albergo, pallido in viso. Nonostante la mia vita scapestrata, era la prima volta che mi trovavo in un pasticcio simile, er pasticciaccio brutto de via Merulana, proprio.
Con parte dei soldi spillati al notaio grassone presi un Eurostar (avevo bisogno di meditare e dormire, non volevo certo continuare a cambiare treno) e arrivai a Brescia di sera. Fuori dalla stazione vidi Chiara, la barista, e provai ad adocchiarla, ma lei fu irremovibile: aspettava un palestrato lampadato con la Mini Cooper S e le sopracciglia curate. Allora, fanculo.
Mi recai quindi ad un centro massaggi cinese, andai nel piano interrato e spesi 50 carte con una orrenda cinese, che aveva l’unico pregio di tenere le ciglia lunghe, magra consolazione. Dopo rimasi a girovagare nei pressi della stazione, venendo scambiato per un rom ma mostrando fieramente i documenti che attestavano la mia cittadinanza italiana. Tornai a casa il mattino dopo, utilizzando il primo autobus disponibile. Mi fermai a comprare dei preservativi in via Trieste, ero rimasto quasi senza; me ne rimaneva uno in macchina, dentro la custodia di un orrendo CD dei Deep Purple con l’orchestra di Berlino che avevo comprato a Monaco di Baviera nel 2004 pagandolo un’inezia. Ce l’avevo in macchina da un anno e mezzo quel preservativo, s’era seccato.
Della moglie di Trilogy non ebbi notizie, manco del cadavere; comunque non ebbi problemi con la giustizia, in Terronia omicidi simili sono all’ordine del giorno, le forze dell’ordine sanno che è inutile indagare troppo.
Adesso, mentre sto scrivendo, devo però ammettere che sono dispiaciuto. Non per l’orrenda fine del notaio (io nemmeno lo conoscevo, magari non era lui), ma perché avrei volentieri fatto un giro con quella figa caliente del meridione.
Ok, passata la malinconia della non scopata, mi sollazzo ascoltandomi Tom Waits. Affanculo anche questa storia.
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