“Ti piace il panorama, Adele?”
“Si, molto bello……”
“Buongiorno signora Adele, la stavo aspettando….si accomodi!”
Entro nell’ufficio del responsabile del
personale con una terribile angoscia. A malapena mi esce un tremolante “Buongiorno dottore!”. Mi siedo sulla sedia posta di fronte la sua scrivania; dentro me è un mix di paura e soggezione ed un solo unico pensiero sovrasta i tanti altri che comunque mi attanagliano: da qualche tempo si mormora di una imminente riduzione del personale…
“Allora, signora Adele, sappia che l’ho fatta venire questa mattina nel mio ufficio per alcune comunicazioni che la riguardano personalmente e che ritengo si ripercuoteranno inevitabilmente sulla sua vita futura”
“Immagino dottore….”
“Noi per arrivare a questa decisione, ovviamente, abbiamo ponderato con estrema attenzione il suo curriculum; lei è giovane, di indiscutibile bella presenza e ci risulta che non abbia ancora una propria famiglia…. giusto?”
“Si, dottore…” Abbasso lentamente la testa fissando con lo sguardo le mie mani che, poggiate sulle gambe, giocano nervosamente aggrovigliandosi tra loro; faccio fatica a trattenere le lacrime pronte a tracimare.
“Tutto a posto signora Adele? Posso continuare?”
“Si….dottore…”
“Lei sa anche che è in atto una profonda ristrutturazione della nostra azienda…..”
“Si… dottore…”
“Bene. Ho avuto incarico e perciò le comunico che a partire dal prossimo mese…o forse anche prima se è possibile…. che è nostra intenzione…. promuoverla e trasferirla nella nuova sede di Roma. Lei avrà la responsabilità di organizzarla e di avviarne l’attività ; abbiamo giudicato lei come la persona più adatta; siamo fiduciosi e speriamo molto che non rifiuti questa nostra proposta….”
Un’ondata di forte calore percorre tutto il mio corpo; meno male che sono seduta altrimenti anche le gambe mi avrebbero sicuramente ceduto…
“Ma dottore io pensavo invece che…..”
“Certo, posso immaginare quale sia stato il suo stato d’animo fino a qualche attimo fa, signora Adele; siamo perfettamente a conoscenza delle voci che girano nei corridoi. Il Consiglio di Amministrazione ha però deciso di tentare e dare un nuovo impulso alla nostra attività . In fondo un pescatore cosa fa quando nel suo solito posto preferito non riesce a prendere più nulla: si rassegna e torna a casa a mani vuote oppure, come è nostra intenzione, si sposta e cambia luogo, fiducioso di avere lì maggiore fortuna”.
Mi escono le lacrime. “Mi scusi dottore questa reazione, ma avevo accumulato troppa tensione pensando invece al peggio…”
“Non si preoccupi! Parli con la mia segretaria che le illustrerà tutto il programma molto più dettagliatamente. Ci pensi qualche giorno e poi ci faccia sapere la sua decisione”.
“Va bene, dottore….grazie, grazie davvero… non me lo aspettavo!” Mi alzo dalla sedia temendo di non reggermi in piedi; esco dalla stanza girandomi più volte e continuando a ringraziare.
Ovviamente, accettai subito la proposta.
Ebbe così inizio la mia avventura romana.
Mi ritrovo da un momento all’altro proiettata in una realtà che non avrei immaginato: una promozione, un discreto incentivo economico, per di più nella città che ho sempre sognato…. Poi non ho legami affettivi, a parte i miei genitori e fratelli, e questo ha fatto si che mi gettassi con maggiore entusiasmo e spavalderia in questa interessante avventura.
Inizio il mio nuovo lavoro. Passano i primi giorni, la prima settimana e così anche il primo mese. L’impegno e le responsabilità sono molte e non ho certo il tempo di pensare a null’altro se non alle mille cose da fare. Nel frattempo ho vita sociale uguale a zero; amicizie: solo la commessa del negozio di alimentari che si trova proprio sotto dove sono alloggiata.
Poi un piccolo gradito imprevisto: dalla sede principale mi avvertono che la ditta incaricata della fornitura del materiale informatico e del suo cablaggio ritarderà la consegna di qualche giorno; nell’attesa penso che posso finalmente prendermi una meritata pausa.
E’ fine giugno. Fa molto caldo. Forse lo avverto maggiormente perché sono abituata a climi più freddi. Però è veramente bello stare qui: le giornate, anche grazie all’ora legale, sono lunghissime ed i tramonti multicolori ti accompagnano fino a sera inoltrata. Ho tanta voglia di visitare questa città che deve essere davvero stupenda. Piazza di Spagna, il Colosseo, San Pietro, Fontana di Trevi, il Foro Romano, Piazza del Popolo…. sono cose che prima avevo visto solo a due dimensioni; come Ponte Milvio… sempre stato famoso, ma ultimamente di più perché è considerato il tragitto degli innamorati: fino a qualche tempo fa è qui che avevano trovato rifugio i lucchetti dell’amore e le loro chiavi gettate giù nel fiume sottostante. I lucchetti non ci sono più, ma le coppiette sono ancora tante qui: alcune passeggiano, altre si baciano appassionatamente appoggiate sul parapetto con dietro uno sfondo magico e complice.
Tanti angoli di questa città sono scorci ideali di scene romantiche….
Mi accorgo solo ora che mi manca un po’ di dolcezza: qualche carezza, una frase carina, delle braccia che mi possano cingere e stringere. Non posso essere ipocrita con me stessa: mi mancano anche i momenti pruriginosi. Questo desiderio aumenta di più ogni giorno che passa: non mi basta il “guardare e non toccare”. Penso che dovrò farmi coraggio e superare le mie remore se voglio soddisfare la mia crescente voglia. D’altra parte – mi giustifico – non ho un compagno fisso e sono quasi due mesi che non frequento neanche le più care e complici amicizie della mia città .
Le occasioni quando le cerchi non le trovi…. ma, quando meno te lo aspetti, a volte capitano…
Guardo l’orologio: sono le 23.30! Le mura di casa sono ancora arroventate dal cocente sole del giorno! Il ventilatore va al massimo ma non basta… non riesco a dormire… è un continuo girarmi e rigirarmi nel letto. Sono completamente nuda nell’oscurità della mia stanza e, nonostante la finestra completamente aperta, non trovo sollievo: l’aria è troppo ferma e satura di umidità .
Ho deciso: esco, me ne vado a passeggiare e prendere un gelato in centro: là , anche a quest’ora c’è sicuramente vita.
Prendo il telefono e digito il numero dei taxi; sarà qua sotto tra dieci minuti. Indosso solo un vestito corto bianco di lino e i sandali…. null’altro.. la mia pelle non sopporterebbe null’altro a contatto.
Puntuale arriva un bellissimo e grande taxi bianco: salgo e mi accomodo al centro dell’enorme sedile posteriore. L’aria condizionata funziona alla grande: un paradiso!
“Dove la porto, signora?”
“Mi porti in centro, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, Piazza del Popolo… faccia lei dove le è più comodo…”
“Mi scusi signora, sono posti vicini tra loro… ma per raggiungerli bisogna purtroppo seguire diversi percorsi… sa, qui a Roma tra e sensi unici e lavori stradali perennemente in corso.… Ha una preferenza? ….un appuntamento preciso?”
“No, sinceramente no! Sono uscita solo perché non resistevo più in casa con questo caldo insopportabile… non sono di Roma e quindi un posto dove c’è un po’ di gente da vedere, per me, l’uno vale l’altro.”
“Quindi non conosce la città ?”
“No, quel poco che so è perché magari l’ho visto in tv, poi qualche foto su internet, ma dal vivo mai. E’ la prima volta che vengo qui!”
“Se non le dispiace allora le faccio fare un tragitto un po’ più lungo ma che le darà la possibilità di vedere qualcosa di questa bella città !”.
Mi avevano detto prima di partire: Stai attenta Adele che a Roma sono tutti furbacchioni e si approfittano soprattutto dei turisti…poi se vedono che sei da sola…. figurati!! Diffida sempre di tutti, mi raccomando…”
Preoccupata da quell’avvertimento e dal fatto che qual giro in taxi mi potesse costare una fortuna azzardo con tono il più possibile deciso e suadente: “La ringrazio, lei è molto gentile, ma sinceramente non posso permettermi un giro turistico della città in taxi.”
“Ma non è una visitatrice?”
Lo vedi che avevano avuto ragione ad avvertirmi e mettermi in guardia? – penso – Allora è tutto vero quello che si dice dei romani…!!!
“No, non sono una turista. Sono a Roma solo per lavoro, in trasferta per la precisione, e poi sono una semplice dipendente…. quindi se preferisce può anche farmi scendere qui!”
“Ah! ah! ah! ah! – il conducente del taxi inizia a ridere di cuore, e aggiunge: -“….adesso capisco… scommettiamo che qualcuno le ha detto di non fidarsi dei tassisti romani…?? ah! ah! ah! Bella pubblicità ci fanno….. tranquilla, qualche mela marcia che si approfitta delle situazioni c’è tra noi, ma più o meno nella stessa misura di come se ne trovano pure in altri i lavori….; io però non appartengo alla categoria dei profittatori, può stare tranquillissima!”
“Mi scusi …non volevo essere certo offensiva nei suoi confronti…”
“Per carità , non mi sono offeso e a dire il vero neanche mi sento coinvolto…. Piuttosto non si preoccupi… questa volta le farò cambiare opinione su noi tassisti romani e lo potrà raccontare in giro; facciamo così: questa era l’ultima corsa del mio turno ed a casa non ho nessuno che mi aspetta… se lei accetta blocco immediatamente il tassametro e questa notte le faccio io da autista e cicerone per la città … solo esclusivamente per lei”.
Nel frattempo il conducente ha accostato e fermato il taxi: il riflesso sullo specchietto retrovisore della luce dei fari di un’auto che passa dietro noi gli illuminano la parte superiore del viso. Solo ora vedo e noto qualche suo lineamento… abbastanza giovane, capelli e sopracciglia neri corvini, occhi azzurri…uno sguardo fin troppo magnetico per passare inosservato…. dico che sarebbe stato impossibile resistere alla sua proposta.
“Stando così le cose, accetto…ma niente scherzi….mi raccomando.”
“Ah! ah! ah! Stia tranquilla signorì…” si lascia sfuggire in mezzo dialetto romano.
Il tratto di strada da casa fino alla prossimità del centro di Roma è abbastanza lungo e tra un semaforo e l’altro c’è il tempo per instaurare maggiore confidenza tra noi. Mi racconta qualcosa della sua vita, di come pur avendo studiato e preso una laurea in giurisprudenza si era rassegnato a portare il taxi, della fauna variegata di persone che aveva avuto modo di portare in giro… in fin dei conti era una persona normale, simpatica ed accattivante… l’opposto di quanto mi sarei aspettata. Anche io ho modo di raccontargli qualcosa di me, di dove vivo solitamente, del perché del mio breve soggiorno a Roma….
Dopo questi convenevoli ci presentiamo:
“Piacere, io sono Adele!”.
“Piacere, io sono Marco!”
Dopo qualche chilometro il taxi rallenta e Marco mi indica un insieme di palazzoni, capannoni e vie che a dire il vero non mi dicono proprio nulla.
“Vedi Adele, qui la domenica mattina c’è il mercato delle pulci…si chiama Porta Portese… ci trovi un gran casino di gente di tutti i tipi… si fanno affari ma se non si sta attenti si prendono anche tante fregature…”
“Porta Portese? Quella della canzone di Baglioni?”
“Si, brava, proprio quella!”
Dopo aver attraversato un ponte ed una zona che mi dice una volta abitata soprattutto dai romani veraci, Testaccio, iniziamo a percorrere una via costeggiata sul lato sinistro da enormi ed altissimi alberi.
“Questo Adele è il Lungotevere: vedi il parapetto? Se ti affacci da là vedi sotto scorrere il fiume Tevere…; percorrendo questa strada, che ne segue il corso, potrò farti vedere gran parte delle bellezze di Roma.”
Ero affascinata alla vista delle cose che man mano mi indicava lì intorno: l’Isola Tiberina, la Sinagoga, Ponte Sisto….
Il mio viso è incollato ai finestrini mentre Marco mi parla descrivendo a memoria quelle bellezze: chissà quante centinaia di volte sarà passato di qui…; Marco non si volta mai verso di me e sembra attentissimo alla guida; poi per caso mi accorgo che mi osserva attraverso lo specchietto retrovisore… li per li non dò alcuna importanza alla cosa … però noto che con un gesto della mano ne ha cambiata l’inclinazione verso il basso: lo infastidiscono i fari delle auto? Realizzo poi invece il vero motivo: saltare da una parte all’altra del sedile posteriore per affacciarmi ora a destra ora a sinistra fa si che il mio vestito, già corto di suo, lasci infatti completamente scoperte le mie gambe…. Beh! Che c’è di male! Mi guarderà le cosce… mica sono brutte da guardare….….poi arrossendo realizzo che sotto il vestito non ho alcun altro indumento. Mi preoccupo allora che Marco non si distragga ulteriormente dalla guida.
“Tutto bene, Marco?”
“Si, certo! ……..Ti piace il panorama, Adele?”
“Si, molto bello…. davvero unico, non avevo mai visto cose del genere…”
“Sai, è’ la stessa cosa che stasera, da un po’, sto pensando anche io….”
“Ma tu Marco ci vivi in questa città ……..!!”
“E’ vero Adele, ma ti confesso che se avessi l’opportunità mi piacerebbe guardare da molto più vicino quello che sto vedendo stasera! Ci sono posti dove mi piacerebbe veramente tanto entrare…..”
“E perché non lo fai?”
“Magari potessi….!”
“Cosa te lo impedisce? Non hai tempo con il lavoro?”
“No, il lavoro non c’entra nulla, anzi.. purtroppo ci sono posti dove non è che ti fanno entrare quando vuoi…..”
“Servono dei permessi per entrarci?”
“In un certo senso si…. altrimenti c’è il rischio che passi pure dei guai….!!”
“Da me non è così…. Lì da noi se vedi una cosa che ti piace, entri quando ti pare…e la puoi girare dentro tutto il tempo che vuoi. ”
“Beati voi… qui invece, ti assicuro che la situazione sta continuando a diventare sempre più dura e purtroppo si può solo guardare e non toccare….”
Guardare e non toccare…. mmmmm…. guardare e non toccare…..: questa frase riporta alla mente le mie voglie…. Rileggo nella mente ciò che io e Marco ci siamo appena detti. Capisco ora tutti i doppi sensi delle sue frasi… Hai visto il bel romano…..!!!! Chiamalo fesso!!!! Però forse ho anche trovato quello che cercavo…Ok signor Roberto, vuoi giocare con i doppi sensi? Bene!…Giochiamo pure!
Mi appoggio sullo schienale del sedile posteriore divaricando leggermente le gambe… quel tanto che basta.. o forse anche un po’ di più… Una repentina frenata necessaria per non tamponare l’auto che ci precede mi fa capire che la visione proposta è stata recepita.
“Forse hai ragione!” – rispondo riprendendo il discorso di prima – “Chissà quante cose ci sono in giro che non aspettano altro che di essere visitate…”
“Tu dici?”
“Certo… le bellezze vanno godute … non bisogna mai lascarsi sfuggire l’opportunità di approfondirle e conoscerle meglio, specie se si presenta l’opportunità .. “
Nel frattempo siamo arrivati a Piazza del Popolo… bellissima.. vedo le tre famose strade del centro di Roma che qui confluiscono, separate da due stupende chiese gemelle; dalla parte opposta la Porta del Popolo che chiude la piazza, al centro un enorme obelisco con ai piedi quattro fontane….
“Bella!!!” – esclamo – “ e quello al centro cosa è?”
Mentre Marco mi dice che è un obelisco egiziano portato a Roma dall’imperatore romano Augusto, faccio scivolare la mia mano all’interno della coscia fino a sfiorare con un dito la congiunzione delle mie gambe.
“Mmmmm che bello! Accidenti quant’è grosso e lungo!!! Così eretto…..poi..”
Continuo a sfiorarmi la parte intima in modo sempre più evidente.
“Marco, hai qualche altra cosa da farmi vedere e che mi possa lasciare senza fiato? Non dovrebbe essere difficile per uno come te che conosce tanti posti….”
“Certo che si. Ti porto in un luogo da dove si vede tutta Roma. Andiamo!”
Il taxi viaggia per qualche minuto, poi sale su per strade quasi tortuose fino a giungere un punto da dove si vede tutta la città illuminata. Il taxi viene parcheggiato con il muso rivolto verso la vista. Per meglio osservare attraverso il vetro del parabrezza mi avvicino con tutto il corpo al centro dei sedili anteriori allargando il più possibile le gambe. Marco continua ad indicarmi con l’indice della mano sinistra monumenti e costruzioni lontane…ma è come se non sentissi più le sue parole; la sua mano destra è invece poggiata sul pomello del cambio. La accarezzo e poi la afferro portandola in mezzo alle mie gambe. Sono eccitata. La sua mano accarezza il mio sesso e non impiega molto a capire in quale condizione mi trovo. Ho voglia di riservargli analoga attenzione. Restiamo in silenzio. Si sente solo lo strusciare dei nostri vestiti e nel sottofondo il leggero gracchiare della radiotrasmittente rimasta ancora accesa. Il mio braccio scivola nello spazio tra i due sedili e cinge parte del suo busto: senza guardare trovo subito un interessante e durissimo gonfiore. E’ cosa così lunga e grossa che quasi si affaccia da sola sporgendosi dai pantaloni. Trovo la zip.. mi basta sganciarla perché è tanta la pressione a cui è sottoposta che scende giù da sola. Insinuo la mia mano ed afferro l’obelisco di Marco. E’ bollente! Comincio un lento su e giù.
“Ehi Marco, continua pure a parlare….”
“Non ci riesco così…… non riesco più a concentrarmi…in questo modo”
“Allora vieni qua dietro con me…. magari ti posso aiutare meglio io..”
Scende dal taxi incurante di avere l’asta fuori, eretta e ben in vista…. d’altronde non c’è nessuno nei dintorni… apre lo sportello posteriore e si siede accanto a me. Mi abbraccia e mi bacia appassionatamente. Le mani entrano dal decolté del mio vestito e mi afferrano entrambi i seni. Io ritrovo il caldo appiglio e lo afferro saldamente muovendolo su e giù sempre più energicamente.
Marco si lascia andare sul sedile offrendomi allo sguardo la sua appetitosa torre di carne. Scendo verso di essa lentamente, gustandomi il suo odore che man mano si fa sempre più forte… apro la bocca e accolgo dentro quello che posso. Marco è in estasi…. inizio a leccarlo dalla base alla punta… poi sento che la mia testa è afferrata e spinta giù. E’ lui ora che mi impone il ritmo e la forza. E’ stupendo ma non mi basta: voglio altro, voglio tutto. Mi stacco da lui emettendo il rumore tipico del risucchio; mi sdraio con la schiena sul sedile, allargo le gambe poggiandole sopra gli schienali dei sedili…. gli offro il meglio. Non si fa attendere: si cala i pantaloni, mi punta ed entra dentro di me. Cielo com’è bravo! Mi guida all’orgasmo molto meglio del suo taxi in mezzo al traffico. Lo sento dentro che gira, sterza, va avanti e indietro, mette la retromarcia, riparte a razzo sgommando…. adesso ha ingranato la quarta….i sobbalzi del sedile e dell’auto sono forti…. la mia voce è come un clacson che avverte l’arrivo del mio orgasmo…. in questo percorso siamo affiancati e giungiamo insieme al traguardo. Si uniscono il mio gemito di goduria ed il suo grugnito che accompagna l’irrefrenabile uscita di caldo liquido.
Mi riprendo per prima: “Capitano spesso a voi tassisti romani simili avventure?”
“No, quasi mai… cose inventate… oppure a qualcuno forse è capitato…magari solo con signore sole, di una certa età , che prendono apposta il taxi!!”
Ci baciamo appassionatamente.
“Ti piaccio sul serio Adele?
“Sei un bell’uomo, non lo nego… ma non vorrei deluderti: avevo solo una gran voglia di fare sesso, volevo solo quello, e tu comunque stasera sei stato fortunato ad avermi incontrato.”
Prendo il suo viso e lo guido verso i miei piani bassi. Ho tanta voglia di sentire anche la sua lingua. Presto sono nuovamente pronta a rinnovare l’incontro carnale, ma una voce dalla radiotrasmittente comincia a chiamarlo con insistenza.
“Marco, sono Roberto dove sei? Hai finito il turno da almeno un’ora. Pronto, Marco, ci sei? Dove sei finito… rispondi!! Dai, che ci vediamo e andiamo a cercar ragazze… stasera ho una voglia che se mi capita qualcuna sotto…. ”
Marco fa per togliere il collegamento… e si scusa: “Non farci caso, è un mio amico che ogni tanto gli parte la testa e non si rende conto né di cosa dice né chi lo può ascoltare.”
“Ma a me è sembrato chiaro il suo messaggio… poverino, se è in forma come te…. perché non fai venire anche lui qui… ti dispiace?”
Marco mi guarda tra lo spaventato ed il sorpreso: “Ma non è che sei una di quelle che poi si fa pagare, per caso?”.
“No, ti giuro…. dai, fammi contenta, digli dove siamo così ci raggiunge.”
Marco esita un po’, poi prende il microfono della radiotrasmittente: “Ciao Roberto, sono Marco… ho una bella sorpresa…. raggiungimi al solito belvedere…. io sono nel taxi… non chiedere altro, ti aspetto!”
Dopo avermi gustata per bene, Marco mi fa mettere carponi. La sua lingua fruga ora tra i miei glutei fino a trovare l’altra via. Che goduria! Se tutti romani sono bravi come lui, credo che presto chiederò il cambio di residenza….
Dopo che mi ha ben lubrificata sento nuovamente puntato il suo obelisco.
“Dai spingi…. vai, spingi…. così….. così… piano adesso…. oohhhh… vai, vai, che lo sento che sta entrando……….. aahhh… che bello…. siiiiiii ….continua così ….su e giù……continua, non ti fermare… fatti sentire tutto.
Sono almeno dieci minuti che mi stantuffa con forza e provo un immenso piacere sentendo che mi possiede in quella posizione aggrappandosi con forza ai miei fianchi.
Alzo lo sguardo ed attraverso il finestrino vedo qualcuno avvicinarsi.
“Ehi Marco, fermati, c’è un tizio che sta venendo verso di noi….”
“Non ti preoccupare Adele, l’ho già riconosciuto, è Roberto….”
“Che devo fare?”
“Quando è qui, premi il pulsante ed abbassa il finestrino elettrico che hai di fronte…..”
“Va bene!”. Intanto muovendosi senza sosta continua a rendere sempre più agevole l’ingresso al mio fondoschiena.
Il suo amico è giunto accanto a noi e abbasso il finestrino; Roberto sbircia dentro ed io gli sorrido; si rialza, si appoggia allo sportello e fa sgusciare dai pantaloni un altro notevole obelisco… non devo neanche pensare cosa fare… apro la bocca e accolgo il nuovo ospite. E’ strano, non mi è mai capitato… ma presa così contemporaneamente ho l’impressione di raggiungere l’orgasmo attraverso la via più stretta; i due amici, poi, sembrano sincronizzati: la spinta di Marco dietro mi fa ingurgitare fino in gola la verga di Roberto.
“Adele, sei pronta adesso per il cambio?”
“Che vuoi dire, Marco?”
“Che adesso ti giri e ci scambi il servizio!”
“Ma come faccio?”
“Siediti sul bordo dello sportello!”
Nella nuova posizione ho i glutei fuori del finestrino. Roberto in un attimo riempie il vuoto lasciato da Marco… adesso, preparata la strada, è stato molto più semplice e agevole … Marco si è messo in ginocchio di fronte a me e quindi riprendo a giocare con la sua verga.
Roberto non dura molto: dopo solo pochi minuti di gradevole su e giù sento già i suoi caldi schizzi riempirmi dietro.
“Pronta Adele che adesso tocca a me!” dice Marco.
Mi preparo e dopo un attimo anche la mia bocca è piena. Non voglio sporcare la tappezzeria e ingoio tutto. Roberto nel frattempo si sfila e sostituisce il suo attrezzo con un paio di fazzolettini di carta arrotolati tra loro. “Così se cola non sporchi!”. Con quella specie di tampone dentro mi rimetto seduta e mi ricompongo.
Si apre lo sportello. “Piacere, io sono Roberto.”
“Piacere, io Adele.”
Ci guardiamo e siamo tutti visibilmente soddisfatti. Vedo l’orologio.
“Ehi ragazzi si sono fatte quasi le quattro, mi riaccompagnate a casa ora?”
Siamo tutti e tre sul taxi. Marco e Roberto davanti, io dietro.
Durante il tragitto ci scambiamo i numeri dei nostri cellulari. Non si sa mai. Dovessi aver bisogno di un altro passaggio di questo tipo……. ovviamente in taxi!
Siamo arrivati. Li saluto con un bacio ed una stretta di mano… sui loro pantaloni…
Sono a casa, fa sempre caldo, ma penso che Roma, soprattutto di notte, è proprio indimenticabile!
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