“Dal divano ci spostammo nella sua stanza, c’era una sola parete rossa, con delle stelle disegnate vicino il letto, mi ricordai per un attimo dei nostri…”
La camera era avvolta dalla luce soffusa della lampada,io mi ero appena
fermato all’ingresso,aspettavo con ansia il momento in cui lei si sarebbe tolta la maglietta,e io a quel punto mi sarei avvicinato.
Ero emozionato perché erano anni che non vedevo il suo corpo e quando lo avevo visto eravamo adolescenti,sicuramente qualcosa sarebbe cambiato.
Mi si avvicinò come un gattino bisognoso di protezione,mi abbracciò e strofinò la testa sul mio collo.
Tremante la strinsi a me con tutte le mie forze,pensai che se non l’avessi baciata in quel momento sarei potuto morire all’istante. Ci baciammo veramente a lungo perché avevamo nostalgia delle nostre bocche,riconoscevo benissimo la sua lingua e lei riconosceva la mia,poi ci stendemmo sul divano,i suoi capelli sul mio petto mi eccitavano all’inverosimile,non eravamo molto lucidi,non sapevamo cosa stavamo facendo di preciso,ci eravamo dimenticati di tutto e tutti.
Un po’ per l’eccitazione un po’ per l’ansia,ci misi qualche minuto a farmelo alzare, la fretta di vivere l’atto della penetrazione non mi faceva affluire sangue al pene probabilmente.
Dal divano ci spostammo nella sua stanza,c’era una sola parete rossa,con delle stelle disegnate vicino il letto, mi ricordai per un attimo dei nostri amplessi 5 anni prima e si confondevano alla bellezza di quelle giornate trascorse assieme,c’era un desiderio di felicità che sopprimevo dentro di me,provavo un senso di ammirazione per lei, non riuscivo a staccarle lo sguardo di dosso, e ad un certo punto ci guardammo negli occhi,lei si mise sopra di me e iniziai a baciare i suoi seni,me li infilavo in bocca più che potevo,mentre lei si concentrava sul mio collo,e provavo un senso di gioia per averla finalmente posseduta,per i suoi gemiti di piacere,per l’odore di mandorla che emanava la sua pelle che ad ogni minuto che passava aumentava a causa del sudore.
C’erano dei gesti che non conoscevo,quando facevo piano mi conficcava le unghie sulla schiena,come se volesse davvero farmi del male,quando le toccavo troppo forte il clitoride chiudeva le gambe e sorrideva,e allora mi accorsi che non era più tanto la stessa.
La presi ad un certo punto,non so perché forse perché preso dall’impeto del momento,iniziai a fare fortissimo,quasi come se volessi farle del male ma sempre perché era tutta quella gioia che avevo lasciato sospesa che mi stava pervadendo.
Il passato,il futuro i nostri ricordi si confondevano con il piacere di quell’istante.
Il sesso orale,anale mi sembravano pieni di senso soltanto con lei,mentre stava per venire si strinse a me,allora decisi da galantuomo che fosse venuto il turno mio,mentre era girata,in posizione sottomessa,guardavo le sue natiche,mi sembravano due mandorle,perfette nella loro unione,l’odore era rimasto stazionario nell’aria,volevo distrarmi allora iniziai a pensare ai mandorli in fiore che avevo visto molte volte d’inverno fuori casa mia,ci fu un momento in cui non riuscì più a trattenermi,perché lei iniziò a dire “Basta,ti prego mi fai male.” Tirai il membro fuori,la girai e un onda di liquido seminale le invase la faccia,i capelli e lei rimase immobile e iniziò a raccoglierselo tutto e a leccarlo,come se fosse qualcosa che non era estraneo da lei,non era nulla di disgustoso,anzi sembrava perfetta anche così e allora cadde sul letto,sospirando, io corsi di là a prendere un po’ d’acqua aprì il frigo e sorrisi,perché era andato tutto bene e la mia virilità era stata pienamente appagata.
Un’ora dopo eravamo sdraiati sul letto,senza dirci una parola,perché tanto era stato detto con il corpo,guardavo ogni tanto la finestra e il cielo ogni tanto coperto di nuvole si illuminava di una strana luce viola e rosata, sembrava stesse per venire una tempesta e lei mi accarezzava con dolcezza e ci stavamo delicatamente riscoprendo,i nostri movimenti rimasero a lungo impressi nella mia memoria.
Le gocce iniziarono a battere sulla finestra,sapevo che lei era un’altra,era diventata donna,stretti in quell’abbraccio ci addormentammo ascoltando lo scroscio della pioggia.
“Vado a prendere un po’ d’acqua” questa fu la frase che disse,prima di sparire per l’ennesima volta dalla mia vita,e prima che potessi dirle non ho sete scappò via, ma sapevo che prima o poi sarebbe ritornata e allora mi riaddormentai felice.
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