“Io invece – continuai – fumo di tanto in tanto un sigaro italiano…”
Pomeriggio di agosto inoltrato. Il caldo estivo morde tutto e tutti. Nonostante
che nella mattina un acquazzone aveva voluto donare un po’ di refrigerio. Ma, passata la buriana, il sole ha ripreso il suo mestiere ed infuoca asfalto e case. Io e mia moglie, Lady, abbiamo trovato riparo dalla canicola e refrigerio nella penombra della nostra casa sulle colline senesi. La posizione di due finestre aperte consente la circolazione dell’aria dando alle stanze una frescura naturale che ci mette al riparo dalla calura che fuori non dà tregua ad alcun passante che si avventura per la strada.
Lady è “coperta”, si fa per dire, solo da un perizoma ridottissimo. Un filo interdentale praticamente. E le sue forme tonde mi si parano davanti facendomi stare in uno stato di perenne eccitazione. Me la immagino cosi “vestita” in giro per negozi a fare shopping. Cosa che facciamo di sovente. Indossa, in quelle occasioni, uno striminzito e leggerissimo vestito con la gonna corta ed una scollatura che appena contiene il suo seno da settima misura. E per biancheria intima quei perizomi che non celano alcunché quando, provocatoriamente, si china in avanti con la scusa di raccogliere qualcosa o di guardare oggetti posti nelle parti inferiori delle vetrine dei negozi. Il meglio di sé lo esprime nei negozi di calzature nel mentre prova e riprova decine di scarpe. Vi lascio immaginare l’andirivieni dei commessi e dei clienti, donne comprese, nel mentre lei, indaffarata, lascia intravvedere quel ben di Dio che si “vede e non si vede” sotto la corta gonna.
Lei, maliziosa, sa che vederla così mi eccita… e che la mia fervida fantasia erotica galoppo verso lidi trasgressivi fatti di ammucchiate e scopate con coppie altrettanto trasgressive come noi. Lei, benché non bisex “nativa”, non disdegna, anzi tutt’altro, giocare con le donne facendosi lei stessa promotrice di giochi saffici.
La sua lingua e le sue sapienti dita sanno donare alla partner di turno quei piaceri che solo una donna può dare ad un’altra donna. Luogo di intrigo e di giochi glamour nostrano è il centro commerciale dove usualmente andiamo per shopping. E come ormai d’abitudine i centri commerciali, vere e proprie città, con viali e negozi, sono luogo dove le persone vanno per cercare l’aria fresca dei condizionatori d’aria.
È stato in una di queste scorribande, in un negozio di una nota catena, che un pomeriggio notammo una donna che, praticamente, faceva il nostro stesso gioco.
Era una donna non troppo alta. Rotondetta, in carne, come si suole dire.
Indossava una gonna a campana tutta fiori. Molto vivace nei colori, dalla vita stretta e sormontata da una camicetta bianca che lasciava intravedere un seno pizzuto, senza reggiseno. Una bella donna. Anch’essa si abbassava lasciando ben vedere un fondo schiena tornito e sodo. Indossava degli slip di pizzo traforato che lasciavano poco alla fantasia. La notai io per primo e ne avvisai Lady che, invece, era “alle prese” con un giovane commesso che le infilava una scarpa con tacco 12 stando accovacciato davanti a lei. Il poverino lo vedevo provato e madido di sudore perlato. Lady a cosce aperte lo stava facendo svenire.
Mi avvicinai a loro ed il ragazzo vedendomi schizzò in piedi… ma io non me ne curai. Accostandomi all’orecchio di Lady le sussurrai che c’era una sua “collega” nella corsia degli scaffali adiacente che stava facendo il suo stesso gioco.
– “Andiamo a vedere” – disse. E ricomponendosi lasciò scarpe e scatole aperte nelle mani del commesso che restò, ho ragione di credere, alquanto male. La donna si era spostata di qualche scaffale. Ma era ancora lì. Era seduta, con le gambe accavallate, e provava uno stivale con un tacco esagerato. La gonna era molto su e le si vedevano le cosce tornite e sode fin su allo slip. Era evidente che stava provocando. Non ci notò subito. Diversi uomini l’avevano adocchiata e lei tediava nell’infilare gli stivali lasciando che la guardassero. Dopo, finalmente, averli indossati si alzò in piedi e guardandosi allo specchio chiamò l’uomo che doveva essere il suo accompagnatore. Gli chiese:
– “Come mi stanno?” E lui, guardandola da capo a piedi, annuì in senso di apprezzamento.
Lady fu lesta ad “intromettersi” nella loro conversazione e soggiunse:
– “Complimenti signora! questi stivali le calzano proprio alla perfezione. Forse il colore… non proprio a tono con quella gonna tutta a fiori così vivaci…”
E la donna, per nulla infastidita da quella improvvisa e non cercata osservazione, si aprì in un sorriso e, dandole subito del tu disse: “Trovi il colore un po’ smorto?”. “Si! – rispose Lady – per nulla meravigliata della famigliarità con cui la donna, a sua volta, aveva recepito il suo, certo inopportuno, consiglio.
– “Io ci metterei un colore sul chiaro, un beige, un color crema. In fondo siamo in estate ed i colori chiari si addicono al periodo e, soprattutto, a quella bella gonna che indossi!”
– “Mi aiuti?” – aggiunse la donna.
Lady dimenticando i suoi giochi esibizionistici, senza curarsi più di me, si avvicinò agli scaffali e cominciò a cercare stivali dal colore chiaro. “Che taglia calzi?” disse alla donna come se fosse una commessa. “Trentacinque!” Rispose la donna e insieme si misero a cercare. Ma la ricerca non fu felice.
Nel frattempo io e quello che poi risultò essere il marito eravamo alquanto meravigliati visto che le due donne parlavano tra di loro di scarpe e di colori come se fossero amiche e conoscenti di vecchia data, incuranti di noi e degli sguardi di altri uomini, dato il loro abbigliamento non proprio da educande. E continuavano, noncuranti e disinvolte, a fare sfoggio delle loro cosce e mutande che si scoprivano ogni volta che si abbassavano a cercare scarpe e scatole.
– “Le donne…” feci io rivolgendo, finalmente, la parola al mio “collega”.
– “Già… – annuì egli. “Poi mia moglie quando si tratta di scarpe non capisce più nulla”. Aggiunse con aria rassegnata. Gli sorrisi, come atto di solidarietà. E dissi:
– “Però… che vita sarebbe la nostra senza le donne… guardi che spettacolo.” Soggiunsi indicando le due donne che, bisbigliando fra di loro, ridevano guardandosi intorno maliziosamente.
– “Complimenti per la signora: è molto bella!” Soggiunsi il mio interlocutore.
– Grazie! – gli risposi – neppure la sua scherza… – aggiunsi.
– “E sembra che si conoscano da sempre”. Notai ad alta voce.
– “Si, Vero!” – concluse lui.
– “Mi chiamo Gianni” – dissi allungando la mano destra.
“Io Mario, piacere!”, mi rispose stringendomi la mano.
E ci avviciniamo verso le due donne che nel frattempo avevano “sconvolto” un intero scaffale alla ricerca di ciò che cercavano.
– “Allora… – dissi rivolto ad entrambe – riusciranno le nostre eroine a trovare ciò per cui siamo qui?”
– “Dipende…– disse Lady.
– “Dipende da ciò che cerchiamo!” – rimarcò risoluta.
– “Difatti!” – Aggiunse la bella signora.
– “Questo è il compagno della signora” – si affrettò a dire Mario.
– “Mi chiamo Gianni – dissi sorridendo – e lei è mia moglie Lady”.
– “Piacere nostro! Io mi chiamo Luisa e lei è mio marito.” disse indicando l’uomo.
– “Siete una bella coppia” – aggiunse Lady stringendo le mani ad entrambi.
– “Si!… siete proprio una bella coppia” – aggiunsi io guardando Luisa negli occhi. E vidi in quegli occhioni una espressione che conoscevo benissimo: una donna passionale ed estremamente femmina. Mi assalì la voglia di infilarle le mani sotto la gonna e sollevarla sul mio cazzo.
– “Anche voi siete una bella coppia.” Disse Mario e aggiunse: “Andiamo al bar a bere un drink?”.
– “A patto che pago io!”, avvisai risoluto.
– “Non sarà certo questo ad impedire la nostra conoscenza!” disse Mario. E ci avviamo verso l’uscita del negozio di scarpe.
Trovammo un bar e ci infiliamo dentro.
Ordinamento da bere e brindammo alla nostra nascente amicizia.
Notai che Mario ammiccava sguardi desiderosi nella scollatura di Lilia ed io feci altrettanto con Luisa che non faceva segreto dei suoi abbondanti seni.
– “Complimenti – esordii- sei proprio una bella donna…”.
– “Anche Lilia – aggiunse Mario – è una donna davvero intrigante”.
Mi venne una scarica di adrenalina. E vidi che anche Lilia aveva avuto la mia stessa sensazione.
Fra una chiacchiera e l’altra il tempo passò in fretta. Si stava facendo tardi e decidemmo di salutare la coppia per dirigerci verso casa.
– “Avete bambini a casa?” – disse Luisa ironicamente.
– “No…. Abbiamo i gatti…” – Risposi anche io ironicamente.
– “E allora andiamo a berci qualcosa da noi” – disse Mario.
Io e Lilia ci guardammo. Lei annuì, come per rispondere ad una mia domanda, e quindi senza interporre indugi dissi: “Bella idea!”.
La loro casa è una bella villetta isolata dalle altre case, con un bel giardino in stile all’inglese. Molto ben curato, segno di una mano competente ed accorta alle esigenze delle piante.
Entrammo e gli interni della casa rispecchiava l’ordine e la pulizia che si preannuncia dall’esterno.
Una bella stanza che fa da living room con un grande divano accostato ad una lunga finestra e molti tappeti che rendono l’ambiente più accogliente e caldo. Ci accomodammo e subito Luisa disse:
– “ Faccio un caffe?”.
– “Si, grazie!” – disse Lilia.
Già pregustavo un buon caffè e subito dopo un sigaro. Avevo notato una rastrelliera piena di pipe da fumo e tutti gli accessori per fumatori. Segno che il nostro anfitrione era un esperto fumatore. E quindi probabilmente il mio sigaro, uno di quelli dal profumo docile e non aggressivo, non sarebbe stato sgradito.
Ma chiesi se mi era consentito fumare sigaro. La risposta di Mario fu affermativa e soggiunse:
– “Fumo anche io, ma la pipa.”
– “Si – risposi – ho notato tutto ‘l’armamentario’ necessario. Sei un fumatore esperto”. Io invece – continuai – fumo di tanto in tanto un sigaro italiano. E posi la mano nel borsello per farglieli vedere. Ma non trovavo alcun pacchetto.
– “Devo aver lasciato il pacchetto in macchina- dissi sconsolato- vado a comprarne se c’è un tabacchino qua vicino.” Eravamo venuti tutti con la loro macchina e la mia era rimasta nel parcheggio del centro commerciale, a qualche chilometro di distanza.
– “E’ a un centinaio di metri da qui, uscendo a destra – disse Mario facendomi intendere che se volevo fumare dovevo andare. Lui non mi avrebbe accompagnato. Bè… non volevo rimanere senza fumare e risoluto decisi di andare.
Altro che un centinaio di metri! Era circa un chilometro. E tanto per tornare. Ci impiegai una bella mezz’ora avendo sbagliato più volte strada nel cercare il tabacchino.
Tornato a casa bussai al campanello della porta d’ingresso ma nessuno veniva ad aprire. E nemmeno sentivo parlare.
Girai la chiave nella toppa. Nella sala non c’era nessuno ed avevano abbassato le tapparelle ed era alquanto buio. Vedevo, però una luce provenire da un corridoio e presto scoprii che era quella della camera da letto. Il bagliore proveniente dalla stanza era attenuato dalla porta che era mezza chiusa.
Sentivo il cigolio della rete del letto ed una serie di mugolii tipici di quando due o più persone stanno facendo sesso.
Mi avvicinai alla stanza in punta di piedi per non far sentire la mia presenza. Dalla porta socchiusa potevo guardare senza essere visto. Vedevo tre corpi avvinghiati l’uno all’altro. Due donne ed un uomo. Mia moglie giaceva bocconi con la testa immersa fra le cosce di Mario. E Luisa seduta sulla faccia di lui. Nessuno dei tre poteva vedermi in quanto Mario aveva la testa sotto il corpo di Luisa ed era intento ad un profondo cunnilinguo, e le due donne volgevano le spalle alla porta. Era una scena orgiastica di rara bellezza. Vedevo la testa di Lady muoversi in su e in giù e le braccia protese in avanti con le mani che cercavano di dilatare le natiche di Luisa per favorire la lingua di Mario ad entrare nelle cavità della moglie.
Ad eccitarmi ci avevano già “pensato” i mugolii di piacere che avevano anticipato quella visione. Ma ciò che vedevo mi faceva salire la libido ad un livello altissimo. Già mi proponevo di entrare e accodarmi all’orgia di sensi che pervadeva tutta la casa. Ma mi soffermai ad osservare.
– “Con calma, pensai, con calma voglio godermi la scena prima di tuffarmi anch’io fra quei corpi che si contorcevano dal piacere”.
Ma nel mentre fantasticavo il mio prossimo da fare Luisa si girò, come se avesse percepito la mia presenza e disse:
– “Gianni che fai… il guardone? Vieni!”
Non me lo feci ripetere due volte. Ed avvicinandomi mi denudai del pantalone, scarpe e calzini.
Mi avvicinai a Luisa che continuava a stare a cavalcioni sulla faccia di Mario. Lei mi infilò subito la mano negli slip anbassandomeli e prima che potessi dire qualcosa ingoiò il mio pene fino alla base. Sentivo il caldo della sua bocca avviluppare il mio cazzo e preso a menarlo nella sua bocca fino a sentire lo stretto della sua gola. Era bravissima. Intanto Lilia mi aveva messo una mano sulle chiappe e con le dita cercava il buco del mio ano. Le tesi facile la ricerca… Allargai le gambe e a lei fu facile penetrarmi prima con uno, poi con due ed infine con tre dita… Mi sentivo l’adrenalina salire a mille. Mario Intanto si era alzato e la sua nerchia mi appariva in tutta la sua bellezza. E la cosa non sfuggì a Luisa che lasciando il mio di avventò di quell’età turgida e lucida. Non mi diedi per vinto e subito mi tuffai con la testa fra le cosce di Lilia che mi afferrò la nuca e la spingeva verso il suo basso ventre, allargando le gambe. La mia bocca aspirava la sua vagina come per volerla mangiare. Ne sentivo tutto il suo umore acidulo. E preso a titolare con la lingua il suo clitoride. Di contorceva la poverina. E fu allora che Mario, divincolarsi da Luisa appoggiò il suo membro al culo di Lilia. Nella poca luce potrò vedere quell’esemplare di cazzo tentare di perforare lo stretto ano di Lilia. Ma era un’azione non facile vista la posizione. Allora Allargai le natiche della mia donna affinché quell’arnese potesse più agevolmente compiere la sua missione. Luisa capì le intenzioni del marito e si applicò a lubrificare con la lingua prima l’asta di Mario e poi l’orifizio di Lilia. Mia moglie gemeva, come solo lei sa fare, ad ogni colpo di lingua dell’amica. Infine fu la stessa Luisa che condusse la cappella di Mario ad appoggiarsi al buco del culo. Ed egli spinse, prima delicatamente poi, man mano che scompariva, con più veemenza e velocità. Lilia urlava dal piacere. A quel punto la lasciai alle prese con Mario e mi dedicati a Luisa che mi era salita a cavalcioni addosso ed io la impalati. In piedi. Mi teneva le braccia intorno al collo e con esse faceva leva su di me per salire e scendere sul mio cazzo che la penetrava allo (continua…)
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.