“(seguito di “Secondo atto (due signore perbene)”)
“Me la sto inculando!”
Proprio questo aveva detto GB di là della porta (v…”
(seguito di “Secondo atto (due signore perbene)”)
“Me la sto inculando!”
Proprio questo aveva detto GB di là della porta (v. “secondo atto – due signore perbene”)… L’avevano sentito benissimo, tutti e due!
Ancora una volta Rocco e la signora Barbara restarono di sasso nel constatare quanto l’altra coppia fosse stata rapida nel procedere. Il ragazzo poi, quasi meccanicamente, aveva allungato una mano verso il sedere della compagna a carezzarlo pesantemente, trovando condiscendenza non meno che in precedenza nel palco (almeno prima che lei avesse recuperato volontà e capacità di reazione e si fosse sottratta a fatica all’assalto).
Dunque glielo tastò a lungo, sfacciatamente, tirandosela infine addosso e stringendola da dietro alla vita in modo da piazzarle ancora una volta il cazzo in erezione tra le chiappe rotonde e da strusciarcelo contro attraverso le vesti, con forza e con intenzione resa inequivocabile da quanto ormai sapevano si stava finendo di consumare di là di quella porta chiusa a chiave: Monica lo stava prendendo nel culo! Di già…
Stavolta la signora Barbara non sembrava proprio volersi rifiutare: vacillò, accennò lei stessa a girarsi tutta quel tanto da poggiarsi con le mani sul lavabo, a spingere mollemente indietro il suo vistoso posteriore – nonostante che i rischi d’essere sorpresi fossero ora ben maggiori che nel palco –, andando infine ad assumere docilmente la posizione ad angolo retto cui il ragazzo non era riuscito a costringerla in precedenza.
Sarebbe stata sodomizzata anche lei oppure lui l’avrebbe “solo” scopata? La bella mora se lo chiedeva confusamente man mano che s’abbandonava, ormai incapace di resistere e di pensare ad altro.
Rocco cominciò a premere viziosamente, ritmicamente e con forza, il membro duro ed in piena erezione tra le rigogliose natiche di lei…
Prese poi a farlo scorrere in su e in giù lungo l’abisso tentatore che le separava e simulò così la penetrazione che le proponeva, che sarebbe inevitabilmente seguita…
Non riusciva quasi a credere all’arrendevolezza con cui quel bendidio di posteriore stava assecondando le sue manovre e sembrava pronto a cedere…
Ma fu allora che sentirono la chiave girare nella serratura e videro la porta del bagno aprirsi.
A malincuore si fermarono e si risollevarono affannati assistendo all’uscita di GB e Monica dall’angusto locale dove lui l’aveva appena inculata: il giovane appariva ancora esaltato, con un’espressione accesa e stravolta stampata sul volto, mentre la bionda lo seguiva ad occhi bassi, le guance rosse, la bocca imbronciata, e sembrava come disgustata o dispiaciuta, vergognosa di quanto le era capitato, del modo in cui era successo e forse ancor più del fatto che altri ne fossero perfettamente al corrente…
Si avviarono ad uscire tutti dall’antibagno, senza profferire parola, e fu subito chiaro che era il caso di andarsene altrove, in un posto più tranquillo e isolato.
Procedettero dunque lungo il corridoio per raggiungere le scale.
I ragazzi erano dietro, seguivano le due signore, e Rocco, ammirando i due splendidi culi che gli ondeggiavano davanti, non poté fare a meno di pensare che quello di sua spettanza gli era sfuggito proprio all’ultimo momento, per un niente… Avrebbe avuto modo di rifarsi, sperava tra pochissimo, in qualche posticino appartato, magari in auto, e avrebbe finalmente scopato quella splendida femmina prima di togliersi lo sfizio di possederla anche di dietro, come si sarebbe certamente già verificato se gli altri due avessero tardato solo un altro po’.
Così Rocco passava e ripassava il suo sguardo a spiare anche il non meno vistoso sedere della Monica, violato poco prima da quel puttaniere di GB, e ne avvertiva l’incedere morbido e sensualissimo oscuramente accentuato dalla penetrazione subita e sottolineato dal modo di camminare di lei, appena appena a gambe larghe, per via del buco infiammato e indolenzito, magari ancora un po’ dilatato…
Ritirarono soprabiti e pellicce al guardaroba e sempre in silenzio si avviarono al parcheggio dove avevano lasciato le vetture.
Decisero di prendere entrambe le macchine ma i ragazzi insistettero perché uno di loro andasse con l’auto delle due signore e l’altro seguisse, da solo, con la loro: si dava meno nell’occhio così e non c’era il rischio di perdersi di vista (e neppure che i due pezzi di fica ci ripensassero all’ultimo minuto…).
Per andare dove? Rocco, che era salito con le donne, propose una località in collina, dove c’era un belvedere e c’erano dei parcheggi isolati.
Un posto dove si recavano coppiette in cerca d’intimità ma non particolarmente frequentato, dove non c’era da temere oltre il ragionevole la presenza di guardoni o un controllo della polizia.
Così si mossero in quella direzione ed era ancora presto, per quanto fosse già scesa la sera.
Durante il tragitto, i tre chiacchierarono un po’ in modo lievemente isterico, a voce esageratamente alta e ridendo rumorosamente di ogni sciocchezza, quasi cercando di evitare che il silenzio in cui si erano mossi fin lì riprendesse il sopravvento, divenendo questa volta imbarazzante.
Certo tra un altro po’ di tempo le cose sarebbero state diverse, lo sapevano tutti, lo aspettavano con qualche turbamento e con la testa leggermente confusa, ma con euforia, come se fossero un po’ brilli…
Mentre la signora Monica guidava, Rocco dal sedile posteriore s’era tirato tutto avanti ad afferrarsi con entrambe le mani alla spalliera della poltrona davanti, occupata dalla Barbara.
Ora le sue dita ne sfioravano le spalle ed egli si sentiva stordito dal profumo di lei, mentre le ginocchia, urtando da dietro la spalliera su cui era appoggiata, ne intuivano l’incavo della schiena e le pressioni trasmesse dai sobbalzi della macchina.
La signora Barbara si girò d’improvviso a guardarlo in faccia nel buio, e lui credette di percepirne l’anca formosa girarsi contro il suo ginocchio.
Chissà se anche lei avvertiva in modo così totale e sensuale la presenza incombente del maschio!
Poi la donna mandò con naturalezza le dita ad accarezzare quelle di lui, lievemente, intorno alle unghie, come a saggiarne la delicatezza e la disponibilità.
Rocco ricambiò e, mentre tornava tra loro quel silenzio adesso così gradito ma fino ad allora ostentatamente allontanato da tutti e tre, spinse l’indice sotto le falangi morbide di lei, fin sotto il palmo della mano, cercando di premercelo con sensualità contro quando fu proprio nel morbido e tiepido mezzo.
Mentre l’uccello gli si induriva tumultuosamente ed irresistibilmente dentro i pantaloni, lottando per distendersi tutto, Barbara mosse e sollevò la mano, spinse i polpastrelli ad afferrare carezzevolmente l’ultima falange dell’indice di Rocco… Poi, non guardandolo più, iniziò a muovere lentamente le sue dita, come se stesse abilmente masturbando un piccolo cazzo!
Il ragazzo si sentiva morire e mandò quel dito al centro delle attenzioni della femmina verso il collo di lei, il mento, le labbra morbide e carnose… che si schiusero a far uscire la punta fresca della lingua, appena, un colpetto in cima al dito prima di farselo entrare dentro, a succhiarlo piano piano, delicatamente, simulando adesso con ogni evidenza il pompino che, in qualche modo, gli aveva già promesso nel palco.
Rocco mandò l’altra mano a posarsi sul seno, scivolando dentro il giacchino del tailleur ed insinuandosi fino al capezzolo nudo, caldo e dritto…
“Aspetta… ” sussurrò lei d’improvviso, sottraendosi di colpo alle sue carezze e mollando l’indice che aveva slinguato con trasporto.
Mentre l’auto procedeva nella notte incipiente, al riverbero dei fari del traffico che procedeva in senso contrario, Barbara s’inginocchiò sul sedile girandosi verso il ragazzo.
Desiderava baciarlo, ne aveva una voglia pazzesca ma, proprio allora, arrivarono dove volevano e Monica parcheggiò la vettura, spegnendo motore e luci. GB arrestò a sua volta la sua macchina proprio dietro e, senza altre parole, Monica uscì per passare nell’altra auto, nel sedile posteriore.
GB la vide, come una pantera, accingersi a salire direttamente dietro, sicura di sé stessa.
Con il cazzo già in erezione che gli premeva la patta, la seguì scendendo dal posto di guida e raggiungendola immediatamente mentre lei, aperto lo sportello, si chinava per entrare.
La spinse dentro premendole con forza una mano su quel bel sedere che aveva già fottuto con facilità e naturalezza incredibili, nonostante le dimensioni dell’uccello.
“Eh, no! Caruccio…” fece lei girandosi verso di lui “ …mica è un’acquasantiera, il mio… popò! Non approfittarne troppo, dai….”
Il ragazzo le si sedette accanto e l’aiutò a sfilarsi la pelliccia, che fu riposta sui sedili anteriori, per cingerle subito la vita con un braccio e partire in esplorazione sotto la gonna.
Monica sospirò e si slacciò il corto giubbino che indossava, mostrando il suo splendido décolleté.
Iniziarono a baciarsi con passione, le lingue a cercarsi vorticosamente, mentre GB raggiungeva la fica di lei (en plein air, visto che dopo quanto era avvenuto nel bagno del teatro non aveva nemmeno rimesso il perizoma) trovandola già umida e calda, pronta…
Una mano della signora era invece andata sul cazzo e lo stringeva e manovrava attraverso la patta, nell’attesa struggente che lui se lo tirasse fuori…
Si baciarono ancora e ancora.
GB la stava masturbando con un dito e poi con due, ficcandoglieli in fica e inducendola ad aprire mollemente sempre più le belle cosce.
“Che fica! Che fica che sei!” le sussurrò staccandosi dalla sua bocca dolcissima.
E lei, di rimando: “Tiratelo fuori… non farmi morire…”
Ripresero a baciarsi ed ora si toccavano a vicenda, affannosamente, fino a che egli si accorse che la signora stava venendo una prima volta, di colpo, contraendo freneticamente la vulva e infradiciandogli le dita, che lui spostò voluttuosamente lungo le piccole e le grandi labbra, sul clitoride duro ed eretto, a bagnare tutto prima di passargliele contro il buchetto del culo che penetrò di nuovo agevolmente e prese ad allargare tra i gemiti e i mugolii di lei, che gli sembrò venire una seconda volta, ancora.
GB trovò il buco pronto ad ogni collaborazione, disponibile e già bagnato per benino per conto suo, con un po’ di liquido che colava dall’interno (forse, pensò, era lo sperma che le aveva scaricato in precedenza nelle viscere e che ora, così sollecitata, lei stava restituendogli lascivamente!).
Le titillò e slabbrò a lungo e vigorosamente il culo, infilandoci senza problemi entrambe le dita con cui aveva iniziato a lavorarselo, e poi anche un terzo, ficcandogliele infine tutte e tre ben dentro e strappandole un gridolino…
“Scopami… dai! Adesso scopami, tesoro…Lo voglio tutto… tuttoooo!”
Si girò volgendogli le spalle e piegandosi in avanti, mentre cercava contemporaneamente di salirgli sul cazzo e d’impalarsi così…
“Non incularmi, ora! Chiavami… chiavami… poi te lo darò ancora, il culo, se ti va! Ma ora scopami… Ficcamelo dentro… Lo voglio in fica!… Uhhh…”
GB aveva eseguito e l’aveva penetrata d’un colpo solo, fino ai coglioni… mentre con una mano cominciava a stuzzicarle il clito e con l’altra riprendeva a sodomizzarla, stavolta con il solo dito medio.
La sua fica era un lago.
“Mmmm…. Che buono!…Che duro!…. Mmmm…”
Monica si agitava nel cavalcarlo, flettendo la schiena e lasciando che, ad ogni ricaduta, le sue chiappe nude finissero sull’inguine di lui, mentre, quando risaliva verso l’alto, il cazzo le fuoriusciva per qualche centimetro e contemporaneamente il dito nel culo le sprofondava tutto dentro…
Si sorreggeva con le mani al sedile anteriore, per darsi, lei, lo slancio nello scopare decisamente il maschio infoiato. E mugolava di voglia e farneticava parole e frasi volgari (“Che cazzo! Dio, che cazzone duro!”), con un respiro che era diventato un continuo e scomposto ansimare… Di tanto in tanto apriva gli occhi e cercava di guardarsi indietro a cogliere le espressioni del suo stallone oppure nella scarsa luce di una luna appena spuntata a vedere l’auto dinanzi alla loro, dove, dietro i vetri appannati, s’intuiva il sobbalzare ritmico della testa dell’amica mentre anche lei lo stava prendendo dal suo ganzo…
Venne ancora una volta: sembrava che, dopo quel pompino nella “barcaccia” e l’inculata selvaggia che aveva subito poco dopo nel bagno, i suoi freni inibitori fossero del tutto saltati, la sua mente fosse rimasta bruciata in un lampo rivelatore e tutto il suo essere si fosse concentrato nel sesso.
Non voleva finirla, voleva godere di nuovo, sempre, con quel cazzo meraviglioso che continuava a stantuffarla nel viscidume bollente della sua fica, senza posa, senza un attimo di tregua, a ricompensarla di tutti gli anni inutili e noiosi in cui era stata solo una signora per bene.
Strillò la sua protesta quando sentì che GB in un parossismo frenetico di colpi le stava per sborrare dentro, non voleva proprio che quella lunghissima scopata si concludesse, com’era inevitabile… E strillò ancora sentendo l’onda del piacere che le montava dentro il ventre e si materializzava in una nuova goduta febbrile… Spalancò i grandi, begli occhi blu ed agitò vorticosamente ed oscenamente la lingua tra le labbra carnose mentre muoveva ampiamente i fianchi a spremere tutto lo sperma del maschio: Barbara, nell’altra auto, stava proprio allora cominciando a sua volta a gridare…
S’abbandonò d’un colpo sull’amante, con il cazzo che finiva di pulsarle dentro, corrispondendole in pieno accordo e sincronia negli ultimi colpi profondi e incontrollati… Che scopata!
(continua)
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