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Io ospite a pagamento

“Durante la cena Paola cominciò a chiedere di Anita, se la sua amichetta si stava preparando per la prova costume e cose del genere…”

Quando il mio capo mi chiese di trasferirmi un mese in Umbria
per sistemare alcuni problemi nella filiale di Perugia, non provai neppure a dire di no chè tanto sapevo sarebbe stato inutile. Rimasi pensieroso tutto il giorno perché, sinceramente, non ne avevo proprio voglia. Certo, era solo un mese, ma a me le trasferte mettevano ansia soprattutto in questo periodo quando, sfruttando il caldo di giugno e luglio, io e la mia fidanzata ne approfittavamo per trascorrere meravigliosi weekend fuori porta a rilassarci tra mare e montagna.
Quando quella sera arrivai a casa, Anita capì subito che c’era qualcosa che non andava.”E i nostri weekend fuori porta?” ”Quest’anno purtroppo saltano. Non potevo dire di no, lo sai quanto è stronzo il mio capo, combina i casini poi manda me a risolvere il tutto.” ”Lo so, è sempre stato così, però in estate non era mai successo” ”Già…” In quell’istante però Anita cambiò espressione, mi guardò e sorrise “Senti, ho un’idea fantastica!” ”Cioè?” ”Perché non chiamiamo Paola e vai ospite da loro? Non sono vicinissimi però almeno non te ne devi stare in albergo e poi al weekend vi raggiungo!” ”Ospite da loro?” ”Sìììì, sono anni che ci invitano e non ci andiamo mai, stavolta è l’occasione giusta! La chiamo subito, vedrai che anche Giovanni sarà felicissimo, ogni volta che io e Paola parliamo al telefono lui è in disparte che ascolta e chiede di te. La chiamo subito” Effettivamente non era un’idea cattiva: Paola e Giovanni erano un coppia di nostri amici che frequentavamo da anni al mare e qualche volta ci eravamo visti anche in altre situazioni; erano veramente simpatici, con Giovanni mi trovavo benissimo, avevamo la stessa sottile ironia. Paola invece, pure essendo meno ironica, era comunque di ottima compagnia e di una dolcezza unica. Era anche una ragazza molto bella, magra e muscolosa, e la cosa certo non guastava. Anita tornò in soggiorno sorridente” Tutto a posto, non vedono l’ora che tu vada giù, ti aspettano!!! Come sono contenta, così ci facciamo dei bei weekend con i nostri amichetti che non vediamo da un bel po’” In quell’istante mi arrivò un sms di Giovanni “Dai che ci divertiamo!” diceva. Mi sentii decisamente più sollevato, il mese che mi aspettava lontano da casa e da Anita si presentava meno pesante di quel che si era prospettato inizialmente.
Esattamente 4 giorni dopo, parcheggiai davanti alla villetta di Paola e Giovanni e citofonai. Sentii un gran “Ciaooooo” e poi il rumore della serratura che si aprì.Entrai e vidi sul vialetto Paola che mi correva incontro: canottierina bianca, shorts di jeans e gambe lunghe abbronzate, mi abbracciò con vigore e mi diede il benvenuto “Vieni, vieni, ti stavamo aspettando” Comparve anche Giovanni, con il suo sorriso sornione, un po’ goffo nei suoi movimenti, maglietta abbondante per mimetizzare la pancia ogni anno più grossa. L’accoglienza fu la migliore possibile: mi introdussero in quella che per un mese sarebbe stata la mia stanza, mi mostrarono il bagno e mi dissero che se volevo farmi una doccia e riposarmi ero libero di fare come preferivo, che se volevo mangiare qualcosa loro stavano preparando una cenetta fresca, insomma, di fare proprio come se fossi a casa mia. Li ringraziai, mi feci volentieri una doccia e poi li raggiunsi in cucina. La cena fu molto tranquilla, parlammo del più e del meno: telefonai ad Anita, misi il vivavoce e ci scambiammo i saluti tutti insieme. Poi, verso le 11, dissi che andavo a dormire chè il giorno dopo non sapevo cosa mi sarebbe toccato a lavoro ma che ahimè lo immaginavo.
Andai in camera, mi cambiai e poi andai in bagno a lavarmi i denti. Fu in quel momento che la mia vita cambiò. Nel tragitto per andare in bagno si passava davanti alla camera di Paola e Giovanni; la porta era socchiusa quel tanto che era possibile vedere dentro. Erano in piedi uno di fronte all’altra che si guardavano e sorridevano, Paola di spalle era in mutandine: era molto bella, i capelli neri e lisci le arrivavano fino a metà schiena, il sedere era stupendo. Mi sentii un idiota quando realizzai che li stavo spiando e me ne andai in bango anche se l’immagine di quel corpo pressochè perfetto mi rimase impressa in mente. Uscito dal bagno, non potei fare a meno di dare una sbirciatina ancora: erano più o meno nella stessa posizione soltanto che ora Paola parlava sottovoce; quando riuscii a percepire quello che stava dicendo al suo uomo, il cuore mi esplose “Diventa ogni volta più figo, vero? Chissà che bel cazzo che ha…vero?” Giovanni la guardava e annuiva e poi ancora Paola “Glielo prenderei in bocca fino in gola, tutto, con te che mi guardi e fai le tue belle foto” “Posso dargli una leccata anche io?” Chiese Giovanni “Te lo vuoi sentire in gola anche tu vero? Certo che puoi. Sai come si fa vero? Guarda, ti faccio vedere” Paola in quel momento si inginocchò tra le gambe di Giovanni, gli calò i jeans e cominciò a succhiargli quello che definire cazzo era riduttivo. “Glielo voglio leccare così” gemette Giovanni e venne in gola a Paola.
Scappai nella mia stanza, le gambe mi tremavano, il cuore impazziva ed ero eccitatissimo: dal mio cazzo erano uscite tante di quelle gocce di lubrificante naturale che dovetti cambiare i boxer. Non riuscivo a dormire ovviamente, avevo bisogno di sborrare ma non avevo fazzoletti ( per un istante mi sentii un teenager che si deve segare di nascosto dai genitori). Anche se era tardi, decisi di chiamare Anita per tranquillizzarmi: sentire la sua voce sonnolenta, solo per darle la buonanotte mi calmò un pochino. La notte però dormii poco e male.
Il mattino dopo mi alzai prestissimo per fare in modo di non incontrarli, ero troppo agitato ed imbarazzato. Dopo un’ora di viaggio di cui non ricordo praticamente nulla, giunsi al lavoro. Cominciai di buona lena sperando di rilassarmi ma dopo un po’ mi accorsi che ero assente e facevo ciò che dovevo senza troppa attenzione. Continuavo a pensare alla sera prima: ero l’oggetto dei desideri di una coppia, non solo di lei, ma anche di lui. Che imbarazzo, chi lo avrebbe mai detto? Per fortuna nell’ufficio umbro non c’era praticamente nessuno cosicchè potevo lavorare in pace; ma continuavo a pensare a Paola, al suo corpo bellissimo, al suo viso angelico e alle sue parole; l’uccello mi esplodeva sotto la scrivania. Il pensiero di Paola che mi spompinava mentre Giovanni guardava era intenso e violento; scappai nell’asettico bagno per uomini e feci appena in tempo a slacciarmi i jeans che venni copiosamente, nel massimo del silenzio possibile. Mi sentii un idiota, sperai che nessuno se ne fosse accorto. Il resto della giornata proseguì un po’ più rilassato anche se, avvicinandosi l’orario di uscita, l’eccitazione di nuovo si impossessò di me. Durante il viaggio di ritorno, chiamai Anita per salutarla e per non pensare a quello che sarebbe potuto accadere una volta tornato a casa di Paola.Dentro di me stava maturando l’idea che forse era meglio se me ne andavo in albergo, avrei potuto dire che la loro casa era troppo lontana e che il viaggio mi pesava. Ero confuso, molto.
Arrivato a casa, mi salutarono tranquilli come se nulla fosse accaduto. Effettivamente, per loro che non sapevano che li avevo sentiti e visti la sera prima, nulla era accaduto. Durante la cena Paola cominciò a chiedere di Anita, se la sua amichetta si stava preparando per la prova costume e cose del genere. Dissi che per tutto l’anno era andata in palestra e che ora era in buona forma. “Caspita, beata lei. Io quest’anno ho fatto proprio poco. Ma tu che non mi vedi da un po’, come mi hai trovato?” guardai imbarazzatissimo Giovanni che sornione sorrideva, lasciai passare qualche secondo e dissi “Bene, ti ho trovata bene!” Paola si alzò mostrando le sue lunghe gambe e disse “Oggi ho preso un bikini nuovo, posso farvelo vedere?” Giovanni disse “Un altro?” “Eh sì, l’ho visto e mi è piaciuto fin da subito “ Paola prese un sacchetto e tirò fuori un bikini bianco che visto così era proprio bello striminzito. Giovanni disse che però non si capiva e quindi le chiese di indossarlo e mostrarcelo. Io ero pietrificato. “Che ne dici?” mi guardarono “Certo” dissi con un filo di voce “Va bene, allora sedetevi comodi sul divano che arrivo”. Passarono 3 minuti e Paola si palesò. Rimasi ancora più senza parole: il bikini era più piccolo di quanto sembrasse; le copriva appena i capezzoli e sotto, per poterlo mettere, si era dovuta rasare praticamente tutta. “Forse ho un po’ esagerato!” Si girò per mostraci la parte dietro. Il culetto era praticamente tutto scoperto e un filo sottile le scivolava tra le natiche sode. La cosa che ancora più mi stupì è che pur essendo già molto abbronzata, non c’era segno di costume alcuno; intuii che Paola fosse solita prendere il sole completamente nuda. “Allora, che ne dite? Ho esagerato?” Giovanni stando nella parte disse “Forse, Paola, è un pochino ardito…” “Dici?” “Un pochino, tu che dici?” e si rivolse a me. “Ma no dai…” furono le uniche cose che riuscii a dire. Paola rimase ancora per qualche minuto lì in bikini, sculettò e fece qualche mossetta sexy.Poi disse “Come siete silenziosi, non è che per caso vi state eccitando???” “eheh, io lo sono già” disse Giovanni ridendo “Ma no, che dici, non mi permetterei mai” dissi io, la prima fesseria che mi venne in mente. In realtà lo ero anche io e tanto. “Hai visto, Giovanni, che bravo ragazzo è il tuo amico? Ci vuole ben altro che un bikini per fargli perdere la testa. Anita è una ragazza fortunatissima” Venne a sedersi tra noi e disse “Giovanni, facciamogli vedere le foto della Croazia del mese scorso” Giovanni armeggiò un attimo sul dvd player e cominciarono a scorrere le foto “Qui siamo noi sulla nave, qui è l’arrivo a Spalato, qui invece è su una spiaggia… questa… ops, questa non pensavo fosse qui” La foto che comparve era di Paola e Giovanni in piedi abbracciati che sorridevano all’obiettivo: erano nudi, lei splendida che metteva in mostra il suo corpo mozzafiato, lui cicciottello ma con quel cazzone invidiabile che gli pendeva tra le cosce. Si accorsero del mio imbarazzo e cercarono di giustificarsi dicendo che non sapevano che ci fossero anche quelle foto finchè Giovanni disse “Vabè dai, tanto ormai una l’hai vista, le prossime sono simili quindi andiamo avanti” Quelle che seguirono furono un campionario di pose sempre più ardite di Paola finchè ne comparve una in cui lei era in piedi tra due uomini, sorridente, che con una mano cercava di nascondere il cazzo di uno. “Cacchio Giovanni, però questa potevi cancellarla! Sono due nostri amici, Lucas era sempre perennemente eccitato e qui cercavo di nascondergli il pisello ma non ci sono riuscita”. E rise. Le foto successive ritraevano Paola sempre in compagnia di quei due, sempre nudi, Lucas sempre eccitato. Nell’ultima foto, Paola era in ginocchio rivolta alla camera e dietro di lei stavano in piedi i due ragazzi e Giovanni “Questa l’abbiamo fatta con l’autoscatto. Certo Giovanni che il tuo pisellone è sempre il top!” Paola si rivolse a me. “Ti siamo piaciuti?” “Sì, molto” dissi intimidito “Posso?” chiese Paola e allungò una mano sul mio pacco; rimasi pietrificato. Poi si rivolse a Giovanni “Sì, gli siamo piaciuti” e sorrise. Cercai di dire che era tardi, che dovevo andare a letto ma da quel momento in poi, non ebbi più alcuna possibilità di scappare. Mi ritrovai nudo in pochi istanti con Paola in bikini che stuzzicava il mio uccello che non avevo mai sentito così duro e visto così enorme. Paola si rivolse a Giovani che nel frattempo aveva preso non so dove una macchina fotografica “E’ grosso quasi come il tuo! Io me lo immaginavo così, e tu?” Giovanni scattava a ripetizione e diceva a Paola “Lasciane un po’ anche a me…” Io ormai non dicevo più niente: ero solo un corpo in preda all’eccitazione. Sentivo la sua bocca scivolare lungo il mio cazzo fino alle palle, poi usciva e andava sotto fino al buco del culo. Quando lo inumidì ben bene, ci entrò con un dito e cominciò a farmi un ditalino nel culo mentre con la bocca mi spompinava violentemente. Per me così era la prima volta, ma fu una cosa stupenda. Giovanni intanto scattava foto a ripetizione apostrofando la sua fidanzata come gran troia.
Dopo qualche minuto di su e giù sul mio cazzo e dentro e fuori dal mio culo, Paola andò a mettersi sul divano. Divaricò le lunghe cosce, spostò lo slip del bikini e disse “Mettiti a pecora e lecca” Non me lo feci ripetere, ormai ero completamente nelle loro mani. Giovanni continuava a scattare foto, addirittura mi guidava e io eseguivo alla lettere ciò che mi diceva “Allarga bene le gambe così si vedono le palle e il buco del culo” e io allargavo. Ero eccitatissimo, avevo perso il controllo. Improvvisamente sentiì le labbra di Giovanni affondare sul mio cazzo e Paola che gemeva e diceva “Che belli che siete, come mi eccitate, siete i miei due frocetti.Sono orgogliosa di me…” Giovanni era bravissimo, evidentemente Paola le aveva insegnato bene. Io continuavo a leccarla. Giovanni, mentre mi spompinava, cominciò a stuzzicarmi il buco del culo finchè vi entrò; sentii un brivido lungo la spina dorsale, fu in quell’istante che Paola venne e mi inondò la faccia. Si scostò. Io la guardai senza parlare “Sei bellissimo, chi mai avrebbe immaginato di ridurre così il ragazzo più figo che conosco?” mi fece l’occhiolino, saltò in piedi e cominciò lei a fare foto. “Siete meravigliosi, che due bei cazzi che avete. Giovanni, si vede che hai avuto un’insegnante eccezionale!” diceva e scattava. Poi improvvisamente Giovanni si spostò, mi venne dietro e appoggiò la sua enorme cappella al mio buco del culo. “Sfondaglielo” disse Paola in modo perentorio. Sentii quell’affare entrarmi nel culo con forza, cinque, forse dieci colpi. Giovanni mi venne un po’ nel culo, un po’ sulle chiappe, un po’ sulla schiena “Che belli che siete, le mie amiche darebbe un braccio per essere qui con noi!” Mi lasciai cadere su un fianco, sfondato, sfinito ma non soddisfatto. Giovanni mi invitò a pulirgli il cazzo leccandoglielo, cosa che, eccitato com’ero, feci volentieri. ntanto Paola, riprese a sbocchinarmi finchè venni fortissimo nella sua gola tanto che per un istante ebbi paura di soffocarla.
Da quella sera, non ebbi più pace ma non volli più andare in albergo.

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Trio

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