“Paolo allungò subito le mani, mi abbassò i pantaloni e si ritrovò il mio uccello duro in mano…”
anno 1985, sono nato nel 1970… fate voi il conto.
a
quei tempi frequentavo i primi anni di una scuola superiore lontana circa 100 km da casa (in quell’epoca gli istituti alberghieri non erano così diffusi sul territorio come lo sono adesso) e malgrado frequentassi il convitto (che era una sorta di collegio e di cui magari parlerò nei prossimi racconti) viaggiavo spesso in treno ed ero ormai un habitué delle stazioni ferroviarie, in particolar modo quella di Pisa Centrale.
in tutta onestà se si escludono i soliti giochetti semi – erotici fatti con qualche coetaneo ai tempi delle elementari, non avevo mai avuto un vero contatto sessuale con un altro maschio; di fatto intimamente mi ero già posto delle domande e mi ero dato molte risposte: avevo elaborato tutte le mie fantasie sessuali sul professore di ginnastica, il supplente di matematica, il vicino di casa contadino, il postino, lo zio e l’autista dello scuolabus, mi ero spiegato perché sfogliassi freneticamente ogni nuovo numero del Postal Market alla ricerca della biancheria intima maschile, mi ero fatto una ragione del perché fossi l’unico della mia classe a non aver mai messo la lingua in bocca a una ragazza… insomma avevo capito di essere omosessuale e di essere attratto dagli uomini più grandi, ma non avevo nessuna esperienza… né sapevo come cercarne.
di solito entravo a scuola (e quindi anche nel convitto) il lunedì mattina e ne uscivo al termine delle lezioni del sabato, ma quel martedì fu decisa l’autogestione, tutto l’istituto era in subbuglio e dopo una serie di telefonate fra i miei genitori e il direttore del convitto fu deciso che sarei rientrato a casa nella tarda mattinata.
con il borsone in spalla presi l’autobus e raggiunsi la stazione di Massa appena in tempo per prendere il treno per Pisa; mezz’ora stipato in mezzo a centinaia di studenti e di pendolari e raggiunsi la città della torre pendente.
sapevo che avevo 45 minuti di tempo prima della coincidenza per Empoli… e sapevo anche che spesso il treno era in ritardo, quindi mi accinsi a compiere il solito rituale che in genere compivo il sabato: mega panino con prosciutto crudo e fontina e coca cola! (ero un 15enne di poche pretese).
evitavo accuratamente il grande bar / buffet / ristorante posto proprio al centro dell’edificio, a destra dell’ingresso centrale, i panini erano sempre vecchi e gommosi, il locale era rumoroso e c’era sempre qualche barbone a dar fastidio, quindi mi diressi al piccolo baretto posto all’estrema sinistra del primo binario, dietro l’angolo, vicino all’ufficio di smistamento della posta, dove sapevo di trovare pane di giornata e prosciutto appena affettato.
non c’era nessuno a quell’ora e in 15 minuti avevo già mangiato e bevuto a sazietà.
avevo ancora mezz’ora di tempo da occupare e decisi di andare sul mio binario (non ricordo se era il 5° o il 6°), cercarmi una panchina di pietra e mettermi a prendere il sole leggendo un libro.
stavo scendendo la grande scalinata che conduce al sottopasso centrale quando vidi un uomo sulla 50ina con un po’ di pancetta e i baffi, completamente vestito di nero, fermo proprio in fondo alle scale.
in una frazione di secondo lo vidi voltarsi verso di me e allargarsi in un sorriso enorme, solare, affettuoso.
“cazzo… questo dev’essere qualcuno che conosco ma non ricordo assolutamente chi sia…” pensai “non ho voglia di fare figuracce… meglio fingere di non averlo visto e andarmene”
fu così che molto platealmente guardai l’orologio al polso (a quei tempi ancora lo portavo) misi su una faccia tipo “accidenti mi sono appena ricordato una cosa importante!” e feci dietro front, risalii gli scalini e mi lanciai nell’immenso atrio della stazione.
non so spiegare il perché di quella reazione, non sospettavo niente, non temevo niente… semplicemente non avevo voglia di mettermi a parlare del niente con qualcuno che non ricordavo proprio chi fosse, ma che dovevo conoscere per forza vista la confidenza di quel sorriso.
tentai di dare un nome a quel volto, tentai di riconoscerlo, di collocarlo in qualche contesto, ma non ci riuscii, quindi lasciai perdere e mi diressi verso l’edicola.
indugiai un po’ sfogliando qualche rivista musicale… e sbirciando le copertine di quelle porno adocchiando se c’era qualche numero di Maschio o di Doppio Senso (pornazzi che i giovani probabilmente non ricordano ma che in quell’epoca senza internet erano l’unico modo per vedere un po’ di cazzi in azione); anche se non avevo assolutamente mai fatto davvero sesso con un uomo l’ormone lo sentivo.
naturalmente non comprai nulla (sono passati anni prima che fossi in grado di acquistare una rivista del genere).
passeggiavo qua e là fino a che decisi di andare a dare un’occhiata al tabellone centrale, quello con gli aggiornamenti sui treni in arrivo e in partenza.
il treno era segnalato con 30 minuti di ritardo!
devo aver fatto una faccia decisamente contrariata perché una voce alla mia destra mi ha chiesto:
“qualche problema?”
mi sono voltato ed era lui, l’uomo in nero di prima.
continuava a sorridere in quel modo così amichevole.
no… proprio non riuscivo a ricordare chi fosse, ma ormai non potevo scappare, decisi quindi di comportarmi come se niente fosse, aspettando un indizio nelle sue parole che mi aiutasse a capire.
“che palle… il mio treno fa ritardo e devo aspettare ancora almeno 40 minuti in stazione”
“e che problema c’è?” rispose “è una bella giornata e poi un ragazzo giovane come te trova sempre qualcosa da fare”
onestamente non capivo a cosa si riferisse, se si escludono i pochi videogiochi ammucchiati in un angolo del bar centrale non c’era niente in quel luogo che giustificasse la sua affermazione.
“vieni sediamoci” disse.
uscimmo dall’arco centrale dell’ingresso e ci sedemmo sul bordo della fontana posta in mezzo al parcheggio dei motorini.
“io mi chiamo Paolo, ma i miei amici mi chiamano La Postina”
allora non lo conoscevo! voglio dire se si presentava significava che non c’eravamo mai conosciuti prima… non capivo.
“sono di Roma ma adesso sto qualche giorno a Pisa, da amici, sono loro che mi hanno detto che qui in stazione si fanno degli incontri interessanti”
ero inesperto… e anche un po’ bambinone… forse ero anche un coglioncello di provincia… ma capivo la situazione: Paolo (La Postina) era omosessuale e stava tentando di abbordarmi!!!
per me si trattava di una cosa ai confini della realtà.
Paolo partì subito all’attacco.
“dai andiamo nei bagni e ti faccio un pompino”
ero sconvolto.
mai avevo immaginato una situazione del genere.
mille volte avevo immaginato la mia prima esperienza con un uomo, ma certamente non l’avevo mai collocata nei cessi della stazione. ero imbarazzato… e forse anche un po’ spaventato da un uomo, uno sconosciuto molto più grande di me che parlava di pompini al bagno con tanta naturalezza.
“no guarda… no… non mi interessa…”
“dai che ci divertiamo… hai detto che devi aspettare no? andiamo li e ti faccio una pompa… che male c’è… se sei bravo ti do anche 10.000 lire”
terrore, ansia, imbarazzo, confusione… capivo solo che ero in una situazione spiacevole e che volevo fuggire, allontanarmi da quell’uomo (sudicio e volgare ai miei occhi).
“scusami… mi sono ricordato che devo fare una cosa… lascia stare… ciao”
in un lampo abbracciai il borsone e mi precipitai verso i treni, sperando vivamente di perdermi subito nella folla.
non mi voltai mai indietro.
senza una ragione apparente, senza un vero motivo… ero terrorizzato.
raggiunsi in fretta il mio binario, camminai fino in fondo alla pensilina e mi piazzai sull’ultima panchina.
tentai di leggere un libro… ma dopo essere rimasto 5 minuti sulla stessa pagina mi arresi e lo misi via.
non riuscivo a pensare ad altro.
via via dentro di me il terrore non diminuiva, ma veniva sovrastato dalla curiosità… dall’eccitazione… dal desiderio di scoprire… e di capire.
di nuovo attraversai tutta la stazione e mi diressi verso la toilette. Paolo era li, proprio di fronte all’ingresso dei bagni, che occhieggiava chiunque entrasse. appena mi vide sfoderò uno dei suoi esagerati sorrisi amichevoli e mi fece cenno di seguirlo.
lo vidi entrare in un camerino con il bagno alla turca… incurante dei 3 o 4 uomini che pisciavano negli orinatoi… e come ipnotizzato lo seguii.
con il mio borsone pieno di biancheria sporca e noi due in quello stanzino non c’era molto posto.
Paolo allungò subito le mani, mi abbassò i pantaloni e si ritrovò il mio uccello duro in mano. senza accorgermene avevo avuto un’enorme erezione.
lo vidi chinarsi e ingoiarlo tutto alla prima pompata.
non avevo mai provato niente di simile.
il calore, il movimento della lingua, anche il rumore umido del mio uccello fra le sue labbra… tutto era nuovo ed eccitante.
la verità? la verità è che in meno di 30 secondi gli spruzzai anni e anni di seghe solitarie tutte in gola.
davvero… resistetti pochissimo e mi lasciai andare senza pensare minimamente a trattenermi, a farlo durare il più a lungo possibile.
ero esterrefatto, sconvolto.
non mi capacitavo di quanto avevo appena fatto.
“porcellino” sibilò Paolo mentre recuperava la posizione eretta “eri davvero eccitato come un pivello”
mi sentii avvampare le guance.
ero un pivello… un ignorante… uno che sborra subito.
ero imbarazzatissimo e probabilmente il rossore e la mia espressione facevano trasparire la mia vergogna.
“ma… non dirmi che… era la prima volta?!” un po’ domanda e un po’ affermazione vidi una luce accendersi nei suoi occhi “davvero non l’hai mai fatto prima… mai?”
non riuscivo a spiccicare parola e mi limitai a scuotere nervosamente la testa mentre mi riabbottonavo i jeans.
“accidenti… ti avevo preso per uno esperto… non pensavo tu fossi una verginella… ad averlo saputo ci sarei andato molto più piano per fartela godere… ma un cazzo l’hai mai toccato?”
la gola era secca… le parole mi frullavano in testa scontrandosi le une con le altre. ero incapace di articolare un suono e scossi di nuovo la testa, con gli occhi bassi.
“stai calmo…”
Paolo mi prese la mano e l’appoggiò sulla patta dei sui pantaloni; sentivo un grosso gonfiore là sotto, lo sentivo pulsare.
era la mia prima erezione! voglio dire, era la prima volta da quando ero “abbastanza grande da sapere cosa stessi facendo” che toccavo e partecipavo all’erezione di qualcun altro!!!
Paolo accompagnava la mia mano su e giù facendomi intendere completamente la sagoma del suo uccello dura come un martello e osservava la sgomento e il desiderio nei miei occhi.
“stai calmo” ripeteva.
lo vidi aprirsi i pantaloni, abbassare le mutande e mettere di nuovo la mia mano sul suo cazzo caldo e teso.
che sensazione magnifica sentire quel verro.
che suggestione travolgente guardare il suo prepuzio scendere morbidamente e rivelare una cappellona umida e rosea, che brivido stupefacente sentire le ondate di piacere che salivano dai suoi coglioni e attraversavano tutta l’asta del suo uccello fino alla punta ad ogni mio movimento del polso.
lo guardai intensamente negli occhi, in un atto quasi di supplica, nell’attesa di un permesso che era ovvio… ma che per me, totalmente nuovo a quell’universo, era tutt’altro che scontato.
Paolo annuì con la testa e sottolineò il gesto prendendomi per le palle e buttandomi a sedere sul mio borsone.
per la prima volta mi trovavo un cazzo davanti alle labbra.
dopo tante seghe, tanti sogni, tante fantasie… finalmente una minchia vera.
lo scappellai un paio di volte e fui avvolto dal suo odore, acre, forte, pungente, di urina.
non somigliava a niente che avessi mai annusato prima.
ero sorpreso… meravigliato… lo scappellavo e osservavo i riflessi delle plafoniere al neon sul soffitto seguire le venature lungo tutta l’asta.
La Postina decise che era ora di darmi una spintarella e portami completamente dall’altra parte del fosso.
con una mano sulla testa mi spinse verso di sé… e in pochi secondi mi ritrovai tutto l’uccello fra le labbra.
un sapore selvatico, animale, conturbante… e poi il tatto… la sensazione tattile di quell’affare VIVO che scivolava sulla mia lingua… ogni attimo mi illuminava di nuove rivelazioni. sentivo che era quello che volevo fare, quello che avevo sempre sognato, la mia strada, il mio futuro.
che impareggiabile esperienza sentirlo vibrare in bocca ad ogni ondata di godimento… giuro… ero quasi commosso nel sentirlo sbattere ritmicamente sul palato!
“ci sai fare per essere un pivello” lo sentii mormorare.
istintivamente lo leccavo e lo succhiavo, lo coprivo di saliva e lo ripulivo avidamente come una serva obbediente.
dopo qualche minuto perso in quel fantastico nuovo mondo sentii le sue mani sulla testa che mi davano un ritmo più veloce… quasi urgente.
“fai attenzione… sto per venire” disse ” prendila tutta attento a non sporcarmi”
completamente travolto da quella nuova esperienza, da quegli odori, da quel sapore, da quel fuoco che sentivo ardere ferocemente dentro di me sentendo il suo godimento fra le labbra, pompavo e aspiravo… nell’attesa del mio premio.
“eccomiiiiiiii”
un grosso affondo nella gola… e poi sentii la bocca pervasa da qualcosa di gelatinoso, tiepido… anomalo.
non saprei definire il gusto… qualcosa che era insieme dolce e salato.
più volte avevo assaggiato il mio seme dopo essermi masturbato… ma la sborra che sentivo colarmi in bocca non sembrava assolutamente somigliare al mio latte… era… diversa… era… straordinariamente buona!
potere della suggestione… o forse davvero una netta differenza fisiologica, laddove assaggiandomi ero rimasto disgustato dall’odore, dalla consistenza e dal mio sapore, lo sperma di Paolo sviluppava in me una golosità vorace… senza fine.
bevvi tutto, non lasciai scivolare nemmeno una goccia sul mento, lo tenni in bocca fino a che non sentii che si era completamente rilassato e si era ristretto, poi gli detti l’ultima leccata e mi alzai.
non nascondo che provai una piccola tristezza quando lo vidi nasconderlo dentro ai pantaloni.
“hey… non innamorarti… ne vedrai tanti altri!”
Paolo non smetteva di sorridere, come una chioccia che si burla del pulcino che inciampa sulle sue stesse zampette.
ancora non riuscivo a parlare.
continuavo a far roteare la lingua in bocca, alla ricerca delle ultime scaglie di quel momento, degli ultimi frammenti di quell’orgasmo liberatorio e travolgente.
ero io, sempre io, lo stesso.
ma non ero più lo stesso.
il suo sapore ancora incollato sul palato mi rendevano una persona nuova… un vero pompinaro.
“è stato un piacere” disse stringendomi la mano, molto formalmente “ciao”.
l’altparlante esplose. “treno diretto per Firenze Santa Maria Novella in partenza dal binario 5… ferma a pontedera e empoli… nessuna fermata intermedia”
nemmeno il tempo per pensare… per realizzare.
corsi verso i binari.
sul treno del ritorno mi ritrovai 10 euro nelle tasce del giaccone
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