“Nuovamente prese l’iniziativa e si avvicinò a me…”
Quell’estate cambiai.
Decisi di declinare i consueti inviti nelle solite località estive
che andavano per la maggiore.
Alcuni amici andavano in Grecia, altri a Ibiza, altri ancora in Costa Brava e io, complice anche il portafogli non propriamente pieno di denari, optai per una più modesta villeggiatura in costa azzurra.
Sì proprio così.
Cercai online e trovai un simpatico bungalow dotato di ogni comfort (si fa per dire) a ramatuelle, alcuni chilometri dopo la celeberrima Saint Tropez.
Contattai un paio di amici e alla modica cifra di un paio di centinaia di euro cadauno, avevo un tetto sotto al quale dormire per i sette giorni della vacanza che mi ero proposto di fare.
Partimmo in tre alla volta della costa azzurra con due automobili, consci che di fronte a una qualunque eventualità per lo meno avremmo avuto la garanzia di non rimanere appiedati.
La compagnia era costituita da un ragazzo, per così dire esuberante, e uno molto timido e riservato.
Arrivammo a destinazione in un afoso pomeriggio di inizio agosto.
Il sole scaldava parecchio: la temperatura sarà stata all’incirca sui 35 °C.
Trovammo quasi subito il campeggio, di soli bungalow e di roulotte e camper e, dopo aver espletato le formalità del caso, fummo accompagnati alla nostra dimora.
Una piacevole casetta di legno di discrete dimensioni con tanto di parcheggio dedicato e di veranda, circondata da una moltitudine di piante tipiche della macchia mediterranea.
Entrammo all’interno della struttura e wow, era più carina e confortevole di quanto potessimo immaginare.
Due stanze singole, un ampio saloncino con due divani letto, una cucinotta a vista e un bagno con la doccia e l’acqua calda, una bella e grande veranda e il giardino di pertinenza.
Insomma niente male.
Ci cambiammo d’abito e convenimmo insieme, tutti e tre, che un bagno rinfrescante non avrebbe potuto che farci bene. Indossati i costumi prendemmo confidenza con il villaggio: per lo più popolato da famiglie e da coppie, soprattutto mature.
Scoprimmo che la spiaggia distava meno di un centinaio di metri e, in quel tratto di costa, iil mare era davvero uno spettacolo.
Ciò che non avremmo mai potuto immaginare, invece, è che il villaggio fosse ubicato proprio dirimpetto ad una cosiddetta “plage naturiste”.
Non che non ci fossero altre spiagge, ma ahinoi erano piuttosto distanti e comunque assai più scomode dalla nostra umile dimora.
Che fare?
Ci guardammo in volto e mentre Giacomo, l’amico più esuberante, sorrise senza pensarci su troppo, Federico, il più timido, paleso’ un evidente imbarazzo nell’intuire le intenzioni di Giacomo.
“Dai che bello – sbottò Giacomo -. Ragazzi non venitemi a dire che vi vergognate, non voglio sentire ragioni: si rimane qui. E che diamine… Abbiamo fatto centinaia di chilometri, siamo stanchi e accaldati, e se il caso ha voluto che ci si trovi in una spiaggia nudista vorrà dire che approfitteremo della situazione” proseguì e, così dicendo, si calò senza problemi i pantaloncini del costume mostrando la sua notevole dotazione.
Che fosse un esibizionista lo sapevamo da tempo, ma che potesse avere a sua disposizione tanta grazia non ce lo potevamo certo immaginare.
Io guardai Federico e dissi lui: “Beh, non ha tutti i torti: che vogliamo fare? Cambiare spiaggia come dei pischelli imberbi? Dai su” e così dicendo tolsi anche io il costume liberando le pudenda al venticello di quella piacevole spiaggia naturista.
“Andiamo dai” disse entusiasta Giacomo e così ci avviammo alla ricerca della consueta postazione dove sistemarci.
Ovviamente Federico, non senza qualche titubanza, ci seguii, con il costume indosso.
Come già potuto notare nel percorrere le stradine del villaggio/campeggio la spiaggia era popolata per lo più da coppie, in particolar modo mature, molte delle quali di chiare origini teutoniche o comunque nordiche.
Sistemammo il telo in un fazzoletto di spiaggia libero e subito ci gettammo in acqua per una rinfrescante e piacevole nuotata.
Dopo alcuni minuti ammollo, tuttavia, io decisi di uscire, prima dei due miei compari di ventura, raggiungendo il mio asciugamano e iniziando a godermi il meritato riposo della vacanza.
Percosi la spiaggia facendo la gimkana tra signore abbondanti e corpulente, ma anche tra figliuole di tutto rispetto con corpicini da mozzare il fiato.
Dopo la doccia e mi adagiai sul telo.
Notai – era la mia prima esperienza in una spiaggia nudista – che nessuno sembrava curarsi di me anche se tutti guardavano tutti. Ovviamente un certo piacere nell’esibirsi e nel guardare aleggiava sui presenti. Supinò, appoggiato sui gomiti, rivolsi lo sguardo attorno a me, come a studiare la situazione e osservai coloro i quali mi circondavano.
Alla mia destra c’era una coppia di ragazzi sulla trentina: lei bionda, così bionda da sembrare ossigenata, un fisico da modella un seno abbondante e sodo e un pube totalmente glabro. La guardai e lei, seduta con le gambe incrociate, non fece nulla per nascordere la sua natura alla mia vista, sincerandosi anzi che ne apprezzassi le qualità .
Spostai lo sguardo alla mia sinistra e vidi una famiglia: una donna sulla sessantantina, con la pelle bruciata dal sole, il corpo un poco segnato dall’età , due seni non troppo grossi cadenti e un folto cespuglio di peli castani sul pube, un uomo con un bel batacchio penzolante al suo fianco, contornato da peli bianchi e una signorina sui 25 anni che, senz’altro, sarà stata la figlia, incredibilmente bella e sensuale. La mia esplorazione si interruppe quando tornarono gli amici dal bagno e si posizionarono sui rispettivi asciugamani facendo anche un poco di chiasso.
I bagnanti intorno a noi si voltarono, quasi disturbati da tanto casino ma poi per fortuna tutto tornò alla normalità .
Mi distesi e mi addormentai al sole.
Al mio risveglio scoprii che i miei amici si erano a loro volta assopiti.
Tornai a gustarmi il panorama alzando il busto sorreggendomi sui gomiti.
Di fronte a me si era posizionata una coppia di mezz’età . Mentre lui era intento a leggere una rivista, probabimente faceva le parole crociate, lei, rivolta verso di me, si stava spalmando la crema da sole.
Iniziai ad osservarla con manifesta curiosità .
Si trattava di una donna molto bella, probabilmente la tipica signora per bene di una famiglia oltremodo benestante.
Era nuda – ça va sans dire – e nonostante avesse un piccolo seno fui colpito da ciò che vidi abbassando lo sguardo.
Una fica nera, pelosa all’inverosimile, caratterizzata da due piccole e pronunciate labbra che facevano capolino tra quella selva di fitti riccioli neri.
Preso dalla frenesia del bagno non portai con me gli occhiali da sole e il mio guardare era ovviamente evidente.
Sentendosi gli occhi addosso, la signora alzó lo sguardo cogliendomi sul fatto.
Mi vide, illuminato e preso da quel mio ammirarla e, soprattutto, si rese conto di quanto fossi ipnotizzato dalla di lei vulva.
Incrociammo gli sguardi e lei, senza turbarsi affatto, continuò ad ungersi di crema per altri cinque minuti fino a quando, a lavoro completato, ripose il tubetto nella borsa da spiaggia e si rilassò al sole dinnanzi a me.
I miei piedi distavano dai suoi all’incirca un metro.
I nostri sessi quindi saranno stati a poco più di un paio di metri.
Eravamo vicini, molto vicini, e nulla potevamo nascondere all’altrui curiosità .
Facendo finta di nulla dirottai temporaneamente l’attenzione alla coppia di nordici alla mia destra, ma ovviamente non vedevo l’ora di tornare ad ammirare la femmina che avevo dinnanzi.
Raddrizzai lo sguardo e vidi che lei era ancora lì, intenta ad osservarmi e, almeno così mi sembrava, a guardare il mio membro a riposo.
Quell’attimo, quel frangente, quella situazione mi fecero ribollire il sangue e i tant’è che il cazzo s’impennò improvvisamente.
Crebbe di dimensione e consistenza in pochi secondi, proprio davanti ai suoi occhi lussuriosi che, curiosi, assistevano all’erezione.
Da par mio continuai a guardarla e mi resi presto conto che lei non sono non mostrava alcun tipo di imbarazzo ma anzi pareva sempre più sfacciata.
Il mio bastone crebbe ancora e l’evidente erezione mi costrinse a cambiar posizione, onde evitare figuracce.
Non prima, tuttavia, di aver continuato a guardarla intenta a godersi tale trasformazione.
Mi sembrò di percepire una sorta di interessato e compiaciuto ghigno sul suo volto che non tradì particolari emozioni.
Nel voltarmi, in ogni caso, mantenni la sua vista e, quindi avvicinai ulteriormente capo e occhi a lei.
Avevo il viso a poco più di un metro dalla sua orchidea selvatica.
Lei non battè ciglio.
Non fece nulla e anzi sembro quasi assopirsi. .
Io invece continuai a deliziarmi gli occhi di quell’orchidea meravigliosa e di quel corpo di femmina che avevo ad un palmo di naso da me.
La signora scostò le braccia, e si distese supina adagiandosi sulla schiena.
Tolse i suoi occhi dai miei, ma lasciò che ammirassi il suo sesso indisturbato..
Aveva le gambe dischiuse, in maniera tale da consentire una buona abbronzatura e senza vergogna esibiva quel desiderabile fiore i cui pistilli sembravano muoversi al vento.
Il mio cazzo pulsava schiacciato tra il peso del mio corpo e l’asciugamano.
Non so che avrei dato per saltarle addosso ma non potevo.
In fondo, pensai, sono solo dei film miei.
Sono un novizio di questo genere di posti e scioccamente alla prima volta in una spiaggia nudista alimento chissà quali elubrazioni erotiche.
Eravamo ancora così posizionati: io prono con il viso di fronte a lei supina con le cosce aperte di fronte a me. Trascorsero alcuni minuti e colsi un cambiamento.
Quasi come se rapita dal sonno stesse aprendo sempre più le gambe, dischiudendo le cosce.
Osservai attentamente e vidi che dopo un po’ l’apertura aumentò notevolmente in ampiezza consentendomi una sempre migliore e accurata visione di quel paradiso terrestre.
Cazzo, pensai, che porca.
Mi chiesi se lo stesse facendo consapevolmente, nella speranza, o con la certezza, che io la stessi guardando, conscia del fatto che mi fossi eccitato di lei e che bramassi di averla, o se il tutto fosse assolutamente casuale e magari inconsapevole, probabilmente dovuto al sonno o altro…
A fugare ogni mio dubbio ci pensò lei stessa.
Passati alcuni minuti, infatti, con le cosce aperte sfacciatamente di fronte a me, tornò a poggiarsi sui gomiti e, ovviamente, a guardarmi.
Io non mi spostai e non distolsi affatto lo sguardo da lei e dal suo pube..
Lei con evidente e voluta lussuria mi fissò negli occhi mostrandomi spudoratamente la sua passera scura e beandosi del fatto che io la stessi desiderando..
Se solo avessi potuto, in realtà , le sarei saltato addosso in un battibaleno.
Spazzai dalla mente le paranoie di cui prima.
Questa donna mi stava provocando e lo stava facendo in maniera così eloquente che francamente non sapevo come comportarmi.
Trascorsero pochi minuti e poi lei, assoluta padrona del gioco si alzó dirigendosi verso il bagniasciuga.
Potei così osservare e apprezzarne anche la bontà del culo: due glutei da far invidia ad una trentenne.
Di getto pensai di seguirla ma poi desistetti..
Avevo il cazzo duro come il marmo e non sarebbe stato piacevole mostrare a tutti la mia incontrollabile erezione.
Cercai di pensare a mille cose, di distogliere la mia mente da quella donna e dalla sua fica ma non ci riuscii.
Come fare?
Decisi di alzarmi, raccolsi l’asciugamani, lo avvolsi attorno alla vita e dirigendomi verso il campeggio abbandonai la spiaggia.
Non avrei potuto fare altrimenti.
I miei amici erano ancora addormentati e, francamente, non avevo alcuna intenzione di renderli partecipi di quanto stessi vivendo.
Lasciando la spiaggia mi voltai e vidi che lei, di ritorno dalla veloce rinfrescatina, osservava il mio andarmene.
Di primo acchito pensai di tornare al bungalow ma poi vidi sotto le piante una sorta di chiosco ad uso e consumo dei bagnanti.
Dirottai le mie intenzioni lì, speranzoso di non perdere l’occasione ma comunque incredibilmente confuso sul da farsi.
Presi una birra gelata e mi sedetti su uno pseudo sgabello di legno, verosimilmente ricavato da un tronco.
Al bar c’erano altre persone.
Pensai di aver trovato una buona soluzione a quella ingestibile situazione.
Non appena mi servirono la bevanda mi voltai, cercando con lo sguardo la donna dei miei più viziosi pensieri ma non la vidi.
Eppure il marito era ancora lì, l’ombrellone anche.
Che fosse tornata in acqua? Guardai ma non la trovai.
Ad un certo punto pensai alla doccia e in effetti era proprio lì. .
Cazzo quanto era bella.
La desideravo e al contempo cercavo di contenermi perché il mio amico era sempre pronto all’impennata.
Scossi la testa, basta dai, come avrei potuto approcciare quella donna?
Non era fattibile, dovevo togliermela dalla testa, ancorché fosse splendida e desiderabile.
Cercai di distogliere il pensiero da lei, focalizzai le mie attenzioni sulle altre fanciulle nude che mi circondavano quando ad un tratto sentii ordinare una coca cola al bar.
La voce femminile, dolce, suadente, mi indusse a guardare chi fosse.
Era lei.
Nuda, fasciata in un pareo che appoggiata al bancone del chioso prese la sua coca cola e si voltò.
Ci guardammo, ovviamente. Senz’altro il mio volto tradiva ogni singola emozione del mio cervello.
Nuovamente prese l’iniziativa e si avvicinò a me.
“Che caldo oggi” mi disse.
Faticai a deglutire. “Cazzo: è italiana” pensai.
Quasi imbarazzato replicai: “Già io poi sono appena arrivato e francamente non mi aspettavo tutta questa canicola” le risposi con la gola chiusa e la salivazione a zero.
“Noi invece siamo qui da una settimana ma ti assicuro che oggi si muore davvero” replicò lei.
“Prima si stava meglio?”mi finsi interessato al clima io…
“Ha sempre fatto molto caldo ma come oggi mai” rispose lei guardandomi fisso negli occhi.
Mi mandava in brodo di giuggiole.
“Non mi sono ancora presentata – disse – io sono Lucia”
“piacere Marcello”.
“Sei venuto al mare con gli amici immagino” mi chiese.
“Sì, siamo in tre ma i miei compari si sono addormentati al sole. Anche io in verità mi ero assopito ma poi…” e rendendomi conto di quel che stavo pensando mi fermai.
“Poi?” mi incalzò lei.
O la va o la spacca, pensai, al massimo faccio una figuraccia, ma cazzo me l’ha messa in faccia, mi ha provocato…
“Poi ho aperto gli occhi e ho visto te Lucia” risposi con le mani sudate e il cuore in gola.
“E allora – mi disse lei – che c’entro io scusa?”
Intravidi nuovamente quell’accenno di ghigno sul suo volto.
“Nulla per la carità – replicai a denti stretti – è solo che sei una bellissima donna”
“Ah sì – controbattè – e dire che mio marito preferisce leggere senza curarsi di me e nemmeno di chi mi guarda la fica sbavando a meno di un metro da me”.
Mi si gelò il sangue, ma di fatto disse solo la veritÃ
“Capita, non mi spiego di come succeda ma capita” risposi io.
“E così ti piaccio” disse guardandomi.
“Non te ne eri accorta?” risposi contraccambiando lo sguardo.
“Ascoltami Marcello, vado da lui, gli dico che torno in camper a riposare, aspettami qui”.
Rimasi interdetto.
Si alzò e tornò al suo posto, la vidi parlottare con il suo uomo e poi, dopo un paio di minuti, tornare verso di me.
“Seguimi – mi disse – ma senza dare nell’occhio per favore”
La seguii.
Camminando la guardavo e, come aveva giustamente detto lei poc’anzi, sbavavo al sol pensiero di lei.
In pochi attimi raggiungemmo il suo camper.
Entrò e poi da dietro la tendina della porta della veranda mi fece cenno di fare altrettanto.
Come fui dentro mi prese per mano e attirandomi a se..
Mi saltò addosso.
“che porco che sei Marcello, mi hai guardato la fica per un’ora prima in spiaggia, ti piace e la mia passera?” mi disse tra un bacio e una palpata.
“Sì Lucia, mi piace da morire, mi piaci da morire tu” risposi in balia di quella femmina infuocata che si stava letteralmente impossessando di me.
Mi trascinò su di un letto matrimoniale e levandosi di dosso il pareo si mise sopra di me.
“Ho visto che ti piace, e ora me la lecchi per bene d’accordo porcellone che non sei altro?” disse spingendomi supino sul materasso e posizionandosi cavalcioni su di me.
Mise la sua orchidea sul mio volto e mi ordinò”: “Su avanti porco, ora me la lecchi, me la succhi e me la divori tutta fino a quando ti verrò in faccia. Voglio proprio vedere e sentire quanto ti piace e come sei capace”.
Non avevo affatto bisogno di quelle superflue indicazioni, ma evidentemente le piaceva dominare ed essere padrona della situazione e non replicai oltre, pensando piuttosto ad approfittare di quell’incantevole fica grondante e pelosa che mi sbattè in faccia.
Sapeva di femmina, un odore forte, acre. Si sedette su di me premendo la sua intimità sulla mia bocca, muovendo il bacino quasi a soffocarmi a spalmarmela sul volto, a impregnarmi di lei.
E io annusavo, leccavo, succhiavo, gustavo quel saporito passerone di femmina come se fossi nato solo per far quello.
Si dimenò e venne sulla mia faccia, nella mia bocca, cavalcandomi e gridando “Siiiii succhiamela tutta porco, ti piace la mia passerona vero? Ahhhh così bravo, vengooooooo ahhhh” e dirottò sul mio viso una quantità infinita di umori.
Il suo orgasmo fu lungo, così come a lungo tenne la sua fica premuta sul mio volto.
Avevo il viso completamente ricoperto dai suoi umori, dai suoi odori e la bocca zeppa dei suoi sapori.
Presi fiato, alzai lo sguardo e la vidi soddisfatta della sua padronanza, appagata dalla situazione, lussuriosa e viziosa come mai prima.
Ed era ancora seduta su di me…
continua…
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