“Perché maledetto? Anzi benedetto, con quelle tette addosso prima, questi baci, le mani che ormai non asciugavano più niente, lo toccavano, lo carezzavano,…”
Giorgio si stava asciugando, era nudo, semiavvolto nell’asciugamano bianco, seduto sul divano,
sotto il quadro di Susanna e i vecchioni.
Giulio lo guardò, i capelli appena più chiari di quelli della donna del quadro, ma la carnagione dello stesso colore, il volto giovane, la stessa posa, la gamba sinistra piegata con il piede sul telo, la gamba destra che appoggiava a terra, il tutto componeva un’immagine che a Giulio sembrava bellissima: il quadro sopra con Susanna che si asciugava con un telo bianco, Giorgio sotto che la replicava.
– Giorgio, ti spiace se ti faccio una foto?
– Una foto? E perché? Sarebbe una foto un po’ equivoca, sono qui mezzo nudo . . .
– No, non una foto oscena. Anzi, copriti il basso ventre, non voglio riprenderlo, ma mettiti un po’ più sotto il quadro, è che sei nella stessa postura del quadro, sarebbe una foto bellissima. Aspetta, che prendo la mia macchina.
Giulio armeggiò nello stipo dietro di lui, tirò fuori una macchina digitale, e cominciò a dargli disposizioni:
– Alza un po’ la testa, un po’ ancora, guarda verso sinistra, come se ci fosse qualcuno.
Poi si avvicinò, mosse i capelli ancora umidi di Giorgio, una ciocca la tirò giù sulla guancia, si capiva che era un maschio, i capelli di Giorgio erano abbastanza lunghi, ma di certo non come quelli di Susanna sopra, e la sua figura non era certo quella di una donna formosa come quella del quadro, comunque l’effetto era davvero notevole.
Tornò indietro, riprese la macchina, s’inginocchio per prendere tutta la scena e cominciò a scattare.
Bella, questa, e da qui ancora migliore, favolosa questa, se si metteva più di dietro, riprendeva meglio le spalle e la coscia di Giorgio e la similitudine con il quadro sopra aumentava, e anche la bellezza del corpo del ragazzo risaltava meglio.
La porta del soggiorno si aprì:
– Ma che sta succedendo qui?
Una donna bionda, bella anche se non giovanissima entrò nel soggiorno.
Guardò il ragazzo seminudo sul divano, il marito con la macchina fotografica in mano.
Giorgio, quasi per istinto coprì il basso ventre, che peraltro non era scoperto nemmeno prima.
– Giulio, ma che stai facendo?
Era davvero difficile spiegare alla moglie cosa stesse facendo, ma un poco alla volta Giulio riuscì a farlo, omettendo ovviamente quello che avevano fatto prima: aveva dato un passaggio a un ragazzo che aveva perso l’autobus per Castiglioni, erano passati in pineta, il ragazzo aveva fatto un bagno, era tutto bagnato e tremante, si era asciugato in qualche modo con la piccola salvietta che aveva in macchina, ma tremava tutto, aveva pensato di portarlo lì, di dargli un accappatoio, di fargli un tè caldo prima di riaccompagnarlo a casa sua.
Le spiegazioni, anche se parziali, anche se con qualche punto oscuro, avevano comunque placato la moglie.
– E come si chiama, questo bel ragazzino?
– Giorgio, piacere di conoscerla, signora.
– Piacere, ma puoi darmi del tu, non sono così vecchia. Io mi chiamo Susanna.
Intervenne Giulio, con la macchina in mano.
– Guarda, Susanna, che belle foto che gli ho fatto, qui sotto il quadro.
E gli faceva vedere il set di foto, sul piccolo schermo della macchina.
– Belle davvero, per niente hard – riconobbe Susanna – è più nuda lei di sopra, che il ragazzo sotto. Eppure, anche se non sono oscene, hanno qualcosa di intrigante.
– Ma ti sei asciugato, adesso? – Andò vicino a Giorgio e gli passò una mano sui capelli – No. Sei tutto umido, qui. Aspetto, che faccio io.
Gli strofinava i capelli, con il lembo dell’accappatoio, ma così facendo gli scopriva il ventre e il sesso.
Bel ragazzo, davvero, si disse, e un brivido l’attraversò insieme a qualche idea strana.
Stava giusto facendo un sogno erotico e adesso quel frocio di suo marito le portava in casa un ragazzino così carino e così ben attrezzato.
– Dovete andar via subito? – chiese al marito,
ma intanto che parlava non smetteva di asciugare e passare le mani sulle spalle, sul torace, sullo stomaco del ragazzo.
– Sei ancora umido qui, e anche qui –
non smetteva di toccarlo, era un piacere toccare la pelle umida e tesa del ragazzo, liscia, che ricopriva muscoli gonfi, un piacere sfiorarlo appena sul petto, lo stomaco piatto, il ventre.
– Aspettate un poco, che intanto ti preparo un bel tè caldo, così ti passa quel tremore che hai addosso. Anzi, Giulio, perché non lo prepari tu il tè, che io finisco di asciugarlo?
Si abbassò e cominciò a strigliarlo, ora tirava apposta il telo, l’aveva messo a nudo e Giorgio si copriva il basso ventre con le mani, ma Susanna lo fermò:
– Non coprirti, se no non riesco ad asciugarti.
Ora gli stava asciugando le natiche, poi con la scusa di asciugarlo glielo prese con l’asciugamano e passò a strusciargli i testicoli.
Ormai i suoi movimenti non erano nemmeno un pretesto, era chiaro che lo stava toccando.
Giorgio non sapeva cosa fare, l’imbarazzo di prima, di quando era entrata la moglie di Giulio e l’aveva beccato mezzo nudo sul divano, ormai era passato, come l’imbarazzo per quanto avevano fatto prima con Giulio, in macchina, il sesso orale e tutto il resto.
Ma adesso c’era un altro imbarazzo, questa qui lo stava toccando da tutte le parti, e a meno di un metro, c’era il marito.
E non era brutta, Susanna, di sicuro una decina d’anni meno di Giulio, abbastanza alta, e con un bel paio di tette che gli passavano davanti alla faccia mentre l’asciugava.
Gliele aveva appoggiate alla testa, con la mano gli aveva preso la testa e gliela stringeva in mezzo.
Erano gonfie e sode, non gli dispiaceva quel contatto.
Di sicuro aveva appena la camicia da notte, non aveva il reggiseno, avvertì il contatto con due poppe dritte sulle tempie. Sentì le labbra di lei sulla testa e sul collo, non era solo un gesto d’affetto.
Che fare?
Accidenti al treno in ritardo.
Susanna lo stava abbracciando di gusto, e ora il ragazzo non sembrava insensibile.
Ci sta, meno male, non sembra uno di quei ricchioni che Giulio si porta qui per scoparseli quando lei non c’è, e nemmeno uno di quei depravati che vogliono mettersi in mezzo, per scopare lei, mentre suo marito gli fa il culo.
Sembra un ragazzino per bene, e poi è bello, di viso, di corpo, ha due bella natiche, e anche lì è bello, ed è in tiro.
– Vieni di là Giorgio, nell’armadio dovrei avere un paio di mutande asciutte di Giulio, vediamo se ti stanno, non puoi rimetterti quelle che avevi prima, dopo tutta la fatica che ho fatto per asciugarti il pisello e il sedere; in quelle mutande lì s’infradicia, marcisce.
– E anche queste spalle – aggiunse – meglio se ti do una maglietta asciutta, sono così belle e robuste, non lasciamole all’umido.
Lo aiutò ad alzarsi dal divano, era più alto di lei, un bel viso, occhi chiari, capelli biondo cenere come li aveva lei da giovane, si sollevò sulla punta dei piedi per dargli un bacio sulle labbra e poi guidandolo e tirandolo per un braccio lo accompagnò in camera.
Giorgio non rifiutò la bocca di lei che si avvicinava alla sua, forse era solo un gesto d’affetto; e invece no, insisteva, appena entrati in camera ancora un altro bacio, questa volta le labbra incollate alle sue, e la lingua che s’intrufolava, gli stava mettendo lei la lingua in bocca.
Ricambiò, senza capire granché, quella notte era tutta un mistero.
Maledetto il treno in ritardo. Perché maledetto? Anzi benedetto, con quelle tette addosso prima, questi baci, le mani che ormai non asciugavano più niente, lo toccavano, lo carezzavano, lo palpavano e basta.
E non si fermavano.
Benedetto quel ritardo, se doveva ritrovarsi accarezzato e palpato da una bella donna matura, ma buona, come la moglie di Giulio.
E ora cominciò a partecipare anche lui, come era capace, come era abituato, come faceva di solito con la sua ragazzina.
Adesso anche lui, più di lei, abbracciava, stringeva, baciava e toccava.
Lei lasciò perdere il telo, e glielo prese direttamente in mano; s’inginocchiò, abbassò la faccia e cominciò a baciargli il ventre e intanto lo menava.
Abbassò ancora la testa e la bocca e glielo baciò dolcemente sull’asta, ormai dura, e sul glande.
– Mi piaci, Giorgio, non ti preoccupare di lui, a lui piace guardare, si eccita così, mettiamoci sul letto, così stiamo più comodi, ho proprio bisogno di carne giovane e fresca e turgida come te.
– No, non chiudere la porta, non è giusto lasciarlo fuori, che almeno veda, se non partecipa – così gli diceva – ma tu non preoccuparti, fa come se non ci fosse, lui al massimo fa qualche foto.
Si buttarono letteralmente sul letto, lei cercava intanto di spogliarsi, e non appena metteva a nudo una parte del corpo, subito Giorgio si precipitava ad acchiapparla, una tetta, l’altra, una coscia, una chiappa.
Susanna riconosceva l’ardore, la voglia irrefrenabile che aveva suo marito da giovane, quando erano ancora fidanzati. Proprio come faceva questo ragazzo adesso. Era diventato un vulcano in eruzione. E in erezione.
Meno male che a quarant’anni abbondantemente suonati riusciva a provocare lo stesso effetto perfino con un ragazzino così giovane.
– Piano, piano – gli diceva lei – calma, se no ti esaurisci, facciamo le cose con più calma, facciamolo durare di più questo incanto.
– Scusami, ma io sono così –.
E toccava, acchiappava, baciava, mordeva, le mani pizzicavano, strizzavano, e poi lasciavano per andare da un’altra parte, e davvero di parti da toccare acchiappare baciare mordere pizzicare strizzare Susanna ne aveva parecchie.
A un tratto Susanna lo fermò, adesso aveva voglia di un bel lavorino fra le gambe.
– Vieni qui – gli disse – però fai piano, la mia cosina va trattata con calma, con attenzione, vieni a baciarmela per bene.
Non l’aveva mai fatto, Giorgio, ma sentì che da lei avrebbe imparato.
Abbassò la testa, ma lei gli disse la posizione giusta della testa e della bocca, e gli diceva dove mettere la lingua, dove mettere un dito prima, poi due, di solito devi metterlo prima in bocca per bagnarlo, ma stasera no, non ce n’è bisogno, sono già tutta bagnata, per merito tuo, delle carezze e dei baci che mi hai dato prima, ecco così, gioia mia, così da bravo, così, così, così, cosììì.
E se ne venne senza fare scene, dolcemente, schizzandogli in faccia il suo godimento, ma insieme accarezzandolo e baciandolo dove poteva.
Solo all’apice del suo godimento cacciò un piccolo grido e si fermò.
– Giulio – parlava a stento, una sillaba alla volta, poi riprese fiato – Giulio hai visto che bell’orgasmo che mi ha dato il nostro giovane amico?
Giulio era ai piedi dl letto.
– Sì, ho filmato tutto, la più bella scena d’amore che ho mai filmato.
– No, Giulio, ti sbagli, questi erano solo i preliminari, la vera scena viene adesso, vieni Giorgio, vienimi sopra, adesso.
Giorgio si capiva che era stranito, sorpreso, però si capiva anche che quella donna matura gli piaceva un sacco. Si mise di sopra, glielo pilotò fra le grandi labbra, ma Susanna lo fermò:
– Aspetta, faccio io – e se lo infilò per bene, per sentirlo dentro per bene.
Era lì che voleva sentirselo, grosso, turgido, di buona lunghezza.
Allargando le gambe e appoggiandole sulla schiena di lui riusciva a farlo entrare tutto e le piaceva, davvero le piaceva.
D’accordo, ne aveva presi di più grossi, ne aveva presi di più lunghi, ma come maschio, mentre faceva l’amore con lei, non era inferiore a nessuno: nessuno come lui toccava, acchiappava, baciava, mordeva, pizzicava, strizzava, nessuno era una tempesta di sensualità abbinata a quel coso duro che le stava spingendo dentro, colpi su colpi, uno più forte dell’altro.
– Piano, amorino mio, fai piano, che me la distruggi. E vieni pure dentro, amorino mio, non farti scrupolo, sai –
trovò la forza di sussurrargli nell’orecchio lei,
– ma se riesci a trattenerti ancora un momento è meglio, così veniamo insieme.
– Ora, ora, ora dai – gridò questa volta, lei,
ma Giorgio di qualche secondo l’aveva preceduta, non era riuscito a trattenere il suo orgasmo.
– Forse adesso vuoi andare in bagno – gli disse, quando si erano calmati – ti prendo una salvietta pulita.
Era già chiaro quando l’accompagnarono a casa, a Castiglioni.
Era salita in macchina anche lei, non aveva voluto lasciarli soli.
Temeva qualche altra prestazione con suo marito?
No, forse no, non gliene fregava niente se suo marito aveva qualche gusto omo, era proprio – così pensava Giorgio – un gesto di affetto verso il ragazzo che, per una notte, era entrato nella loro vita e così profondamente dentro di lei.
Si parlarono durante il viaggio, quando sarebbero tornati in città loro, quando lui, dove andavano a fare il bagno loro, dove andava lui, forse si sarebbero incontrati ancora, magari sarebbero passati a prenderlo, un pomeriggio.
E se no, la sera, Giorgio era sempre al Bar al Faro, o alla Terrazza, di sicuro l’avrebbero visto.
Quando scese dalla macchina davanti a casa sua, scesero anche loro.
Susanna lo abbracciò e lo baciò sulla bocca, un vero e proprio bacio, con tanto di lingua dentro, di appoggio, e una palpatina di tette, che a Giorgio sembrò quasi obbligatorio darle.
E anche Giulio lo baciò, sulla bocca, con la lingua, questa volta Giorgio non rifiutò, e non si scandalizzò nemmeno per la mano di Giulio che, dopo avergli accarezzato le spalle, la testa, discese e si fermò in mezzo alle gambe, per dargli una bella e lunga palpata
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