“Gianni si sedette avanti e parlando del nulla lei accese il motore e partì…”
Ho sempre sentito narrare di storie di camerieri che avevano avuto avventure
favolose con compiacenti signore o perché no con altre cameriere, magari nelle stagioni lontano da casa dove l’essere stranieri da maggior spregiudicatezza.
Ma la realtà, come tanti di noi hanno imparato è ben diversa e le leggende metropolitane ci hanno colonizzato la mente e la fantasia.
Fare il cameriere mi consentiva di arrotondare il mio stipendio da giovane ingegnere, un lavoro quello di servire in un ristorante che avevo imparato con una equiparata dose di pratica e buona volontà e sinceramente il contatto con la gente lo trovavo appagante, magari ero un filantropo e non lo sapevo ancora.
Sabato e Domenica erano diventati un MUST, ricevimenti, ricorrenze, feste di compleanno, il tutto per una carrellata di gente di ogni età ed estrazione sociale. Mio mentore era Gianni, un cameriere nato cameriere e capace nella sua esistenza di essere solo un cameriere. Aveva cinquant’anni ma ne dimostrava quaranta e si capiva che non sarebbero bastati nemmeno cento di anni di quella sua esistenza per prendersi sul serio. Per lui lavorare nelle feste di compleanno era un divertimento puro, soprattutto da quando come suo collega aveva scelto me. Lui ti assisteva per metà del lavoro, dopo di che si eclissava dietro una bottiglia di prosecco e poi ancora un’altra e mancando ogni tipo di sorveglianza e controllo mi lasciava in balia del mio destino a gestirmi l’intero evento. Anche se eticamente non corretto a me andava bene, era la mia tangente per lavorare più spesso e guadagnare qualcosa in più.
Una sera d’agosto era in corso il festeggiamento per i quaranta anni di una donna, festa noiosa se non fosse stato per un gruppetto di attempate singole che se la spassavano. Situazioni che attiravano Gianni come le lasagne attirano Garfield. Forte dell’alcol già ingerito si lasciò andare a battute e confidenze con il gruppetto sopra citato. Si capiva che la brillantezza di Gianni era gradita alle belle signore, lo vedevi da come ridevano e dal momento in cui me lo ritrovai seduto a tavola con loro, l’avesse visto il direttore sarebbero stati guai ma tutto giocava a suo favore.
Ad un tratto lo vidi arrivare stringendo in mano un biglietto, mi guardo con occhi annegati di gioia e mi disse che aveva rimediato un appuntamento per lui e per me con una delle donne al tavolo. Lo guardai e capii che non era in se, figurati se davvero accadono queste cose. Annui e gli chiesi chi era questa troia che vorrebbe uscire con noi, lui si giro e mi indicò una signora sulla quarantina di aspetto distinto decisamente una bella donna, curata e con gran belle forme in carne ma ben proporzionata. Era palese che Gianni mi prendeva in giro dal momento che mi aveva confessato che la straordinaria signora voleva proprio me.
Il lavoro proseguì e le ore volarono, di tanto in tanto tendevo lo sguardo alla bella signora la quale non ricambiava, anzi scoprii che potevo anche essere invisibile. Quel Gianni e le sue cazzate, va bè non è male sognare di tanto in tanto.
La festa finì e completato il lavoro mi accinsi a cambiarmi quando mi ritrovai Gianni dietro la porta del mio spogliatoio. Non era più lui, lucido e deciso mi disse se ero pronto che la signora ci aspettava ad un caffè notturno subito fuori città. Come no, gli dissi. Lui serio disse che non si sarebbe fatto nulla se non ci andavo e che mi perdevo una nottata favolosa. Ero stanco ma allo stesso tempo incuriosito e per dirla tutta assecondarlo significava non litigarci il che mi avrebbe garantito di continuare a lavorare. Vada per l’incontro gli dissi. In macchina e dopo qualche minuto eravamo al caffè. Non credevo ai miei occhi realmente la bella signora ci aspettava. Era rimasta in macchina ad attendere il nostro arrivo, ci fece cenno di salire sulla sua auto e via con le presentazioni. Gianni si sedette avanti e parlando del nulla lei accese il motore e partì. Fece domande di rito giusto per creare un clima disteso ma cazzo quanto ero nervoso non capivo se stava accadendo per davvero. Gianni da canto sua era spigliato e brillante e non risparmiando complimenti aveva subito la metamorfosi da cameriere ubriacone a gigolò levigato. Io ero il prototipo dell’imbranato e le contrazioni mi stavano scolpendo gli addominali dalla tensione.
Dopo qualche chilometro ci fermammo in una stradina senza uscita, la signora usci dall’auto seguita da Gianni e poggiandosi sul davanti della macchina cominciarono a baciarsi. Da dentro vidi la camicetta della signora aprirsi e lasciare scoperte due tette incredibili e la testa di Gianni che ci affogava dentro mentre le sue mani sollevavano la sua gonna lasciando scoperto una gran culo. Io in macchina non sapevo che fare, lei girò lo sguardo e mi invitò ad uscire, mi schiarii la voce e tremolante ed eccitato uscii dalla macchina. Lei si stacco da Gianni, mi venne incontro e prese le mie mani e le mise sul suo seno, stavo sognando. Aveva dei capezzoli infiniti, il cazzo voleva evadere dai miei pantaloni dovevo partire e la mia lingua parti, che bravo che sei mi disse, accarezzandomi la testa, aprii gli occhi e vidi Gianni con il suo cazzo in mano, duro. Sentii le sue mani liberare il mio cazzo dalla prigionia e chinandosi fece avvinare Gianni e vidi dal vivo lei che presi due cazzi uno in una mano e l’altro nell’altra dava colpi di lingua alternati prima ad uno e poi all’altro fino a farli sparire tutti nella sua bocca. Senza vanto ma il mio cazzo batteva la concorrenza e la mia cappella era da vetrina, lo spingeva tutto nella sua gola e mentre a Gianni si limitava a succhiarlo a me sembrava che stesse gustando un gelato. Sentivo la punta della sua lingua tentare di entrare nel buchino della mia cappella e non disprezzava certo le mie palle belle depilate. Gianni le premeva la testa contro il suo cazzo, io ero bloccato con il cazzo di pietra davanti a quella bocca. Masturbò veloce Gianni che sborrò subito sulle sue tette poi si giro sola verso di me e comincio con violenza a spompinarmi, sentii il mio seme salirmi fino al cervello e lo sentì anche lei perché mi ritrovai a riempire la sua bocca di tanta sborra ma lei non si staccò un attimo e non mollo il mio cazzo fino a quando non venne fuori pulito e lucido. Alzo lo sguardo e mi disse grazie tesoro. In silenzio ci ricomponemmo e tentammo di parlare d’altro come se nulla fosse successo. In quel momento di erotismo non ci era stata volgarità, ne violenza ne mancanza di rispetto, tre persone che volevano divertirsi. Lei ci accompagnò alla mia auto, ci stringemmo la mano e via. Io e Gianni non ci dicemmo una parola in macchina, come da rituale lo accompagnai a casa e lui appena uscito si girò e mi disse, sei in gamba, visto che bella mancia hai beccato stasera, e sorridendo chiuso lo sportello ed andò via. Magari tante storie sono solo fantasie, la realtà diventa leggenda quando gli uomini la rendono tale.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.