“Il nome del file era “tesoro, questa è una copia”…”
Erano passate due settimane da quanto narrato in “Qualche salutare schizzo!”.
Mi
ero masturbato sia la domenica che il lunedì successivi per tentare di assaggiare il mio seme ma una volta sborrato non avevo mai avuto il coraggio di mettermi lo sperma in bocca.
I pensieri su quella notte folle andarono via via scemando ed avevo ripreso a vivere la mia sessualità come ogni adolescente con gli ormoni impazziti, cioè alla ricerca disperata di una ragazza con cui avere le mie prime esperienze sessuali.
Comunque, come dicevo, erano passate due settimane dalla notte folle al Cocoricò. Era lunedì mattina ed il mio amico Alessando, con cui seguivo le ripetizioni di chimica organica da un laureando in ingegneria, mi disse se poteva passare da me per fare il punto della situazione sull’esame di riparazione che avremmo avuto da li a poche settimane. Ovviamente gli dissi che non c’erano problemi e che sarebbe potuto passare a casa dei miei verso le 2 del pomeriggio.
Ci salutammo e tornai a casa per pranzare con i miei. Appena finito di mangiare arrivò Alessandro ed insieme a lui, dopo aver salutato i miei genitori, me ne andai in camera mia per studiare.
Iniziammo a porci domande reciproche sugli argomenti di chimica quando i miei, che avevano un piccolo negozio di abbiggliamento in città, ci avvisarono che stavano uscendo per andare a lavoro.
Alessandro, non appena si chiuse la porta blindata di casa, mi chiese se potevo portargli un bicchiere di acqua.
La richiesta mi sembrò un pò anomala, anche considerato che solitamente non aveva avuto problemi a scendere al piano di sotto e prendersela da solo, ma io assecondai perchè avevo bisogno di fare una piccola pausa.
Scesi in cucina, aprii il rubinetto dell’acqua per farla scorrere e diventare gelata, dopodichè riempii un bicchiere per Ale e uno per me.
Risalii in camera e trovai Alessandro davanti al computer. Mi avvicinai per porgergli il bicchiere quando lui, sorridendo, accese le casse e si scostò dal monitor.
Credo che in quel momento diventai bianco cadaverico. Nella stanza si diffuse la musica del Titilla privè mentre sullo schermo c’ero io che accarezzavo la coscia di una donna e, contemporaneamente, ce n’era un’altra che mi accarezzava i pantaloni all’altezza del pene.
Non sapevo più cosa fare. Avevo rimosso parte di quei ricordi, ma in quel preciso istante mi tornò alla mente che la sera in cui avvennero i fatti di cui al racconto “Qualche salutare schizzo!” Alessandro aveva ripreso tutto con il cellulare e, cosa peggiore, aveva visto ciò che era successo.
Il video, di cui non racconterò altro visto che già lo conoscete, andò avanti … mentre io ero pietrificato.
Quando finì la proiezione sentii Alessandro parlare: “Ma che cavolo, ti è diventato duro?”
Tornai in me ed abbassai lo sguardo, effettivamente avevo un bel bozzo sotto i jeans ma non sapevo cosa rispondere al mio amico.
“Tranquillo” disse sorridendo, “ti avevo detto di non preoccuparti, ma ti avevo anche preannunciato che ci saremmo divertiti da morire nei giorni a seguire”.
“Non l’avrai mica pubblicato su youtube?” chiesi.
“Mica sono matto” rispose “questo sarà il nostro segreto, ma dovrai ripagarmi per il mio silenzio.”
“Quanto vuoi?” domandai.
“Voglio solo quello che vuoi tu. Non voglio soldi, ma voglio farti divertire come hanno fatto le tue due del video” e così dicendo si abbasso con un colpo solo i pantaloncini della nike e le mutande.
Aveva un pene barzotto di normale lunghezza, forse un pò più largo del mio, ma niente di eccezionale.
“Ti prego Ale, non mi fare questo” gli dissi “farò qualsiasi cosa ma non mi fare questo.”
“Dai Alessio, vedrai che ti piacerà come quella sera” disse “non vorrai che pubblichi il video, vero?” e così dicendo si distese sul letto togliendosi anche la maglietta. Aveva un bel petto villoso, ma per avere 19 anni (era stato bocciato tre volte, una alle medie e due alle superiori) aveva un pò troppa pancetta.
Mi avvicinai a lui un pò timoroso, ma ero eccitato come non mai.
Lui se ne rese conto e mi ordinò di spogliarmi.
Ubbidii, forse perchè in fondo volevo vedere se i piacere provati quella notte al Cocoricò erano dovuti solamente agli effetti della pillolina magica.
Mi distesi completamente nudo a fianco del mio amico. Avevo il pene che era un pezzo di marmo mentre lui, per il momento, non sembrava particolarmente eccitato. Come ho già detto era un pò barzotto ed aveva una gocciolina sulla punta del pene … ma niente di più.
Alessandro iniziò ad accarezzarmi i capezzoli e mi prese una mano poggiandosela sull’uccellotto.
Iniziò a muovere il bacino facendosi fare una leggera sega e subito notai che il suo pene iniziava a reagire.
“Dai, è il momento. Non ti preoccupare, farò godere anche te. Girati come per fare una 69” disse.
Ubbidii ancora una volta e mi sdraiai con il fianco sinistro sul letto, ritrovandomi il suo pene proprio di fronte al naso.
Anche lui era disteso di lato ed aveva il mio pene all’altezza del mento.
Alessandro si avvicinò con il bacino alle mia labbra ed io, senza fare resistenza, le dischiusi per far entrare quel pezzo di carne.
“Bravo” mi disse “ora giocaci con la lingua, leccami il filetto e gira intorno alla cappella.”
Feci come mi veniva richiesto. Il cazzo passo istantaneamente da barzotto a duro. Era veramente bello sentir scorrere la sua cappella sulla mia lingua. Mi godevo ogni odore, ogni sapore di quell’asta leggermente sudaticcia che era alla mercè della mia bocca. Lo infilavo tutto in bocca per poi farlo riuscire lentamente. Una volta fuori passavo la lingua intorno alla cappella per poi scendere fino ai testicoli e risalire subito verso la punta. Prendevo tutta la cappella in bocca e stringendo le labbra la facevo entrere ed uscire per pochi centimentri.
Iniziai a pompare sempre più velocemente mentre Alessandro, nel frattempo, mi diede un paio di carezze al pene per poi farmi piegare la gamba destra ed intrufolarsi tra le mie gambe.
Passo direttamente oltre i miei testicoli per arrivare direttamente al mio buchetto.
Come la sua lingua toccò il mio ano ebbi uno spasmo. Una scarica di eccitazione mi partì dalla punta dei piedi e mi scosse tutto il corpo.
Mi gettai ancora più accanitamente sul suo cazzo venoso e contemporaneamente cercai di agevolare il suo slinguazzare il mio sedere.
Sentivo che ad ogni leccata la sua lingua si facenva sempre più strada dentro di me e, contemporaneamente, sentivo un leggero massaggio al buchetto fatto con le dita. Bastarono poche carezze per indurre Alessandro ad osare.
Accellerò il suo movimento di bacino infilandomi completamente il suo pene in bocca e, nello stesso tempo, sentii entrare il suo dito nel mio ano.
L’eccitazione di entrambi fu tale che che Alessandro riuscì a penetrarmi con la punta del suo pollice solamente per quattro o cinque volte dopodichè, di colpo, sentii la sua sborra riempirmi la bocca.
Uno, due, tre, quattro schizzi poderosi ed io, praticamente in estasi, bevvi tutto il suo salato nettare mentre lui mi infilava tutto il pollice nell’ano. La senzazione di pienezza mi portò all’orgasmo. Alessandro se ne rese conto e, prendendo il mio pene per la base, lo direzionò verso le coperte per non sporcarsi.
Anche io sborrai abbondantemente, ma alla fine dell’orgasmo ebbi un senso di repulsione per quel dito nel sedere e mi ritrassi istintivamente.
Ci guardammo negli occhi per alcuni secondi. Io avevo ancora un pò di sperma del mio amico all’angolo destro delle labbra.
“Hai visto, te l’avevo detto che ci saremmo divertiti?” mi disse.
“E’ stato pazzesco” risposi con le guance un pò arrossate dalla vergogna e dall’orgasmo “mai goduto così tanto.”
Non appena finii la frase sentii la porta di casa che si stava aprendo.
“Tesoroooo” era mia madre. “Salgo un attimo a prendere il tuo ipod” disse.
Ale ed io saltammo giù dal letto ed in pochi secondi ci infilammo maglietta e pantaloncini. Spensi il monitor del computer e mi passai la lingua intorno alle labbra per togliere gli ultimi residui di sperma (che buono).
Alessandro usci dalla camera e dopo aver salutato mia madre che stava salendo le scale mi gridò dal piano di sotto: “Ciao Alessio, continuiamo a studiare insieme nei prossimi giorni”.
Mentre mia madre apriva la porta della mia camera ripensai alla chiazza di sperma che avevo lasciato sul letto e mi ci sedetti sopra.
“Tutto ok tesoro” mi chiese.
“Certo mamma” risposi “mai stato meglio”.
Lei prese l’ipod dalla mensola e se ne tornò a lavoro.
Io, invece, competamente imbrattato dal mio sperma mi avvicinai al computer, riaccesi il monitor e provai a cancellare il video del cocoricò ma notai subito che qualcosa non andava. Il nome del file era “tesoro, questa è una copia”.
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