“Quell’anno di follie è stato benefico per me perché mi ha aiutato ad entrare definitivamente nel mondo degli adulti…”
Le mie calde allieve – Capitolo 11 – Epilogo
Insaziabile com’ero
non riuscivo a tranquillizzarmi. Mi sentivo in preda a una sorta di febbre di follia sensuale, che mi faceva venire voglia di scopare in ogni momento l’una o l’altra di quelle mie bricconcelle. Ogni sguardo, ogni sorriso divenne per me un muto invito agli eccessi carnali. E in quel mio temperamento smodato riconoscevo il mio lato infantile ancora molto marcato. Sarei diventato adulto un giorno? Ne dubito.
Al mattino non ero in grandissima forma, ma per fortuna avevo dormito molto. Trangugiai delle grandi tazze di caffè nero, nella speranza che mi dessero l’energia necessaria.
Ci aspettava un dislivello di 1800 metri! Partimmo direttamente dall’albergo imboccando il sentiero, dopo due ore di marcia di avvicinamento ci ritrovammo sulla sponda di un torrente, all’ombra dell’enorme massa montuosa che ci dominava sulla destra.
«Oh, guarda, Mariella non è con Silvia!».
«Su, vuoi vedere la tua Mariella? Dai, guarda, sopra la testa di Barbara sinistra… Sta castigando Gioele»
Sbirciai a mia volta.
«Castigando? Ma lei è nuda!».
«Ma che cosa stanno facendo?».
Gioele era disteso sula schiena, i pantaloni abbassati e la T-shirt tirata sa fino alle ascelle. Sembrava un cane spaventato. Mariella gli stava menando l’uccello e gli dava delle grandi pacche sulle chiappe.
«Ma è pazza e se gli altri dovessero vederli?».
Ebbi subito la risposta guardando attorno a loro. I due erano coperti da sguardi indiscreti dai lastroni rocciosi che li circondavano. In preda all’inquietudine e all’eccitazione prolungai la mia osservazione. Mi concessi qualche minuto di voyeurismo terribilmente eccitante
«Guarda, guarda!», mi bisbigliò Samira, godendosi lo spettacolo.
Adesso Mariella si era sfilata anche le mutande e si strofinava la figa sul volto di Gioele, che continua va a stare sdraiato sulla schiena. Giovanni, seduto accanto a loro, sembrava in attesa del proprio turno, con la sottomissione che lo caratterizzava. Mariella si risollevò e trascinò i due verso una roccia, forse preoccupata che qualcuno potesse vederli. Giovanni si calò le mutande, sicuramente su ordine di lei, che si distese tra i due, succhiando prima il cazzo dell’uno e poi quello dell’altro. Riuscivo a distinguere chiaramente i membri eretti. Poi i due maschi si girarono simultaneamente e Mariella infilò il volto tra le loro chiappe, come se volesse annusare loro il culo.
«Sta leccando il culo a tutti e due!», pensai cercando di chinarmi un poco per dissimulare l’erezione che mi gonfiava i pantaloni.
Mariella passava di continuo dall’uno all’altro mentre i due restavano assolutamente immobili, come scolari sull’attenti. Poi lei si sollevò e loro le si misero in ginocchio davanti e dietro, prendendo a leccarla. La giovane dava a entrambi dei piccoli pugni sulla testa per indurli a continuare. Poi si distese al suolo nella posizione del sessantanove, prima con Giovanni che fece sdraiare al proprio fianco senza troppi riguardi e poi con Gioele. Quindi tutti e tre si sistemarono in un’ammucchiata unica, con Mariella in mezzo che si faceva pompare dalle due parti.
Era arrivato il momento di rimettersi in marcia. Ero eccitatissimo e non potevo certo alzarmi in quelle condizioni.
La sera mi sentivo la testa in ebollizione. Samira, che conosceva la ragione di quel mio stato d’animo, aveva sulle labbra un sorriso discreto e mi lanciava occhiate cariche di sottintesi per il mio turbamento e aspettava di vedere quello che sarebbe successo, sicura di trovarsi in prima fila. Dopo cena avevo in programma di portar via le mie piccole viziose e andare con loro nel granaio.
Attesi pazientemente il dolce. Il gruppo era spossato e questo favorì il mio piano.
Gioele e Giovanni se ne stavano buoni buoni, compostamente seduti a un tavolino vicino al nostro. E avevano ben ragione di comportarsi cosi. Quei piccoli mostri se l’erano proprio goduta..
Mariella aveva ritrovato la sua dolcezza e la sua malizia… Ora toccava a me calmare i miei bollenti spiriti!
Avevo dato appuntamento in camera mia alle mie due piccole viziose. Qualche minuto dopo addussi a pretesto, per ritirarmi, una gran stanchezza, molto comprensibile peraltro.
Le due ragazze mi aspettavano, sedute sul bordo del letto. Mi chiusi la porta alle spalle.
Abbordai subito l’argomento scabroso, ringraziando Mariella per lo spettacolo che ci aveva offerto in esclusiva. Lei non arrossi affatto e si accontentò di scambiare un’occhiata complice con Samira.
«Questa sera sarò io a tirare i fili!»,
«Ma prima ho un bisogno urgente da soddisfare. Mie belle gattine, capirete, no, che non sono in grado di assistere a tutte le vostre porcate di vergini in calore se prima non mi vuoto i coglioni! Ieri Mariella è stata molto gentile e mi ha fatto un pompino regale!. Be’, stasera tocca a Samira!».
Ora ritrovarono la voce.
«In camera tua?».
Feci un gesto noncurante.
«In fin dei conti è la mia “camera” e nessuno sa che siete qui! ».
Battei le mani.
«Su, Samiretta, come dal dottore! A pancia in giù ei calzoni calati alle ginocchia! Avanti, non sto scherzando! ».
Obbedì lentamente e subito fu un godimento ammirare quelle natiche così rotonde, così grassocce, così morbide! Mi avvicinai e mi chinai sul deretano formoso. Con i pollici scostai le masse di carne e mi abbassai ad annusare la rosetta rugosa messa a nudo
« Mariella! Tocca a te preparare la nostra amica! Se ti piace leccare i culi, come ci hai mostrato questo pomeriggio, questa è la buona occasione per godertela!».
E poiché lei sembrava esitante, aggiunsi:
«Se non lo fai, te la inculerò a secco e le farò male!».
Si chinò a sua volta sulle belle chiappe che io tenevo slargate e mise la lingua sull’ano dell’amica.
Feci il giro del letto e mi rivolsi a Samira.
« Te lo fa bene?».
Domanda superflua perché si sentiva lo schiocco delle labbra e lei muoveva le natiche in modo assai eccitato.
Mi fece comunque un cenno di assenso alzando su di me uno sguardo languido.
Con le mani artigliate sul culo di Samira, Mariella muoveva la testa sempre più rapidamente.
«Te la ficca bene la lingua dentro? Lo fa bene come te? Bene come piace a te?».
«Oooh, sì!», gemette lei.
«Bene, bene! Che continui così allora! Hai sentito, Mariella? Non devi assolutamente smettere!
Quanto a te, Samiretta, ti occuperai dell’oggetto della tua felicità!».
Le feci dondolare davanti al volto l’uccello surriscaldato: era rosso in punta e il glande, di solito violaceo, ora tirava sul bluastro. Glielo cacciai subito in bocca. Samira tossicchiò ma riuscì a inghiottirmelo quasi tutto. Il mio sguardo andava dalla testa di Mariella, ficcata tra le natiche tonde, al volto di Samira, impalato sulla mia sciabola.
Ben presto mi sentii li li per godere e interruppi quel gioco.
«Mariella, va’ a prendere il tubetto rosa che sta nel cassetto in fondo all’armadio. Benissimo, adesso spalmale un po’ di pomata, ne avrà bisogno!».
Fece di nuovo il giro del letto. Con la punta dell’indice, lei unse accuratamente l’ano della sua amica. Avevo il cazzo così duro che mi faceva male. Questo era il segno dell’erezione quasi patologica che a volte la frustrazione provocava nel mio corpo. Puntai la mia picca sul bersaglio a forma di stella e mi ci ficcai dentro, lentamente, ma senza fermarmi. Non appena il glande ebbe varcato lo stretto muscolo penetrai in un mondo di dolcezza.
Dopo la prima penetrazione potei vagare estasia o in quel culo vellutato. Il corpo di Samira mi stimolava solo a guardarlo. Lei spingeva con naturalezza il fondo schiena verso la mia piccola spada. A livello dei fianchi, stretti e inarcati, l’epidermide un po’ untuosa formava una piega molto netta che somigliava a una grinza. La pelle perfetta della schiena e delle spalle rotonde faceva venir voglia di divorarla tutta. Puntellata sui gomiti e sulle ginocchia, le cosce divaricate, lei mi subiva completamente passiva; i capelli neri e folti ondeggiavano molto lentamente dal basso a noi Mariella seduta accanto ci guardava in silenzio e sul suo volto si leggeva l’intensità del desiderio.
Cacciai l’uccello dentro, fino al ventre, e, a ogni carica, sentivo l’angolo interno del retto. In quei momenti Samira sobbalzava ma non si lamentava.
A un dato momento estrassi la verga per vedere quanto si era inumidita e per osservare quel grosso buco nero che io avevo reso colante.
Con grugniti sordi la martellavo a colpi di scalpello e, disteso su di lei, finalmente eiaculai nel fondo del suo culo, inchiodandola al materasso, mordendole la nuca e le spalle, come un animale che tenga prigioniera la femmina con la forza delle zanne durante un coito primaverile.
Quando furono uscite rimasi disteso sul letto, con un senso di sollievo fisico che però era momentaneo. Il cazzo si era ammollato solo a metà. E questo significava una fortissima voglia che si sarebbe placata solo dopo un conclusivo sfinimento fisiologico che si sarebbe spento però molto difficilmente che nella mia testa, Ero contento di essere riuscito a tornare a un comportamento sessuale normale.
Pensavo a Mariella. Avrebbe finito per decidersi a lasciarsi sfondare la figa? Avrei forse dovuto fare un po’ di pressione? Dopotutto, avrebbe solo avuto quello che si meritava. Ero impaziente di raggiungerle nel granaio, nell’odore di fieno e di concime…
Mentre attraversavo il campo in pendio sul versante opposto all’albergo, I’oscurità e il silenzio che regnavano intorno al granaio mi rassicuravano, il posto era un po’ inquietante, perché eravamo al limitare di un bosco che si ergeva proprio dietro la casa. E si potevano udire le grida degli animali e il fremito del vento tra gli alberi.
Non c’era luna nel cielo, ma la luce delle stelle era sufficiente a guidare i miei passi. La notte precedente aveva piovuto. Le orme lasciate dalle zampe delle bestie sul terreno avevano creato un pantano che bisognava aggirare con precauzione.
Scorsi la sagoma delle due ragazze appoggiate al muro di fianco alla porta.
« Un bel guaio!», disse Mariella. «Ci siamo cacciate nel fango fino alle caviglie!».
« Bisogna saper camminare al buio», ribattei raggiungendole.
«Ecco il nido d’amore di Sara e di Rosina! Voi le imiterete, tanto per rimettermi in forma. D’accordo?». Le presi per le braccia.
«Su, sdraiatevi e cominciate senza di me!». Si diedero un lungo bacio, un lingua in bocca che mi parve un po’ noioso. Bene, dovevo aprirmi la patta… Tolsi a entrambe scarpe e mutandine, poi mi gettai sulle loro fighette che le due porche si stavano sfregando… Dapprima su quella di Mariella, che non toccavo più da un bel po’. Ne provai un gran piacere. Era inondata di un umore colloso ed
emanava un odore forte. Mariella doveva aspettarselo da tempo, perché cominciò a gemere e si distese sulla schiena, per lasciarmi campo libero. Cominciai a succhiarla rumorosamente. Quando mi fui saziato di quella calda mucosa decisi di offrirle una novità, dopo essermi assicurato di avere il cazzo di nuovo ben duro.
Le due continuavano a sbaciucchiarsi e io ne approfittai per preparare la mia sorpresa. Mi spalmai l’uccello di vaselina, benedicendo colui che l’aveva inventata, quindi feci distendere Mariella su un
fianco, sdraiandomi dietro di lei.
«Samira, tienila stretta. La inculerò adesso!».
« Ehi!», si ribellò Mariella. «Non ti ho ancora detto di sì!».
Senza risponderle le afferrai la vita, poi le ficcai il cazzo tra le natiche, usando tutta la mia forza per immobilizzarla.
«Se ti muovi, ti farò male!».
Lei non si lasciava fare. Ripeteva “no” e cercava di girarsi.
«Samira, la tieni allora?».
Per fortuna quest’ultima stava al gioco e afferro i polsi dell’amica, schiacciando le mammelle contro la spalla dell’altra.
«Su, dai, baciala, falle qualcosa!».
« Vedrai, porco che non sei altro!», urlava ora Mariella, «Vedrai…. »
Questa sua ribellione mi fece diventare ancor più duro il cazzo. Non ebbi difficoltà a trovare l’ingresso del buco scuro. Mariella era meno larga di Samira in quel punto, indubbiamente avrebbe sentito più male. Avevo infilato le cosce tra le sue per impedire che le stringesse troppo. Ma quella puttana era troppo muscolosa… Samira la teneva saldamente e ora mi stava aiutando molto.
Avevo preso tra le mani i fianchi di Mariella come in una morsa, impedendole così di liberarsi. Bastava che spingessi in avanti. Dopo averle messo un po’ di pomata feci centro quasi subito e mi resi conto che stavo già avanzando nei primi millimetri della zona proibita. Mantenni la pressione perché dovevo raggiungere lo sfintere che avrebbe opposto una resistenza fortissima. Ora il glande glielo stava allargando lentamente. La vaselina compiva il suo dovere a perfezione! Non trovai ostacoli nella mia avanzata. Si apriva, ! Si apriva, nonostante tutte le vibrate proteste! Non parlavo. Quelle sue grida mi eccitavano, al pari dei baci che Samira le posava sulle labbra, tra una ingiuria e l’altra rivolta a entrambi.
«Ti piace?», mi chiese Samira.
«Siiiiiii!», le risposi. «Glielo sto ficcando dentro. Ecco, ci sono… Non del tutto ma tra poco è fatta!».
«Maiale! Non sono d’accordo, me la pagherai! E
finita! E tu, puttana che non sei altro… Vedrai come te la farò pagare!».
« Lasciala sbraitare! Le piace!».
«Oh, entra, entra… Che sballo!».
«Ah!», urlò Mariella. «Che male! Brucia!».
Avevo superato lo stretto anello di carne e il glande era ora dall’altra parte, nei visceri caldi e morbidi.
«Chiederò aiuto! Devo andare al gabinetto!».
A dispetto delle sue urla io continuavo ad avanzare, un millimetro dopo l’altro. Soprattutto non intendevo tirarmi fuori in quel momento.
«Coraggio, bambina mia. Coraggio… Adesso è il momento più difficile!».
« Ti dico che mi scappa…».
«No, è solo un’impressione… E poi non è possibile… col tappo che ti ho ficcato dentro! Lascia che ti
pompi un po’. Poi farai quello che vuoi!».
«Ah!», singhiozzò lei. «È orribile, orribile…».
Cominciai a muovermi delicatamente dentro di lei. La sentivo molto bene, chiusa, calda, profonda… Gemevo, in preda all’estasi. Non avevo fretta. Stavo bene. Il mio sesso duro non esigeva un’eiaculazione immediata. Potevo starmene ancora li a lungo, a pomparla nel culo. Avevo voglia di continuare ancora per un po’. Lei smise di insultarci, limitandosi ora a gemere con voce acuta e sofferta. Mi resi conto però che l’intensità di quei lamenti andava a poco a poco diminuendo.
«Che cosa devo fare? Smettere o continuare?»,
chiesi a Samira, quasi per gioco.
«Oh, continua!», rispose lei. «Continua, visto che non le piace!»
«Chiudi il becco, brutta puttana!», la investì volgarmente l’amica.
« Ti piaceva, no… quando sodomizzavo Samira in camera mia? Allora godevi, eh? Adesso devi accettare di farti rompere il culo, piccola mia! A ciascuno il suo… e senza rancore!».
Lei non reagì. Ripresi a pomparla più in profondità e più in fretta.
« Su, avanti, su!», fece Samira, «Mi sembri un po’ timido con lei!».
Aumentai il ritmo. Mariella ora non protestava più. Mi dissi che probabilmente non doveva dispiacerle troppo. Era solo il modo in cui lo facevo che non le garbava! Era una dominatrice ed essere presa così, per di più davanti a Samira, la feriva nell’orgoglio. Mi ficcai dentro quel buco ancora più in fondo. Il desiderio di godere mi travolse per la terza volta. La feci girare leggermente sul ventre e mi issai meglio sulla sua schiena. Samira si distese su un fianco e la baciò con violenza, afferrandola per i capelli. Il piacere si fece strada in me lentamente ed eiaculai con piccoli gettiti nel culo di Mariella, poi rimasi immobile su di lei e dentro di lei, coprendole la nuca di baci.
Nei due ultimi giorni del nostro stage montano Mariella fu intrattabile e di pessimo umore. Silvia mi chiese se sapevo quale fosse il motivo di quel broncio.
«E come potrei saperlo?», le risposi, scrollando le spalle.
«Alla sua età, non può che trattarsi di qualche ragazzo…».
Ma la cosa mi contrariava e continuavo a chiedermi se per caso non mi fossi spinto troppo in là. Ero persuaso che per tutti noi si fosse trattato di un gioco ma intuivo che Mariella non era affatto d’accordo su questo. Il contrattempo, però, non mi impedì di sollazzarmi con Samira in camera mia le due sere successive, anche se non volli testimoni per l’occasione.
Quanto a Rosina, lei non era a suo agio nel contesto del nostro stage, mi chiese quindi di aver pazienza sino a che fossimo rientrati in città, dove forse mi avrebbe di nuovo accordato i suoi favori.
Il venerdì mattina una pioggia fitta aveva cominciato a scendere su tutta la regione. Fummo costretti quindi a rientrare in città
Ricevetti, a turno, la visita gradita e molto attesa di Samira e di Rosina. A dispetto dei miei tentativi indiretti per riprendere contatto con Mariella, mi fu detto in seguito che era partita per le vacanze. Fu per questo motivo che continuai a pensare a lei, aspettando di rivederla alla ripresa dell’anno scolastico.
Comunque, l’anno dopo riuscii a vederla molto più raramente. Finì per perdonarmi, ma parecchio tempo dopo, e potemmo godere entrambi di un bel periodo “in esclusiva’ che le dimostrò l’affetto che provavo per lei.
Quell’anno di follie è stato benefico per me perché mi ha aiutato ad entrare definitivamente nel mondo degli adulti. In seguito, non mi è più accaduto di “sedurre” le mie giovani allieve. Quel gusto per le carni tenere che avevo allora è passato così come mi era venuto… di colpo. Sono sempre stato succube di capricci improvvisi.
Mariella e io continuiamo a vederci, senza esserci scambiati alcuna promessa, ma quando lei arriva a casa mia, sempre all’improvviso, siamo immediatamente sommersi dalla medesima febbre erotica di allora. Dopo aver giocato, giochiamo a giocare…
FINE
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