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Un gemito di disappunto sfuggi dalle labbra della professoressa ma fu soffocato dal cazzo di Giovanni…”
Capitolo 03
La professoressa Lonzi alitò sugli occhiali, pulendoli con un
panno scuro prima di indossarli.
«Tu come ti chiami?» Domandò.
«Colombo» rispose Marco
La preside aprì il registro di classe e controllò l’elenco degli alunni.
«Sei anche tu uno studente della quinta H?»
«Sì» rispose per lui Giovanni.
«Non mi sembra di averti fatto nessuna domanda!» Lo incenerì la Lonzi sbattendo una mano sulla scrivania. Poi riportò la propria attenzione su Marco.
«Sai che potrei sospenderti in questo momento?»
Marco annui mestamente. Aveva la sensazione di dover vomitare da un momento all’altro. Sarebbe bastato chiudere la porta del bagno e abbassare la voce perché nessuno scoprisse qualcosa. Invece ora erano davanti alla preside pronti a essere buttati fuori con un calcio nel culo.
«Allora spiegami come avete fatto a essere così idioti da fare una cosa del genere durante l’orario scolastico?» Lo scatto della professoressa sorprese entrambi.
«Spiegami perché non avete aspettato la fine dell’orario di lezione per trovarvi da qualunque altra parte, dove a nessuno sarebbe fregato niente di quel che avevate intenzione di fare.» Fece una pausa prendendo un respiro profondo.
«Sentite, siete tutti maggiorenni e non sono mai stata una bacchettona. All’infuori di questo edificio potete fare quello che volete, ma qua sono costretta a prendere una posizione. Siete a pochi mesi dalla maturità e questo potrebbe costarvi veramente caro. Chi ha avuto l’idea di trovarsi nei bagni stamattina?»
«È solo successo»
«Come fa a essere “solo successo”, Colombo?»
Il mal di pancia di Marco si acuii.
«Hai dato appuntamento tu a Tortona o ve l’ha dato lei? Da chi è partita questa storia?»
«Da me Professoressa, è partito tutto da me.» Giovanni tentò nuovamente di prendere la parola. Questa volta non fu interrotto.
«Il bidello mi ha distratto, sono entrato per errore nel bagno delle ragazze, Enrica era lì e… Marco ha solo ricevuto un messaggio che gli diceva dove doveva raggiungermi, non avevo nemmeno specificato il motivo.»
Ora era la Lonzi a essere sorpresa. Aveva pensato che tutto fosse partito da Colombo o da Tortona, ma l’idea che quella bomba fosse stata innescata proprio da Giovanni non l’aveva sfiorata nemmeno di striscio.
Iniziava a essere confusa. Sì pulì nuovamente gli occhiali solo per avere il tempo di pensare. Quella scoperta l’aveva leggermente addolcita. Che quel ragazzo così timido fosse capace di tanto… Conosceva Giovanni da quando si era trasferito da un altro istituto e da allora aveva iniziato quasi ogni settimana sgridandolo per il suo essere costantemente in ritardo.
«Cosa succede se Tortona dichiara che l’avete presa contro la sua volontà?» riprese.
«Avete pensato a cosa potrebbe succedere se le saltasse in mente di salvarsi a vostre spese? Per quanto intimo possa essere il vostro rapporto non esiterebbe a vendervi pur di tirarsi fuori dai guai. Questa situazione potrebbe avere un risvolto penale. Ci avete pensato?»
Giovanni scosse il capo.
La professorezza Lonzi provo una stretta al cuore. Amedei gli aveva spiegato a grandi linee in che tipo di atteggiamenti aveva trovato i ragazzi senza entrare troppo nei particolari, ma era stato abbastanza chiaro quando aveva menzionato dei rapporti orali. Non poteva far finta di niente. Doveva cercare di venire a capo della situazione con i ragazzi prima di discutere di nuovo col professore.
«Non ci addosserà la colpa.» Marco la distolse dai suoi pensieri.
«Fai troppo affidamento sulla tua amica, sappiamo di cosa è stata capace in passato.»
«No, noi possiamo provarlo invece.»
Marco fece un cenno a Giovanni mentre la preside lo guardava incredula.
Iniziò una comunicazione non verbale tra i due di cui la professoressa non capiva il contenuto. Giovanni sembrava riluttante ma alla fine cedette alle insistenze di Colombo porgendole il proprio telefono.
«Guardi, c’è un video che le confermerà quanto dico» riprese Marco.
La Lonzi armeggiò con quel telefono senza successo, non riuscì nemmeno ad accenderlo.
«Come funziona quest’affare?» Si arrese stizzita.
«Posso?»
Senza attendere risposta Marco sì alzò facendo il giro della scrivania fino a ritrovarsi di fianco a lei. Sblocco il touch screen dello smartphone e apri la cartella video facendolo partire.
«Hai parlato abbastanza stronza, pensa a succhiare!» riprodussero gli altoparlanti del dispositivo mentre la Lonzi sgranava gli occhi quando la prima scena comparve sullo schermo. In primo piano Tortona veniva forzata a praticare una fellazio a un pene enorme. La professoressa si sistemò meglio gli occhiali convinta che la sua vista le stesse giocando un brutto scherzo. Le ci vollero diversi secondi prima di riprendersi ma si sforzo di nascondere le proprie emozioni. Purtroppo si rese conto di essere rimasta a bocca aperta davanti ai ragazzi per una decina di secondi. Amedei le aveva parlato di un rapporto orale tra tre ragazzi consenzienti, ma quel che vedeva era molto diverso da ciò che aveva immaginato.
Gli insulti di Giovanni si mescolavano ai mugolii soffocati di Tortona. La mano di lui era ben salda nei suoi capelli e guidava la ragazza in movimenti profondi e veloci. A prima vista sembrava uno stupro in piena regola.
«Può bastare ragazzi. Mi dispiace ma a me sembra una prova contro di voi, non a favore.» si risolse senza distogliere lo sguardo dal filmato. Il suo tono era stentato, non sembrava completamente presente a se stessa.
«No, aspetti.»
La professoressa sobbalzò, si era dimenticata che Colombo era proprio di fianco a lei.
«Continui a guardare.» Marco le poggiò la mano sulla spalla con fare conciliante.
Gli faceva effetto guardare quel filmato con la Lonzi sentendo il respiro della sua professoressa farsi sempre più pesante. Aveva sempre avuto un debole per due tipi di donne, quelle mature e quella prosperose e la professoressa rientrava in entrambe le categorie. Dall’alto poteva intravedere la leggera scollatura della camicetta di lei e il solco tra quei due seni che si poteva immaginare fossero impressionanti.
Un’altra voce fuoricampo si aggiunse a quella di Giovanni e un secondo pene comparse nell’inquadratura. Tortona fu costretta a raddoppiare i propri sforzi.
«E questo immagino sia…»
«Sì professoressa, questo è il mio… Insomma è il momento in cui sono arrivato.»
Marco iniziò a massaggiarle dolcemente la spalla. La Lonzi sembrò non accorgersene nemmeno.
A un primo sguardo, pensò la professoressa, poteva sembrare realmente una violenza. I due ragazzi attiravano Tortona su di se oppure la spingevano sull’altro, la prendevano anche a schiaffi con… beh, non lo facevano con le mani, e gli insulti si sprecavano, ma gli occhi della ragazza erano sempre puntati verso l’alto. Li sfidava e provocava con lo sguardo, come tante volte aveva fatto anche lei nei momenti intimi col marito. Prendeva l’iniziativa ogni volta che i ragazzi le davano un attimo di respiro e rispondeva ai loro insulti ogni volta che aveva la bocca libera abbastanza a lungo.
Nonostante avesse capito come stavano le cose guardò il filmato fino alla fine.
Quando si rese conto di come i ragazzi avevano intenzione di concludere quel quarto d’ora di passione iniziò a batterle il cuore all’impazzata e il suo stato d’animo fu tradito da un respiro che si fece affannoso e irregolare.
Osservò quella doccia di sperma che si abbatteva su Tortona sgranando nuovamente gli occhi, incapace di nascondere le proprie Emozioni.
Il filmato si concluse confusamente. Lo sguardo della ragazza che da appagato si riempiva di terrore e una quarta voce fuoricampo anticiparono lo schermo nero, non ci fu alcun titolo di coda ovviamente.
«Allora?» Domandò Giovanni tornando dal limbo in cui era stato per tutta quella “proiezione”.
«Zitti! Zitti, ho bisogno di pensare un attimo.» La professoressa chiuse gli occhi appoggiandosi alla poltrona.
Non riusciva a pensare lucidamente. L’immagine di quei due ragazzi che violavano ripetutamente la bocca di Tortona le si era impressa a fuoco nel cervello, ma quello che più la turbava era il piacere che sì leggeva negli occhi della ragazza e la voglia con cui si prodigava ogni volta che i due le lasciavano un minimo di iniziativa.
Ora rimpiangeva di non aver seguito il consiglio di Amedei, insistendo per essere lei a parlare con i ragazzi.
Giovanni le aveva sempre fatto tenerezza. Aveva finito per affezionarsi a quel ragazzo timido e impacciato e aveva insistito con Amedei sperando di poter trovare una soluzione che potesse salvarlo a un passo dalla maturità.
Non immaginava che quel colloquio si sarebbe trasformato nella proiezione privata di un film porno, e nemmeno che quelle immagini così crude e reali avessero il potere di sconvolgerla.
Si morse il labbro stringendo ancora le gambe. Doveva andare via prima che fosse troppo tardi.
Sentì una mano insinuarlesi nella camicetta, avvolgendole delicatamente il seno, soppesandolo e accarezzandolo come per accertarsi che fosse davvero reale e non il prodotto di un sogno a tinte forti, mentre qualcosa di duro di cui non fece troppa fatica a capire la natura le si stava strusciando contro il braccio.
Si lascio sfuggire un sospiro e capì di essere perduta. Era già troppo tardi.
Marco aveva osservato la professoressa durante tutto il filmato. Aveva ascoltato il suo respiro e sentito le pulsazioni del suo cuore attraverso la stoffa della camicetta sottile. Che quelle immagini le facessero effetto era evidente. Quando alla fine del filmato la vide sgranare gli occhi si rese conto che quella mattinata poteva avere un risvolto tutt’altro che catastrofico e che una soluzione era arrivata a bussare alla porta dei loro problemi. Non aveva nulla da perdere, nel peggiore dei casi sarebbero stati comunque sospesi, ma nel migliore…
Continuando ad accarezzarle la spalla porto l’altra mano a contatto con il seno della professoressa, massaggiandolo lentamente.
La porta dello studio fu chiusa a chiave. Giovanni aveva imparato la lezione e si era avvicinato a loro.
Altre mani si aggiunsero a quelle che la stavano già accarezzando. I bottoni della camicetta vennero slacciati e il suo reggiseno fu esposto agli occhi di tutti. La Lonzi non potè fare a meno di godere di quel trattamento, cercando di reprimere i sospiri come meglio poteva ma incapace di sottrarsi a quelle attenzioni così sconvenienti. La baciarono sul collo e un seno fu finalmente liberato. Doveva essere uno spettacolo osceno. Un’altra bocca si sostituì alle mani che la stavano accarezzando, leccandole quelle tette maestose.
«Oddio» si lasciò sfuggire quando senti dei cazzi duri premerle addosso.
Quel contatto scatenò come un lampo tutti i motivi per cui non avrebbe dovuto trovarsi in quella situazione. Pensò a suo marito, alla carica che ricopriva, allo scandalo che poteva generare se si fosse venuto a sapere.
Lei non era più una ragazzina, era una donna adulta. Poteva e doveva fermarli. Poteva e doveva uscirne a testa alta.
I due ragazzi smisero di toccarla, era il momento giusto. Aprì gli occhi decisa a porre fine a quella follia.
«Ragazzi non…» le parole le morirono in gola. Due cazzi puntavano minacciosamente verso il suo viso.
Averli visti in video non l’aveva preparata. La sua testa scattò all’indietro per la sorpresa ma quegli uccelli la seguirono. Marco le accarezzo i capelli guidandola lentamente verso Giovanni.
«Aspettate un attimo, è meglio che ne parliamo» supplicò.
«Dopo, adesso apra la bocca» le rispose Marco e quando le fece sfiorare la cappella dell’amico con le labbra le sue ultime resistenze furono vinte.
«Apra la bocca e succhi.» La Lonzi lo fece e Giovanni sospirò di piacere.
Impugnò entrambi i cazzi masturbandoli dolcemente. Si fermò il tempo di uno sguardo, poi prese Marco in bocca.
«Sì, anche il mio, succhi anche il mio.»
I due ragazzi lasciarono che fosse lei a prenderli in bocca. Era libera di giocare con la lingua, di leccarli e di succhiarli come meglio credeva. Ma quel video le aveva suscitato fantasie molto diverse. Desiderava essere presa con la forza, essere costretta. Lei voleva rivivere il filmato che le avevano appena mostrato.
Prese la mano di Giovanni e se la portò sulla testa, lui la accarezzo dolcemente. La preside lo guardò negli occhi e lo prese fino in gola, arrivando così vicino al suo pube che i peli le solleticavano il naso.
Il ragazzo urlò.
Marco doveva essere il più sveglio e smaliziato dei due. Tenne la testa della professoressa sul cazzo di Giovanni, poi la spinse su e giù velocemente, senza remora alcuna. Tenendola ben salda per i suoi lunghi capelli rosso mogano.
«Oddio!» sussurrò la Lonzi appena riuscì a prendere fiato.
«Scopala in bocca, scopa in bocca questa puttana!» ordinò Marco.
Giovanni la allontanò da se prima di chinarsi verso di lei.
«Mi scusi professoressa, ma aspetto questo momento da troppo tempo» la baciò con foga prima di attirarla nuovamente verso il suo uccello, infilandoglielo in bocca fino a farla tossire. Il ragazzo mosse il bacino velocemente, soffocando la preside finché l’amico non reclamò la sua parte. Finalmente le dedicavano le stesse cortesie che avevano riservato a Tortona.
Non aveva mai nemmeno pensato di tradire suo marito e invece ora stava spompinando non uno ma due ragazzi che avevano l’età per esserle figli.
Si sottrasse a entrambi e si sbatte i cazzi sulla lingua. I ragazzi capirono e la costrinsero a scendere dalla sedia e inginocchiarsi per terra prima di schiaffeggiarla con essi.
Ora era davvero come nel video.
Ripresero a scoparla in bocca strapazzandole quelle tettone immense.
«Doveva aspettare la fine delle lezione» la canzonò Marco.
«Fuori da questo edificio può fare tutto ciò che vuole ma ora sono costretto a prendere una posizione» e stringendole i seni uno contro l’altro iniziò a servirsi una spagnola.
«Stai esagerando Colombo» sussurrò a denti stretti, ma le sue mani sostituirono quelle di Marco mentre Giovanni riportava le sue labbra su di lui.
I ragazzi si diedero il cambio più volte. Si lubrificavano i cazzi nella sua bocca e a turno le scopavano le tette. Una cosa così porca non l’aveva mai concessa nemmeno al marito.
Il pensiero di interrompere tutto e fuggire la sfiorò un’ultima volta. Durante l’ennesimo cambio lei fece per alzarsi ma perse l’equilibro e cadde nuovamente in ginocchio. Posò le mani in terra per proteggersi il viso ma fu un errore. Si era messa a pecorina da sola.
Marco lo prese come un invito. Le sollevò la gonna fino ai fianchi e strappò i suoi collant.
«No, questo no! Ci stiamo spingendo troppo in là!»
Ma il cazzo di Marco aveva già superato la difesa del perizoma e, trovandola completamente bagnata, l’aveva penetrata fino in fondo.
«Ma stia zitta! È più arrapata di noi.»
Un gemito di disappunto sfuggi dalle labbra della professoressa ma fu soffocato dal cazzo di Giovanni.
L’avevano messa allo spiedo sincronizzandosi nei movimenti. Marco la spingeva verso l’altro cazzo a ogni colpo, tenendola ben salda per i fianchi mentre lei non poteva far altro che aggrapparsi con le mani alle cosce di Giovanni.
Marco la scopava con tutta la foga dei suoi diciotto anni, con penetrazioni profonde e veloci, tirandolo fuori il tempo di sculacciarla con il cazzo per poi rimetterlo dentro. La stava facendo impazzire. Farsi usare da due ragazzini che non avevano nemmeno la metà dei suoi anni la stava già portando sull’orlo dell’orgasmo.
«Basta, voglio scoparla io adesso!» Giovanni uscì dalla bocca della Lonzi mentre l’amico gli cedeva il posto.
«No, no Giovanni sei troppo grosso, non ce la farò mai a… ugh!» Marco l’aveva zittita nuovamente piantandosi completamente tra le sue labbra mentre l’altro cazzo faceva lo stesso con quelle inferiori.
«Cosa le avevo detto? Stia zitta che al resto pensiamo noi.»
Un urlo roco e gutturale accolse la penetrazione di Giovanni. La Lonzi stava urlando così forte da temere che qualcuno potesse sentirli ignorando che Amedei era troppo impegnato per accorgersi di qualcosa.
Bastarono poche spinte di Giovanni per farla venire. Era così bagnata che aveva preso quell’uccello enorme senza problemi e così eccitata che l’orgasmo l’aveva colta di sorpresa ma i ragazzi parvero non accorgersene nemmeno.
La scoparono con violenza, scambiandosi i ruoli numerose volte in quella pecorina selvaggia fino a quando la Lonzi si rese conto che anche loro stavano per avere la loro parte di piacere.
«Le vengo dentro professoressa!» Disse Marco mentre la penetrava senza sosta.
«No, Colombo! Sborrami in faccia come hai fatto con Tortona!» Sì scosto da lui tornando a sedersi sulla poltrona. «Dai Giovanni, anche tu, sborrami in faccia anche tu!»
I due le si fecero intorno masturbandosi davanti al suo viso. Lei li fissava negli occhi accarezzando le palle di entrambi. Ormai era successo, tanto valeva lasciargli un ricordo che non avrebbero dimenticato.
«Avanti Giovanni! Da quanto volevi riempirmi di sborra eh? Quante volte hai sognato questo momento?!»
«Ah! Che Troia!» Giovanni la prese per i capelli rossi e le forzo la cappella in bocca riversandole dentro tutto lo sperma represso negli ultimi anni.
Fu investita da due raffiche di sborra micidiali che lasciò colare dalla bocca e che le si riversarono sul seno. Marco invece decise di imbrattarle tutto il viso. La fronte, la guancia, il naso, molto le fini anche sulle lenti degli occhiali. Dopo il quinto schizzo smise di contare.
La Lonzi sostitui le sue mani alle loro e continuò ad accarezzarli dolcemente infilandoli in bocca per ripulirli uno dopo l’altro.
«Questo è stato un errore.» Disse infine. «Ci siamo divertiti ma non dovrà ripetersi più.»
«Va bene professoressa, ma mi guardi, mi guardi negli occhi, voglio ricordare questo momento per sempre.» La Lonzi sollevò lo sguardo e un flash la accecò. Marco l’aveva fotografata col suo cazzo in bocca e quello di Giovanni che si strusciava sul suo viso.
Il ghigno di Colombo le annunciava che i ruoli adesso erano completamente ribaltati.
Amedei passeggiò per mezzorà davanti allo studio della Lonzi prima di decidersi a bussare. Entrò trovandola impegnata a riordinare la sua ventiquattrore.
«Patrizia, ho appena fatto una cazzata.»
«Scusami Flavio, ma devo proprio andare.» lo interruppe lei chiudendo la valigetta e uscendo a passi veloci dalla stanza
Continua…
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