“Cercavo di divincolarmi e di ribellarmi ma le mie reazioni erano sempre meno decise, la mia figa si stava bagnando e quel palpeggiamento al seno mi eccitava…”
Mi chiamo Angela, ho 29 anni, alta 1.70 capelli e occhi neri,
porto una 3° abbondante di seno e lavoro presso uno studio legale.
Mi piace il sesso, anche se non sono una mangiatrice di uomini, ma quello che mi è successo la settimana scorsa mi ha cambiato la vita.
Di ritorno da Milano, dove avevo difeso con successo dei clienti per una causa di confini, mi accingevo a fare ritorno a casa quando la mia auto cominciò a fare i capricci.
Fui costretta a fermarmi presso un’area di sosta.
Cominciava a fare buio e, preoccupata, telefonai al mio fidanzato con il cellulare.
Speravo che mi venisse incontro senza lasciarmi per strada ma lui mi rispose che aveva impegni e che pertanto, avrei dovuto arrangiarmi da sola.
Mi suggerì di chiamare il carro attrezzi per farmi rimorchiare alla più vicina officina.
Ero infuriata.
Non mi aspettavo questo suo modo di fare.
Rassegnata mi accingevo a chiamare il carro attrezzi quando accanto a me si fermò un TIR.
Dal grosso mezzo scese subito un giovane alto e muscoloso che mi chiese se avevo bisogno di aiuto.
Raccontai del guasto alla macchina e Leo, così disse di chiamarsi, si prodigò per cercare di porre rimedio.
Risultati vani i suoi tentativi si offrì di accompagnarmi alla più vicina area di servizio per cercare aiuto.
Ero molto titubante.
Accettare un passaggio da uno sconosciuto a quell’ora.
Ma non avevo altra scelta.
Era già buio e l’alternativa consisteva nel rimanere sola in quell’area di sosta, e poi Leo sembrava così rassicurante con quel suo sguardo allegro.
Accettai il suo aiuto.
Salire su quel mezzo così alto non era certo facile ma Leo mi aiutò prendendomi dai fianchi e sollevandomi come fossi una piuma.
Mi fece accomodare in cabina e prese posto dal lato guida.
Mi aspettavo che mettesse in moto per partire ma non si muoveva, mi guardava con quel suo sorriso allegro quando la tendina che separa la cabina di guida dalle cuccette si scostò e fece capolino un omone grosso con un ghigno certamente meno rassicurante.
Era il secondo autista che passò davanti e prese posto fra me e lo sportello. Cominciavo ad essere preoccupata e dissi a Leo che forse sarebbe stato meglio che scendessi per aspettare il carro attrezzi ma Paolo questo il nome del secondo autista, mi disse che loro erano ospitali e che non mi avrebbero mai lasciata da sola.
Leo mise in moto e ci avviammo.
Ero terrorizzata ma non volevo dare a vederlo.
Mantenevo quel mio solito contegno formale ma mi sentivo come un uccello in trappola.
Dopo alcuni minuti sentii una mano appoggiarsi alla mia gamba, feci per scostarmi ma Paolo non me lo consentì, con decisione accostò la sua bocca al mio viso cercando di baciarmi.
Mi scostai ribellandomi energicamente ma Paolo mi afferrò per i capelli costringendomi a baciarlo.
Ero nelle sue mani, cercavo con lo sguardo gli occhi di Leo sperando in un suo intervento ma lo vedevo solo ridere di gusto.
Paolo intanto mi palpeggiava il seno con una delle sue grosse mani.
Era una sensazione piacevole.
Quella che doveva essere una violenza mi dava delle sensazioni nuove, mai provate prima.
Cercavo di divincolarmi e di ribellarmi ma le mie reazioni erano sempre meno decise, la mia figa si stava bagnando e quel palpeggiamento al seno mi eccitava.
Paolo allora mi mise una mano fra le cosce salendo sempre più su.
Tenevo le gambe chiuse con forza ma lui era troppo forte per me.
Scostate le mutandine riuscì ad infilare il dito medio nella mia fessura.
Ero tutta bagnata e il suo dito scivolò dentro facilmente.
Lui notando che la mia eccitazione aumentava aumentò il movimento della sua mano.
Ormai non potevo più reagire e nascondere la mia eccitazione era diventato impossibile.
Leo nel frattempo aveva fermato il camion in una successiva piazzola di soste accanto ad altri TIR e si avvicinò a noi.
Si abbassò la lampo dei pantaloni e tirò fuori il suo cazzo.
Era enorme, lungo e grosso.
Rimasi soggiogata a quella vista e quando lui me lo avvicinò alla bocca non potei fare a meno di accoglierlo fra le mie labbra.
Iniziai a leccare quel magnifico cazzo dalle palle alla punta prima di infilarlo in bocca.
Cominciai a succhiare mentre con una mano masturbavo Leo e con l’altra accarezzavo le sue palle gonfie e dure.
Nel frattempo Paolo aveva vinto ogni mia resistenza e cominciava a leccarmi la figa.
Era una sensazione piacevolissima.
Leo intanto mi spingeva i cazzo sempre più in gola.
Mi stava fottendo in bocca con grande decisione.
Mi sembrava quasi di soffocare quando mi accorsi che stava per sborrare.
Cercai di toglierlo dalla bocca ma Leo mi tenne la testa ferma e mi riempì con il suo caldo getto di sperma.
Fui costretta a bere tutto.
La vista di ciò eccitò ancora di più Paolo che, allargatemi le cosce, mi penetrò con decisione.
Sentivo il suo pene andare avanti e indietro con grande energia mentre io avevo un susseguirsi di orgasmi come non mi era mai successo.
Paolo mi venne dentro facendo esplodere in me un nuovo violento orgasmo.
Ero sfinita ma non ancora paga.
Cercai con la mano il cazzo di Leo.
Era ancora duro.
Accostai la mia bocca per un nuovo pompino ma lui si scostò, mi voltò di spalle e cominciò a leccarmi il culo.
Si soffermò su quel piccolo buco ancora inviolato leccandolo ripetutamente.
Poi si leccò un dito e me lo infilò nel culo.
Volevo quasi sottrarmi, ma la sensazione che ne provai fu piacevole.
Il movimento di quel dito confondeva la mia mente.
Come era piacevole.
Poi però sottrasse il dito ed appoggiò il suo cazzo all’apertura.
La pressione si faceva sempre più forte e tentai di divincolarmi ma Leo con un colpo più deciso violò anche quella piccola apertura.
Il dolore fu atroce.
Un po’ alla volta però, una nuova sensazione si stava impadronendo di me.
Il piacere superò ben presto il dolore e cominciai a gridare pregando Leo di incularmi con maggiore forza.
Non se lo lasciò ripetere due volte aumentò i suoi colpi.
Nel frattempo Paolo aveva avvicinato il suo cazzo alla mia bocca.
Cominciai a succhiarglielo facendolo venire e bevendo tutta la sua sborra.
Contemporaneamente Leo mi sborrava nel culo.
Dopo essersi tolto lasciò il posto a Paolo che non si fece pregare ad avvicinare la cappella del suo grosso cazzo al mio culetto pieno di sborra
Mi infilò con un colpo solo e poi cominciò a incularmi con furia, insultandomi, chiamandomi troia,vacca,puttana , succhiacazzi e io rispondevo che ero la sua puttana e che volevo che mi riempisse il culo anche con la sua sborra.
La cosa avvenne dopo poco, sentii il cazzo contrarsi e poi un fiume di sborra riversarsi nel mio intestino.
I due camionisti con i cazzi ormai molli ma ancora ricoperti sborra li avvicinarono alla mia bocca ed io ormai infoiata come una vera porca leccai e pulii tutto con cura mentre i due porci infilavano le loro dita nella figa facendomi raggiungere un altro orgasmo.
Tornai a casa nelle prime ore della mattina successiva dopo che il meccanico del carro attrezzi riuscì a far partire la mia macchina, ma non dissi niente al mio fidanzato, anche perché avevo dato il mio numero di cellulare a Leo e quando i due camionisti sono dalle mie parti mi avvertono.
Se riesco a liberarmi li raggiungo, ormai non lo facciamo più sul camion ma in una camera di un motel vicino all’autostrada e con tutta calma mi godo una doppia penetrazione con i loro due grossi cazzi contemporaneamente in figa e culo.
Graditi commenti delle lettrici a [email protected]
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.