“- La prego, veda di trovare un buco per me, la stagione fredda si avvicina e non vorrei costringere le mie clienti a spogliarsi in camerini gelidi…”
PAREVA UNA SANTA
Ciao a tutti. Sono Nevio, il piccolo imprenditore (un
po’ sporcaccione a detta di alcune amiche), protagonista di qualche avventuretta (propostivi con i racconti Tutto iniziò con una gita in barca, Gli scarichi, Il trio) però non sufficiente – credo – a qualificarmi “sporcaccione”. Il fatto è che a me piacciono le donne, more bionde, brune: non ho preferenze, piacciono tutte.
D’accordo con la mia consorte, Rosalba, ho avuto varie avventurette, soprattutto a livello di scambio di coppie. Soprattutto ma non solo. Infatti, pur essendo fedele ai patti coniugali non ho mai voluto offendere la Fortuna rifiutando la mia opera quando mi ha offerto delle opportunità.
Una di queste mi è capitata in occasione di un rifacimento di un impianto di riscaldamento. Come già spiegato nei racconti precedenti, io sono un piccolo imprenditore: rifacimenti edilizi, scavi, opere stradali, impianti di sanitari e di riscaldamento. La gestrice di un negozio di abbigliamento a fine settembre mi aveva contattato telefonicamente per risistemare e poi mettere a norma l’impianto di riscaldamento del suo esercizio, ormai vecchio e funzionante solo a metà:
– Signor Nevio xxx, sono la signora Roberta xxx. Io avrei bisogno della sua opera per dare una sistematina all’impianto di riscaldamento del mio negozio. Vorrei metterlo a norma e funzionante prima dell’inverno, soprattutto nei camerini di prova dove la gente deve per forza spogliarsi.
– Non ci sono problemi, fare o sistemare impianti di riscaldamento fa parte del mio lavoro; dovrei però vedere cosa bisogna fare esattamente e quanto tempo e quanti operai dovrei impegnare. Attualmente i miei uomini sono occupati in un cantiere su una strada provinciale e con un impianto di riscaldamento in una caserma, per cui dovrei organizzarmi.
– La prego, veda di trovare un buco per me, la stagione fredda si avvicina e non vorrei costringere le mie clienti a spogliarsi in camerini gelidi. Sia buono, vedrò di ricompensarla per il disturbo. Venga quando vuole nel mio negozio, mi dica di sì.
– Beh, a una donna non si deve mai dire di no, verrò domani dopo le 17.30, appena finito il lavoro nel cantiere.
Il giorno dopo, a pomeriggio inoltrato, mi reco in corso xxx a vedere il negozio e stabilire cosa fare. Mi accoglie la signora Roberta xxx, una bella donna sulla quarantina, alta un po’ meno di me, capelli neri raccolti in una crocchia sulla nuca con due spilloni, indossante un elegante vestito, color blu elettrico, che comprimeva un seno prosperoso e fasciava un culo bello sodo (almeno a giudicare da quel che vedevo), un viso grazioso ma molto serio, professionale. Accompagnandomi nel retrobottega mi fa:
– Grazie di essere venuto subito signor Nevio xxx, venga a vedere la vecchia caldaia e mi dica cosa si può fare per renderla funzionante.
Io la seguo attraverso il negozio, sotto lo sguardo attento di due commesse, dicendole:
– Adesso vedremo cosa si può fare, intanto però, mi chiami soltanto Nevio, il cognome lasciamolo a casa, qui non siamo all’anagrafe.
– Va bene Nevio, io la chiamerò così, ma allora lei mi chiami solo Roberta.
Rotto il ghiaccio, passo a vedere il vecchio bruciatore e annessa caldaia: roba degli anni ’80, assolutamente fuori norma e talmente usurata (e forse mai revisionata) che è un miracolo che produca ancora calore.
– Cara Roberta, mi lasci che le dica che questo impianto non è riparabile, ma deve essere cambiato: non solo non è più a norma, ma può cedere da un momento all’altro. Io le consiglio di metterne uno nuovo: il costo dell’impianto verrebbe ammortizzato entro un anno solo con quanto risparmierà di combustibile.
L’ambiente in cui è sistemato il bruciatore, una specie di sottoscala con un piccolo sfiatatoio verso l’esterno, è molto angusto ed è impossibile muoversi senza strusciarsi; quando involontariamente il suo culo viene sfiorato dalla mia mano lei ha una reazione quasi di fastidio per cui mi risponde molto seria:
– Mi può fare un preventivo – costi e tempi di lavoro – in modo che possa valutare come comportarmi?
Non ci sono problemi, per cui la lascio con l’impegno di risentirci.
Dopo qualche giorno le porto il preventivo; lei ha un vestito chiuso al collo, ma stretto ai fianchi per cui culo e tette sono sempre in rilievo. Esamina seria seria il preventivo: i costi sono abbastanza contenuti per cui mi dice che non ci sono problemi, anche se i tempi saranno piuttosto lunghi, dovendo lavorare – vista l’urgenza e gli impegni già assunti dalla mia ditta – soprattutto la sera, dopo le 17.
La settimana seguente sono nel negozio con un mio operaio a smontare il vecchio impianto; Roberta segue i lavori non avvicinandosi troppo, per non sporcarsi, mi dice, ma interessata a quello che si fa. E’ un settembre ancora molto caldo, per cui dopo un po’ sono costretto, per non sudare troppo, a togliermi la parte superiore della tuta e restare in canottiera e con un paio di calzoncini corti in mano:
– Roberta posso alleggerirmi un po’, qui dentro fa un caldo boia, non ti disturba se mi levo la camicia e mi metto un paio di calzoncini corti?
– Fai pure Nevio, solo per favore non entrare in negozio così conciato, sai le clienti…
– Non preoccuparti Roberta, starò attento a non dare scandalo alle clienti, non intendevo spogliarmi di più.
– Va bene, va bene Nevio, vedi non è per me, ma il negozio ha una certa classe e qualcuna delle clienti meno giovani (qui da noi non esistono “vecchie”, solo meno giovani) potrebbe rimanere turbata.
A dire il vero a me pare una fesseria, al bagno si vede molto di più, ma la cliente è lei e per me va bene anche così. Per allentare i bulloni del vecchio bruciatore devo distendermi per terra infilandomi parzialmente sotto; mentre il manovale mi aiuta in alto vedo con la coda dell’occhio che Roberta, sulla porta, convinta che non la possa notare, sbircia verso il basso: stai a vedere che questa santerellina cerca di vedermi il cazzo?
Verso le 19 il mio aiutante se ne va e rimango solo a proseguire il lavoro; Roberta gentilmente mi porta una spremuta fresca:
– Ecco Nevio qualcosa di fresco, vedo che sei tutto sudato.
– Grazie Roberta, ci voleva proprio: con questo caldo dovremmo fare una doccia ogni ora per toglierci il sudore di dosso.
– Purtroppo qui abbiamo solo un piccolo bagno, ma senza doccia. Piacerebbe anche a me di potermi rinfrescare senza dover andare a casa.
– Se lo credi potrei sistemarti un piatto doccia anche nel bagnetto qui, lo spazio non è molto ma credo si possa fare. Pensaci Roberta, non verrebbe a costare molto di più, l’acqua calda la si potrebbe ottenere con un piccolo scaldabagno, di quelli da pochi litri.
Intanto le commesse hanno salutato e se ne sono andate dopo aver abbassato la serranda; io continuo a staccare gli ultimi collegamenti del vecchio bruciatore che sposto piano pianino sino alla porta del negozio. Roberta cerca di aiutarmi, ma il catafalco è molto pesante e piuttosto sporco per cui finisce per sporcarsi di nerofumo la parte superiore del vestito.
– Accidenti, Nevio, guarda come mi sono conciata, non posso andare via così!
– Che problemi hai Roberta? Hai qui un negozio pieno di vestiti, per cambiarti hai solo il dubbio della scelta.
Non è molto convinta, i vestiti sono lì messi in vendita, non dovrebbero essere messi in prova da chichessia ma restare nelle scatole originali, con le etichette attaccate. Per fortuna trova un abito di sua misura che una cliente aveva restituito a causa di un piccolo difetto.
– Vado in un camerino a cambiarmi. Tu, Nevio, non ti muovere e resta qui ad attendermi.
In effetti va in uno dei camerini ed inizia a spogliarsi, chiudendo la tenda, ma non tanto da lasciare uno spiraglio attraverso cui riesco a vederla, di schiena, mentre si toglie il vestito macchiato: un culo abbondante ma bello, coperto da una mutandina di cotone. Quando esce, con un vestito abbottonato sul davanti dall’inguine sino al collo, le chiedo che tipo di intimo porti poiché sul fianchi del vestito si notano dei segni.
– Ma Nevio, ti avevo detto di rimanere là e di non guardare: non è una cosa bella spiare una donna mentre si spoglia.
– Cara Roberta, se avessi guardato non ti avrei fatto questa domanda; scusami, ma il tuo corpo è fasciato da questo nuovo vestito così bene che credo non riesca a nascondere neppure un neo, se ne hai. Ti sta benissimo e pare veramente fatto proprio per te, a parte quelle brutte righe antiestetiche sui fianchi.
Lei si rabbonisce e mi dà un buffetto sulla guancia:
– Va bene Nevio, sei un birbante, tu sai bene come si prendono le donne, soprattutto le vecchie come me.
– Vecchia? Non dire stupidaggini, hai un corpo che farebbe invidia ad una ventenne e sono sicuro che il tuo petto non ha bisogno di reggiseno, al contrario di molte diciottenni che conosco. Dovresti, lascia che te lo dica, dare molto più respiro al tuo corpo, non tenerlo chiuso come una suora, la natura ti ha donato tante grazie per abbellire il mondo, non per nasconderle.
Lei si schermisce, arrossendo:
– Ma dai, dai, Nevio, dici così solo per adularmi, sono vecchia e me lo dice spesso anche mio marito.
– Tuo marito è un cretino e non ti merita, vedi come sono sode le tue tette? – Le dico mentre comincio ad accarezzarle cercando di slacciare i bottoni – Sei troppo rigida, lasciati andare, dalla vita bisogna accettare i momenti belli, quando vengono.
Lei cerca di mandare via la mia mano, ma senza troppa convinzione:
– Ma Nevio, Nevio, che fai, stai fermo, sono una donna sposata, non è giusto…
– Sì, sei sposata, è vero, ma che male fai a tuo marito se mi mostri il seno?
Roberta arrossendo sempre di più non oppone resistenza e lascia che le mie mani le aprano il vestito mettendo in vista un petto abbondante imprigionato da un reggipetto di cotone bianco.
– Cara Roberta, queste tette non meritano di essere nascoste da un reggipetto di questo tipo: lo hai preso a qualche suora di clausura? Con tutti i bei completini che hai in questo negozio ti vai a mettere queste robe antiquate.
Così dicendo le abbasso il reggipetto facendo, finalmente, uscire allo scoperto le tette, una buona quarta misura, areole brune e ampie sormontate da due capezzoli ritti e rigidi come soldatini. Mentre lei non sa come comportarsi e con una mano cerca di coprirsi il seno io scendo a slacciare gli altri bottoni sino ad aprire del tutto il vestito e a mettere in mostra le mutandine bianche di cotone, macchiate all’altezza della fica. Con una mano vi entro spingendo due dita nella fessura, già tutta un lago.
– Roberta, Roberta, il tuo corpo parla per te.
E così dicendo la porto sul bancone di vendita ove lei, dopo essersi tolta le mutande, si distende dicendo:
– Nevio, Nevio, prendimi subito, sto facendo una pazzia, ma è da prima, quando ti ho visto disteso sotto il bruciatore che ti voglio.
Io le rispondo tirando fuori l’uccello, duro già da un bel pezzo, e distendendomi sopra di lei. Una scopata appagante per me, ma soprattutto per lei, repressa da un marito che ad una sana chiavata preferiva guardare una partita alla TV.
Finiamo di scopare che sono ormai le dieci di sera. Sposto il bruciatore sul marciapiede, verrò domani con il mio operaio a caricarlo sul furgone e la saluto con un bacio:
– Arrivederci Roberta, continuiamo domani il lavoro.
– Senz’altro, continuiamo domani.
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