“Lui appoggiò le labbra al mio capezzolo destro e palpandolo, iniziò non a baciarlo ma a suggere come un bambino, mentre io gli carezzavo la folta chioma…”
Mi presento, mi chiamo Anna, ho 40 anni e sono sposata da
14 anni con Giorgio, mio coetaneo.
Dicono che io sia una bella donna,. Sono alta cm 160, 4° di seno, taglia 46, capelli castani che solitamente tengo mediamente lunghi, all’altezza della spalla.
Con mio marito abbiamo una vita abbastanza agiata, lui è un imprenditore ed io una wedding planner, il che mi porta a conoscere persone di un certo livello sociale e mi obbliga a tenermi fisicamente.
Non abbiamo figli a causa di un mio problema congenito ma, francamente, la cosa poco mi importa anzi, la nostra vita sessuale ne guadagna, facciamo sesso come e quando vogliamo, senza problemi di rischi di gravidanze inaspettate. Il rapporto con mio marito è libero, ossia io non pretendo fedeltà fisica da lui e lui non la pretende da me, ci togliamo ogni sfizio sessuale reciproco, a patto che ci sia solo una intesa sessuale e non mentale con i nostri partners occasionali.
La scorsa estate eravamo ospiti di amici all’Isola d’Elba. Eravamo andati li poiché io dovevo concludere l’organizzazione di un matrimonio e, con l’occasione, avremmo passato qualche giorno in compagnia di amici. Insomma univamo l’utile al dilettevole.
Eravamo ospitati in una dependance di una stupenda villa; i nostri amici se la passavano bene ed avevano acquistato questo gioiellino che aveva anche piscina e campo da tennis.
Ci avevano dato la dependance per essere più indipendenti, rientrare quando volevamo, eventualmente a nostra volta invitare persone etc… insomma ci avevano sistemato perfettamente.
I nostri amici hanno un figlio appena maggiorenne, un ragazzo alto e snello, molto bello direi, uno che pratica molto sport ed è anche molto studioso. E’ molto attento alle opinioni altrui, conscio del proprio ruolo sociale e gravato delle future responsabilità che i genitori fanno pesare sulle sue giovani spalle.
Il tutto va a complicare una timidezza di base del ragazzo, rendendolo il classico secchione, anche se con il fisico che ha dato lui madre natura, potrebbe diventare uno “sciupa femmine”.
Parlando con i genitori, è anche emersa una loro personalissima ipotesi che fosse gay. Loro dicendomelo la mettevano come la peggiore delle malattie, mentre io e mio marito cercavamo di far capire che non ci sarebbe stato nulla di male, sarebbe stato solo un aspetto caratteriale di loro figlio, l’essere gay non è una malattia, è un aspetto che va rispettato, e se vogliono bene a loro figlio devono accettarlo nella sua totalità.
Comunque la mia fantasia di donna era stuzzicata da ciò, volevo approfondire ed avrei fatto di tutto.
L’occasione si presentò un pomeriggio, quando mio marito ed i suoi amici erano andati in barca a pescare, mentre la madre del ragazzo era andata ad una partita di bridge con le amiche. Io mi trovavo a bordo piscina distesa su un lettino a prendere il sole in bichini, mentre Enrico (così si chiama il ragazzo) era in veranda ad armeggiare con il suo tablet.
Dalla veranda poteva vedere benissimo ogni mia mossa, ed io decisi di stuzzicarlo.
Mi sganciai il sopra del costume lasciando libero il mio florido seno e mi misi a prendere il sole mostrandolo il più possibile. I miei capezzoli ritti e duri evidenziavano l’eccitazione che cresceva in me, volevo provare se il ragazzo fosse attratto e chissà, anche farmelo, se ce ne fosse stata l’occasione.
Vidi Enrico che volgeva lo sguardo verso di me ma, dopo 10 minuti ancora non si era staccato da quel maledetto tablet, così decisi di passare alla mossa successiva.
Chiamai Enrico, pregandolo di venire a spalmarmi l’olio solare al fine di evitare scottature.
Il ragazzo si mosse con calma e svogliatezza. Si avvicinò a me. Gli porsi l’olio solare e mi posi di schiena, invitandolo ad ungermi. Ubbidì senza particolari tentennamenti.
Cercai di farlo parlare ma lui rispondeva a monosillabi mostrando disinteresse e cercando di assolvere al compito assegnato il prima possibile.
In meno di due minuti completò l’ unzione della schiena e fece per andarsene,
Io, ancor più decisa, mi voltai, mettendo in mostra il mio seno a pochi centimetri da lui, e lo invitai a proseguire nell’unzione.
A quel punto ci fu un attimo di tentennamento. La sua mano iniziò iniziò a tremare.
Notai dal suo costume un rigonfiamento.
Lo guardai negli occhi, “ci sono problemi” gli dissi?
“Non ho mai toccato un seno” mi rispose.
Ma ce l’ha una ragazza? Vi bacerete spero? Incalzai io malignamente.
“Sono vergine” rispose lui con tutta la rabbia che aveva dentro!
Io sorniona sorrisi, “sei ancora vergine”? E perché se sei un così del ragazzo? Proseguii io.
Lui abbassò gli occhi…avevo scoperto il suo segreto…altro che illazioni sull’essere gay di suo padre e di sua madre…il ragazzo era inesperto!
Quale occasione migliore per me, aumentare la mia autostima ed erudire il ragazzo.
Avevo deciso, avrei fatto da nave scuola.
Presi le sue mani e le posi sui miei seni, “toccali” gli dissi. Ti piacciono?
Il ragazzo dapprima sfiorò appena i miei seni, poi, prendendo confidenza iniziò ad esplorarli pian piano. Era bellissimo scoprire quell’innocenza dopo tanti anni con mio marito e partner più grandi.
Baciali se vuoi – dissi di nuovo.
Lui appoggiò le labbra al mio capezzolo destro e palpandolo, iniziò non a baciarlo ma a suggere come un bambino, mentre io gli carezzavo la folta chioma.
Nel suo costume si era messo in evidenza il membro, il rigonfiamento si faceva sempre più palese e pareva voler rompere la stoffa, tanta era la voglia del ragazzo.
Mi alzai, prendendolo per mano,“vieni con me” dissi.
Lo condussi nella mia camera da letto. Mentre camminavo vedevo che i sui occhi non si distoglievano dal mio florido seno.
Giungi in camera lo baciai sulla bocca. Il ragazzo non ci sapeva fare neppure con i baci.
La mia lingua cercava di entrare nella sua bocca ma lui non capiva e non la lasciava entrare.
Ci volle del tempo per fargli capire come si baciava, lui dimostrò di imparare in fretta.
Mi stupii del fatto che baciandomi non cercasse di toccarmi, di esplorare il mio corpo.
Io invece ero andata a tastare la consistenza del suo membro, trovandolo in forma perfetta.
Lo feci sedere sul bordo del letto, ed afferrandolo per i capelli, lo invitai a baciarmi i seni.
Era diventato paunazzo, ma obbedendo inizio da prima a baciarmi i capezzoli, poi a suggerli, ed infine, facendosi più audace, con le mani iniziò a toccare i seni. Forse quella scena l’aveva immaginata nei suoi sogni notturni quando, certamente, si ammazzava dalle seghe.
Lo interruppi e presi le sue mani. Le feci appoggiare al bordo dei miei slip, invitandolo a calarli.
Piano piano, la mia fica si mostrò a lui. Ero totalmente depilata e questo evidentemente gli piacque.
Questa volta, senza necessità di invito, istintivamente, avvicinò la sua bocca alla mia fica ed iniziò a leccarmi.
Il suo respiro aumentava, si faceva sempre più affannoso.
Io agevolavo la sua lingua allargando le gambe.
Da porca quale mi sentivo, allargai le labbra della fica, permettendogli di leccarmi ancor più in profondità. Mi sentivo presa mentalmente dal mio giovane amante e vogliosa di aiutarlo a scoprire ogni aspetto del sesso, come a recuperare il tempo perduto.
Le sue dita si fecero curiose, forse memori di qualche filmino porno visto, iniziarono ad esplorare il mio sesso. Anche un dito, più curioso degli altri, si era fatto sentire sul mio buchino posteriore, strappandomi un gemito di approvazione che aveva ancor più stimolato il mio amante.
Era arrivato il momento di fare le cose serie.
Invitai Enrico a stendersi.
Gli sfilai il costume, mettendo in evidenza una bella asta ritta ed ansiosa si essere finalmente usata.
Avvicinai le mie labbra al suo glande e lo presi in bocca, iniziando in primo pompino della sua breve vita.
Con la lingua stuzzicavo il prepuzio.
Con un dito andai ad esplorare il suo culo ed infilai il mio indice, cercando di toccare la prostata.
Da esperta navigata so, che il tocco prostatico provoca sì dolore ma aumenta l’erezione.
Il giovane inesperto, da li a poco, come era facile immaginarsi, ebbe un sussulto, scaricando nella mia bocca una sborrata favolosa. Bevvi quel nettare e poi lo baciai nuovamente. Una smorfia di disgusto apparve sul viso di Enrico, evidentemente le porcate viste nei films o nei giornalini sono ben diverse da quelle fatte nella realtà.
Enrico era imbarazzatissimo.
Lo tranquillizzai, “è normale che tu venga così velocemente. non finisce qui tranquillo, vedrai che in poco tempo tornerai più in forma di prima”.
Mi stesi sul letto invitandolo a leccarmi la fica, lui ubbidiente eseguì.
Lo indirizzavo ed erudivo sul da farsi, mi feci prendere il clitoride tra le labbra, spiegando ogni volta le funzioni ed il fine del punto in cui stava leccando. Era un allievo fantastico.
Di li a poco, finalmente, anche io ebbi un sussulto e venni nella sua bocca.
Lui non capiva, ma ben presto avrebbe appreso tutte le arti amatorie.
Ripresami dall’orgasmo, era evidente che Enrico fosse tornato in tiro e pronto per diventare uomo.
Lo feci stendere sul letto, e mi misi a cavalcioni su di lui.
Afferrai la sua asta puntandola all’entrata della mia fica.
Con movimenti lenti facevo percorrere alla sua asta esternamente tutta la mia fica in lunghezza, andando a far sì che la sua cappella stuzzicasse il mio clitoride che man mano cresceva in dimensioni.
Volevo far aumentare, se ciò fosse ancora più possibile, il desiderio del giovane.
Enrico aveva gli occhi grandi di desiderio, come due lanterne, il respiro affannoso, i polmoni pompavano ossigeno al massimo.
Lo stavo portando su di giri.
Lo guardai dritto negli occhi…”vuoi”? gli chiesi.
Lui non rispose ma cercò con un movimento di bacino di penetrarmi…era evidente che non aveva altro desiderio se non quello di essere sverginato.
Lo accontentai.
Puntai la sua cappella all’ingresso del mio paradiso e… piano piano mi calai su di lui.
Aveva un bell’uccello, lungo circa 19 centimetri, ma quello che era fondamentale era la circonferenza, Mi sentivo ripiena come un supplì.
Lasciai il tempo ad Enrico di abituarsi alla nuova sensazione poi, con il bacino, iniziai lenti movimenti circolari.
La sua cappella roteava nel mio utero, toccandone le pareti e dandomi enorme godimento.
Lui aveva chiuso gli occhi e si stava godendo la sua prima scopata.
Non volevo affrettare i movimenti, temevo che il ragazzo venisse nuovamente, quindi volevo godere anche io del momento.
Il respiro di Enrico aumentava, finalmente uscì dal suo guscio di silenzio, esprimeva la sua voglia repressa, diceva frasi senza senso, era in trance,
Allungò le braccia verso di me, ponendo le mani sui miei seni ed andando a giocare con le mie mammelle. Impastava le mie mammelle come si impasta il pane, poi prendeva i miei capezzoli strizzandoli tra pollice ed indice (chissà dove avrà visto farlo pensai).
Che bello, finalmente poteva esprimere la sua sessualità.
Con il bacino aumentai i movimenti, iniziai a pompare velocemente. Il piacere aumentava in entrambi proporzionalmente con la velocità.
Non tutti sanno che quella posizione è l’unica in cui la donna riesce a decidere l’intensità e la profondità della penetrazione, è l’unica posizione in cui la donna ha le redini complete del rapporto sessuale. Io stavo godendo a mio piacimento di quel giovane amante, cercando di rendere la sua prima volta indimenticabile.
Mi chiamava con le frasi che si leggono sui giornalini o che si vedono nei filmini ed io…lo lasciavo fare.
Volli cambiare posizione, mettendomi in ginocchio sul letto ed invitandolo a prendermi alla pecorina (la mia posizione preferita).
Enrico, alunno perfetto dal punto di vista dell’apprendimento, assecondò le mie richieste, iniziando a pomparmi ed al contempo stuzzicando con le sue dita le mie mammelle.
Godevo godevo e godevo. Mi pompava con la veemenza giovanile, eravamo solo io e lui, il mondo fuori in quel momento non aveva interesse.
Benché fossi più vecchia di lui di almeno 22 anni, la cosa parve non interessare.
Eravamo un uomo ed una donna con la voglia di fare sesso!
Mi pompava e questo era l’unica cosa importante.
Fattosi ormai audace, in quella posizione, provò a puntare la sua cappella sul mio sfintere ma io, maliziosa, gli dissi “un’altra volta, quello sarà oggetto di prossime lezioni”. Lui sorrise.
Volevo cambiare ancora.
Mi stesi nuovamente sul letto invitandolo a venirmi sopra alla “missionario”.
In quella posizione, Enrico dette il meglio di se. Mi baciava il collo, mi soffiava negli orecchi, mi leccava i lobi, mi baciava la bocca, mi baciava i seni e mi toccava in ogni parte del corpo fino a quando, finalmente, un sussulto… stava per venire.
Fece cenno di uscire da me ma, io serrai le gambe dietro alla sua schiena,invitandolo a venirmi dentro. Senza farselo ripetere, mi inondò la fica di sborra, sussultandomi dentro più volte.
Uno, due, tre colpi di reni ed io…mi trovai grondante di sperma.
Si accasciò accanto a me baciandomi, non mi dava tregua, non voleva porre fine a quel momento.
Era arrivato il momento delle confidenze. Mi raccontò di lui, della sua famiglia e di come si sentisse oppresso dalle responsabilità. Del fatto che la sua famiglia rappresentasse anche un peso per i rapporti con l’altrui sesso.
Stavo facendo anche da psicologa oltre che da “nave scuola”, ma che bello.
Anche io avevo poca voglia di porre fine a quei splendidi momenti.
Lo invitai a fare un tuffo in piscina, così, nudi, in fin dei conti erano appena le 5 del pomeriggio ed in casa non sarebbe rientrato nessuno prima delle 7.
Con un po di imbarazzo riuscii a condurlo in piscina.
Ci tuffammo assieme ma, dopo qualche nuotata mi ritrovai attaccata al bordo della piscina con le sue braccia intorno al collo e la sua lingua in bocca,
Sentivo all’altezza della mia pancia crescere nuovamente il suo membro. A quella età i tempi di recupero sono molto veloci.
Così mi trovai nuovamente a gambe larghe con la sua cappella che puntava il mio sesso.
E’ stata una sensazione fantastica, penetrata in piscina, da un giovane amante pieno di energie.
Lo sciacquetio dell’acqua faceva da colonna sonora…io attaccata al bordo della piscina con uno stupendo ragazzo che mi procurava ondate di piacere.
Mi stavo lasciando andare, iniziai ad esprimere a mia volta il piacere che provavo, creando accrescimento dell’autostima di Enrico e conseguente perdurare della durezza del suo pene.
Era la terza in meno di due ore ed il suo pene pareva non avere il minimo accenno di debolezza.
Fermai Enrico invitandolo a prendere il mio posto attaccato a bordo piscina poi, in apnea, arrivai al suo pene spompinandolo. Riemergevo per prendere fiato.
Volli cambiare ancora; salii sul bordo e mi misi a gambe spalancate, la sua faccia era perfettamente all’altezza del mio sesso. Stavo immaginando le sue fantasie e cercavo di anticiparle mettendole in pratica. Mi feci leccare per bene, poi tornata in acqua, mi rimpalai sulla sua asta sempre dritta e marmorea.
Enrico ricominciò a pomparmi poi …ad un certo punto, un due tre colpi di bacino più forti degli altri e mi trovai nuovamente la mia fica colma di sperma.
Uscimmo dalla piscina e ci sdraiammo esausti sui lettini.
Avevo fatto un bel regalo sì ma avevo scoperto anche un torello niente male.
Dopo poco ci alzammo per andare a rivestirci
“Quando mi insegni altre cose” riuscì a dirmi.
Tra qualche giorno quando ti sarai ripreso -risposi e non vedevo l’ora di gustare di nuovo della mia nuova scoperta, una macchina da sesso giovane e non egoista ma…questa è un’altra storia.
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