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Mi ricordo

“Mi venne quasi da sorridere quando lei sbuffò per fingere d’essere infastidita mentre invece allargò le cosce per non ostacolare la mia intraprendenza…”

Mi sento come il ragionier Fantozzi perseguitato dalla nuvola dell’impiegato sfigato.
Sono venuto a trascorrere pochi giorni al mare, prima che inizi l’alta stagione ed i prezzi diventano proibitivi. Altro che mare, fuori piove, quanto piove. Non conosco nessuno in questa piccola località. Questo è il primo giorno, il paese non offre niente oltre la spiaggia ed il bar sulla piazzetta, ma non conosco nessuno ed andare al bar per stare da solo è peggio che starmene qui, disteso su questo letto che mi è estraneo. Non so esattamente in cosa, ma questo letto è diverso da quello di casa mia: la consistenza dei materassi, lo spessore dei cuscini, l’odore delle lenzuola sono tutti diversi da quelli del mio letto.
Come se non bastasse c’è un’afa insopportabile che mi impedisce persino di schiacciare un pisolino.
Ecco perché sono disteso , impegnatissimo nel fare un bel niente. Un poco incazzato con il tempo, un poco con la malasorte.
Nella mente si generano pensieri di vario genere che si intrecciano tra loro senza alcun filo logico e la noia regna sovrana su tutto, dominando anche me.
Come scene poco nitide di un film visto tanto tempo fa passano nella mia mente spezzoni di antichi ricordi. Lascio perdere quelli che mi fanno incazzare ( e sono tanti) e che riguardano il ritrovarmi qui, ora, così, da solo e coltivo ricordi più piacevoli.
Quali ricordi possono essere più piacevoli di quelli dei momenti spensierati? Di quelli delle avventure vissute con belle donne? Dei momenti di vita godereccia di tempi più o meno remoti?
Che bella cosa cullare i ricordi particolari, i vari “mi ricordo quando” o come diceva Fellini “Amarcord..”
Ecco: ripenso ad Amarcord di Fellini con la sua sensuale Gradisca.
Ah,ah,ah no, no, non mi sto paragonando al geniale maestro Fellini, sto semplicemente ricordando.

Tra i tanti episodi che affiorano alla mente c’è anche la visione del film Amarcord di Fellini in un cinema all’aperto. Erano chiamate “arene” i cinema all’aperto e ne esistevano molti alcuni decenni fa, in particolare nelle località di villeggiatura balneare. Ovvio che le proiezioni avvenivano necessariamente nelle ore notturne. Ero giovane allora e svolgevo lavori saltuari, spesso in attività connesse al turismo: cameriere a chiamata in qualche ristorante, trasportatore di bevande da un grossista ai vari bar e locali di ristorazione, fattorino per chiunque avesse consegne da effettuare a domicilio, eccetera. D’estate il lavoro non mi mancava anche se non sapevo mai quale sarebbe stato quello del giorno dopo, di certo non avevo molto tempo durante il giorno e quindi non frequentavo molto la vita di spiaggia, quella che che facilitava le non poche piacevoli avventure a molti altri della mia età.
Una sera ero particolarmente stanco ed anziché aggregarmi alla solita compagnia di amici ed andare in qualche posto a ballare o fare baldoria, me ne andai a vedere , appunto, “Amarcord” di Fellini in proiezione nella locale “arena”. Con i criteri di oggi si direbbe che c’era molta gente, per quei tempi invece, quando spesso si vedevano esposti alla cassa cartelli con la scritta “Solo posti in piedi”, si poteva dire che era un deserto, In realtà c’erano decine e decine di persone sparpagliate in varie zone, ma molti di più erano i posti vuoti. Mi sedetti in un posto qualsiasi, lontano da tutti. All’epoca si entrava nei cinema in qualsiasi momento della proiezione a meno che non fosse l’ultimo spettacolo, tanto poi si recuperava la visione della parte non vista nella proiezione successiva. Io entrai a film abbondantemente proiettato.
Poco dopo arrivò una prosperosa giovane signora, esteticamente lontana dai miei canoni di bellezza ma assolutamente non brutta, anzi. Solo che io preferivo le donne magre quella senza essere grassa aveva le sue curve ben evidenti, sui fianchi, sul sederone, sul gran petto, insomma “in carne”. Tra tante file di sedie scelse proprio quella dov’ero seduto io e dovetti alzarmi per lasciarla passare ed andare oltre la mia postazione. Sorrise civettuola strisciando con il suo soffice culo sul mio basso ventre nel passare davanti a me, inebriandomi con un profumo molto particolare, tutt’altro che sgradevole, anche se un poco forte per i miei gusti.
Non era esattamente il mio tipo ideale ma era una gran bella femmina, e con quel profumo, con quello sfiorare secondo me deliberatamente il suo corpo al mio, quello sguardo malizioso accompagnato dal sorrisetto accattivante, non potevo restare indifferente. Infatti più che alle immagini del film prestavo attenzione a lei, sedutasi a pochi posti di distanza, e ai suoi frequenti cambiamenti di posizione nello stare seduta in mille modi diverse, accavallando le gambe o tenendole divaricate e distese con i piedi fin sotto il sedile anteriore, oppure entrambe girate dalla mia parte o in altri modi ancora e se le toccava in continuazione quelle gambe, dalle ginocchia in su, accarezzandole con malizia.
Non ebbi neanche la voglia di inventare una scusa per giustificare il mio spostamento, mi sentii come invitato e molto disinvoltamente mi alzai per portarmi al posto vicino a lei che disse semplicemente “Con questo caldo non stavi meglio la?”
Non le risposi neppure, allungai subito la mano tra le sue cosce. Mi venne quasi da sorridere quando lei sbuffò per fingere d’essere infastidita mentre invece allargò le cosce per non ostacolare la mia intraprendenza. Risalii piuttosto rapidamente verso l’inguine e restai piacevolmente sorpreso nel verificare che la signora non indossava neppure le mutande. Proprio perché questo mi sorprese, sia pure piacevolmente, ebbi un attimo di esitazione, fermandomi con il palmo sulla figa.
In quel momento sullo schermo c’era l’immagine della Gradisca, deliziosamente interpretata da Adriana Asti, cioè della affascinante signora che offriva cioccolatini dicendo “gradisca” con tale malizia da far capire esplicitamente che stava offrendo ben di più del cioccolatino e per questo quel suo invito era diventato anche il suo nome d’arte.
La mia “amica” occasionale commentò “ Gradisca…..che bizzarro modo di offrire”
Io la informai “Io gradisco” e il mio dito medio per prima si fece impertinente sulla sua figa e poi tutta la mano cominciò a lavorare.
Di tutto il film “Amarcord” ricordo solo la Gradisca, per la particolare coincidenza che ho riferito, il resto non l’ho più visto. Ho tuffato la mia faccia sui soffici seni della donna, lavorando di bocca tra collo, capezzoli e, a volte, lobi delle orecchie, mentre con una mano torturavo la schiena di lei e con l’altra mi davo da fare tra il pelo e le labbra sempre più umide della appetibile gran figa che stava tra quelle cosce che lei teneva ben larghe e sulle quali spesso faceva leva per muovere anche il suo bacino.
Anche lei comunque si dava da fare con una mano sul mio cazzo dopo averlo tirato fuori dai calzoni lei stessa
Dopo un bel po che giocavamo in questo modo le bisbigliai “voglio scoparti davvero, andiamo altrove”
Lei spostò il mio capo dal suo seno, mi sorrise e poi si abbassò per regalarmi un fantastico tocco di lingua sul glande e poi un paio di veloci introduzioni del mio cazzo nella sua bocca, tanto per farmi capire di cosa era capace , e quindi di farmi ulteriormente impazzire di desiderio.
Quando alzò il capo le chiesi di nuovo “Andiamo?”
Come se fosse paga del già fatto, spostò le mie mani da lei, si ricompose e mi disse “chiuditi i calzoni”.
Ero convinto che avesse accettato la mia proposta e che stavamo preparandpci per andare via.
Mi sbagliavo. Io avevo perso la testa, lei no. Si era reso conto che stava per finire il film. Infatti solo pochi minuti dopo si accesero le luci. Tanta gente si alzò dai vari posti per lasciare l’arena.
Di nuovo le chiesi “Allora? Andiamo?”
Mi disse sottovoce “ Io non ho visto ancora tutto il film”
“Neanche io, ma chi se ne frega del film?”
“Il prossimo sarà l’ultimo spettacolo”
Abbastanza deluso chiesi “E vorresti dire che ti interessa di più il film?”
Mi diede una gomitata e disse “No, sciocchino, adesso che ho visto che sei ancora più carino di quanto sembravi al buio mi interessi tu. Vedi che molti vanno via? Spostiamoci verso il fondo e quando si spegneranno le luci…”
“Vuoi dire? Farlo qui?”
“Perché? Non lo trovi eccitante? Ci mettiamo laggiù, vedi? Non c’è quasi nessuno, è una zona molto buia, la gente guarda lo schermo…non ti eccita?”
“Beh, insomma, ..io avrei un posto più tranquillo, più comodo…”
Mi interruppe con “Ma certamente meno eccitante. Se ti va io ci sto, se no guardati il film”
Una specie di ultimatum. In quel momento mentalmente l’ho chiamata in un certo modo davvero poco carino, ed ho pensato di lei esattamente quello che significa la parola che mi era passata per la testa: che troia!
Ovviamente accettai il suo ultimatum chiedendole “Allora spostiamoci, andiamo laggiù dove dici tu”. Si accorse che un poco ero adombrato e sorrise con molta sensuale civetteria. Ci sapeva fare quella maledetta, con quello sguardo mi aveva fatto ulteriormente ribollire il sangue, l’avrei trombata anche a luci accese ormai. Di nuovo fu lei a dettare legge ed io ad ubbidire .
“Quando rispengono le luci” disse.
Per fortuna le spensero subito.
Ci spostammo, lasciai andare lei innanzi, tanto ormai era chiaro che dovevo fare solo quello che lei voleva. La seguii verso il fondo dell’arena, dalla parte opposta allo schermo verso il quale era rivolta l’attenzione della ancora tanta gente presente . Quasi tutta. Un tale però osservò il nostro spostamento, me ne accorsi, Lo disse alla donna che non se ne fece un problema ma commentò: Sarà uno al quale piace guardare, lascia che goda anche lui, se si accontenta solo di vedere, lascialo sognare”
Di nuovo pensai di lei “Che troia”, ma non in senso spregiativo, anzi, quella sua spregiudicatezza mi eccitava ancora di più, trovavo che fosse fantastica una donna così disinibita, forse di tutte le sue caratteristiche il particolare più eccitante era quella sua “ disinvolta porcaggine”,
Voleva mettersi a sedere di nuovo, su una delle ultime file, ma questa volta la bloccai io. La costrinsi a restare in piedi, con possibilità di appoggiarsi allo schienale delle sedie se avesse voluto, ma in piedi perché io potessi prima abbassarmi e leccargliela la calda figa che prima avevo solo potuto toccare e poi scambiarci i ruoli e farmi eseguire un pompino vero da lei e non solo quell’assaggio frettoloso e poi, se scopata doveva essere, volevo che fosse e in un modo o nell’altro me la dovevo trombare con una vera penetrazione, fregandomene davvero se qualcuno avesse sentito qualche rumore o di quel soggetto che continuava a guardarci .
Ero deciso ma non dovetti ricorrere ad alcuna forzatura. Lei come me o forse più di me, mi sembrò volere le stesse cose. Mi offrì la figa per il leccaggio stando dritta e gambe divaricate, sollevandosi la gonna con le sue mani per poi farmela ricadere sopra il capo, come a coprirmi mentre mi gustavo i sapori dei suoi umori. Poi volle deliziarmi con un favoloso pompino, e annesso palpeggiamento di palle, eseguito da ingorda famelica ma si interruppe mentre cominciavo a percepire i primi segnali di una imminente eiaculazione.
Doveva farmi una domanda, chiedermi “Se dopo ce la fai a trombarmi davvero ti faccio godere con la bocca, se no scopami subito”.
Non avevo intenzioni di dimostrarmi un super maschio rischiando, subito le risposi con i fatti, tirandola su, facendola girare perché si appoggiasse a qualche sedia e da dietro glie lo infilai nella figa ormai bagnatissima, molto scivolosa ed accogliente.
Quel fastidioso individuo, l’unico oltre noi in fondo all’arena continuava a guardare noi e non il film, ma non me ne fregò niente. Come aveva giustamente detto lei poco prima, se si accontentava di guardare che si fosse tolto pure lo sfizio. Anzi, se devo essere sincero provai piacere anch’io nel pormi ben in vista ai suoi occhi perché vedesse ed imparasse cosa fanno i veri maschi alle vere donne, quelli che fanno e non guardano. Quasi per sfregio a quell’uomo che un poco mi faceva pena mi infuriai quasi in una cavalcata impetuosa e forsennata. Solo l’alto volume della colonna sonora del film coprì, credo, gli inevitabili rumori che facemmo o forse qualcuno li sentì pure, forse si sarà pure girato, ma non era facile vederci in quella zona molto buia a meno che non fossero vicini come quel tipo strano. Ma laggiù oltre noi, cera solo lui.
Il piacere di raggiungere l’orgasmo in contemporanea rese ancora più fantastica quella meravigliosa scopata. Dopo l’inevitabile uso di fazzoletti per un minimo di detersione di liquidi vari e una risistemata alla buona ai vestiti, chiesi alla donna se voleva uscire dall’arena con me per andare a prenderci qualcosa al bar. Mentre lo chiedevo mi accorsi che quel tale impertinente si era portato praticamente alle mie spalle. Pensai che volesse prendere il mio posto come se avesse fatto la fila per aspettare il suo turno. Ero già pronto ad apostrofarlo in male modo quando lei, la donna, mi raggelò rispondendo al mio invito con “Grazie ma sto con mio marito e vogliamo vederci il film ora”.
Prese quell’uomo sottobraccio per andarsi a sedere insieme qualche fila più avanti, lasciandomi crogiolare nel mio stupore.

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Lui & Lei

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