“La tua risposta è stata lenta, divertendoti come al solito, a lasciarmi un po’ sulle spine…”
18:43. Il blu elettrico dell’orologio di fianco a me è l’unica fonte
di luce nella stanza. La penombra mi avvolge in questo sabato pomeriggio di aprile, mentre le coperte sfatte si intrecciano tra le gambe. Avvicino il mio viso contro il cuscino sperando di ritrovare il tuo odore, ma troppo velocemente ricordo che il tuo viso non è mai stato poggiato lì, ma la malinconia che stava per crescere dentro di me viene sopraffatta da una felicità incontenibile, tale da farmi sorridere senza un motivo apparente. Ed è a quel punto che fanno capolino nella mia testa i ricordi di ieri. La lussuria ci aveva travolti come mai avrei potuto immaginare. Dopo anni di avance più o meno velate ti sei lasciata trasportare. Non avrei mai pensato che due amici avrebbero potuto fare quello che abbiamo fatto noi. Non so perché hai accettato proprio ieri, ma già quando sei salita in macchina con me ho capito che sarebbe stata un’uscita diversa. Mi hai guardato con più intensità, come ho sempre sperato tu facessi, cercavi sempre il contatto con il mio corpo, da un innocuo tocco sulla spalla alle nostre dita che si sfiorano con leggerezza. È stato in quel momento che ho deciso di prendere l’iniziativa, prima che perdessi il coraggio, prima che svanisse la magia di quel momento, impregnato di un’energia tutta sua trasmettendocela, lasciandoci inquieti e pieni di una carica che non aveva mai travolto entrambi, ma che adesso era lì a spingere i nostri visi sempre più vicini. Ed è nello slancio del momento che ho avvicinato le mie labbra alle tue, con estrema irruenza, tale da risultare goffa. Per la sorpresa hai trasalito e percependolo come un segno di rifiuto mi sono scostato velocemente, esattamente come mi sono avvicinato. Ti ho guardato pronto ad abbozzare delle scuse, ma stavolta sei stata tu che con estrema sicurezza hai avvicinato le tue soffici labbra alle mie. Ho risposto sorpreso al bacio, le nostre bocche si sono scontrate, le lingue intrecciate, legandosi le une alle altre. La passione è cresciuta con ferocia, mentre con la mia mano destra tenevo il tuo viso contro il mio, come se avessi temuto di poterti perdere da un momento all’altro, ma non hai avuto alcuna intenzione di scostarti e il nostro bacio si è protratto lungo e deciso, terminando con riluttanza dopo lunghi minuti. Ci siamo separati lentamente, mantenendo il contatto visivo, che ci legava, come un filo immaginario, perché incapaci di allontanarci veramente.
“Perché adesso?” dissi con un leggero affanno nella voce. La tua risposta è stata lenta, divertendoti come al solito, a lasciarmi un po’ sulle spine.
“Mi andava, sai che sono un po’ così e poi non hai bisogno di conoscere la risposta, ma non essere pressante che non lo rifacciamo più.”
“Ma…”, mi sono bloccato subito appena i nostri sguardi si sono intrecciati, lo sapevi che non sarei stato in grado di trattenermi. Nella mia testa milioni di domande e supposizioni del perché tu abbia deciso di baciarmi hanno fatto irruzione all’improvviso, con la consapevolezza che non avrei mai ricevuto una risposta. Né ora, né mai. Non ho mai compreso questa riluttanza nei miei confronti nel confessarmi ogni genere di cose, senza mai darmi una spiegazione. Forse perché sai perfettamente quanto sia curioso e quanto mi piaccia sapere qualunque cosa di te, ed è questa riluttanza nei miei confronti che mi fa impazzire, ma allo stesso tempo adoro. Adoro quel velo di mistero che costruisci intorno a te, ed è bellissimo quando decidi di liberarti di uno dei tuoi segreti, lasciandomi libero accesso ad una nuova parte di te.
“Mi riaccompagni a casa? Non mi sento molto bene”.
“Siamo appena arrivati, rimaniamo ancora un po’”. “No davvero non mi va riportami a casa”. “Cazzo, va bene”, le parole erano uscite dalla mia bocca cariche di risentimento. Ci siamo baciati e adesso all’improvviso non ti sei sentita bene. Non si sente bene per niente, sono questi i pensieri che hanno attraversato la mia testa, che fosse lunatica lo sapevo, ma qui stiamo raggiungendo livelli che non credevo fossero possibili, solo adesso posso dire quanto fossi stato cieco.
Il viaggio di ritorno è proceduto silenziosamente, la mia felicità è scemata all’improvviso, rimpiazzata da un’ira pulsante.
Mi era sembrata una benedizione arrivare sotto casa tua. Mi sono avvicinato per salutarti quando hai interrotto il silenzio durato per tutto il viaggio : “Perché non sali su da me a prendere qualcosa?” La mia mente ha iniziato a correre veloce, mentre il mio corpo era rimasto inerme, non capendo come fosse possibile che tutto fosse cambiato radicalmente di nuovo. “Tu sei pazza… certo che salgo.” Il sorriso che ne scaturì ti increspò le labbra, trasformando il tuo viso, non sei mai stata tanto bella ai miei occhi, e senza dire altro mi sono avvicinato dandoti un leggero bacio sulle labbra, prima di scendere dalla macchina e avvicinarci al portone di ingresso.
Una volta su ci siamo inoltrati in cucina dove mi hai offerto un bicchiere d’acqua. Mi sono seduto pronto a scambiare quattro chiacchiere, quando mi sono accorto che la casa è silenziosa e siamo solo noi due. “Fino a che ora sei sola a casa?” “Credo le 9, perché?” “Nulla…”, in un secondo ero in piedi, la sedia è caduta sonoramente per terra, mi sono avventati su di te prendendoti in braccio. Un gridolino di sorpresa è uscito dalle tue labbra, mentre abbiamo iniziato a baciarci. Ti ho coricato sul letto liberandoti ben presto dei vestiti, forse troppo presto, ma il desiderio di vederti nuda sotto di me, non è mai stato così forte.
La mia mano impaziente ti accarezzava scorrendo fino alla tua figa, che ho iniziato a sfiorare, con una leggera pressione, prima sul clitoride, duro ed eretto.
L’ho schiacciato, giocandoci, mentre tu trattenevi il respiro desiderando in una mia accelerata, ma lentamente sono arrivato alla tua apertura, penetrandoti lentamente con un dito. Hai mugolato disapprovando, sperando ancora che iniziassi ad aumentare il ritmo che imperterrito continuavo a tenere costante.
Ho lasciato la mia mano dentro di te e messo il mio corpo sopra il tuo, con la mia bocca sull’incavo del tuo collo, stampando un bacio umido sulla tua pelle morbida, susseguito da molti altri, a formare un percorso immaginario, salendo fino alle labbra. Appena le nostre lingue si sono intrecciate ho deciso di aggiungere lì sotto un dito, per essere accompagnato immediatamente da un altro ancora, che ho mosso velocemente, mentre i tuoi gemiti venivano soffocati contro le mie labbra.
Ho smesso di baciarti e tirato fuori le dita da te, per tirare uno schiaffetto proprio lì, dove sei più sensibile, un urlo di sorpresa ha abbandonato la tua bocca, ma le mie dita sono ritornate subito dove sono si sentono a casa, rientrando con decisione dentro di te, ad una velocità fin da subito incessante.
“Non hai idea di quanto cazzo sia duro per te, non vedo l’ora di scoparti per bene.” Sono queste le parole che ho sussurrato al tuo orecchio, accompagnate dal movimento del mio cazzo duro sul tuo corpo. Ormai eri al culmine, i tuoi gemiti erano sempre più forti, le tuo gambe hanno iniziato a tremare e in pochi secondi sei venuta sulle mie dita.
Mi sono avvicinato per baciarti ancora, lasciando le mie dita dentro di te, sfilandole poi pian piano, le ho portate alla mia bocca per assaggiarti, per sentire quanto sei buona.
Hai deciso di ribaltare la situazione tirandoti su, facendo stendere me sul letto, sapevo benissimo che mi avresti fatto perdere la teste, ti sei tolta quei pochi vestiti che indossavi con una lentezza straziante, e hai appoggiato i tuoi seni sodi e tondi sulla mia faccia, solo per un istante, io sono rimasto paralizzato, mi hai sfilato la maglietta mettendoti a cavalcioni su di me, iniziando a baciarmi il petto, scendendo fin sotto l’ombelico. Hai sfilato i pantaloni prendendomelo in mano tra i boxer che lo imprigionavano, cazzo quanti erano stretti, l’hai baciato, seguendone il contorno con un dito, per poi lanciarmi un sorrisino quando la cappella fa capolino fuori dall’elastico.
L’hai toccata con un polpastrello, delicatamente, fremevo ad ogni tuo tocco, vedendomi così te la sei presa con comodo, e dopo quella che mi è parsa un’eternità mi hai sfilato le mutande sorridendo maliziosamente, muovendo la mano su e giu, iniziando a segarmi lentamente, hai abbassato la testa accogliendolo nella tua bocca, prima solo la cappella, che hai succhiato incredibilmente bene, per poi scendere e leccarlo tutto: dalla base alla punta per poi prenderlo tutto in bocca. Succhiavi fortissimo e ne hai preso più che riuscivi, fermandoti giusto per riprendere fiato per poi continuare, ma durante quelle brevi pause non mi lasciavi mai senza attenzioni, sostituendo la tua lingua con la mano, segandomi fortissimo. Ho cercato di metterti la mano sulla testa per darti il ritmo, ma hai serrato i denti sulla mia cappella ogni volta che provavo a darti il ritmo, dopo qualche tentativo ho lasciato perdere facendo continuare te, succhiavi come un’ossessa sempre più forte, i miei ansimi sono aumentati, ero così vicino, ed è a quel punto che lo hai sfilato dalla bocca e continuato a segarmi, avvicinandolo al seno, portandomi al culmine fino a sporcarlo tutto abbondantemente. Eri molto compiaciuta spalmandotelo ovunque, giocando con i capezzoli, a quel punto ti ho fatto stendere sopra di me, ho iniziato a baciarti mentre ti palpavo quel culetto sodo e morbido, ti ho girata e messa sotto di me, ho allargato le tue gambe per poi penetrarti lentamente, dapprima ho infilato solo la cappella, hai appoggiato le mani sulla mia schiena, l’ho messo dentro piano piano tutto e quando sono arrivato in fondo le tue mani hanno affondato nella mia pelle graffiandomi la schiena, ho iniziato a gemere anch’io portandomi ad aumentare il ritmo, mentre il mio bacino si muoveva lo stesso faceva la mia bocca succhiando il tuo collo e i poi i tuoi capezzoli turgidi, hai ansimato leggermente, ma gemevi sempre fortissimo quando entrava tutto.
Sono uscito da te e ti ho preso in braccio posandoti di fronte alla scrivania, ti ho piegata con decisione, penetrandoti forte subito, hai gridato e gemuto più forte di prima e all’aumentare dei miei affondi anche i tuoi gemiti crescevano d’intensità, i suoni del nostro godimento si confondevano l’uno all’altro, mi tenevo con forza alle tue natiche per tenermi stabile, mentre tu ti tenevi alla scrivania che continuava a muoversi e traballare senza sosta
Le tue gambe hanno iniziato a tremare e i tuoi gemiti sono aumentati fino a culminare in un orgasmo molto più forte del precedente, dopo poche spinte arrivo anch’io all’apice del piacere che riverso sul tuo culo.
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