“Ogni tanto allungavo la mano per toccarle la fica bagnata…”
Lo Scambio, cap. 7-8 di 14
Capitolo 7: Festino
Il
pomeriggio uscimmo dopo scuola e ci fermammo, io, Cati e altre due a fumare in un parchetto. Avevo intuito che Denise e Cati fossero state entrambe bocciate all’ultimo anno e che quindi erano più vecchie.
Stavamo parlando di colori di capelli e altre cose, quando uno dell’altra classe di quinta ci salutò con una mano e venne da noi. Quando vide una delle mie amiche, chiamata Rosa, si lasciò andare ad un limone appassionato, seguito dai fischi di noi altre.
“Ciao Andrea” disse Cati “che fine ha fatto la tua buona educazione? Non ci consideri neanche…” Cati fece la faccia imbronciata.
“Scusate, ciao ragazze” baciò ognuna di noi sulla guancia. Un vero galantuomo.
“Stavamo pensando, Andrea, vorremmo organizzare un festino sta sera a casa di Denise. Ci saresti? Puoi portare chi vuoi” disse Cati. “Ma Cati…” provai ad intervenire.
“Cosa c’è? Lo abbiamo sempre fatto, cosa hai che non va oggi?”
“Sì che forte! Ci sarò, chiamerò due dei miei compagni di pallavolo. Va bene?”
“Oh sì, portaci quei fighi di Diego e Giorgio per piacere” intervenne l’ultima del gruppetto, Serena.
“Vuoi fare una cosa a tre Serena?” Cati rise portandosi la mano alla bocca e simulando un pompino.
“Magari…”
Mi piacevano: depravate, senza peli sulla lingua, un bel gruppetto.
“A sta sera allora!” Ci salutammo e Cati venne con me a casa per aiutare ad organizzare.
La sera non eravamo solo in sette come credevo, ma circa una ventina e Cati non sembrava stupita. Girava tra la gente con vodka e cocktail. Era uno schianto: poco vestita con dei pantaloncini fantastici, si intravedevano i solidi glutei.
Alla festa era venuto anche Mattia che però non mi rivolse la parola per tutta la sera e sinceramente ne rimasi deluso.
Stavo osservando arrabbiato Mattia limonare con una, quando una persona mi toccò la spalla.
Era Cati.
La brava, gnocca Cati.
“Vieni usssciamo a prenderssci una bella boccata d’aria fressca.”
Eravamo entrambe ubriache. Uscimmo dal retro. Faceva caldo nonostante fossi in canottiera.
Finimmo in una casa vuota a parlare. Era ancora abbastanza ben arredata con letti dalle molle allentate e spazzatura ovunque. L’alcool ci fece vedere quella casa abbandonata come un paradiso, ma soprattutto mi fece rinvenire la mia voglia maschile di donna.
Ci sedemmo su un letto senza gambe adagiato per terra. Spostammo delle siringhe e dei sacchi per sgombrare la zona.
Rimasi inebriato dalla sua dolce espressione. Sbatteva le ciglia con noncuranza, gli occhi verdi sotto di esse illuminati da qualcosa di nuovo.
In poco tempo avevo colmato il vuoto tra di noi. Eravamo lì coricate sul letto ad abbracciarci e baciarci. La presi e la sollevai, cominciando a svestirla. Sempre palpandola, le tolsi le mutande e feci scattare il dito per farla godere.
Dopo poco eravamo tutte e due nude e bagnate. Ci avvicinammo il più possibile e iniziammo a strisciare i nostri sessi l’uno contro l’altro, i clitoridi impazziti. Quando lei raggiunse l’orgasmo mi lasciai bagnare per poi restituirle il favore. Avevo trovato con chi aveva perso la verginità Denise.
Capitolo 8: Bryan
Quella mattina mi svegliai. Mi ricordai di aver fatto sesso con Cati e ne fui felice. Poi ricordai di averla portata in braccio a metà della notte fino a casa mia. Di aver mandato via tutti ed essere riuscito appena nel chiudere casa.
Ora io e Cati eravamo coricate in un letto abbastanza piccolo l’una abbracciata all’altra. I suoi capelli azzurri mi toccavano i seni.
Svegliai Cati e ci vestimmo. Ogni tanto allungavo la mano per toccarle la fica bagnata. Lei invece mi infilava il dito nell’ano.
Dopo colazione organizzammo una sfida. Chi riusciva a tenere per più tempo un dildo nel culo avrebbe poi avuto la possibilità di schiavizzare l’altra la notte che veniva.
I dildi non erano grossissimi per evitare brutte figure in quanto era una vera e propria impresa la nostra.
A scuola ci scambiammo occhiate complici e ridemmo nel vedere le macchie che si scorgevano se si faceva attenzione sui pantaloni.
Dopo pranzo ci aspettava la lezione di canto. Siccome si poteva scegliere tra canto e ballo hip hop, scegliemmo quest’ultimo perché c’era un ragazzo di colore molto carino.
Ovviamente la sfida era ancora in atto e con i leggins sarebbe stato più difficile nascondere il fallo che ognuna portava.
Le uniche ragazze eravamo noi due, infatti quel corso hip hop attirava ben poco. Vi era poi Andrea, che avevo già conosciuto; il figo di colore di nome Bryan; e altri suoi 3 amici.
Ad insegnarci era un’istruttrice severa e poco transingente.
Dopo due ore, alla fine della lezione, io e Cati eravamo nei camerini. Io avevo una chiazza enorme sul culo sodo, mentre lei dalla fica.
All’improvviso entrarono i maschi.
“Brave ragazze, è difficile vedere delle tipe ballare hip hop così bene. E delle tipe così sexy poi” a parlare era stato Bryan.
“Io direi di festeggiare” disse un altro.
“Alla fin fine abbiamo obiettivi abbastanza comuni che si possono complementare” ora aveva intervenuto Andrea.
Guardai Cati un momento e mi sorrise facendo spallucce, mi girai e vidi cinque cazzi che venivano menati contemporaneamente. Quello di Bryan era più lungo rispetto agli altri, circa 25 centimetri e si stava ancora drizzando.
“Oh, ragazzi così ci fate perdere una scommessa importante” disse Cati.
“Scommessa o no, io mi butto” le parole mi erano uscite letteralmente di bocca.
Mi tolsi i leggins fradici per mostrare il dildo. Fischi di approvazione provenirono dai cinque.
Poi mi tolsi il reggiseno e con quello il giocattolo che abebo nel culo, molto lentamente per fare crescere l’attesa. A ruota mi seguiva Cati. Senza gli effetti dell’alcool la guardai e notai che io avevo tette più piccole ma sode, però il mio culo non aveva paragoni in confronto a lei. Forse era per questo che Denise Melanie era la più figa della scuola.
Rimanemmo tutte nude per un po’ con i ragazzi che ci guardavano e si masturbavano.
L’unico europeo, Andrea, andò da Cati. Era mediamente dotato, ma comparandolo con i suoi amici sembrava messo in imbarazzo.
Da me vennero Bryan e due suoi amici. Cominciai a succhiare tutti e tre i cazzi, prima uno alla volta poi sempre più avidamente, fino a metterli tutti e tre in bocca. Con la coda dell’occhio vidi Andrea venire. Che delusione.
Da me invece Bryan si coricò per terra, vicino a lui un suo amico, l’altro in piedi. Mi sedetti sul suo lungo membro lasciandomi uscire un grido di dolore che si tramutò subito in piacere. Poi un altro cazzo mi entrò nell’ano e insieme cominciarono ad entrare e uscire.
Dal piacere non ci vedevo più. Mi stavo assaporando del tutto quel momento tanto che quasi non mi accorsi di Cati che si rivestiva e se ne andava. Tanto meglio. Altri due cazzi per me.
Mentre i due mi penetravano due si aggiunsero e a turno mi ficcavano il cazzo in bocca. Andrea invece riprese il giro e fece una cosa grazie alla quale riuscii a godere ancora di più. Infilò il suo membro nella mia fica già occupata e sfondata, e così in tre continuarono a fottermi su due buchi.
Dopo 40 minuti finalmente vennero. A turno mi sbatterono il cazzo in faccia facendomela diventare rossa.
Ingoiai lo sborro di tutti e cinque i cazzi lasciandone un bel po’ sul corpo e sulla faccia.
Alla fine ci buttammo tutti insieme nella doccia delle femmine con io al centro che li toccavo e massaggiavo.
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