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LE SCOPATE CON LA VEDOVA

““Ancora, ancora” diceva lei con voce di una perversa dolcezza, mentre si masturbava con furia, mi strinse con dolcezza le guance con una mano “è buona…”

Finito l’anno scolastico e fatto l’esame per il diploma di scuola media,
eravamo in piena estate e con il caldo afoso si vedevano donne di tutte le età con vestitini leggeri, succinti e trasparenti con tutte le loro forme ben in evidenza, ma il mio sguardo più particolare era rivolto verso le donne più mature. Un pomeriggio, verso le tre, mentre tornavo a casa mi trovo davanti a me sulle scale la vedova che abitava al primo piano; non era la prima volta che la incontravo per le scale ma quella volta rimasi impressionato nel vederla salire davanti a me, non mi era mai capitato di poterla osservare così da vicino. Questa signora seppure avesse circa 45 anni, era ancora una donna eccezionale con le rotondità al punto giusto, e faceva sicuramente gola a tanti, aveva 4 figli, il primo lo ebbe all’età di 17 anni e l’ultima era mia coetanea, aveva perso il marito da più di 10 anni e da quel triste evento lei vestiva sempre di nero. Non avevo mai pensato a lei in quel modo, ero molto eccitato. Lei saliva avanti a me, rampa dopo rampa, il suo sedere era sempre posto all’altezza della mia faccia, e notai che non era solo tondeggiante ma pure bello sodo con meravigliosi glutei, che mentre saliva, spostavano su e giù anche il vestito, ad ogni scalino che faceva balzavano quelle tettone da settima misura ed i suoi polpacci si gonfiavano facendo emettere un suono delle calze di naylon che si strofinavano. Quello spettacolo durò poco perchè arrivammo al suo piano in men che non si dica e, purtroppo per me, ci salutammo e lei entrò in casa.
Quel giorno ero eccitato al massimo e mi feci una sega per sedare un po’ i bollenti spiriti.
Qualche giorno dopo la ritrovai davanti a me sulle scale inchinata a 90° mentre lavava la scalinata, io, appena giunsi proprio sotto di lei, alzai gli occhi e dato che aveva una gonna, nera ma un po’ corta, le vidi le gambe che si muovevano in simbiosi con le braccia permettendomi la visione delle sue parti intime coperte da un paio di mutandine ricamate nere abbastanza trasparenti che lasciavano vedere nettamente il suo triangolo nero e folto.
Cominciai a pensare: “ci provo o non ci provo ed infine ma si saranno più di dieci anni che non scopa, molto probabilmente gli faccio un piacere” allora continuai a salire fino a quando mi trovai proprio dietro quel culone arrapante e fu naturale cingerle la vita, lei si fermo, iniziai a proseguire con il massaggio su per il ginocchio, dove le cosce belle sode si tuffavano nel più bel paio di chiappe avessi mai visto fino a quel momento, le alzai la gonna e le sfilai giù le mutande, iniziò a fare la santarellina dicendo: “ragazzo lo dico a tua madre, giù le mani”. Non le diedi retta, continuai a insistere e lei di nuovo: “ma così mi metti in imbarazzo”. Le morsi il sedere con dolcezza, diede un piccolo grido, le mie mani cominciarono ad ispezionare dentro di lei, una nella fica e una nel culo, mentre lei si appoggiava con le braccia al corrimano, nessuno scendeva e nessuno saliva, era tutta aperta la sua micia e le mie dita stantuffavano dentro di lei, due dita nella fica e uno nel culo, la vedevo nel volto ormai in preda al godimento più alto, i suoi gemiti andavano al ritmo delle mie mani, gli occhi erano chiusi, andai avanti per un po’ di tempo così mentre lei rimaneva con lo sguardo rapito ma ancora non era venuta, mi informai: “sei venuta, quanto manca?”, lei mi guardò con tenerezza, : “forse sarò venuta almeno sei volte, e non accenna a finire, potrei stare cosi per un’altra ora!”, era la prima volta che mi capitava una donna multiorgasmica di quel livello. Smisi e mi tirai giù i pantaloni…..la feci sedere sullo scalino, io in piedi , il mio cazzo duro nella sua bocca, e lo stantuffavo, era molto capace nei pompini, la sua bocca era morbida e accogliente, mi chiesi com’è che era cosi esperta se non scopava da almeno 10 anni, la rimisi in piedi e le feci mettere i gomiti sul corrimano col viso che dava sulle scale di sotto in modo che potesse vedere fuori, cosi il suo culo era esposto in tutta la sua nudità. Era una posizione molto invitante, una specie di pecorina ma col suo busto più eretto, mi sentivo come un signorotto medioevale che possedeva con forza una della servitù, le infilai il mio cazzo ancora duro dentro e al contatto delle sue pareti calde si ravvivò, “ti piace vero?”, “si sbattimi tutta, prendimi”, aveva capito il gioco e lo interpretava meravigliosamente, “sei la mia serva, la mia cagna”, “si padrone, di più, lo voglio tutto dentro”, sei la mia puttanona, vero?”, “si sono la tua grossa troiona..”, “vieni dentro di me..fammi tua adesso..”. Fu cosi che la inondai del mio sperma, lo raccolsi da dietro e lo porsi alla sua bocca pieno anche dei suoi odori, le lo bevve tutto. Dopo una settimana la aspettai sulle scale ed appena la vidi con quel vestito scollato mi arrapai ancora di più, appena si avvicino a me le infilai la lingua in bocca e una mano negli slip. Lei presa alla sprovvista emette un gemito e apre istintivamente la bocca, e mi chiese di lasciarla, ma non le diedi retta, continuai a insistere sulle labbra, a palparle le mammelle e a pizzicarle i capezzoli. Capii che stava per cedere quando le si indurirono i capezzoli e iniziò a gemere apertamente. Ma ancora una volta si divincolò dicendo: “Smettila, sei troppo sfrontato! Portami a casa almeno” ed io: “va bene”, la mia delusione si era smorzata dal fatto che non sembrava adirata e che si lasciò tranquillamente accarezzare le mammelle ancora per qualche secondo prima di risistemarsi l’abito. Entrati in casa la sbaciucchio ancora per qualche minuto e nel frattempo tiro fuori il cannone, le prendo la testa e la spingo verso quel bel cazzo, che le finisce tutto in bocca. Lei si spogliava nuda e faceva un lavoretto che mi dava i brividi per tutto il corpo e chinandomi proprio sulla sua testa le toccavo il culo, lei mi faceva sentire quelle due chiappe dure contrarsi sotto le mie mani, era ormai chiaro che il gioco lo conduceva lei. Poi lo alzata ed io mi sono messo sulle ginocchia, massaggiavo lentamente, in ginocchio, tra le sue gambe, costringendola a divaricarle sempre più, le mie abili mani massaggiavano contemporaneamente le due cosce, all’esterno, poi all’interno. Mentre salivo lentamente verso l’incrocio delle sue gambe, il suo slip di merletto si spostava lasciando apparire un morbido pelo nero ed un bocciolo racchiuso in due tenere labbra. Le gambe spalancate, il mio viso appoggiato su una coscia, le labbra succhiavano piano il clitoride inondato di umore dolce/salato. Un dito la penetrava lentamente, e poteva sentire il calore del suo desiderio, un altro dito sfiorava il buchino tra le chiappe, che stentava a sciogliersi ed a permettere una carezza più profonda. Le alzai una gamba, mentre continuavo a pompare il dito con vigore, e entravo fino in fondo e le toccavo il punto del massimo piacere. Si distese nuovamente e cercò ancora la mia bocca. Poi mi mordicchiò un labbro, e la sua bocca scivolò su un orecchio, pian piano sentii il calore della sua lingua che entrava. Con le mani mi accarezzava la schiena e le sue dita, percorso tutto il solco della colonna, si insinuarono tra le mie chiappe, cercando il buchino per sollecitarlo. Il ritmo dei miei colpi andava aumentando, e così i suoi ed i miei gemiti, godevamo immensamente, eravamo tutt’uno con i nostri sessi ed io sentivo che stavo per esplodere dentro di lei. Aprii gli occhi per cercare i suoi e li vidi aperti e pieni di passione, era il segnale che potevo lasciarmi andare. Aumentai ancora il ritmo, e lei mi seguì alzando ed abbassando il ventre finchè sentii il fuoco che saliva verso la punta del mio uccello e in una interminabile sequenza di sussulti e contrazioni, riversai in lei tutto il frutto del mio piacere, mentre la sentivo contrarsi, afferrarmi, sbattere ed ancora gridare tutto il suo godimento. Restai sopra di lei, baciandole quelle labbra morbide e dolcissime, e piano sentii che il mio sesso stava uscendo dal suo ventre. La sua mano cercò la mia bocca, mi accarezzò le labbra, mi voltai verso di lei, le sorrisi e restammo fermi, ascoltando i nostri respiri per alcuni minuti poi sollevai il busto rimanendo con il cazzo premuto sul suo ventre e le massaggiai con la mano le tette enormi, una settima mica poco, vedere quegli enormi seni mi arrapava e le dissi che aveva delle tette enormi e bellissime. Lei disse: “grazie”, e poi: “continua a toccarle e se vuoi le puoi anche ciucciare”, io iniziai a ciucciarle le enormi tette, i capezzoli duri, mi fà impazzire, non ce la faccio più, allora cominciai a scendere al suo sesso tutto bagnato, ne sento il sapore aspro, l’odore intenso e questo mi eccita, mi fa impazzire, mi provoca quasi una sofferenza fisica. Il mio cazzo è eretto per la seconda volta tanto in tiro da farmi male. Riprendo a leccare, scendo all’interno delle sue gambe, la mia lingua è come impazzita, continuo a scendere fino ai piedi, due piedi piccoli, deve piacerle, perché continua a gemere. Improvvisamente mi spinge indietro, mi monta di sopra e prende a cavalcarmi: lo fa con violenza e a ogni affondo del mio cazzo nella sua fica la sento urlare di piacere. I seni ballano alla portata della mia bocca: li prendo fra le mie mani, riprendo a morderle i capezzoli. Per tutta risposta la sento ancora urlare di piacere: “Hmmmmmmmm. Non ti fermare spingimi il cazzo dentro, fammelo sentire!”. Ora stiamo urlando entrambi, me ne accorgo e comincio a temere che i vicini si mettano a bussare. Il piacere aumenta, credo di essere sul punto di venire, le sue tette si muovono come impazzite ballando come dei meloni sulla mia faccia. Poi si alza di scatto lasciando allo scoperto l’uccello rigido come una mazza di tamburo. “Prendimi da dietro, sfondami il culo”. Sono sbalordito dalle sue parole, che al contempo mi hanno eccitato. Si appoggia al tavolo della cucina e mi offre il suo culo. Siamo ansimanti e sudati. Mi alzo e incerto le inumidisco il buco affondandoci la mia lingua. Il mio cazzo non troppo lungo ma piuttosto grosso, un piccolo tronco di carne era pronto. “Che aspetti dai sfondami, sfonda la zia!”, la metto un po’ di più a pecora punto il cazzo sul suo buco che ho lubrificato a fondo con la mia saliva… il culo si allarga subito. Mi sento uno stupido, sono stravolto ma non ho nemmeno il tempo di accorgermene, a contatto col suo culo morbido e cado preda di un’eccitazione che non avevo mai provato. Le avvicino la bocca all’orecchio e dico: “Che culo hai, che culo! Hmmmmmm! Sei completamente aperta, lo senti come ti sto chiavando. Ti scopo in culo, cara zia!”, mentre le infilo tre dita nella fica completamente fradicia. Mi muovo senza tregua nelle sue viscere mi piace sentirla urlare mentre ci muoviamo all’unisono. Ha il busto piegato sulla tavola, urla ancora e viene finalmente. Continuo a sbatterla sul tavolo della cucina, poi improvvisamente estraggo il cazzo dal suo culo e lo sbatto tutto nella figa bollente ma lei non lo voleva lì e si dimeno per farlo uscire allora le reinfilo il mio cazzo nel suo enorme culo “sei una cagna troia” lei “siii..sono la tua troia, porco” e quando sto per venire tiro fuori il cazzo e le inondo la schiena del mio sperma ma lei si gira e prende il resto della sborra in bocca, beve tutto e si lecca la cappella umida.
Mentre delicatamente le accarezzo il corpo bollente, i capelli folti, lunghi e neri , il culo umido del mio sperma caldo, lei mi dice: “siediti sul divano voglio mostrarti una cosa, ti faccio vedere cosa sa fare la zia” va verso la credenza e tira fuori una bottiglia di vino poi sedendosi sulla tavola a gambe ben divaricate, con i piedi appoggiati su due sedie, una a destra e una a sinistra, s’è le infilata nella figa spingendo piano, piano per abituarsi alla penetrazione di quell’enorme diametro arrivata a metà bottiglia emise un lungo “ahhahahahahha” liberatorio e restò ferma con quella bottiglia per metà ancora conficcata dentro di se. Poi se la tirò fuori e per qualche istante vidi una voragine in mezzo alle sue gambe, una fregna così dilatata non l’avevo mai vista e lei mi disse: “vedi con questo ti ho voluto dimostrare che non devi avere un cazzo grosso per far godere una donna, io ho goduto come una assatanata con il tuo cazzetto e ho provato solo un semplice brivido con una bottiglia, l’importante e sapere come e dove scopartela” quella fù una bella lezione sinceramente.
Da allora la chiamai sempre zia, anche se non lo era, ed ogni volta che la incontravo o l’aspettavo per le scale, era come l’assalto alla diligenza le mettevo le mani dappertutto e lei non riusciva a bloccarle e siccome questo le dava fastidio mi sgridava sempre e minacciava di punirmi, ma io del tutto incurante continuavo a martoriarla fino a quando non sentivamo qualcuno avvicinarsi, poi però lei faceva passare anche 3 settimane prima di fare sesso; era il suo modo di punirmi perchè non le avevo obbedito.
Un giorno dopo la terza settimana che non mi degnava neanche di uno sguardo e l’ennesima sega pensando alla mia nuova zia overquaranta, grassottella, un seno enorme che ad occhio e croce pesava 10 chili e un super culo morbido e bello tondo, mi decido e vado a suonare alla sua porta, se c’era qualcuno avrei trovato una banale scusa ma quando apri la porta portava una vestaglia che la copriva fino a poco sopra il ginocchio: faceva trasparire il suo seno enorme pieno e morbido, quelle gambe grosse ma non troppo smagliate, i capelli erano raccolti dietro, il suo viso paffuto ma non privo di bellezza e le labbra carnose; l’espressione del volto però mi trasmise noia e tristezza e non potei fare a meno di pensare che gli mancava l’abbuffata del mio cazzo. Mi fece entrare, mi offrì un caffè e piegandosi per raccogliere un nuovo pacco di zucchero, potei scorgere meglio il suo sedere, enorme morbido ma anche tosto e i muscoli delle gambe presso la sua fica. Ebbi la mia solita erezione ed il desiderio di immergere la mia lingua nel suo culo e di essere scopato in bocca dalla sua fica. Avevo un debole per quella donnona. Continuai a guardarla ed desiderarla e lei: “Cosa c’è, ? ”, “No, niente”, “Dai, dimmi”, “Ecco, ti sembrerà strano… ma sono un po’ stanco di te”, al che lei mi guardò un attimo stupita, poi fece un sorriso larghissimo e disse: “davvero? La cosa non mi convince”. Ci guardammo alcuni secondi poi mi lanciai a baciarla sulla bocca. Ci baciammo impetuosamente, le lingue a mulinare, la saliva che usciva dalle nostre labbra e ci rigava il mento. Le strappai la vestaglia sul petto, infilai le mani e cominciai ad estrarre quei meloni, a tenerli su e a succhiarli, a massaggiarli le aureole e a prenderne il più possibile in bocca” e lei “Sì, ahh sì. così, bravo”. Dopo poco scivolai giù tra le sue gambe, lei era in piedi con le spalle al muro della cucina, tirai giù le mutandone e continuai nel mio sogno: sprofondare in una fica immensa! Leccavo il clitoride, con le mani allargavo la fregna, poi immergevo la lingua più che potevo. Ad un certo punto, le presi le sue mani e le misi sul dietro della mia testa e lei: “Oh si, ti voglio dentro con la tua lingua, più forte” e mi spinse forte la testa con entrambe le mani, flettè le ginocchia e cominciò a spingere con il busto. Che sensazione fantastica: mi sentivo desiderato da tanta carne, la mia bocca allagata dai suoi succhi, il mio naso schiacciato tra i suoi peli e la sua clitoride, respiravo a fatica, ero tutto rosso e sudato ma sentivo la sua avidità e la sua voglia di possedermi. “Lo senti che ti voglio? Vorrei infilarti tutta la testa nella mia fica, non c’è un cazzo abbastanza grande per lei; che porco che sei, ma anch’io sono una grande maiala, anch’io ti desideravo dal primo giorno che ti ho visto. Succhia, dai succhia! ” diceva sempre più infoiata, con il bacino che spingeva e le mani che mi tenevano ferma la testa. Ad un cerio punto, senza mollare la presa, mi spostò con le spalle e la testa sul bordo di un divano basso che era nel soggiorno; mi mollò un attimo, lasciandomi respirare mentre si toglieva la vestaglia, poi si abbassò a leccarmi il viso, “Ora mi siedo sulla tua faccia e ti cavalco fino a venire, Contento vero? ” Mi disse con un sorriso lascivo, e soggiungendo a bassa voce: “Sei bellissimo” e tirando fuori la lingua mi inondò le labbra di saliva” Io sorrisi e risposi
“Vieni, amore” lei allargò le gambe e si sedette lentamente sul mio viso. “Guarda la mia fica sempre più vicina”, “è bellissima” sussurai, “e adesso ti mangerà” disse lei, schiacciandomi la vagina sulle labbra e iniziando a stantuffare. A quel punto avevo il naso indolenzito per lo schiacciamento; durante un attimo che si era un poco risollevata per farmi respirare, scivolai con la lingua dalla fica grondante fino al culo “Ah! Bravissimo! Sei proprio un maiale. L’ho lavato bene sai, lo puoi leccare senza paura. Daì, lecca, lecca” Io incominciai allora a leccarle il culo con maggior forza, poi con le mani feci capire che volevo che lei dondolasse davanti e dietro cosicchè, pur restando fermo potevo leccarla dalla clitoride fino al culo. La cosa le piacque tanto e cominciò a fare l’altalena. Io ero in visibilio, prigioniero di due cosce enormi e di una dolce porca! “Ora basta” disse, rimettendosi dritta sulle ginocchia “devo andare a fare pipì” e io le risposi: “aspetta ti voglio vedere pisciare.” Lei restò senza fiato, poi mi fece un nuovo largo sorriso e disse: “Oggi è proprio un giorno fortunato! Voglio accontentarti” appena si sedette sul wc io le posizionai il mio cazzo in tiro in bocca e tenendola dai capelli glielo pompavo fino alla gola, incurante che la potessi soffocare. Dopo la pisciatina tornammo sul divano, io mi sdraiai e lei appoggiò di nuovo le ginocchia sul divano, avvicinò la fica, mise una mano dietro la mia testa e con l’altra orientò il buchetto “Ecco, tesoro, ti piace vero? ” mentre danzava sul mio viso, “su, apri la bocca” mi disse con decisione, aprii e mi lasciai riempire dai suoi umori mescolati con il sapore acidulo della sua pipì che ad intervalli risputavo fuori. “Ancora, ancora” diceva lei con voce di una perversa dolcezza, mentre si masturbava con furia, mi strinse con dolcezza le guance con una mano “è buona vero?” e con mia sorpresa, anche se era la prima volta, mi piacque. A quel punto lei venne, e mi crollò addosso. Poi si mise il cazzo in mezzo a quelle tettone e con le mani mi stringeva il cazzo in mezzo nella fessura tra i suoi seni enormi e mi fece una spagnola, mai provata una spagnola, che fu di brevissima durata; venni su quei meloni, e con abbondanza le imbiancai quei promontori e lei: “hai visto c’è la neve sulle montagne”. Ci sedemmo sul divano, e mi misi sul suo grembo come un bimbo, con lei che mi masturbava con la mano ed io che le massaggiavo i seni, passando così alcuni minuti finchè giunse il momento delle confidenze; mi confesso che in questi anni di vedovanza lesbicava con sua sorella e mentre mi raccontava i dettagli delle scopate saffiche con la sorella mi disse tutta eccitata: “Vuoi assistere mentre scopo con mia sorella?” Io senza nemmeno pensarci le risposi immediatamente di si. Allora mi disse che dovevo stare sotto il suo lettone e non uscire per nessuna ragione poi quando cominciava lo spettacolo non dovevo far altro che guardare nell’anta a specchio dell’armadio che era di fronte al letto.

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