“Però deve essere un incontro casuale, dove loro due si incrociano e presentano i rispettivi mariti”…”
La bellezza muliebre!!!!
In quanti fra pittori, scultori, hanno rappresentato
e celebrato, a loro modo, questo tema?
Qualche esempio ci è dato, in pittura, da Manet – Colazione sull’erba -, da F. Goya – La maya desnuda -, da Giorgione – La tempesta, ed in scultura da A. Canova – Paolina Borghese -, giusto per citare qualcuno.
Poi, di recente, il regista Tinto Brass si soffermava su sublimi immagini di “culi”; si pensi a quello di Stefania Sandrelli in “La chiave”; a quello di Serena Grandi in “Miranda”; a quello di Claudia Koll in “Così fan tutte; a quello di Francesca Dellera in “Capriccio”.
Ma non è che solo quei tanti arditi hanno potuto osannare certe fattezze così conturbanti.
Noi, ad esempio, le ammiriamo ogni giorno, offerte dalle nostre mogli che, ancora dormienti, si offrono ai nostri occhi turbati o su un fianco o distesa con una gamba flessa di lato, così da mostrare, nel primo caso, un fondo schiena da favola, o, nel secondo caso, quella fessura che tante gioie ci ha regalato.
Ecco, allora, anche in noi insinuarsi la fantasia di dover, in qualche modo, immortalare quelle immagini, troppo belle e seducenti per lasciarle cadere nel dimenticatoio o, ancor più avvilente, nell’indifferenza della “routine”.
Quale marito non si è lasciato irretire dall’immagine della moglie nuda, perché appena uscita dal box doccia, e intenta a cospargere il corpo di creme idratanti? Chi non ha colto momenti di infinita libidine, mentre lei si infila le calze o si ammira allo specchio per sentirsi gratificata da ciò che vede?
Ebbene, in quelle occasioni, a chi non è venuto in mente di fissare in un’immagine, in una foto certi momenti?
E quando da lei richiesti:
“No… che fai? Perché? Lo sai che mi vergogno!?”
cui noi abbiamo risposto:
“Sei troppo bella e seducente in questa posa per far finta di niente” ecco insinuato, anche in lei, il fascino dell’esibizionismo, cui segue l’immancabile domanda:
“Ma…, mica le farai vedere a qualcuno?” dal cui tenore si coglie la verità inespressa: è vero che le mostrerai a qualcuno?
Allora, mi chiedo, quale marito, innamorato ed orgoglioso della procacia della moglie, terrebbe solo per sé quelle foto? Come non dare sfogo all’impulso di mostrarle e verificare l’effetto che provocano?
Con questo recondito intento avevo risposto ad un annuncio su un sito di incontri, che recitava, su per giù, così:
“55enne, serio, distinto, sposato, fortemente attratto dalla bellezza femminile e non solo, amante della fotografia, mostrerebbe pose di sua moglie a maturo serio intrigante sposato con lo stesso hobby.”
Seguiva un indirizzo e-mail e garantiva una risposta sicura.
Scrissi una velocissima mail, dicendomi disposto ad un incontro, in quanto, anch’io fotografavo mia moglie e aggiungevo che mi sarebbe piaciuto moltissimo conoscerlo. Sicuro di una sollecita risposta, un saluto e tasto invio.
Pensavo fosse solo l’annuncio di uno dei tanti collezionisti di foto amatoriali, per cui non nutrivo serie speranze su una sua risposta, invece ,il giorno successivo ricevetti una sua mail, che mi lasciò parecchio stupito.
Poche parole ed un numero di cellulare, ora in cui chiamare e con numero visibile.
Il mattino dopo, all’ora stabilita, composi il numero, ma non era raggiungibile. Stizzito, stavo per tornare alla mia scrivania, quando il cellulare squillò.
“Pronto scusa per prima, ma mi dovevo spostare per risponderti”
“Figurati, dimmi tutto” risposi.
“Dirti tutto?…. è una parola, comunque innanzitutto mi chiamo Antonio, ho 55 anni, sposato con Clara, quasi mia coetanea, che è la mia musa ispiratrice. Ama farsi fotografare e a volte riprendere e io adoro farla ammirare” disse così tutto d’un fiato. A mia volta risposi:
“Sono Federico, ho qualche anno più di te, mia moglie Giovanna ama le stesse cose di tua moglie”.
Egli proseguì: “Posto le foto di lei su un sito, ma sempre censurate del viso, per cui, se trovassi la persona giusta, mi piacerebbe farla ammirare in tutta la sua bellezza; a te piacerebbe?” chiese
“Certo” gli risposi “così potrei ricambiare”.
“Ti va per un caffè conoscitivo?” gli proposi
“Sicuramente, non oggi però, se vuoi domani, alle 17,30, sono libero” disse.
“Ok, ti va di incontrarci al bar di Ikea? proposi
“Ok, allora a domani pomeriggio.Ciao” e riattaccò.
Appena a casa trasferii una cinquantina di foto di Giovanna da una chiavetta ad una cartella sul tablet. Avevo scelto quasi tutte le foto con il viso, sia fatte in casa che al mare e anche qualcuna parecchio intima, dove comparivo pure io.
Ero eccitato soprattutto per il fatto che, per la prima volta, mostravo mia moglie ad un estraneo, senza “censura”: la mostravo come la mamma l’aveva fatta e pur essendo molto stimolato, non tentai di fare l’amore per il timore che, una volta goduto, sarebbe calata la libido e, forse, avrei rinunciato.
Comunque quel pomeriggio arrivai con qualche minuto di anticipo all’appuntamento; mi sedetti ad un tavolo in fondo e aspettai di vederlo.
Arrivò!!!! Da quel momento sarebbe entrato nella mia vita e poi, solo più in là, anche in quella di Giovanna, e, contemporaneamente, anche noi nella loro.
Capì che ero io quello delle mail, forse per il tablet che nervosamente giravo tra le mani, mi fece un cenno che io ricambiai, così si avvicinò. Mi tese la mano.
“Antonio piacere”
“Ciao, Federico, siediti” gli dissi.
“Aspetta vado a prendere due caffè; resta qui” così dicendo posò la borsa e si allontanò.
Ebbi modo di guardarlo bene: Una bella persona: 1,75 circa, credo sugli ottanta chili, un filo di barba sale e pepe, come pure i pochi capelli che aveva.
Ritornò con i due caffè e porgendomi una tazzina si sedette e bevve il suo in un paio di sorsate.
Poi facendo un bel respiro “Vogliamo guardarcele” disse
“Ok” risposi porgendogli il mio tablet e lui fece lo stesso con il suo.
Lui aprì la cartella delle foto di mia moglie e io feci lo stesso.
Dopo un paio di foto mi fermai di scatto e, sottocchio, vidi che anch’egli si era bloccato.
Ci guardammo e capimmo, sia io che lui: avevamo riconosciuto le protagoniste di quei due book fotografici.
“Ma io tua moglie la conosco, perlomeno di vista” mi fa
“Anche io credo di conoscerla, anche se non riesco a ricordare dove l’ho vista” replicai.
“Scusa… tua moglie lavora da….”
Certo l’avevo vista in una foto di gruppo, in una cena aziendale: ora ricordavo.
“Se vuoi, possiamo fermarci, anche se!!!”
“No continuiamo pure” gli dissi.
“Allora allontaniamoci, c’è troppa gente, andiamo in macchina”
In macchina mi sedetti al suo fianco e cominciammo a sfogliare gli album. Carla era davvero una gran bella donna: statura media, un bel viso con un nasino all’insù, occhi scuri ,come i capelli e un tantino di carne nei posti giusti. Le gambe ben tornite si chiudevano su una gnocca, sormontata da un vello scuro ben curato. I peli del pube raggiungevano il buchetto del culo le cui pieghe andavano a convogliarsi verso il centro.
E poi due tette meravigliosamente sode e grosse con, al centro, areole scure e capezzoli ritti.
Anch’egli guardava con ammirazione Giovanna e, come me, era davvero eccitato:
“Tua moglie è molto bella, mi ha fatto eccitare… guarda” e mi mostrò il bozzo della patta, poi sorridendomi:
“Waoo anche Clara ti ha fatto lo stesso effetto, ti va di farci una sega?”
Non aspettò la mia risposta, si sbottonò e lo cacciò fuori.
“Dai, CHI NON SI SEGA IN COMPAGNIA ECC…..” mi fece.
Lo tirai fuori pure io ed egli mi guardò con una certa ammirazione:
“Hai un bel cazzo” esclamò.
Venimmo cercando di sporcare quanto meno possibile i tablet, ma, in buona sostanza, avevamo ricoperto le nostre mogli di calda sborra.
La cosa non poteva finire lì. Ormai era un chiodo fisso: dovevo fargli conoscere mia moglie e, a mia volta, volevo conoscere la sua.
Scoprire che sensazione si prova a stringere la mano di Clara e saperla, seppure solo in foto, nuda.
Io e Antonio avevamo deciso di tenerci in contatto.
Forse fu telepatia, forse il desiderio intenso, che quasi contemporaneamente pensammo la stessa cosa.
Fu lui a chiamarmi e, dopo gli iniziali convenevoli, mi chiese se avessi avuta qualche idea.
“Sabato pomeriggio, avete da fare?” chiese.
“Credo di no” risposi.
“Avevo pensato…” lo dicemmo assieme.
“Un bel giretto all’Outlet?” Propose
“Credimi, anch’io volevo proporti la stessa cosa. Però deve essere un incontro casuale, dove loro due si incrociano e presentano i rispettivi mariti”.
E così fu! Avevamo concordato sia l’ora che il posto, dove far avvenire l’incontro.
Fu Giovanna che vide l’amica e la chiamò.
“Anche voi qui?” esordì.
I baci sul viso, solito delle donne,
“Ti presento Federico, mio marito, lei è Clara….”
“Lui è Antonio, mio marito”
Strette di mano e sorrisi, poi soddisfatti per il buon esito, cominciammo a girare insieme: le signore sottobraccio avanti, noi dietro.
Ad un certo punto come è normale, loro si fermarono a guardare una vetrina di abiti da donna e noi, due leggermente distanti, le guardavamo e commentavamo la loro allegria.
Qualcuno passando, e credendole sole, si affiancava e qualcun altro faceva pure qualche avance.
Decisero di entrare nel negozio e cominciarono a guardare gli abiti da vicino. Entrammo pure noi e, sia mia moglie che la sua, avendo scelto dei capi ci fecero cenno e ci dirigemmo con loro verso i camerini di prova.
Il nostro compito era di far la guardia, affinché non si avvicinassero estranei, ma, non considerando Antonio tale, spostai la tenda e gli feci vedere mia moglie in mutande e reggiseno.
Ella forse lo notò, ma non diede peso alla cosa.
Lo stesso fece Antonio, ma Clara comparve senza reggiseno e con le sue meravigliose le tette esposte.
Lei se ne accorse e lo gelò con uno sguardo, ma lui continuò imperterrito, facendomi rimanere esterrefatto .
Per un attimo il mio sguardo incontrò quello della donna, per cui non c’era più dubbio: non essendosi coperta poteva voler dire che, sotto sotto, poteva farle piacere.
Mia moglie, avendo indossato il vestito, uscì dal camerino per farsi vedere dalla sua amica e non potè non vedere che, sia io che Antonio, eravamo “in tutt’altre faccende, affaccendati”.
“Che state facendo?” chiese
Un momento di imbarazzo, ma Clara, con una battuta di spirito, e per sdrammatizzare, disse:
“Non lo avevi capito che abbiamo due mariti “porcelloni”? Dai, fai pure tu lo stesso; fagli riempire i loro occhi con le tue grazie”.
“Dai, non scherzare, dimmi, piuttosto, come mi sta?”.
“Sei un incanto” disse.
“Dai, Federico, compralo è il minimo, per farti perdonare”.
Il giro per l’outlet continuò con molta allegria e con pochi acquisti.
Poi mangiammo una pizza assieme, ed infine ci salutammo, con la promessa di rivederci al più presto.
Ora il compito mio e di Antonio era quello di cercare di capire se ci potesse essere un seguito; capire se si potesse creare un sorta di intimità fra tutti e quattro.
Quella sera, a letto, prima di spegnere la luce, chiesi a mia moglie di farmi vedere il seno.
“Perché non te lo ricordi? O vuoi paragonarlo a quello di Clara?” rispose, alquanto stizzita.
“Sciocchina, vieni qua, lo sai che non lo paragonerei a quello di nessuna donna, fammelo vedere e toccare un pochino, dai!”
“Non te lo meriti… stavi sbavando, vedendo quello di Clara”.
“Gelosa?”
“No, delusa”
“Delusa, e perché?” le chiesi
“E se anch’io mi spoglio davanti ad Antonio non ti darebbe fastidio?”
“Vuoi la verità? No, anzi potrebbe essere un modo un tantino più forte per cercare di ravvivare il nostro rapporto, non credi?”
Rimase in silenzio, ma era chiaro che rimuginava.
Poi guardandomi negli occhi mi chiese:
“Sono convinta che hai già escogitato qualcosa”
“In effetti, niente di che, ma si potrebbe cercare di conoscerli meglio, sono due belle persone” risposi.
“Buonanotteeee” si girò dandomi la schiena.
Mi avvicinai e l’abbracciai da dietro.
Da non credere, spinse il culo verso il mio cazzo e, allungata una mano dietro, lo accarezzò.
Le abbassai lo slip e lei me lo tirò fuori.
“Ho voglia scopami” disse e si piegò leggermente davanti e si fece penetrare.
Mentre la scopavo le chiesi:
“Ti piace Antonio?”
“Ma che dici? Vai spingi… dai più forte!”
“Rispondi!” insistetti.
“Sì, ma non farti strane idee, io scopo solo con te. Dai muoviti di più fammelo sentire più dentro, eccomiiii vengooooo”
E sborrai pure io; la inondai di crema in una figa già piena di umori suoi.
Ci addormentammo abbracciati, ma avevo buttato l’amo, chissà se Antonio aveva fatto lo stesso.
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