“”Forse voi pensate che io sia un pezzo di cazzo a vostra completa disposizione e quando lo volete basta venire qui, si fa la trombatina e via…”
La mattina seguente, saranno state le sette, qualcuno bussò alla porta.
“Sono
Nadia, posso entrare?”
Con gli occhi che faticavano a stare aperti la vidi entrare, togliersi le scarpe da joggins, i pantaloncini e la maglietta e sdraiarsi accanto a me appoggiandomi al petto le sue grosse tette.
“Pensando a te che eri qui tutto solo non ho dormito tutta la notte e appena chiaro mi sono alzata e sono venuta di corsa. Voglio averti tutto solo per me. Se hai sonno dormi pure”
Le sue mani mi palpavano dappertutto e sentivo i suoi seni sfrgarsi contro di me. Dopo qualche bacio sul collo e sul petto si buttò sull’uccello facendoselo sparire in gola e pompando su e giu.
Dopo averle palpato un po’ le tette, passai con le mani alle natiche e infilai le dita nella passera e nel culo mentre lei si dimenava in preda alla libidine. Mi si sedette sopra e se lo fece sparire nella figona ormai fradicia e cominciò un lento movimento avanti e indietro sfregando il clitoride contro il mio pube. Poi si rialzò leggermente e lo guidò fino alla fessura dell’ano e cominciò a pompare.
“Ieri sera mi hai fatto un po’ male ma è stato bellissimo.”
Piano piano aumento il ritmo della pompata fino a che venne lasciandosi cadere a peso morto sopra me. Le andai dietro e infilandoglielo ancora nel culo la pompai forte fino a venire anch’io. Poi ci addormentammo senza sfilarlo dal culo.
Quando ci svegliammo si rivestì senza lavarsi.
“Voglio tenerti dentro me più che posso. A proposito, mi ha detto Carlotta che passa da me verso le undici e veniamo da te per l’aperitivo.” E rise.
“Forse voi pensate che io sia un pezzo di cazzo a vostra completa disposizione e quando lo volete basta venire qui, si fa la trombatina e via. Io ora esco e vado a farmi un giro in moto e a farmi un bagno. Quando torno vi mando un s.m.s. e, se volete mi trovate. Altrimenti…”
Ci pensò un attimo.
“Senti, ho un’idea che può andare. Quando viene a casa a prendermi faccio dire da mio marito che dobbiamo andare a Ravenna perchè il vicino ha chiamato per un forte odore di gas. Sperando che non si offra di venire anche lei, possiamo stare insieme tutto il pomeriggio.”
“E con tuo marito?”
Più tardi mi dirà che il marito gode facendosi le seghe mentre lei si fa trombare da altri e che in questi casi, pur di farla contenta, si chiude in casa tutto il pomeriggio e si ammazza di seghe pensando a lei che si fa scopare.
Mentre l’aspettavo pensai bene di prendere l’altra compressa di Cialis.
Ci trovammo davanti alla stazione, dove lasciai la mia moto, e andammo a casa sua. Un bell’appartamento all’ultimo piano di un palazzo con un grande balcone dove lei, mi disse, prendeva sempre il sole nuda.
Mentre preparava il caffè vidi che sotto il leggero vestitino di maglina non si vedeva il segno delle mutande.
Dopo il caffè mi portò nella camera da letto e, strada facendo, le avevo infilato la mano sotto e avevo cominciato a spingere le dita verso il buchino.
Si spogliò e si girò subito per prendermelo in bocca e se lo succhiò per almeno mezzora mugolando come un cucciolo attaccato alla tetta della mamma mentre io le infilavo le dita da tutte le parti, specialmente nel culetto.
La feci girare e lo puntai subito contro l’ano.
“Fammelo sentire un po’ davanti prima.”
“Abbiamo tutto il pomeriggio per fartelo sentire da tutte le parti. Quando ti ho visto il culo senza mutande mi è venuta subito voglia di infilartelo e se non te lo metto sto male. Senti come è duro.”
La sbattei con forza sapendo di farle male ma riuscì a venire ugualmente e venni anch’io.
“Sei stato cattivo ma mi è piaciuto lo stesso. Se potessi averti tutti i giorni…”
Non fece in tempo a finire la frase che suonò il cellulare. Era Carlotta
“Ciao, si siamo a Ravenna. No non è successo niente, un falso allarme. Quando torniamo possiamo cenare insieme e poi lasciamo i maritini e io e te andiamo a mangiarci un bel gelatone.” Dicendo “gelatone mi lanciò un’occhiata e sorrise, poi: “Va bene, avvisalo tu che andiamo per le nove. Se non risponde perchè è in moto mandagli un messaggio. ciao.”
Suonò poi il mio cellulare ma non risposi.
Nadia prese un asciugamano e una bacinella e me lo lavò. Poi lo prese in bocca e continuò a leccarlo e a ciucciarlo a lungo e, sdraiandosi supina, mi tirò sopra di lei.
“Dai dammelo, fammelo sentire tutto, fammi godere come una troia. io sono la tua troia. Non venire subito, sbattimi più che puoi fino a farmi male. Dio come è duro…”
In effetti era durissimo e la sbattei a lungo. Ce l’avevo duro come il ferro ma non avevo più la solita sensibilità e non riuscivo a venire. Il Cialis me lo faceva restare duro ma era meno sensibile.
La pompavo in tutte le posizioni per poi metterglielo in bocca e tornare a sbatterla con violenza e lei aveva un orgasmo dopo l’altro. Più pompavo e più veniva e mi incitava a farlo.
Alla fina la girai lo puntai al culo e pompando più a fondo che potevo venni anch’io.
Al pensiero che alla sera ne avrei avute due stavo male. Ero stravolto. Sperai che almeno Nadia fosse abbastanza sconvolta dal trattamento che le avevo riservato.
In moto aprii la visiera e l’aria fresca mi svegliò un po. Arrivato in albergo mi buttai a letto e mi addormentai.
Non fecero in tempo a entrarte ed erano già nude. In un attimo me le trovai addosso e Nadia me lo prese subito in bocca mentre Carlotta mi limonava e mi palpava dappertutto. Mi fecero mettere sul fianco in modo che mentre Nadia me lo ciucciava Carlotta potesse leccarmi la schiena, le natiche e il buco del culo. Erano assatanate.
Il Cialis (e cosa d’altro) me lo aveva fatto restare ancora duro come un sasso e mi sembrava dovesse esplodere.
Riuscii ad arrivare con la bocca al figone di Carlotta e le passai la lingua dal clitoride fino all’ano. Venne facendomi bere i suoi umori che già ben conoscevo. Passai al sesso di Nadia mentre Carlotta mi era salita a cavallo sopra il cazzo e si stava dando da fare.
Quando mi sollevò, andai sopra Nadia, sorprendentemente sempre più affamata, e le infilai il cazzo, ormai quasi insensibile per il trattamento intensivo,ma sempre duro come una sbarra di ferro e la pompai di violenza. Venne quasi subito. La girai e glie lo piantai ancora nel culo sbattendola forte. Più andavo giù duro e più il suo godimento sembrava aumentare. Carlotta continuava a limonarmi e leccarmi dappertutto.
Presi Carlotta e glie lo misi nel culo anche a lei. Mi faceva quasi male e volevo venire per smollarlo un po’.
Non mi interessava di farle venire, volevo venire io per uscire da quello che rischiava di diventare un incubo.
Finalmente venni e mi infilai subito sotto una doccia fredda.
Prima di uscire dovettero darsi da fare con il trucco perchè, contrariamenmte alla sera prima, anche loro erano abbastanza stravolte.
Dormii tutta la notte e il mattino dopo tornai a casa. Quando arrivai trovai mia moglie con un leggero vestitino di maglina che le segnava tutto…
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