“La lasciai con il solo intimo a dosso…”
Mia figlia compiuti i 7 anni, l’avevo iscritta al primo anno di
catechismo presso la chiesa della zona.
Come al solito, i sacerdoti fanno un incontro prima dell’inizio dell’anno ecumenico e presentano i catechisti assegnati ai vari gruppi.
Fu così che conobbi le catechiste di mia figlia:
Guendalina (vice catechista), Fiorentina dalla nascita con splendido accento, appena diciottenne, fisico esile, 5 di seno, castana, capelli corti color terra di Siena, visino dolce e slanciato con occhi verde mare, alta circa 155 (bellissima)e
Maria (catechista), siciliana d’origine ma fiorentina d’adozione con accento unico nel suo genere, una miscelanea di siculo fiorentino; di circa 35 anni, fisico da gazzella, alta citca 170 cm, culo alla brasiliana, capelli corvini lunghi a metà schiena e lisci come la seta, occhi neri con sguardo magnetico ed intenso, 3 di seno (da infarto).
Le due, assieme a tutti gli altri si presentarono, e nella mia mente già balenavano torbidi pensieri che poco avevano a che vedere con il contesto in cui eravamo.
Io, professionista noto sul territorio Fiorentino, vedovo da circa due mesi, mai avrei pensato che, dopo il lutto che aveva improvvisamente rivoluzionato la mia vita, con una bimba da accudire, sarei stato colto da simili pensieri, ed invece eccomi lì, a sbavare come un infante davanti alla vetrina di dolciumi. Mi sentivo sporco dentro, perché in quei pensieri era coinvolta una ragazza appena maggiorenne.
Rigettai i miei impulsi e seguii la presentazione con relative spiegazioni del programma degli impegni di quell’anno, che sarebbe toccato alla mia piccola.
Alla fine della serata, sapendo la comunità la mia situazione, si strinsero moralmente attorno a me, dandomi disponibilità alla co-gestione degli impegni familiari con quelli lavorativi.
Anche le due catechiste si resero disponibili (e la mia mente macinava idee di ben altro tipo di disponibilità).
Colsi l’occasione accettando l’aiuto della catechista e della vice catechista, il modo di raggiungere il mio reale obiettivo l’avrei trovato dopo!
La mia vita procedeva nella routine ma, da quel giorno in testa avevo un chiodo fisso, volevo possedere quelle due splendide creature.
Ne parlai in confessione anche con il mio padre spirituale, il quale, redarguendomi poiché è peccato, mi confortava dicendo che è naturale cercare di superare il lutto che era ancora forte dentro di me. Di forte non c’era solo il lutto, al solo pensiero, la mia virilità si ergeva come un ventenne…stava diventando un chiodo fisso!
Incominciai con il guadagnare la fiducia di Guendalina e Maria, mi rivolgevo a loro chiedendo aiuto per accompagnare a scuola o riprendere da scuola la mia bimba, adducendo impegni di lavoro, e trovando in loro una fantastica disponibilità.
I rapporti interpersonali con Guendalina e Maria crescevano e con essi anche la capacità di dialogo.
Talvolta fingevo di avere una crisi derivante dalla mia vedovanza, provocando in loro il senso di comprensione e compassione, mostrando delle “debolezze e delle fragilità” che spingono le donne verso il loro spirito naturale “materno”.
Partecipavo assiduamente alle attività parrocchiali, mostrandomi solo affranto e devoto.
Le due ci invitarono (io e mia figlia) a pranzo dalle rispettive famiglie, in tal modo riuscii a conoscere sia i genitori di Guendalina che il marito di Maria, cercando con essi di instaurare rapporto di fiducia e non di diffidenza verso un estraneo che, era entrato nella vita delle loro care.
Parlando con loro riuscii anche a farli aprire al dialogo in modo da scalfire la comune diffidenza.
La mia trama si stava sviluppando in tutta la sua complessa costruzione nel raggiungimento del mio unico fine (scoparmele) che ancora non sapevo come raggiungere.
La prima ad entrare in confidenza fu Guendalina, la quale iniziò a frequentare assiduamente casa mia quando le chiesi di aiutare mia figlia con in compiti scolastici (non ne avrebbe avuto bisogno ma, ritenni fosse un modo per avvicinarla a me ancor di più).
Guendalina aveva le chiavi di casa mia e si occupava di andare a prendere a scuola la piccola, aiutarla a fare i compiti ed aspettare il mio ritorno da lavoro.
Un giorno, tornando a casa, vidi Guendalina triste e le chiesi se volesse parlarne.
Lei finalmente si aprì, e mi pervase di problematiche giovanili tra fidanzato ed amiche traditrici che, cercavano di portarlo via da lei e non si capì bene se per invidia od altro. Io le diedi dei consigli e vidi che, nei giorni seguenti, il rapporto un po distaccato si era attenuato, così da risultare più fluido e comunicativo.
Con Maria invece adottai un’altra tattica, sapevo (dal pranzo a casa sua) che suo marito era muratore e lavorava precariamente, e lei casalinga in cerca di lavoro ma con poche qualifiche.
Erano venuti dalla Sicilia in cerca di fortuna ma, con scarsi risultati.
Maria non sapeva usare il computer ed oggi, questo ti toglie molte possibilità lavorative.
Così mi offrii di farla venire in studio per insegnargli le basi per navigare in internet ed usare programmi di videoscrittura.
Dopo averne parlato con il marito accettò con entusiasmo.
La invitavo a sedersi vicino a me e le spiegavo il funzionamento del computer. Lei mi seguiva contenta. La vicinanza mi stuzzicava e spesso giravo il viso per sentire l’odore della sua bocca, mi trattenevo dal baciarla per non urtarla.
Spesso parlavamo e venni a scoprire che si erano sposati molto giovani, e non aveva figli a causa della sterilità del marito; di ciò ne soffriva ma amava tanto il suo uomo da non voler farglielo capire.
Ecco perché, l’amore verso i bambini, l’aveva spinta ad impegnarsi come catechista.
Io le parlavo di mia moglie e della sua terribile malattia che l’aveva portata a lasciarci troppo presto per veder crescere nostra figlia, della mia solitudine e del vuoto che aveva lasciato in noi.
Imparare ad usare il computer le piaceva tanto, e si tratteneva spesso fuori orario per esercitarsi.
Una volta imparate le basi, le misi a disposizione una postazione lavoro; quando era al computer mi mettevo in piedi dietro a lei per correggere i suoi errori, le sfioravo le spalle con il corpo. Mi sorrideva senza dire nulla. Mi accorsi che stava cambiando l’allegria che aveva sempre avuta era quasi scomparsa, cercava di non incrociare più il mio sguardo.
Nel frattempo Guendalina e Maria continuavano le lezioni di catechismo a mia figlia ed agli altri ragazzi nell’oratorio parrocchiale.
Venne il compleanno della piccola e ne approfittai per invitare le due catechiste con le rispettive famiglie a pranzo fuori. Guendalina accetto ma senza la famiglia (temevano di pesare troppo sul mio bilancio familiare) mentre Maria venne con il marito. Passammo una splendida giornata.
A fine serata Maria tornò a casa con suo marito mentre noi (io e mia figlia) riaccompagnammo Guendalina a casa, la quale, prima di scendere dall’auto mi disse “domani vengo e devo chiederti un consiglio”. Annuii.
Il pomeriggio seguente, quando tornai a casa, trovai Guendalina che mi attendeva con i compiti della bimba fatti. Mi aspettavo mi parlasse di problemi scolastici della bimba, mentre invece, mi propose di far vedere la tv alla piccola per parlarmi. Accettai.
Lasciammo mia figlia in salotto ed andammo in cucina a parlare.
Mi raccontò del suo ragazzo che voleva fare l’amore con lei ma, un po per l’educazione cattolica ed un po per paura (essendo vergine) stava rifiutando ed era ad un punto in cui, se non si fosse concessa, temeva di perderlo. La rassicurai dal punto di vista cattolico, dicendo che se l’amava era giusto fare l’amore e dal punto di vista dell’esperienza (io ci provai) mi offrii di farle da maestro.
Oh la va o la spacca pensai!
Guendalina mi guardò stupita poi, mi sorprese “tu sei un uomo buono e gentile, non voglio perdere il mio ragazzo, va bene, insegnami tu”! In mezzo alle gambe avevo un’anguilla !!!
Nel frattempo con Maria, mi chiedevo che cosa le fosse successo, perché aveva cambiato il suo atteggiamento gioioso quando veniva da me per imparare il computer, finché una mattina mentre attraversavamo il corridoio del mio ufficio, provenendo da direzioni opposte, ci scontrammo involontariamente, mi cadde letteralmente tra le braccia.
Presi coraggio e la baciai. Rispose caldamente al mio bacio. La carezzai dolcemente la chioma, sospirava e il suo respiro diventava affannoso, a sua volta affondava la mano nei miei capelli stringendomi la testa con la bocca mi dava baci sempre più caldi. “Ti sei finalmente accorto che mi piaci”, disse con un filo di voce.
Io sgranai gli occhi!
Le carezzai dolcemente il viso poi, la mia mano andò sotto la gonna, carezzandole le cosce vellutate, arrivando agli slip. Presi a carezzarla sulla passera, lei era in estasi, gemiti di piacere uscivano dalle sue labbra, mentre la passera si bagnava. Anche tu mi piaci le risposi.
“Devo chiederti un piacere inimmaginabile” sussurrò.
Tutto quello che vuoi risposi.
“Mi metteresti incinta”? Il mio sguardo era misto a sorpresa, stupore e gioia.
“Eh tuo marito”? Replicai sornione per non mostrare di gradire la proposta.
“Ne ho parlato con lui, è d’accordo, sei un uomo serio, pur di avere un figlio accetterebbe tutto”!
“Va bene, dissi” mascherando non so quanto il mio entusiasmo.
Era fatta, ora rimaneva da stabilire luogo, data ed ora in cui i miei desideri si sarebbero avverati!
Nel caso di Maria sarebbe stato più facile poiché il marito ne era a conoscenza mentre nel caso di Guendalina c’era da trovare una scusa con la famiglia.
Per Maria decidemmo di approfittare di un mercoledì mattina di Marzo, mia figlia sarebbe stata in gita con la classe ed io mi sarei liberato dagli impegni di studio.
Con Guendalina invece avremmo approfittato di un raduno a Giugno dell’Azione Cattolica, cui mia figlia era iscritta e Guendalina anziché andare anche con il gruppo, sarebbe venuta a casa mia.
Il fatidico giorno di marzo arrivò, accompagnai mia figlia all’autobus scolastico e, dopo averla salutata, corsi a casa felice come un bambino il giorno di natale.
Maria arrivò puntualissima, vestita con una camicia bianca, un golfino verde e dei fouseaux neri che mettevano ancora più in mostra il suo fisico slanciato ; ai piedi degli stivaletti neri con il tacco.
Ero estasiato!
Entrò in casa mia tesa come una corda di violino. Dalla scomparsa di mia moglie era la mia prima donna, ed anche io ero teso, temevo che cotanta bellezza mi avrebbe fatto far cilecca.
Ci accomodammo in cucina, le offrii un caffè e mentre la macchinetta era sul fuoco lei mi cinse da dietro, baciandomi sul collo. E’ un grande favore che mi fai, ho controllato il mio periodo fecondo, oggi è il giorno ideale. Non stavo più nella pelle!
Mi voltai verso di lei, carezzandogli la splendida chioma d’ebano, la baciai mettendo la mia lingua nella sua vellutata bocca. Mentre eravamo nell’idillio, il brontolio della moka interruppe il magico momento.
Bevemmo il caffè e poi, prendendola per mano, la condussi in camera da letto.
Eravamo lì in piedi, la prima donna dopo mia moglie che violerà il talamo e per cosa…per farsi mettere incinta da me!
Iniziai a baciarla, mentre le mie mani esploravano il suo statuale corpo.
Pian piano si sciolse, cominciando a rispondere ai miei baci.
Le mie mani da prima si dedicarono a stuzzicare da sopra ai vestiti i suoi splendidi seni ed i capezzoli, poi ottenuto il risultato di vedere ergere i capezzoli dal tessuto, scesi ad esplorare i fouseaux, strusciando le mie dita longitudinalmente sulla sua intimità.
Una macchiolina di umidità comparve dopo poco sull’indumento, era il segnale che aspettavo!
Sempre baciandola, iniziai lentamente a spogliarla, era una visione sublime, meglio di quanto apparisse da vestita.
La lasciai con il solo intimo a dosso.
Era il suo turno, mi spogliò lentamente e poi, infilò una mano tra i miei boxer, tastando la consistenza del mio pene già in tiro. Iniziò a masturbarmi lentamente.
Il mio sguardo si perdeva nella profondità dei suoi occhi.
Le slacciai il reggiseno liberando le splendide mammelle, cui mi attaccai prontamente come un bambino desideroso del latte materno.
Evidentemente la cosa le piaceva, gemiti di approvazione uscivano dalle sue splendide labbra.
La mia mano, più audace, andò a cercare il suo cespuglio, introfulandosi sotto alle sue mutandine. Con le dita percorsi da prima sua fessura, pian piano la dischiusi, arrivando ad introdurre un dito nella sua intimità.
Lei si era scordata di suo marito ed io di mia figlia, eravamo solo noi due con il mondo fuori che in quel momento non contava nulla.
Finii di spogliarla e l’adagiai sul letto, mi posi tra le sue atletiche cosce e degustai il sapore della sua vulva, ben curata ma non totalmente depilata. Solamente una strisciolina di cespuglietto nero indicava la strada che conduceva alla lussuria.
Dopo un tempo che a me parve eterno mi spostai sopra di lei, appoggiai la mia cappella ormai rosso fuoco e lentamente mi inebriai in lei.
Un gemito di approvazione mi stimolò a continuare nel mio intento. Dopo oltre due mesi, stavo scopando una donna. Alternavo movimenti lenti a movimenti più veloci, ruotando anche il bacino per aderire maggiormente al suo utero; poi volli cambiare posizione.
La feci girare, il suo maestoso fondo schiena mi appariva marmoreo, provai a puntare la cappella al suo buchetto ma lei, in quel momento mi rifiutò. “Mi devi mettere incinta ricordi”? Io mestamente cambiai orifizio, rientrando nel suo nido.
In quella posizione la scopavo e con le mani andavo a tastarle lo splendido seno.
Volevo godermela fino in fondo, cambiammo nuovamente posizione e, questa volta, fu lei a decidere di mettersi sopra di me a smorza candela. Si impalò lentamente, socchiudendo gli occhi e gustandosi centimetro dopo centimetro del mio pene. Iniziò muovendosi piano e ritmicamente, poi gradualmente aumentò il ritmo.
Godevamo all’unisono, come una orchestra ben collaudata. Ad un tratto ebbe un sussulto, ed io con lei, stavamo godendo; scaricai in lei tutto il mio sopito desiderio.
Ci accasciammo sul letto baciandoci, ed io continuai a carezzare tutto il suo corpo.
Si alzò andando a prendere il cellulare e la vidi mandare un sms; domandai “a chi lo mandi?”. “A mio marito” rispose, ed io sperai di non essere riuscito nel mio intento per ripetere quella meravigliosa esperienza.
Si rivestì, mi salutò promettendomi di tenermi informato sull’esito di quella “cura”.
Nel frattempo la rividi a catechismo di mia figlia ed in studio da me, sempre solare ma distaccata.
Verso maggio, ricevetti un messaggino “è fatta, sei stato bravissimo, sono incinta”! “Mio marito ti vuole invitare a pranzo per festeggiare”! Presi tempo.
Nel frattempo anche Guendalina andava avanti ad aiutare mia figlia e procedevamo con la programmazione del suo “svezzamento”.
Mi raccontò in quei giorni di aver promesso al suo ragazzo che a luglio sarebbe stata sua…e con quella promessa l’aveva messo buono per un po, nel frattempo a giugno, io avrei dovuto farla diventare donna.
Non vedevo l’ora, l’idea di farmi una 18enne vergine mi inorgogliva ed al tempo stesso mi responsabilizzava, non volevo che per lei fosse una esperienza traumatica!
Il tempo scorre veloce ed anche giugno arrivò!
Mia figlia, anche grazie a Guendalina, era stata promossa a pieni voti ed io, decisi di farle un regalo; un cellulare nuovo di ultima generazione, glielo avrei dato il giorno del nostro incontro! Un rimorso di coscienza od un risarcimento? Forse!
Quella domenica il sole era alto nel cielo, il clima primaverile, ed io fremevo dalla voglia di farla mia.
Accompagnai mia figlia nel luogo di incontro della gita, e venni a sapere dagli altri che Guendalina non avrebbe partecipato per problemi personali. Feci finta di dispiacermene con mia figlia ma sapevo che l’avrei trovata a casa mia, e così fu.
Tornai a casa fremente. Aprii la porta. Lei era in salotto, sul divano a giocare sul suo cellulare.
Come mi vide, un misto a paura e contentezza trasparì dal suo sguardo.
Aveva una camicetta celeste leggera, una minigonna anch’essa celeste e delle ballerine nere ai piedi.
Era una lolita perfetta…l’ennesimo dubbio di coscienza mi pervase ma, era tanto il desiderio che, lo ignorai all’istante.
“Ho una sorpresa per te” le dissi, ed aprendo un cassetto del mobile del salotto, tirai fuori il regalo per lei.
Il suo viso esplose in uno splendido sorriso..”grazie, ma perché questo”?
“Per la promozione che hai contribuito a far raggiungere a mia figlia” risposi.
Mi abbracciò baciandomi sulla bocca. Le sue labbra vellutate si appoggiarono sulle mie.
Introfulai la mia lingua, dopo un attimo di esitazione, mi assecondò. Mi pareva di essere tornato adolescente.
Lentamente le mie mani si posero sulla camicetta andando sul florido seno, esplorandolo in ogni centimetro.
Con i polpastrelli andavo a stuzzicare le aureole, che pian piano si erser dal leggero tessuto.
Socchiudeva gli occhi, lasciandosi guidare nel mondo del piacere.
Dovevo fare le cose con molta calma e dolcezza, non dovevo avere fretta di appagare il mio istinto.
Pian piano riuscii a sbottonare la camicetta, mettendo in mostra un reggiseno alquanto arcaico ma che riusciva a contenere a malapena la sua 5° misura. La riempii di complimenti, facendola arrossire, non so se per i complimenti stessi o per la situazione che stava vivendo.
Continuando a baciarla, lentamente portai i miei polpastrelli sotto al reggiseno, arrivando alle aureole ed ai capezzoli. Da li iniziai un movimento rotatorio provocando l’inturgidimento degli stessi. Il suo respiro si faceva sempre più affannoso.
Sganciai il reggiseno, liberando il suo contenuto al mio sguardo estasiato, poi avvicinai le mie labbra ad un capezzolo ed iniziai da prima a stuzzicalo con la lingua e poi a suggerlo avidamente.
La cosa pareva piacerle.
Si irrigidì quando sentì la mia mano farsi strada sotto la sua minigonna, tra le sue cosce tornite, alla ricerca del suo fiore inesplorato. Serrò per un attimo le gambe poi, si lasciò guidare.
Con molta delicatezza carezzavo le sue mutandine, senza fretta, lasciando che si abituasse a quelle attenzioni e, lo stuzzicare i capezzoli con la mia bocca, la distraeva talvolta da quello che accadeva alla sua intimità.
Quando il respiro si fece ancor più affannoso, la liberai della minigonna che cadde ai suoi piedi. Le levai con dolcezza le ballerine e la feci accomodare sul divano.
La sua bellezza mi inebriava come la più forte delle sbornie.
Mi inginocchiai davanti a lei e, allargandogli le tremule gambe, posizionai il viso sulle sue mutandine. Le leccavo come un gelato. Aveva gli occhi chiusi e di tanto in tanto gemeva.
Mille volte la mia mente e la mia coscienza si domandarono ancora se quello che stavo facendo fosse giusto ma, il mio pene reclamava il suo appagamento, e così, vinse l’istinto alla ragione.
Bagnai di saliva le mutandine a tal punto che, fu lei a decidere di toglierle.
Un pelo irto e non curato comparve davanti ai miei occhi.
La sua ostrica era già dischiusa al piacere. Il clitoride eretto faceva capolino. Mi concentrai su di lui con la lingua, dando lunghe e lente leccate che, naturalmente, procurarono gemiti di approvazione.
Non puoi presentarti così al tuo ragazzo, le dissi. Lei interrogativa mi guardò!
Mi alzai. Andai in bagno e tornai con una crema per le mani, del sapone da barba e un rasoio. Guendalina non capiva, era terrorizzata dal rasoio che avevo in mano.
Con molta calma, cosparsi la sua intimità ormai bagnata dalla mia saliva, di schiuma da barba.
Presi il rasoio e, con mano ferma e decisa, pian piano, iniziai a togliere l’irta peluria.
Da prima impaurita, si lasciò depilare.
Poi presi la crema emoliente per le mani e la cosparsi sull’ostrica ormai pulita.
Mi sorrise “così va meglio” le dissi. E mi gettai a leccare quella splendida passerina ormai quasi pronta ad essere violata.
Si fidava di me, non potevo tradire la sua fiducia.
La riportai ad uno stato di eccitazione e poi, alzandomi, mi spogliai per farle vedere il mio sesso.
“Vedi è così ritto perché tu sei riuscita a farlo eccitare, ti va di farci amicizia”? Vuoi provare a dargli un bacino”? Senza attendere risposta presi la sua mano e l’appoggiai sulla mia asta, insegnandole i movimenti. Era una ottima allieva, imparò subito.
Presi la sua testa, avvicinai la sua bocca alla mia cappella e, dopo naturali resistenze, iniziò da prima a baciarmi l’uccello ed infine socchiuse la bocca, lasciandomi entrare.
“Questo piace molto ai maschi” le dissi“, ma devi stare attenta, poiché uno inesperto rischia di venire subito e così rovineresti tutto”. Lei annuiva continuando il suo primo pompino. La lingua roteava timidamente fino a quando decisi di fermarla.
Passiamo alla lezione successiva pensai; la presi in braccio (era leggerissima) e così, nuda come mamma l’ha fatta, la portai in camera da letto, adagiandola dolcemente sulle lenzuola lavate che odoravano di fresco.
Lei si lasciava guidare ma, in camera da letto, capì che stava giungendo il momento.
“Non farmi male ti prego” riuscì appena a dire. Io la carezzai rassicurandola.
Mi spogliai completamente, ponendomi accanto a lei, e poi ricominciai a baciarla ed a stuzzicare sia i seni che l’ormai depilata intimità.
Lei, in modo autonomo, prese in mano la mia asta, mettendo in pratica la lezione di prima.
L’idea di farle provare anche la penetrazione posteriore mi arrivò in testa come un fulmine a ciel sereno, pervadendomi ma, questa volta, la ricacciai indietro pensando che, sarebbe stata una lezione troppo eccessiva. Ci avrebbe pensato qualcun altro!
Mentre seguivo quel pensiero, mi rimisi tra le sue gambe, leccando avidamente la passerina.
I movimenti involontari del suo bacino invitavano alla penetrazione…fino a quando, un sussulto, un gemito più forte degli altri, mi fece capire che aveva raggiunto il suo primo orgasmo. I suoi umori colando piano riempirono la mia bocca, ed io bevvi avidamente.
Era giunto il momento!
Presi il preservativo, che precedentemente avevo preparato sul comodino, lo indossai e puntai la mia asta al suo ingresso. I suoi occhi si riempirono di terrore!
Con il pollice massaggiavo il suo clitoride aumentandone l’eccitazione, se ancora ne fosse possibile. Passavo la mia asta sulla sua fichetta, per farla abituare all’idea di cosa sarebbe accaduto da li a poco. Puntai la cappella al suo stretto pertugio. Piano piano, inserii ogni centimetro del mio pene, fino a sentire il suo imene.
“Ci siamo, sei pronta”?
Lei annui, ma non so quanto per compiacermi o quanto ne fosse veramente convinta.
Con un colpo di reni fui in lei! Un gemito di dolore uscì dalle sue labbra. Un lacrimone fece capolino dai suoi angelici occhi.
Cosa avevo fatto? Avevo sverginato una diciottenne che potrebbe essere stata mia figlia. I rimorsi di coscienza ritornarono a pervadermi ma, il godere della vista di quello splendido corpo mi riportò alla realtà. Volevo godere e soprattutto farla godere, ed è ciò che avrei fatto!
Restai immobile dentro di lei, in attesa che si abituasse all’intruso.
“Sei diventata donna” riuscii a dirle! Lei mi sorrise a mezza bocca.
Un rigagnolino di sangue ricordò l’avvenuta deflorazione.
Lentamente iniziai a muovermi, e quello che era stato dolore, si trasformò presto in intenso piacere.
Andammo avanti così per qualche minuto poi, le feci cambiare posizione, ponendola carponi davanti a me. Parve piacerle maggiormente, tant’è che assecondava i miei movimenti e si lasciò andare, lasciando libero sfogo al suo piacere. Muoveva autonomamente il suo sesso verso il mio, per agevolare la penetrazione. I suoi maestosi seni danzavano come per la più dolce delle melodie.
Volli cambiare nuovamente posizione, distendendomi sul letto e lasciando che lei si impalasse, per godermi quella sua splendida 5° misura.
I seni ballonzolavano davanti a me, ritmicamente, ed io con le mani, aumentavo il suo piacere stuzzicando i capezzoloni ormai diventati rossi come le ciliege maggioline.
Venne almeno altre tre volte, sfogando verbalmente quello che provava, arrivando persino a pronunciare frasi insensate. Poi il mio corpo si irrigidì, era giunto anche il mio momento e riversai nel suo utero e nel preservativo tutta la mia voluttà!
Ci accasciammo esausti. La baciai e la carezzai come a rassicurarla.
“Ora sei pronta per il tuo ragazzo” le dissi.
“Sei stato un buon maestro” mi rispose sorridendomi. “Non immaginavo che sarebbe stato così bello” aggiunse.
La coccolai per una buona mezz’ora, poi ci rivestimmo ed andammo in cucina a fare merenda.
Prese la scatola con il nuovo cellulare ed andò via.
Ci furono altri incontri sia con Guendalina che con Maria ma…sono altre storie di cui racconterò in seguito…
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.