Promoted Asian OnlyFans Model Mimi Chan
Promoted Blonde Slavic OnlyFans Model Sarah

Le conseguenze dell’amore

“E mi manca ancora adesso, che sono passati cinque anni, adesso che ho avuto altri amanti, in quei giri che frequento ancora adesso e in altri ambienti, …”

Quel ragazzo mi aveva colpito: alto, più dei suoi coetanei, con uno
sguardo dolce sotto il ciuffo di capelli scuri, grandi occhi chiari, un viso serio ma sereno, sembrava in attesa di dare e ricevere gentilezze, affettuosità, gesti d’amore, da parte di tutti, perfino in un oratorio maschile dove invece dominavano sguaiatezze, battutacce, volgarità, scherzi da caserma, sotto lo sguardo impotente dell’assistente per i giovani, cioè sotto il mio sguardo. E lui sembrava impermeabile a queste cose, come se non fosse lì, come se non si accorgesse delle cose brutte e volgari intorno, come se non riuscissero a sporcarlo; in realtà era ben presente e attento a quello che dicevo. Avevo un passo di catechismo difficile, quel pomeriggio, tutto incentrato sull’amore di coppia, sull’amore tra un uomo e la sua donna, sull’amore sacro, benedetto dal Signore, sull’amore coniugale. Diverse volte alzò la mano, incurante delle allusioni dei vicini di banco, a proposito dell’unione sessuale tra l’uomo e la donna, della differenza tra l’unione nell’ambito del matrimonio e le unioni occasionali, clandestine, comunque non coperte dal sacramento del matrimonio.
Bene o male, riuscii a finire quella lezione, ma lui aveva ancora molte cose da chiedermi ed io molte risposte ancora da dargli: e fu ancora lui, mentre gli altri uscivano di corsa verso il campo di calcio, per affrontare i ragazzi dell’altro gruppo, i più piccoli, in una partita di pallone, fu lui a chiedermi, con gentilezza, se e quando avremmo potuto continuare quel discorso.
“Quando vuoi” risposi, prendendogli un braccio “se vuoi, anche subito, Massimo; mi fa piacere parlare con te, forse non saprò rispondere a tutto, ma almeno è giusto provarci”.
Affidai anche i miei ragazzi all’altro assistente, don Pino, e rientrammo nella piccola aula dove avevo tenuto la lezione.
Affrontò subito, con grande disinvoltura, il vero tema che lo incuriosiva; cosa c’era di diverso tra un atto sessuale, tra due esseri, al limite nemmeno di sesso diverso, e un atto sessuale, come dicevo io prima, benedetto dal sacramento del matrimonio: è la stessa cosa, un sesso maschile che entra in una fessura che serve anche a quello, e che entrando e uscendo di lì, con il contorno di tutte le altre cose che si fanno quando si fa all’amore, baci, carezze, affettuosità e tenerezze assortite, provoca piacere e godimento a entrambi.
Non sembrava credere molto alle mie spiegazioni, alle mie dottrine: l’orgasmo è orgasmo, fidanzati o ammogliati, regolari o extra-contrattuali, eterosessuali o omosessuali, l’orgasmo è lo stesso: certo dipende da quello che ci metti dentro, oltre al membro, intensità, affetto, complicità, ..
Intanto non potevo accettare, tanto meno in quel luogo, l’oratorio parrocchiale, un discorso del genere; e poi, che ne sapeva lui?
Ne sapeva più di me: gli chiesi se aveva avuto esperienze e mi disse di sì; capii che erano di vario tipo, omosessuali e non solo, ed anche complesse e di gruppo. Accennò qualcosa a proposito di scene di sesso viste dal vero e di altre pratiche vissute in prima persona; le poche parole dette, la mimica di quel viso, la sensualità che esprimeva quel ragazzo, mentre ricordava le sue esperienze di sesso, mi colpivano, mi affascinavano, mi emozionavano in modo sbagliato, mi turbavano, mi eccitavano.
“Non dirmi che hai fatto sesso con un ragazzo! Addirittura con due ragazzi insieme! Ma davvero? Ma forse qualche toccamento, cose da ragazzi! No? Sesso completo? Ma figurati! Non ci credo! Ma dove? E come?”
Massimo rispondeva senza scendere nei particolari, ma senza reticenze, alle mie domande, più per dirmi che erano state cose molto belle per lui, non certo per soddisfare le mie curiosità, che diventavano invece pruriginose.
“Niente di strano” diceva Massimo “se tu mi piaci “ gli avevo chiesto di passare al tu già da un pezzo, “se tu mi piaci, e in effetti mi piaci abbastanza, non vedo che problemi ci dovrebbero essere a fare sesso con te; ti bacerei, sulla bocca, sì, ma anche da altre parti, certo anche lì, perché no, mi piace anche farlo con la bocca, eppure non ci penso nemmeno ad un’unione per la vita, ad un amore per sempre, anche se tu fossi una ragazza, invece che un uomo”.
E farei anche quello, sì, anche quello che pensi tu, come ho già fatto, sia stando davanti, sia stando dietro; se lo fai bene, se ti piace l’altra persona, se c’è una bella intesa, ti assicuro che è bellissimo in entrambi i casi, in entrambe le posizioni”.
E l’orgasmo è bellissimo sia con una ragazza, ma certo che l’ho provato, sia con un ragazzo, sia in gruppo: l’importante è quello che ci metti, mica solo il membro, mica solo l’orifizio anale o vaginale che sia; sì certo, quelli ci vogliono, ma anche la voglia, l’intensità, la passione, l’affetto .. l’importante è quello che senti, oltre al piacere fisico che ti procura l’atto. Non credi?
Era tardi, ero confuso e frastornato: quel ragazzino sapeva più cose di me, ne aveva vissute in prima persona più di me; eppure era sereno, pulito, anche per come le diceva le cose, anche per come le raccontava, senza una parolaccia, senza gestacci, assolutamente decente.
Volevo continuare a parlare con lui, sentirgli dire le sue esperienze, ma lui doveva andare e ci salutammo:
– Spero di poter continuare questo discorso con te, Massimo.
– Quando vuoi – mi rispose lui.
– Forse non qui, forse è meglio se vieni da me – aggiunsi io.
– Sei sicuro? Non è pericoloso? Sono argomenti difficili, i nostri; anche un po’ delicati: c’è il rischio di passare dalle parole ai fatti, non credi?
– Ma sei pazzo? – Gli risposi io – ma cosa credi, ma figurati ..
E invece no; quella sera e le altre sere, fino alla settimana successiva continuavo a pensare e ripensare e immaginare ed anche a fantasticare: il mio erotismo, solitario come al solito, era dominato dalle scene che mi immaginavo che Massimo avesse vissuto e che, chissà, forse avrei vissuto io con lui; ero ancora turbato quel giorno che avevo di nuovo la mia lezione di catechismo.
Lui era lì, seduto al suo solito posto, sorrideva con minima degnazione alle battutacce degli altri ragazzi, quasi impermeabile alle volgarità; avrei voluto abbracciarlo e baciarlo solo per quello.
Quando finii la mia lezione, si alzò insieme agli altri, mi salutò per andarsene, ma io lo fermai:
– Massimo, come va? Da tanto che non ci vediamo.
Gli altri stavano uscendo, lui si fermò e mi aspettò vicino alla porta; quando mi rispose eravamo rimasti noi due soli.
– Stai ancora pensando alle cose che ci siamo detti? Lascia perdere, sono capitate delle cose, a me, ma potevano capitare anche a te, forse le avresti vissute in un altro modo, oppure come le ho vissute io, ma non pensarci. L’importante è quello che hai dentro, non i dettagli di quello che fai.
– Hai ragione – dissi io – omnia munda mundis, si sono invertiti i ruoli tra di noi, tu sei il maestro saggio, ed io l’allievo che deve imparare.
E aggiunsi: – hai un po’ di tempo, più tardi?
– Certo – mi rispose lui – almeno per due ore non ho impegni, ma verso le sette devo essere a casa.
– Allora vediamoci alle cinque e mezza qui fuori, andiamo a fare due chiacchiere da me.
In quelle sere, in quelle notti, mi ero immaginato quello che avremmo fatto, io e lui. Quando ero sveglio e serio e determinato, pensavo che lui avrebbe cercato un contatto fisico, mi avrebbe baciato, abbracciato, ma io no, io avrei resistito, mi sarei rifiutato sdegnosamente, gli avrei insegnato il piacere dell’astinenza, della castità ..
Viceversa, nei miei sogni erotici, quelli che mi provocavano il tipico orgasmo notturno, io accettavo e, mio malgrado, finivo con l’accettare tutte le sue proposte, anche le più sconce ..
E invece no, niente di tutto questo, mentre parlavamo, mentre mi spiegava che il sesso anale non è una cosa riprovevole ..
– Ma come – lo interrompevo io – è vietatissimo, può essere concesso, come elemento accessorio dell’unione di un uomo con la sua donna, come parte di una vita a due, come segno di una completa intimità sessuale, in una coppia benedetta dal sacramento ..
– Ma cosa dici? – Mi interrompeva lui – il sedere di un ragazzo è identico a a quello di una ragazza di uguale corporatura, l’interno è esattamente la stessa cosa, se è giusto, ed è bello – e ti assicuro che è fantastico – farlo con la propria donna, è altrettanto bello farlo con un amico cui vuoi bene, il godimento, sia quello fisico, sia quello interiore, è esattamente lo stesso. Non c’entra niente il sacramento ..
Mentre parlavamo, mentre mi spiegava queste cose, che tra l’altro lui aveva vissuto dal vero, mentre io mi accaloravo e mi eccitavo, per via degli argomenti, sempre sereno e distaccato lui, ero io che lo toccavo, gli accarezzavo le braccia, il viso, ero io che mi avvicinavo alla sua bocca, ed ero ancora io che lo baciavo ed abbracciavo freneticamente, visto che lui non mi respingeva.
Aspetta, stai calmo – mi diceva Massimo – stai fermo, ma sei sicuro di voler fare sesso?
– No, sì, non lo so, sì, sì, lo voglio – dissi tremando disperato, ma con una voglia tremenda di vivere con lui almeno qualcuna delle cose che mi aveva descritto.
Non si rifiutò, anzi, prese lui l’iniziativa, ma per ogni cosa nuova – prima – mi chiedeva le mie intenzioni:
– Sei sicuro di volere fare del sesso orale?
– Allora adesso te lo bacio io, così vedi come si fa-
E, tirandolo fuori dalla bocca ogni tanto, per poter parlare, mi diceva e mi chiedeva:
– Vedo che ti piace, ti stai eccitando.
– Se vuoi venire, fai pure, non aver paura a venirmi in bocca.
– Accipicchia, che orgasmo; basta, adesso?
– Vuoi farmi godere tu, adesso?
– Sei sicuro di volerlo fare tu, con la tua bocca?
– E adesso, vuoi che ci prendiamo insieme? Si chiama 69. Ti va?
– Sei molto eccitato, vuoi venire ancora?
– Non sei stanco? Non ti basta? Vuoi ancora che te lo tocchi?
– E vuoi anche che ti tocchi il culo?
– No, io no, dentro di te non ce lo metto, no, ti farei male, e poi si è fatto tardi.
Ed infine, respingendomi e ricomponendosi e chiudendo il nostro primo incontro
– E’ troppo tardi, la prossima volta, se vuoi, faremo anche sesso anale, ma prima pensaci bene, se davvero lo vuoi fare – mi disse accomiatandosi.
Ci pensai quella sera e il giorno dopo; lo incontrai per caso in oratorio, lui stava giocando a calcetto; gli chiesi se aveva tempo, se voleva preparare con me la prossima lezione di catechismo, se voleva leggere insieme quel passo di Maritain ..
No, mi rispondeva quella volta, e ancora altre due o tre volte: i compiti da finire, la mamma lo aspettava, la cena della scuola, c’era sempre un pretesto apparentemente valido per rifiutarsi. Una settimana d’inferno.
E io, invece, lo desideravo, come mai avevo desiderato nulla: mai, nessuna ragazza aveva suscitato in me tante emozioni, e tante delusioni, tanta nostalgia delle sue mani che mi toccavano stringevano strizzavano, che con la stessa disinvoltura impugnavano il mio sesso e schiudevano il glande, per poi ricoprirlo, lentamente e poi di furia, per cacciarselo in bocca, per farmi venire, ed insieme le stesse mani che s’infilavano, uno o due o forse anche tre dita alla volta, nel mio buco di dietro.
Desideravo farmi penetrare dal suo membro come mai avevo desiderato penetrare una vagina femminile: è vero, non avevo mai provato né una cosa, né l’altra, ma fino a quei giorni, fino a quegli incontri con Massimo, l’unico sogno erotico, l’unico sogno che a occhi aperti, oppure di notte, mi provocava gonfiori emozioni e turbamenti, era quello di fare l’amore con una donna; ora invece, sia di giorno che di notte, avevo avuto diversi orgasmi notturni, l’unico sogno era di fare sesso con Massimo e, ogni volta era sempre lui che mi possedeva.
Finalmente, venne il pomeriggio della lezione di catechismo con il suo gruppo, Massimo c’era e mentre mi passava davanti e mi salutava, per andare a sedersi al suo banco, gli sorrisi e gli chiesi: – quando finiamo vieni da me, vero?
La sua risposta fu semplice: – sì, mi disse e mi sorrise e aggiunse sottovoce per non essere sentito da altri, se proprio vuoi, anche io ne ho voglia.
Non feci in tempo a rispondergli, mi limitai ad annuire, ricambiando il suo sorriso.Appena in camra, non perdemmo tempo, ci spogliammo a vicenda, io velocemente, per liberare dai pantaloni e dalle mutande il suo cazzo, già pronto all’uso che volevo farne.
Lui più lentamente e parlandomi sempr, con la sua voce dolce e convincente.
– Aspetta, fatti toccare i capezzoli.
– Hai delle spalle larghe, sei proprio fatto bene.
– Ora te lo tocco anch’io; te lo faccio diventare duro.
– Ah, vuoi subito che ti tocchi il culo; va bene, ma calmo, stai rilassato.
– Ora ti metto un poco di cremina, se no ti faccio male, e tu lo fai a me; non ti preoccupare, è una crema lubrificante, è fatta apposta per lo scopo.
– Ecco, ora te la spalmo anche dentro, ma sta’ calmo, sereno, rilassati.
– Ora te lo appoggio piano piano, abbassati di più.
Le sue mani mi avevano guidato, ed io prontissimo, avevo obbedito; mi ero girato ed abbassato, lui mi stava piegano la schiena, voleva che toccassi la terra, con le mani.
– Abbassati, ora ti prendo in piedi, poi ti faccio inginocchiare, così entra di più e lo senti meglio.
Certo, fu doloroso prenderlo dentro; lui era stato dolcissimo, anche se aveva bagnato con la lingua e la saliva il mio buco, anche se aveva usato una crema per far scivolare meglio dentro il suo cazzo, che già mi ricordavo più grosso del mio, e molto più eretto e duro del mio; certo sentii male, al primo ingresso, ma lo desideravo tanto che quel dolore mi sembrò niente, anzi il male più forte lo avvertii non quando entrò, ma quando uscì, dopo che eravamo venuti entrambi, lui nel mio culo, io nelle sue mani.
Prima no, prima era bello sentire il suo cazzo che mi riempiva, sembrava una sonda che scandagliava ogni tratto, ogni varco e sempre più dentro, sempre più avanti. E le sue parole, le sue esortazioni.
– Bravo, così, ora stringi di più le chiappe. Lo senti più duro, dentro, vero?. Oh, è bellissimo; ancora dai. E adesso tira anche a te, si vede che ti piace, vero? Ora te lo meno, ma che bel culo che hai, e come ti piace prenderlo in culo; stringi, dai, stringi e godi, su. Ti sta uscendo un poco di liquido dal cazzo, ancora non sei venuto, ma ti manca poco, anche a me manca poco. Stringi, stringilo amore, stringimi il cazzo nel tuo culo, sì, siiiiii, ohh.
Fu lui, a venire, questa volta, e sentii il fiotto dentro, ma lui restò ancora lì, stringendo le chiappe lo potevo sentire ancora, e mi piaceva sentirlo dentro. Poco alla volta, dopo qualche minuto, diventò ancora duro, ed era bello sapere che si stava eccitando restandomi nel culo, Io stavo per venire, all’idea, ma anche al godimento che mi provocavano, le sue mani che mi tiravano il cazzo, mi strizzavano il capezzolo sinistro, ed il suo cazzo che mi stava riempiendo di carne il culo. E gridai anch’io, come avevo sentito fare lui, liberamente, senza complessi e con molta gioia, anche io lo chiamai amore, come lui aveva chiamato me.

Il male più forte, però, lo provai la settimana prossima e quelle successive: Massimo aveva lasciato l’oratorio, non l’avrei più rivisto. E mi manca ancora adesso, che sono passati cinque anni, adesso che ho avuto altri amanti, in quei giri che frequento ancora adesso e in altri ambienti, università, circoli culturali, alti prelati, man mano che facevo carriera. Ne ho presi tanti, di cazzi. Qualche volta ho anche fatto io la parte attiva, ma il ricordo di Massimo mi rimane ancora.

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all’autore del racconto – Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell’autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Bisex, Gay

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Promoted Brunette Cosplayer OnlyFans Model Luna
Promoted Blonde MILF OnlyFans Model Amy