“Ora mettiglielo dentro, fammi sentire come gode con un maschio che la scopa forte – ma non volevo disturbare…”
Dentro casa cominciò una danza per cui io non avevo nè pagato
il biglietto nè ero stato inviato a vederla. Stavo lì, senza sapere dove collocarmi. In piedi, seduto, vicino, lontano, fissarli o far finta di niente per quello strano imbarazzo, non avevo idea, ero rimasto in un limbo; l’unica cosa che riuscivo a fare consisteva nell’ammirarli. Erano incollati, ora per le labbra, ora per le mani, che andavano sul viso, sui seni, sui fianchi, sulle natiche, di mia moglie. E dopo ogni bacio erano entrambi un po’ più nudi. I capelli sciolti le cadevano alla rinfusa sulle spalle e, sul collo, piccole gocce di sudore scendevano fino ad incanalarsi nel tratto di pelle che divide la sua seconda abbondante. E lì non andavano oltre, poiché lui le leccava tutte, quelle goccioline profumate, scuotendo di brividi la mia Rossella.
Lei mi guardò e mi disse “ Mirko, noi adesso andiamo in camera. Ti dispiace se accosto la porta? Sai, mi fa ancora un effetto strano tutta questa situazione…preferirei così” ma non attese una mia risposta. Vidi Pietro prendere in braccio mia moglie e portarla in camera nostra, adagiarla sul letto, sul quale lei si stese di schiena, con le gambe larghe e le ginocchia piegate, tornare indietro verso la porta, salutarmi con la mano, e socchiuderla al mio sguardo.
Ricordo che la prima volta fu mentre facevamo l’amore; lei non è mai stata una bigotta, ma nemmeno libertina, almeno con me. Ansimava sotto i miei colpi quando le dissi “ sei bellissima…sai, mi piacerebbe farti godere ancora di più…magari coinvolgendo un amico…”. Scelsi il momento in cui stava per godere per paura della sua reazione, che non potevo ancora prevedere. Lì per lì, nell’estasi di quell’ orgasmo non ci fece quasi caso. Poi glielo dissi di nuovo, la sera dopo, mentre giocavo col suo grilletto “ …dici sul serio? “ “non credo di essere l’unico sai, a tante coppie piace coinvolgere un terzo elemento “ le dissi io. “ma io ti amo, non voglio farlo con un altro, non voglio tradirti…” mi disse, “ ma no, noi mi tradiresti, sarebbe tutto in complicità, tra me e te. Sarei solo…diciamo…un cornuto consapevole”. “ è questo che vuoi? È davvero questo? “ “sarebbe eccitante amore “ le dissi, “se è questo che vuoi, per te lo farò” fu la sua risposta. Quasi non potevo crederci. Tutte le fantasie che avevo covato negli ultimi anni si sarebbero realizzate. In un attimo erano svanite le paure ed era sorta una corrente elettrica che mi spinse a cercare un uomo, farglielo conoscere e portarlo a casa nostra. Fu tutto molto veloce, bastò andare su un sito di incontri, mettere un annuncio e qualche foto, fare una cernita tra le decine e decine di singoli che si offrivano volontari e, dalla disponibilità di Rossella a scovare Pietro, passò poco più di un mese. Detti il numero di cellulare di Rossella a Pietro, di cui mi fidavo ciecamente, senza sapere che da quel gesto in poi, tutto mi sarebbe, lentamente, con dolcezza effimera e raggirante, scivolato di mano, fino a trovarmi qui, in piedi di fronte alla porta socchiusa della mia camera da letto, da dove provengono i gemiti di mia moglie e del suo bull.
Rabbia. D’istinto fu rabbia. In quel momento, al contrario di oggi, che ormai sono un cornuto consumato, non capivo perché dovessero, specialmente lei, comportarsi così. Ma è mai possibile, io sono il marito! Pensai. Mi diressi d’impeto verso la porta, con tutta l’intenzione di volerla aprire, di smontarla dai cardini e non farla più richiudere; far sentire ad alta voce tutte le mie ragioni. Appoggiai la mano con vigore sulla maniglia ed aprii la porta. Pietro era chinato tra le gambe di mia moglie che ne accoglieva la lingua tra le sue grandi labbra. Rossella si dimenava come una ragazzina. Tutta rossa in volto era aggrappata al cuscino con le braccia stese sopra la testa, mentre quel cinghiale affamato sembrava cercasse le ghiande nella sua passera. Il mio cazzo si indurì di colpo. In un istante il mio sesso si riempì di sangue caldo, dandomi alla testa. Mi girava, la testa. Non potei fare a meno di toccarmi. Di fronte a quella scena, uscì da me tutto il cornuto che avevo dentro. Più la gelosia mi consumava più l’eccitazione mi saliva. Mia moglie godeva come mai l’avevo vista ed io mi infuocavo per lei. Forse, in quel momento, avrei voluto anche incitarli – dai, leccagliela bene, falla godere. Senti come geme. Ora mettiglielo dentro, fammi sentire come gode con un maschio che la scopa forte – ma non volevo disturbare. Non si erano neanche accorti di me. Non feci altro che tornare indietro passo dopo passo e rimettere quella porta, che pochi istanti prima avrei voluto sparisse, nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata Pietro. Non mi rimase altro che prendere una sedia, metterla il più vicino possibile alla camera da letto, in modo che potessi spiare e origliare nel miglior modo, calarmi giù le brache, e segarmi. Solo questo. Me lo menavo sentendo i loro grugniti. Mi parve di scorgere la mano di lei che spingeva la testa di lui tra le gambe. Dovetti rallentare subito la mia sega solitaria, altrimenti mi sarei subito sporcato le mani, mentre loro ancora dovevano iniziare a scopare sul serio. Fino a quel momento potevo solo immaginare come il mio amico Pietro avrebbe posseduto mia moglie, ma di lì a poco tutto sarebbe diventato realtà, e niente sarebbe stato più come prima.
[Continua]
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