“Non credevo ai miei occhi, scendendo aveva aperto le gambe e non portava le mutande…”
Il racconto che vado a raccontare è realmente accaduto una ventina di
anni or sono. Frequentavo la 4° classe del liceo e in quell’anno ci arrivò una nuova prof di italiano. Era una signora sposata sui 35 anni e arrivava da una provincia limitrofa alla mia. La prof era molto appariscente alto circa 1.70 con due seni favolosi ed un fisico che definirei non proprio magro ma per nulla grasso. Era diventata il mio sogno erotico, vestiva sempre in modo provocante, camice o vestiti scollati, e gonne a tubo quasi tutte con spacco laterale. In quell’anno causa la sistemazione dell’edificio scolastico che ci ospitava, eravamo dislocati in un locale di dimensioni ridotte ed io stavo nel primo banco lato cattedra. Da quel punto quando era seduta ero praticamente l’unico che potevo vedere quando lo spacco si apriva gran parte delle gambe della prof. In parecchi casi poi la troia indossava calze autoreggenti o con le giarrettiere. Alla cara prof (di nome Silvia) andavo molto simpatico, ed ero diventato una sorta di suo pupillo, grazie anche al fatto che a lei piacevano molto i miei occhi verdi. Devo dire che in più di un occasione quando spiegava mi beccava imbambolato a guardare le sue gambe, ed in alcuni casi anche le sue mutandine, fantasticando, riprendendomi con delle battutine che comunque erano quasi sempre di simpatia. La cosa che poi mi faceva veramente andar via di testa era quando girava per i banchi a controllare i nostri compiti in classe e alla mia richiesta di spiegazioni si piegava davanti al mio viso mostrandomi le sue tette splendide, contenute da reggiseni quasi sempre in pizzo trasparente dove si potevano vedere le aureole dei due capezzoloni scuri. Come dicevo lei proveniva da fuori provincia e per tornare a casa (in autostrada) doveva transitare anche davanti a casa mia. E così a fine maggio di quell’anno il giorno del mio compleanno ebbi l’opportunità di ricevere l’invito da parte sua di un passaggio in auto. Era il giorno del mio diciottesimo compleanno e da consuetudine portai a scuola per festeggiare dei pasticcini e delle bibite. Scelsi l’ora prima della ricreazione per la festicciola, in cui lei era in classe da noi. Chiesi il giorno prima a lei se era disponibile a chiudere la lezione una ventina di minuti prima del suono della campanella, e lei accettò con entusiasmo, offrendomi in quel momento il passaggio per il ritorno a casa, che accettai dopo un piccolo sbandamento. Cosa che lei notò subito ed abbracciandomi mi disse: “Dai occhi belli sono una donna non sono una strega…….” Quel giorno indossava una gonna al ginocchio con ampio spacco centrale con giacchino corto in vita a doppio petto scarpe con tacco a spillo nere, con una bella scollatura. Al momento del brindisi si avvicinò per ultima e appoggiato il bicchiere su uno dei tavoli mi abbracciò stringendomi a se e tenendomi stretto al suo corpo mi sussurrò nell’orecchio: “Sei diventato grande, ricordati che due occhi come i tuoi……..” La cosa con il fatto che sentivo le sue meravigliose tette schiacciarsi contro il mio petto, mi fecero rizzare il cazzo in un secondo cosa che tentai di fargli percepire, quando lei giratasi per prendere il suo bicchiere mi diede le spalle e potei strusciarmi sul suo culo. Mi fermai un attimo e premetti, la cosa non la disturbo, anzi giro la testa e mi guardò sorridendomi. Alle ore tredici uscimmo dall’istituto e mi diressi nella zona dei parcheggi. Aveva in uno dei posti più lontani. Entrai nella sua auto emozionatissimo, e lei era seduta al posto di guida con la giacca scollata che si intravvedeva il reggiseno a balconcino bianco, anche se non faceva nessun movimento e la gonna con lo spacco completamente aperto. Indossava un paio di calze autoreggenti di color carne. Accese il motore e partimmo. Non sapevo dove guardare, e alle sue domande rispondevo sempre guardando fuori dal finestrino. Causa un incidente ci obbligarono a prendere una laterale che entrava nella campagna, ed in questo frangente entrò dal finestrino un’ape che secondo il suo parere le se era infilato sotto la giacca nella schiena. Mi disse:”Accosto un attimo perché la devo levare” Nel fare questo infilò una stradina che dava in un campo e prosegui sino a dei cespugli. Si fermò e cercò di far uscire l’animale muovendosi repentinamente, cosa che aveva fatto sobbalzare quasi al di fuori il suo seno. Non credevo ai miei occhi. Secondo lei l’ape non era scesa dalla sua schiena e quindi mi disse di controllare. Si girò dandomi le spalle (nel suo spazioso monovolume) e si tolse il giacchino. Dissi che non vedevo l’ape, allora si girò e mi disse: Be scendiamo un attimo che mi rivesto. Avevo le sue tette con i capezzoli che uscivano dalla stoffa del reggiseno. Mi disse: “Per cortesia mi puoi aprire la porta perché la serratura interna è rotta” Scesi e andai dalla sua parte ed aprii. Non credevo ai miei occhi, scendendo aveva aperto le gambe e non portava le mutande. Trondosi davanti a me disse: “Bene ora che mi sono ripresa posso rifarti gli auguri di buon compleanno, sai i diciotto si compiono una volta sola…..” Così facendo si avvicino con la sua faccia alla mia e mentre mi stava per baciare sulla guancia mi girai ed incrociai la sua bocca. Iniziò a baciarmi con una maestria incredibile, aveva una lingua lunga e due labbra carnose. Ci baciammo credo per cinque minuti. Ci staccammo e senza parlare mi levò la maglietta che indossavo ed iniziò a leccarmi, succhiarmi e mordermi i capezzoli. La rialzai e slacciato il reggiseno sprofondai la mia faccia nella sua meravigliosa 4/5 di seno. Nel frattempo le avevo alzato la gonna e con due dita ero già dentro la sua fica. Mi fermò e mi disse: “Fai piano…. vieni entriamo in macchina sui sedili dietro” Prima di entrare mi fece togliere i pantaloni e poi mi fece sedere sui sedili del suo monovolume. Riprese a baciarmi i capezzoli poi scese e mi prese in bocca il cazzo. Lo mordicchiava, lo leccava lo succhiava, fin che non scese a leccarmi le palle ed il buco del culo. Non resistetti e le riempii di sborra. Lei a quel punto si alzò e cominciò a baciarmi di nuovo, poi scese e ricominciò a spompinarmi. In un attimo il mio coso era tornato a svettare (beata l’età) e con maggior voglio e foga riprese ad introdurmi la sua lingua nel mio buco del culo. La cosa subito mi preoccupava, ma mi passò subito, in quanto la stimolazione che stava facendo mi faceva impazzire. Aveva iniziato anche con il dito, era una cosa strepitosa mi spompinava e mi introduceva un dito in culo. MI decisi di fermarla, la posizionai sul sedile ed iniziai a baciarla ovunque, bocca, collo, tette, giù fino ai piedi, poi risalii e cominciai con la sua figa. Aveva due grandi labbra enormi ed un clitoride lunghissimo. Arrivò anche lei presto all’orgasmo, tremando dal piacere ed allagandomi il viso. A quel punto la feci girare e cominciai a leccarle il culo. La troia mi aiutava ad aprirlo, aveva un buco rasato alla perfezione e raggrinzito.
Continua…
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