“Ora mi fa un po’ male ma domattina non ho più niente se non la voglia di prenderlo un’altra volta…”
(continua)
Mi accesi una sigaretta mentre lei era sdraiata quasi del tutto
sopra di me e continuava a baciarmi sul petto e sul ventre mentre con la mano me lo palpava per rianimarlo. Appena il mio “fratellino” accennò ad alzarsi ancora, andò giù di testa e cominciò un pompino da resciuscitare i morti. Se lo leccava e succhiava con una passione che nella mia vita ho visto solo in Carlotta qualche anno dopo. La sua libidine era al massimo.
Mi venne sopra e se lo infilò cominciando a cavalcarmi spingendo per farselo entrare il più possibile fino in fondo. Il suo viso era stravolto. La girai e le andai sopra cominciando a pomparla con più forza che potevo mentre le sue mani mi accarezzavano ogni centimetro di pelle alla loro portata. Mi baciava come se mi dovesse succhiare l’anima dalla bocca. Mi rimise sotto e, inginocchiandosi tra le mie gambe ricominciò a succhiarmelo mentre le sue mani cercavano la mia bocca per infilarvi le dita.
Poi si mise in ginocchio e volle che la prendessi da dietro ma non ancora nel culo. La montai come una vacca alla stazione di monta con tutta la violenza che potevo e lei ne godeva. Era un vulcano di fantasia erotica. Mi fece sdraiare e si sedette sopra di me facendomi quasi soffocare mentre cercavo a fatica di leccargliela. Era assatanata. Una vera ninfomane. Capii perchè il marito aveva tutte quelle corna, era una donna che per il cazzo sarebbe andata nel fuoco.
Si rimise supina, sollevò le gambe e mi invitò, finalmente, a prenderle il culo.
Glie lo infilai senza fatica e cominciai da subito a pomparla con violenza mentre lei mi incitava a fare sempre più forte.
“Dai spingi! spaccami il culo! dai rompimi tutta fammelo sentire più forte che puoi!”
Più spingevo forte e più mi incitava a continuare urlando.
Quando sentii che stava venendo per l’ennesima volta mi lasciai andare e venni dentro il suo culo. Rimanemmo sdraiati distrutti entrambi.
Dopo esserci lavati e rivestiti mi venne vicino:
“Certo che me lo hai proprio rotto il culo. Mi fa un male…”
“Ho fatto quello che mi chiedevi. Se volevi potevo essere anche più delicato.”
“Non preoccuparti, era quello che volevo. Ora mi fa un po’ male ma domattina non ho più niente se non la voglia di prenderlo un’altra volta.”
“Ci possiamo vedere ancora?”
“Certo, tutte le volte che vuoi.”
La sera dopo era sabato e dopo cena andai al bar . Erano la tutte e due, madre e figlia. Mi avvicinai a Franca e le chiesi come era andata la sera prima, se erano entrambe soddisfatte e lei mi disse che meglio di così non poteva andare. Mi disse anche che sua madre sarebbe andata via presto e se volevo accompagnarla.
Quando fummo in macchina mi diressi verso le zone di campagna ma mi fermò subito.
“Scusa, vuoi che una donna della mia età vada a fare le sveltine in campagna tutta scomoda su una macchina e con il rischio di farsi vedere? Ci vediamo venerdì prossimo e andiamo ancora al motel o da un’altra parte. Ora portami a casa per favore.”
Quando scese davanti a casa sua si girò e mi disse:
“Ora vai al bar che Franca mi ha detto che ieri sera sei stato molto carino con lei. Stasera non c’è Mario, è con la moglie, cercate di non fare troppo tardi. ciao e grazie per il passaggio.”
Tornai verso il bar e c’era Franca sulla porta che mi aspettava, salì in macchina e andammo direttamente in camporella. Mentre ci spogliavamo mi chiese di non dire niente a Mario. Lui aveva la moglie e lei aveva me, ma non voleva che magari litigassimo.”
Senza che glie lo chiedessi, scese subito di testa e me lo prese in bocca cominciando a pompare su e giù.
“Non ho voluto farlo ieri sera ma questa sera mi voglio tirare alla pari. Stasera facciamo tutto quello che vuoi”
Era chiaro che la puttanaggine puo essere una cosa ereditaria.
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