“Prima una e poi, diciamo dopo un’ora, Mario va con l’altra…”
Nonostante fosse sposato da poco più di un anno con una bellissima
ragazza, Mario, aveva cominciato una relazione con Franca, una ragazza di diciannove anni molto magra, al limite dell’anoressia, senza tette e senza culo. L’unica cosa decente era il viso ma anche quello niente di speciale.
Tutti sapevano della loro relazione, gli unici, forse, all’oscuro di tutto erano la moglie di Mario e il padre di Franca, un brav’uomo già oppresso dalle corna che sua moglie, 45 anni, gli faceva spuntare sulla fronte con ogni cazzo che trovava. La madre di Franca era favorevole che la figlia avesse una relazione con un uomo sposato e si prestava a fare in modo che i due si potessero incontrare, a volte anche in casa sua. Negli ultimi tempi, però, la mamma di Franca era diventata un po’ troppo invadente, favoriva i loro incontri ma non si levava dalle scatole e, di conseguenza, i due non potevano andare oltre a qualche bacio. Di trombare neanche a parlarne.
Fu così che un pomeriggio, uscito dall’ufficio ero passato al bar per un aperitivo con gli amici, Mario mi chiese se avevo voglia di uscire con loro e di occuparmi della madre. Sapendo che questo equivaleva a una scopata sicura accettai e ci accordammo per come comportarci con le due donne.
La stessa sera passai a prendere Mario e, alle venti e trenta puntuali ci trovammo con le due all’uscita del paese e partimmo.
Come stabilito, arrivati nei pressi della vecchia paullese, proposi di fermarci a prendere un caffè, guarda caso, proprio nel bar che c’era di fronte al motel. Ci sedemmo al tavolino e, tra un discorso e l’altro, Mario e Franca cominciarono a scambiarsi tenere effusioni. Proposi, allora, che io e la madre, Gina, ce ne andassimo da qualche parte a ballare o al cinema o dove capitava e lasciare i due da soli. Saremmo ripassati a prenderli verso le ventitre e trenta. Scherzando dissi che se si stancavano di stare seduti al bar o di passeggiare potevano andare al motel che era proprio li di fronte.
I due accettarono la proposta ma la madre ci sorprese tutti.
“E no eh. E’ un sacco di tempo che copro le vostre uscite ed ora mi sono stufata. Voi vi divertite e io resto a bocca sciutta. Questa sera con Mario ci vado io.”
Franca reagì protestando la sua priorità su Mario.
“Mario è mio e tu se vuoi trovatene uno per te. Con lui non ci vai neanche morta. Va bene?”
La madre minacciò che se non si fosse fatto come voleva lei si tornava subito a casa e che lei, Franca, non avrebbe più rivisto Mario. Minacciò di dirlo al padre.
A questo punto intervenni con una proposta salomonica.
“Si puo fare una cosa, Andiamo nel motel e prendiamo due camere, possibilmente vicine, e voi due fate il turno ad andare con Mario. Prima una e poi, diciamo dopo un’ora, Mario va con l’altra.”
Al diniego iniziale di Franca a dividere il suo uomo con la madre riuscimmo a rimediare con l’accordo che la madre sarebbe stata non più di mezz’ora con Mario e poi lui sarebbe andato da lei.
Conclusi l’accordo raggiunto con le mie pretese:
“Naturalmente io non sono venuto fin qui per fare il porta moccolo. Sia chiaro che mi voglio divertire anch’io.”
La signora mi prese la mano e mi rassicurò:
“Non preoccuparti che ti faccio divertire io.”
Entrati nella camera Franca si sedette sulla sedia ai piedi del letto mentre io cominciavo a togliermi la giacca. Visto che lei non accennava a spogliarsi le chiesi che intenzioni avesse.
“Se vuoi puoi divertirti con mia madre, con me non fai niente.”
Alzai la voce e le dissi che se lei non voleva fare niente non era un problema. Le davo trenta secondi per cominciare a spogliarsi e poi me ne sarei andato lasciandoli a piedi e con le due camere da pagare.
La discussione fu lunga ma quando vide che ero deciso e mi ero rivestito e stavo uscendo dalla porta mi disse che sarebbe venuta sul letto con me ma avrei dovuto fare tutto io perchè lei non avrebbe mosso un dito.
La spogliai e dopo averla sdraiata sul letto, sembrava una bambola inanimata, cominciai a leccarle le minuscole tettine. Niente. Le tolsi lo slip e scesi in mezzo alle gambe. Glie le aprii e cominciai a leccarle il clitoride. Niente. Le andai sopra e delicatamente glie lo misi dentro. Sembrava inanimata. Roba da piantare li tutto ma il pensiero di scopare madre e figlia nella stessa sera mi eccitava. Cominciai a muovermi avanti e indietro baciandola sul collo e sulle labbra che teneva strette. Piano piano sentii che le sue braccia, che avevo preso e messo dietro la mia schiena, cominciavano a muoversi quasi impercettibilmente. Le piaceva. Continuai a pomparla e a tentare di baciarla sulla bocca e piano piano le sue labbra si schiusero e timidamente mi dava la punta della lingua. Era fatta. La pompai più a lungo che potei e quando venni le sborrai sulle tettine e uno spruzzo la raggiunse sul mento. Rimanemmo ancora un po a baciarci e poi si alzò per andare a lavarsi. Quando tornò in camera le dissi che se avesse partecipato dall’inizio avremmo fatto qualcosa di meglio e ci saremmo divertiti di più.
Bussò alla parete e dopo qualche minuto risposero e uscendo dalla camera mi salutò con un bacio sulla bocca.
Entrai nell’altra camera e la signora era sdraiata nuda sul letto. Nella luce soffusa dell’abat Jour la trovai bellissima ed eccitante. Due belle tettone abbondanti e tutto il resto bello pieno, la classica donna da letto.
Mi spogliai e mi sdraiai vicino abbracciandola. Ci baciammo mentre le mie mani palpavano quei grossi seni e scendevano lungo il corpo per arrivare al culo bello e, nel modo giusto, abbondante. Scesi a leccarle i capezzoli e poi giu nell’interno cosce indugiando prima di arrivare albersaglio. Capì la mia indecisione e mi rassicurò:
“Vai tranquillo, non mi è venuto dentro, ha pensato a te. Comunque mi sono lavata tutta bene e sono vergine per te.”
Mi infilai con la testa fra le cosce e cominciai a leccarle il clitoride scendendo ogni tanto a leccargliela a lingua piena. La cosa le piaceva, lo capivo dalle sue mani che mi spingevano contro il suo pube. Cercai di infilarle un dito nell’ano ma mi fermò:
“Quello alla fine. Se te lo prendi ora poi ci dobbiamo lavare e passa tutta la poesia. Stai tranquillo che prima di andare a casa ti prendi anche quello.”
Mi misi in ginocchio davanti al suo viso e glie lo misi in bocca. Sembrava un’idrovora. Questa si che era la vera arte del pompino. Andai giù ancora a leccargliela e sentii il suo liquido che entrava nella mia bocca. Non capii più niente e mi lasciai andare sborrandole in bocca.
Dopo avermelo succhiato fino a berne fino all’ultima goccia si sollevò.
“Naturalmente alla tua età non hai problemi a fartelo tirare per continuare. vero?”
(continua)
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