“Fu a quel punto che notai una cosa che finora mi era sfuggita, il grande cazzo ancora in mostra dell’accompagnatore di Catwoman…”
Il viaggio per Sassari era iniziato nel peggiore dei modi. Alla prima
curva i primi battibecchi e all’uscita di Cagliari non ci si parlava più. Il viaggio si prospettava lungo e noioso. Io e Sara, sposati ormai da quasi quindici anni, da un pò di tempo ci eravamo resi conto che le cose non andavano più come una volta, la passione era diminuita, per non dire esaurita.
Eravamo attesi da mia cognata per la festa del suo trentesimo compleanno ma temevamo tutti e due quelle lunghe ore di viaggio che sapevamo sarebbero sfociate in continui battibecchi. Le cose non andavano bene da qualche mese, ma ogni tentativo di raggiungere uno stato di serenità era destinato al fallimento.
Sassari ci accolse sotto una fitta pioggerellina, e non fu facile raggiungere il Bed&Breakfast che avevo prenotato sulla fiducia, affidandomi ai servigi di Google.
Ovviamente la sistemazione non fu di suo gradimento, “troppo isolata” disse “ e pure fredda sarà”.
Invece io la trovai splendida immersa nel bosco, e la natura autunnale faceva il suo effetto.
Prese le chiavi e assolti i doveri col proprietario, notai la discrezione e l’isolamento del piccolo caseggiato. Una sala colazione arredata alla sarda e due camere da letto matrimoniali, anche queste con arredamento tipico della nostra terra. Pensai “un ottimo posticino per portare le mie amiche…”.
Sara non conosceva la mia tendenza a incontrare donne da molti anni, accentuata poi con la scoperta di Facebook e di tutta la meraviglia che offriva in questo campo. In effetti avevo preso contatto con un’amica di FB, Melissa, e speravo in un incontro fugace nella sua città. Melissa non l’avevo mai vista, ma mi affascinava la sua carica sensuale quando trascorrevamo lo ore in chat. Si era descritta come una donna affascinante ma ero certo che mentiva, come fanno tutti.
Le feci di nascosto da Sara un paio di telefonate, ma non ebbi risposta e mi misi il cuore in pace. Bella serata di merda, pensai!!!!
Ben presto ci trovammo alla festa di compleanno, dove mia cognata ci accolse con un grande sorriso e un abbraccio caloroso e non impiegò molto, presentandoci ai suoi amici, a metterci a nostro agio.
Certo non passò inosservata al mio occhio esperto una bella moretta, molto sensuale nei movimenti e che ricordava la mitica Catwoman. Una donna gatto di casa nostra insomma, ma la scarica di ferormoni che ci lanciammo al primo sguardo fu inequivocabile.
Fu così che durante il buffet, al braciere dove era stata preparata una quantità immane di salsiccia sentii la sua voce alle spalle. “la preferisci dura o molle?” Mi girai e vidi il suo sorriso malizioso stemperato dal bicchiere che accarezzava le sue labbra. Presi coraggio e risposi “a te invece, piace dura o molle?”.
“Ovviamente dura…” rispose senza indugio, e scoppiò in una grossa risata. Tanto grossa che Sara si avvicinò e chiese se andava tutto bene. Mi accorsi di tremare leggermente, tradendo la situazione che si stava delineando, ma Catwoman, perfida come una gatta, rispose “purtoppo è molle, ma tuo marito me la voleva dare dura…la salsiccia”, e seconda grossa e grassa risata. E fu così che per tutta la sera io e Sara non parlammo più.
Il rientro al B&B fu più silenzioso del solito, denti, pipì, tv su Porta a Porta e buonanotte.
La tristezza che aveva invaso la mia vita diventava così tangibile e pesante in quei momenti. Una vita matrimoniale triste seppure fossimo ancora giovani. E fu così, mentre pensavo e cercavo di prendere sonno, che udii aprire la porta della struttura e sentii alcune persone che entravano. Che sciocco, ero non so perché convinto che l’altra stanza fosse libera, evidentemente non era così. Ma la sorpresa maggiore fu quando capii che anche le altre persone ritenevano di essere soli in quel paradiso isolato. Infatti non ci volle molto a individuare le voci di una giovane coppia, ridenti e felici, dall’altra parte del mondo nel quale abitavamo noi.
Non sentii le parole ma era inequivocabile ciò che stava succedendo nella sala. I primi sospiri fecero posto ai primi gemiti. Sentii i vestiti che scivolavano a terra e il rumore delle sedie spostate dal tavolo.
Non resistetti a svegliare Sara la quale come prima risposta mi sbattè in faccia “che cazzo mi svegli subito, tanto dopo quello che hai fatto alla festa non te la dò neanche se crepi!!!”.
Poi si accorse che ero in piedi e che mi avvicinavo alla porta della stanza e lievemente la socchiudevo.
Un filo di luce attraversò quella che sarebbe dovuta essere la nostra alcova, e passando su Sara evidenziò il suo corpo seminudo. Mia moglie è una donna molto bella, 40 anni mora con gli occhi verdi, un bel seno tonico e un culo che sembra dipinto da Giotto. Peccato che abbia un unico difetto: non sa apprezzarsi ed è convinta di non essere piacevole.
Appena mi abituai alla luce che proveniva dalla sala rimasi impietrito dalla scena che mi si presentava davanti agli occhi. Due corpi nudi, distesi sul freddo marmo di Orosei che doveva sopportare le colazioni, un uomo che dalla mia posizione capii solo che aveva due grossi polpacci, e una donna che sedeva sul suo grembo roteando il culo come un’invasata.
Cercai di capire se si trattasse di sogno o di realtà, ma tutti i sensi e anche quelli finora nascosti mi confortavano che era tutto vero.
Incapace sul da farsi continuavo ad ammirare la splendida danza che si stava svolgendo, le curve sinuose che si alternavano, la forma del culo della ragazza misteriosa che si muoveva su uno stantuffo umano provocandole continui gemiti di piacere.
Fu a quel punto che Sara si avvicino alle mie spalle e sgranò gli occhi incredula di quanto stava vedendo. “Ma che stanno facendo?” Questa è mia moglie, piccola ingenua donna, davanti all’evidenza fa l’unica domanda inutile, cosa stanno facendo!!!
Trombano, risposi io…… e fu gelo totale.
La mie parole furono udite anche dalla coppia, l’urlo di piacere si trasformò in un grido di terrore, “chi siete voi?”. Queste sono le donne, nei momenti topici fanno le domande più ovvie. “Ma chi siamo se non inquilini di questo B&B come voi, e che cazzo!!!!!” esordì Sara.
Poi notai che il suo viso si incattiviva e lei domandò “ma tu non sei quella della festa?”.
Un idiota, un idiota ero stato, ammirato e pietrificato da quella scena di corpi che si fondevano l’uno nell’altro non avevo riconosciuto Catwoman nella migliore delle sue interpretazioni: le fusa.
E così trovammo il coraggio di uscire dalla stanza costringendo la giovane coppia a coprirsi con le mani le parti intime.
L’imbarazzo fu la parola d’ordine, il rossore delle guance di tutti e quattro fu il risultato di quella situazione.
Fu a quel punto che notai una cosa che finora mi era sfuggita, il grande cazzo ancora in mostra dell’accompagnatore di Catwoman. Ma non fui il solo a notarlo, Sara non sollevava lo sguardo, rapita da quello spettacolo. Istintivamente provai un senso di competizione, io non ce l’ho più grande del tuo ma lo so usare meglio.
Potenza delle donne: Catwoman colse l’attimo e capì tutto. Prese per mano Sara e la portò dritta dritta vicino al suo amico, col solito sorrisetto leonardesco, di chi ha capito che da ora in poi sarà lei che condurrà i giochi.
Non fui neanche preso in considerazione, vidi Sara che lentamente scese su quella favolosa cappella, la prese tra le mani e iniziò ad accarezzarla. Poi senza indugio si infilò quel grosso cazzo tutto in bocca, facendolo sparire completamente in gola.
Catwoman mi strizzò l’occhio come a dire “che porca tua moglie”. Non credevo ai miei occhi, erano mesi che non mi spompinava, ma neanche un bacino sulla cappella, nulla di nulla, non era possibile!
In breve tempo Sara e Catwoman si spartivano quel pezzo di carne in modo salomonico, mentre quella specie di mandingo ogni tanto mi guardava stupito quasi a scusarsi.
Potenza degli uomini: sollevai le braccia come a dire “scusami tu”. Che pirla che siamo noi uomini.
Ma scusami di che? Fu la molla che mi permise di avvicinarmi al tavolo, pronto a dare un termine a quell’intreccio di lingue. Ma Catwoman capì, mi si mise davanti e in un attimo la sua lingua incontrò la mia, era dolce ma sapeva di cazzo. Mi sentii mancare il fiato, le sue labbra si appiccicarono alle mie fino a non farmi respirare, il suo corpo nudo aderì al mio e mi resi conto della situazione: canottiera e boxer a pallini rossi, con un babbo natale ben in vista.
In un attimo mi spogliai, forse più per la vergogna dei boxer, e il mio corpo si accese. Sentii le prime pulsazioni tra le gambe, finora nella pace dei sensi.
In un nanosecondo il mio membro divenne dritto e maturo, pronto ad affrontare Catwoman e tutti i fumetti della storia, da cappuccetto rosso alla perfida maga magò.
Quel bacio interminabile finì nel momento in cui lei si girò e permise alle mie braccia di cingerla da dietro, la mia bocca sul suo collo, il mio ventre sul suo culo.
Mi portò quindi vicino al tavolo, sul quale salì mantenendo le gambe aperte. Le sue piccole rosee labbra si unirono alle labbra dell’uomo disteso, la cui lingua iniziò un lento e esperto lavoro di tocchi efficaci.
Portò le mani sui fianchi e poi sul culo accarezzandolo. Le dita ben presto scivolarono nel bel solco allargando le natiche e poi richiudendole. Si voltò e mi sorrise.
Fui su di lei, la lingua lubrificò quell’oggetto del desiderio e affondai lì dentro il mio cazzo con pochi colpi. Più affondavo più lei godeva e più si inarcava con la schiena, al punto da schiacciare la faccia del suo uomo.
Il quadro era ormai completo, Sara, completamente rapita, comodamente seduta sul membro dell’uomo, davanti a sé la donna misteriosa che la baciava tenendola per le braccia, sotto l’uomo al massimo della sua generosità e infine io a compiere quel gesto tanto ricercato ma mai concesso.
La prima a godere fu Sara che lanciò un urlo liberatorio che nascondeva gli attimi di tensione precedentemente accumulata, fu poi la volta della donna, aiutata dall’impegno della lingua dell’uomo e del cazzo che la inculava. Poi toccò a lui al quel le due donne tirarono tanto forte l’uccello da farlo gemere per il dolore misto a piacere.
Infine Sara si avvicinò a me, con gli occhi bassi per ciò che era successo, a mascherare un finto imbarazzo. Mi chiese se fossi arrabbiato con lei, io dissi di sì sorridendole e lei mi chiese come poterla perdonare. “Ci vorrebbe una bella punizione” disse allora la donna.
L’uomo la prese tra le braccia e con la sua vigoria non impiegò tanto a girarla come voleva. La mise covaccioni sulle sue gambe, dopo essersi seduto sul bel divano broccato con le gallinelle sarde intessute. Iniziò con un piccolo colpetto su una natica, al quale ne seguirono altri leggermente più forti. Dopo i primi rossori chiamò Catwoman la quale le mise davanti alla faccia la figa bbligandola a leccarla.
La donna mi domandò se come punizione potesse bastare e io risposi che per tutto ciò che mi aveva fatto quello era solo un assaggio, ma promisi che avrei finito io il resto della pena.
La sollevai dalle gambe dell’uomo e la abbracciai forte, fu il bacio più bello che finora le abbia mai dato, perché significava il perdono, la comprensione, l’inizio di una nuova vita insieme, la certezza di un amore ritrovato.
Non finiremo mai di ringraziare il mandingo e Catwoman. Ci salutammo la mattina durante la colazione al tavolo che aveva subito l’affronto dei nostri amplessi. Nella concitazione non ci scambiammo neanche i nomi, evidentemente le presentazioni erano state superflue.
Provammo da quel giorno nuove sensazioni ed conoscenze, il sesso in modo non tradizionale, fuori dagli schemi, i giochi tra coppie che parlavano una sola lingua, quella dell’amore. Ci consigliarono un gruppo trasgressivo su Facebook, si chiamava Sardegna Privè, e lì perfezionammo nuove esperienze.
Qualche giorno dopo mi contattò la mia amica Melissa, la quale si scusò per non aver potuto rispondere al telefono durante la mia permanenza a Sassari, ma quella sera era stata ad una festa di compleanno e doveva preparare una grossa torta, e il gran casino della musica le aveva impedito di sentire i ripetuti squilli del cellulare. Poi la notte si era trasferita, con un suo amico, al B&B dove lui alloggiava. Ma non poteva dirmi altro perché ciò che le era accaduto era talmente incredibile e inverosimile che mai avrei potuto crederle. Potenza del destino….
Ora Melissa e Sara sono diventate buone amiche, e la cosa mi fa piacere. Lei quando è in giro per lavoro nel sud della Sardegna viene sempre a trovarci a Cagliari. E Sara spesso prende il treno e fila via a Sassari e quando torna è sempre più bella. Quello che però non ho capito è perché non voglia mai che io la accompagni quando lei va a trovare l’amica. Mah……chissà che avranno da dire.
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