“- Non è proprio un semplice massaggio, asino, ma una vera e propria masturbazione assistita…”
Furia cieca
1.
L’aspetto più singolare di questa storia è
che è assolutamente vera. Suggerisco pertanto di leggerla sapendo che è accaduto davvero tutto così.
Altrimenti in certi tratti potrebbe sembrare un’esagerazione della fantasia. Ma non è così. Spesso è la realtà a essere poco credibile.
Ho un amico, un ex compagno di scuola, che non vede più. È diventato cieco per un male che progressivamente gli ha rovinato la retina. Ma è anche una delle menti migliori che io conosca. Forse la natura ha voluto compensare così. Basti pensare che scrive libri di altissimo livello. Se io amo scrivere romanzi, lui scrive testi comparati di critica sociale, di storia contemporanea, di ricerca nella pubblica amministrazione.
Se per scrivere ha una dotazione fantastica di strumentazione informatica adatta ai non vedenti, la ricerca può farla solo con l’aiuto di un altro. E io l’aiuto spesso.
L’aspetto più curioso è che è sempre pieno di donne. Lui dice che ufficialmente sono delle assistenti volontarie che lo aiutano come me a fare ricerca, ma so che il rapporto va ben oltre a quello professionale. Non so cosa faccia alle donne. Certo è bello e, in contrasto con il suo male, alto e robusto. Porta occhiali leggermente ambrati «per non essere violento come se ti guardasse con gli occhiali neri». Ma deve essere con la sua forza mentale che riesce a sedurre le sue donne.
Un giorno gli presentai un’amica e lui, una volta soli, mi chiese come fosse fatta.
– Alta, – risposi. – Bella, un culo da favola e un paio di dette da concorso.
Sapevo che a lui piacciono le tette grosse.
– Misura? – Chiese, riferendosi appunto alle tette.
– Quarta, forse quinta. Stanno su da sole. Ha una trentina d’anni.
– Come si chiama?
– Angela.
– Mi piacerebbe conoscerla meglio.
Non dissi nulla. Non sapevo mai cosa dirgli quando si parlava di donne.
Una sera però, dopo aver scopato con Angela, le feci una proposta indecente.
– Ricordi il mio amico non vedente?
– Alberto? – Disse.
– Sì, lui. Vorrebbe vederti nuda.
– Poverino… – Commentò. – Per lui mi spoglierei volentieri…
Risposta quasi scontata, sapendo che era cieco.
– Un modo ci sarebbe per farti vedere da lui, – aggiunsi.
– E quale? – Domandò scettica.
– Ti spogli e ti lasci «guardare» con il sistema Braille…
– Braille? – Ripeté. – Ma non è il sistema di lettura per ciechi che si fa con le mani?
– Esatto, con le dita per la precisione. Ma in questo caso lui passerebbe palmo a palmo con le mani sul tuo corpo nudo, così si farebbe un’idea di te…
Rimase senza parole.
– Cioè mi palperebbe? – Disse poi guardandomi severa.
– No, ti accarezzerebbe. Quanto basta per sapere come sei fatta.
Mi meravigliai anch’io di quanto le avevo proposto, perché fino a quel momento non ci avevo mai pensato. L’intenzione era dire al mio amico che mi era venuta una grande idea, ma che non aveva funzionato.
– Quando vedeva almeno delle ombre – aggiunsi, – mi chiedeva di filmare le sue amiche mentre si spogliavano, così poi riusciva a vederle meglio sul monitor TV.
– Poverino!
– Sì, vero?
– No, poverino lo dicevo a te che ti «sacrificavi» a filmarle mentre si spogliavano…!
– Dai… – protestai. Poi ammisi. – Beh, non era male.
– E tu non saresti geloso? – Mi chiese seriamente.
– Di cosa?
– Di lui che mi palpa. Nuda.
Evidentemente ci stava pensato seriamente.
– No, – risposi. – Mica ti chiaverebbe…
– Ma ci andrebbe vicino…
– Ma no, non lo farebbe con intenti libidinosi.
– Vuoi dire che non si ecciterebbe?
Era evidente che sì.
– Per qualche strana ragione non sarei geloso ma fiero di te.
– E come vorresti fare?
– Non ne ho idea, – risposi. – Ma davvero lo faresti?
– Se non sei geloso, perché no? – Disse seriamente. – Alberto è una persona eccezionale.
Una sera andammo a casa di Alberto. Ci fece accomodare nel suo salotto, formato da due divani uno di fronte all’altro con in mezzo un tavolino basso. Lui da una parte e noi di fronte.
– Abbiamo deciso di farti un regalo, – gli dissi.
– Ohibò! – Disse con una sua tipica esclamazione. – Che bella notizia. E in cosa consiste?
– Angela vuole mostrarsi a te, nuda.
– Ahia… – Disse, come deluso da una battuta di cattivo gusto.
– Aspetta, – aggiunsi. – Lei si spoglia e poi tu la accarezzi con le mani per sentire come è fatta.
Rimase in silenzio per un po’.
– State dicendo sul serio?
– Sì, – dissi. – Ne abbiamo parlato a lungo. Vero Angela?
– Sì, – confermò lei. – Anche adesso, se vuoi.
Rimase allibito, poi prese in mano la situazione.
– Allora, perché non ti spogli e ti sdrai qui sul divano?
– Sdraiata?
– Sì, – disse. – Sono abituato così e mi riesce meglio comprendere le «immagini».
Angela mi guardò e io annuii. Allora iniziò a spogliarsi, mettendo gli indumenti ordinatamente sul tavolino centrale. La guardai, era davvero una donna superba e mi spiacque che l’amico non potesse vederla. Ma adesso almeno un’idea poteva farsela.
Angela, nuda, era girata verso di me in attesa di istruzioni.
– Vieni qui. – Dissi. – Siediti sul divano e poi sdraiati pancia sotto.
Con calma ubbidì e potei guardarla in tutta la sua bellezza.
– Alberto – dissi, – è pronta.
Lui, aiutandosi con le mani per orientarsi, si inginocchiò al divano e cercò di comprendere la situazione. Limitandosi a sfiorarla, le percorse il corpo, forse per capire da che parte stava la testa. Poi iniziò dai piedi. Li accarezzò con attenzione, cercando di capire cose che io non potevo vedere. Poi passò alle caviglie e risalì le gambe fino ad arrivare alle cosce. Indugiò alla base del culo, poi iniziò a gustare i glutei a piene mani.
– Stando così – gli spiegai, – le natiche sono leggermente allargate e lasciano intravedere il buco del culo.
Angela arrossì e si voltò a guardarmi. Le feci segno di rilassarsi a lasciarmi guidare l’amico.
– Quindi – proseguii, – se vuoi «vederle il buco del culo, devi toccarlo. Infila pure le dita tra le natiche e cercalo.
Alberto seguì le mie istruzioni, mentre Angela si sforzava a non irrigidire il culo. Sicuramente non le era mai capitata una situazione del genere. Lo lasciai scrutarle le intimità posteriori, poi lasciò il culo accarezzandolo e risalì la schiena. Ascoltò la pelle, passò sulla spina dorsale, accarezzò le spalle, massaggiò il collo.
– Ora puoi girarti, – disse ad Angela,
E lei, con calma e con un certo imbarazzo, si girò. Mi guardò in faccia e la rassicurai.
– Vai bene così. – Le dissi.
– Puoi fermarmi quando vuoi, – aggiunse il mio amico.
Ma lei lo lasciò andare avanti. E lui ricominciò dai piedi, studiandoli con acuta dedizione. Gli piacciono piedi e caviglie.
Poi risalì le gambe e arrivò alle cosce. Presi le caviglie di Angela e le allargai delicatamente le gambe.
– Non puoi vedere il sesso – dissi all’amico, – ma puoi toccarglielo. È lì per te.
Alberto titubò un po’, in attesa del diniego di Angela, che però lasciò fare trattenendo il fiato. Accarezzò gli inguini sfiorando il sesso con l’esterno delle dita, poi finalmente le prese dolcemente in mano la figa. Angela sussultò.
– Problemi? – Chiese Alberto.
Angela fece cenno di no e io dovetti dire all’amico che aveva scosso la testa.
Quindi Albergo si godette la figa, senza palparla né masturbandola, solo per sentire come erano fatte le sue grandi e piccole labbra.
Quando lasciò la figa, Angela fece un profondo respiro. Alberto passò a studiare i fianchi. Lisciò il ventre piatto. Ascoltò le ossa del bacino per comprenderne le proporzioni. Studiò bene l’ombelico e poi, finalmente, passò alle tette. Capì subito che erano perfette, perché reggevano la misura anche senza reggiseno.
– Una quinta, – disse Alberto esagerando un po’. – Una quinta davvero superba.
Angela si trovava più a suo agio mentre lui le accarezzava le tette e infatti Alberto indugiò a lungo, accarezzandole dal basso all’alto facendole scivolare nel palmo, le palpò con la giusta pressione e studiò i capezzoli per capirne la grandezza. Alla fine, con malincuore, andò avanti. Accarezzò le spalle per comprenderne i volumi, fasciò il collo per valutarlo e infine passò a studiare il viso. Passò con le dita anche sulle labbra per sentire se sorrideva.
– Rilassati, – le disse, sentendola tesa. – Ho finito.
Si alzò, tenendo i contatti col divano per sapere dove stava. Anche Angela si alzò piano, si avvicinò a lui e lo baciò sulle guance. Lui sorrise e le accarezzò i fianchi.
– Purtroppo dobbiamo andare, – disse la mia amica.
Si rivestì prendendo i vestiti da dove li aveva deposti. Alberto si sedette soddisfatto.
– Vi ringrazio ancora per il bellissimo regalo, – disse, pensando di guardare me. – Hai una donna fantastica. E non parlo solo di bellezza.
Una volta usciti, chiesi ad Angela dove doveva andare, dato che aveva tanta fretta.
– A letto con te, – rispose risoluta. – Tutto questo mi ha eccitata da morire. E credo che abbia eccitato sia Alberto che te.
Mi mise una mano sull’uccello e avevo poco da negare. Era in erezione.
Dieci minuti dopo stavo nudo pancia in su, con lei che si sbatteva sul cazzo, gemendo come se si stesse masturbando col mio pene. Venne come una scolaretta, prima di me. Si gettò a fianco e si lasciò andare, spossata.
2
Qualche giorno dopo tornai dal mio amico, come sempre per aiutarlo.
– Ho pensato di farti un regalo anch’io. – Disse ad un certo punto.
– Orpo, – risposi. – E perché?
– Per il regalo che mi avete fatto.
– Non l’avevamo fatto per essere contraccambiati, – Protestai.
– Lo so, ma a me va bene così.
– E cosa pensavi di darmi?
– La mia donna.
– Non scherzare. Io non te l’ho data.
– Neanche io, – Proseguì. – Se ti lasciassi fare quello che vuoi a una donna, a esclusione di infilare il cazzo, cosa le faresti?
– Stai scherzando?
– Mai su queste cose. – Precisò secco. – Cosa vorresti farle?
Rimasi senza parole. Non stava scherzando.
– Le infilerei una mano sotto la gonna per accarezzarle il culo.
– So che a te piace il culo quanto a me piacciono le tette. – Commentò. – Elena, la mia ragazza attuale ha il più bel culo del mondo. E te lo dico io che l’ho palpato «a occhi chiusi» palmo a palmo.
– Ti credo…
– Beh, cos’altro le faresti?
– Mi siederei nudo sulla sua faccia… – Dissi, per esagerare.
– Smettila, voglio sapere cosa le faresti al culo.
– Potrei metterle un dito nel culo?
– Oh, ci siamo finalmente!
– Davvero potrei metterle un dito nel culo?
– Esatto.
– Potrei accarezzarla, masturbarla, incularla…
– La inculi solo col dito.
– Ho capito.
– Allora facciamo così. Ti preparo la brandina da massaggi e le fai un massaggio erotico, così come abbiamo concordato io e lei.
– Però prima me la lasci accarezzare sotto le gonne…
La cosa mi stava turbando.
– D’accordo. E alla fine la fai venire.
Mi venne un dubbio.
– Scusa, ma devo dirti passo a passo quello che faccio?
– Beh, qui sta l’altra faccia della medaglia.
– Cosa vuoi dire?
– Che voglio è che Angela sia presente e che mi racconti momento per momento quello che fai.
– Ma cosa dici? Angela sarebbe gelosa!
– Tu chiediglielo.
– Cos’è che ti ha chiesto???
Questa la reazione di Angela quando l’ho informata.
– Di fare un massaggio erotico alla sua donna.
– Questo l’ho capito. Mi riferivo a me. – Rispose. – Vuole che io gli faccia la radiocronaca del mio ragazzo che mi tradisce con la sua donna?
– Beh, non la vedrei proprio così…
– Ah, e come la vedresti?
Non risposi.
– Beh, è solo un massaggio, – dissi poi.
– Non è proprio un semplice massaggio, asino, ma una vera e propria masturbazione assistita. Con ditalino anale.
– Va bene, va bene, gli dico di no.
– Cosa hai capito? – Protestò Angela. – Tu gli dirai di sì invece.
– Cosa? Ma se hai appena detto…
– Lo so cosa ho detto. – Tagliò corto. – Ma voglio proprio vederti all’opera come hai fatto tu con me.
– Ma non sei gelosa?
Si fece seria.
– Te lo saprò dire… – Concluse. – Dopo.
La sera di una decina di giorni dopo,andammo a casa di Alberto, dove ci stava aspettando insieme alla sua amica, che ci presentò come Elena. Era davvero bella. Forse un po’ più alta di Angela, con meno tette ma con un culo da concorso.
Dopo varie battute generiche, Alberto prese in mano la situazione.
– Tu Matteo – mi disse – ti siedi su quel divano.
Riuscì a indicarlo come se lo vedesse.
– Io e Angela ci sediamo in questo, – continuò. – Tu Elena, mettiti alla portata delle mani di Matteo. Quando te lo dirà, ti spogli e ti sistemi sulla brandina da massaggi.
Indicò anche quella, ma stavolta fu meno preciso. Era la prima volta che vedevo la brandina nel suo salotto e chissà dove se l’era procurata.
– Claro?
– Clarissimo. – Risposi solo io.
Angela si sedette sul divano e poco dopo si sistemò al suo fianco Alberto, coscia contro coscia. Io mi sedetti e feci cenno a Elena di avvicinarsi a me.
– Elena, fai quello che ti ordina. – Le ricordò Alberto.
Elena si avvicinò a me un po’ titubante, ma determinata. Portai la mia mano al polpaccio e lo accarezzai risalendo la gamba. Quando arrivai alla coscia, Elena si mise di fianco per facilitarmi. Salii ancora e mi godetti le pieghe alla base del culo. Mi si rizzò come a un ragazzino.
– Le ha infilato una mano sotto la gonna, – sussurrò Angela ad Alberto. – Le sta palpando il culo.
Sentire il commento della mia ragazza che spiegava all’amico che stavo palpando il culo alla sua ragazza mi turbò piacevolmente. Era tutto legittimo quello che stavo facendo e mi sentivo autorizzato a fare il maiale ad libitum.
– OK, – commentai dopo un po’ sfilando la mano. – Puoi alzarti e spogliarti. Poi ti sdrai sul lettino a pancia sotto, ti massaggio solo di schiena.
Non fu necessario che Angela informasse Alberto. Io guardai Elena che con pochi gesti leggiadri si era slacciata il vestito e lo aveva lasciato cadere per terra. Poi aveva sfilato le mutandine ed era salita sulla brandina senza apparenti imbarazzi di sorta.
Mi alzai, presi da terra il vestito e le mutandine e li appoggiai sulla sedia. Quindi mi portai al lettino da massaggio. In effetti Elena aveva un culo leggiadro. L’avrei inculata alla grande. Alberto lo sapeva e ascoltava soddisfatto la «cronaca» di Angela.
– La tua amica è bellissima. – Gli sussurrò, cercando di non farsi sentire da me.
Aveva ragione ma, tolte le differenze che ho detto, erano entrambe bellissime.
– Sta cominciando dai piedi – Proseguì sottovoce Angela ad Alberto. – Ma le sta guardando il culo. E la figa.
Forse voleva farlo ingelosire, ma in effetti stavo massaggiano le piante dei piedi, godendomi la vista del culo. Mi piace massaggiare, con l’intenzione di generare piacere delicatamente progressivo. E sono bravo anche nei massaggi erotici, che faccio spesso alle mie amiche. Questa però era la prima volta che ne facevo uno di erotico a una bella donna che non conoscevo. Ma non mi sentivo in imbarazzo, autorizzato come ero dal mio amico che, evidentemente, lo aveva concordato con la ragazza.
Passai più volte con le mani risalendo prima le gambe e poi le cosce. Sapevo che con un massaggio progressivamente ripetitivo accresceva il desiderio della persona che veniva massaggiata. Quando arrivai alla base del culo, la giovane stava desiderando di essere palpata.
Andai alle caviglie e le allargai un po’ le gambe, in modo da liberare le fessure. Angela spiegò tutto ad Alberto.
Con la mano destra palpai la natica sinistra, facendo in modo di guardarle il buco del culo. Ripetei la cosa con l’altra natica e poi scivolai con delicata pressione prima nell’inguine sinistro e poi quello destro.
– Cosa sta facendo? – Domandò Alberto.
Angela si era persa.
– Scusa, – rispose emozionata. – In questo momento le sta lisciando gli inguini. Le sfiora la vulva. Ogni tanto preme i pollici ai lati della figa.
Erano tutte cose che facevo per far sì che Elena divenisse pronta per subire qualsiasi cosa. Solo dopo decisi di prenderle la figa in mano.
– Le ha preso la figa in mano, – sussurrò Angela col fiato corto ad Alberto.
Lui non commentò.
Palpai con esperienza la vulva della donna che, come una spugna, mi trasmise alla mano gli umori vaginali che aveva cominciato a secernere in piena libertà.
– È bagnata… – Osservò Angela.
Quando ritenni di avere la mano ben lubrificata, portai le dita nella fessura del culo. È una delle cose che mi piace di più, prima di sodomizzare la inculanda perché, a seconda di come reagiscono le natiche, procedo a mio piacere.
Aumentai la pressione sull’intera fessura. Le natiche si strinsero attorno alle dita, ma poi si allentarono e sentii che l’ano cedeva. Allora feci pressione col medio, che si fece strada da solo nel buco del culo. Da come era rilassato, capivo che in quel momento Elena non desiderava altro che essere sodomizzata.
– La sta inculando col dito. – Annuncià Angela con la voce strozzata.
– Forza! – Disse allora il mio amico. – Falle un ditalino al culo! Falla venire, la troia!
Sapevo che a letto Alberto era dominante e perfino punitivo. Me lo aveva detto più volte. Quell’ordine era il suo modo di esprimere il proprio potere nei momenti clou. Sicuramente aveva un’erezione potente.
Ma il suo ordine diede a me coraggio e annientò la residua resistenza di Elena, che allargò di più le caviglie. Allora cominciai a esplorare il suo retto col dito e mi godetti il vuoto che trovavo oltre la stretta anale. Stretta che calò sempre di più, finché potei masturbarla analmente. Infilai e sfilai il dito con studiata progressione, senza farle male. Presto lei prese il ritmo e io mi adeguai. Quando iniziò a muoversi con sussulti involontari, le presi nuovamente la figa con la mano libera e la aiutai a venire tenendo il clitoride tra l’indice piegato e il pollice.
La mia amica aggiornò Alberto.
Presto fu lei a dirigere il gioco e cominciò a sbattere il bacino attorno alle mie dita e a gemere con crescente intensità.
– Sta venendo! – Esclamò Angela alzandosi.
– Godi, puttana! – Gridò Alberto, alzandosi anche lui.
– Ahh! Ahhh!! – Urlava Angela inarcando la schiena. – Ahhhhhhhh!
Poi iniziò a placarsi e al rilassarsi, sempre dando colpi di bacino.
– Sculacciala! – Mi ordinò Alberto.
– Sciaaack! Sciaaack… Sciaaack!
Avevo obbedito. Le sculacciate la aiutavano a concludere l’orgasmo e a riprendere il controllo.
– Adesso andatevene, – ci ordinò Alberto. – Vado avanti io. Via!
Io e Angela ce ne andammo alla chetichella lasciando i due in preda a emozioni decisamente forti.
Un quarto d’ora dopo io e Angela eravamo a letto scopando come facoceri.
Una volta placati, commentammo la situazione appena vissuta.
– Un’esperienza folle… – Commentò lei. – Ci siamo traditi tutti e ci siamo eccitati come mongolfiere.
– Io non sono stato tradito, – dissi piano. Ma forse facevo meglio a tenerlo per me.
– Io ho mantenuto il contatto con il cazzo di Alberto, – precisò allora. – Col gomito.
– E lui se ne è accorto?
– Beh, è cieco, non imbecille.
– E come era?
– Duro come il cemento.
– Davvero ti sei eccitata anche tu?
– Ancora un po’ e sarei venuta senza aiuto…
– Ma cos’è che ti ha eccitato tanto?
– Il mio ruolo. – Rispose dopo averci pensato. – Il descrivere al tuo amico quello che il mio ragazzo faceva alla sua ragazza. Se ci pensi, è una follia…
Restammo un attimo a pensare quello che ci eravamo detti.
– E a te cosa ha eccitato di più? – Chiese poi.
– Beh, sai meglio di me che mi piace mettere il dito nel culo a una donna…
– No, non lo sapevo, ma vai avanti.
– Gli ordini che dava Alberto e la tua complicità sono stati impagabili.
– Posso aggiungere un dettaglio senza che ti incazzi?
– Ma certo.
– Mi eccitava vederti giocare con le mani e le sue intimità…
– Valà?
– Era come se fossi io a farlo.
(Continua)
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