“Mi sorride in modo ammiccante, deve avermi letto nel pensiero…”
Karen era stata il grande amore della mia vita, una ragazza statunitense
di origini asiatiche il cui lavoro per una multinazionale la portava a viaggiare continuamente. C’eravamo conosciuti a Palermo due anni prima e c’eravamo innamorati subito. Tre giorni di passione e poi lei era dovuta ripartire per lavoro. C’eravamo tenuti costantemente in contatto e dopo un paio di mesi lei era ritornata in Sicilia, e da allora avevamo iniziato una convivenza in cui non sono mai mancati litigi e gelosie, dovute soprattutto alle sue prolungate assenze in giro per il mondo per gestire gli interessi della società per cui lavorava. L’ultimo periodo della nostra relazione Karen aveva rinunciato ai viaggi di lavoro per dedicarsi meglio alla vita di coppia, fu così che erano iniziati i problemi perché lei era diventata isterica e insofferente, e un po’ intollerante lo ero diventato anch’io, forse perché non mi ero mai abituato ad avere una donna in casa per lunghi periodi.
Così era iniziata la crisi, i litigi del primo periodo, dovuti alla gelosia il cui epilogo era sempre un focoso amplesso sessuale per riappacificarsi, adesso si erano trasformati in litigi per il menù del pranzo o della cena, per la tavoletta del water o per la TV accesa o spenta e l’epilogo era quasi sempre che si finiva per dormire in stanze separate. Alla fine avevamo deciso di prenderci un lungo periodo di riflessione e Karen era partita per un mese per i paesi monsonici alla ricerca di se stessa, nella speranza che entrambi trovassimo il tempo e lo spazio per riflettere. Mi mancava, ma non in quel senso. L’assenza di Karen per me era diventato quasi un sollievo, l’unica mia preoccupazione era che stesse bene e che non le fosse successo nulla di male, ma non sentivo quell’impellente bisogno di rivederla che avevo i primi tempi ogni volta che ripartiva per lavoro. Adesso quella gelosa e impaziente della coppia era diventata lei, nonostante l’accordo fosse di sentirci solo l’indispensabile e di pensare ognuno a se stesso, le sue chiamate erano diventate sempre più frequenti e si preoccupava continuamente di dove fossi e con chi fossi, soprattutto se le mie compagnie erano di sesso femminile. Non l’ho mai tradita durante questo mese di assenza.
Niki l’ho conosciuta per caso. Karen era partita da pochi giorni per il suo viaggio alla ricerca di se stessa, ed io una mattina mi trovo la richiesta di amicizia su Facebook di questa splendida ragazza russa bionda, con gli occhi azzurri ma con la pelle straordinariamente abbronzata. Fino ad allora, negli ultimi due anni, avevo sempre cestinato tutte le richieste di ragazze che mi erano arrivate su Facebook, ovviamente avevo sempre rifiutato anche tutte le avances che ricevevo nei locali quando uscivo con i miei amici nei periodi di assenza prolungata di Karen. La sera quando poi ci sentivamo su Skype le raccontavo le mie serate fuori e Karen ci rideva sopra, orgogliosa di avere un fidanzato fedele, non aveva mai dubitato minimamente sulla mia fedeltà e sulla mia sincerità . Quando invece Karen mi raccontava i suoi “episodi buffi” (così li chiamava lei) in cui questo o quel cliente facoltoso ci provavano spudoratamente con lei, io cambiavo repentinamente umore ed impazzivo di gelosia. Una volta, dopo pochi mesi che stavamo insieme, arrivai persino a dubitare di lei. In quell’occasione lei l’ha presa veramente male e il nostro rapporto ha rischiato il collasso.
Stavolta accettai la richiesta di amicizia e mandai un messaggio a Niki per chiederle come mai una ragazza così bella si abbassasse a chiedere l’amicizia in rete ad uno sconosciuto. Il mio messaggio era scritto in inglese, ma lei mi rispose in italiano. Niki era un avvocato russo con la passione per il nuoto agonistico e studiava italiano da due anni a causa di un’innata passione per il nostro paese. Da quel giorno non abbiamo più smesso di messaggiare e abbiamo scoperto di avere tantissime cose in comune. Karen era magicamente passata in secondo piano.
Erano passate più di tre settimane dal primo messaggio con Niki e il nostro era diventato un vero e proprio rapporto virtuale. Un giorno lei si trovava all’interno di un negozio di abbigliamento a Mosca ed era indecisa sull’acquisto di un costume da bagno, allora da dentro il camerino di prova, indossando prima l’uno e poi l’altro costume, si era scattata delle foto e me le aveva mandate via whatsapp per chiedermi un parere. Da allora lo scambio di foto era continuato e ogni giorno ci spingevamo un po più in là ma senza però mai straripare in foto di nudo integrale. Si giocava sull’effetto vedo/non vedo, con la scusa di mostrare la striscetta dell’abbronzatura dopo una giornata passata al sole, o le foto in pigiama (rigorosamente sexy) per la buonanotte. Niki era incredibilmente bella, un fisico slanciato e straordinariamente allenato che nulla toglieva alla sua femminilità e sensualità . Quella pelle, normalmente chiara, ma che quando era abbronzata assumeva delle sfumature color oro che facevano risaltare gli occhi di un azzurro chiaro e intenso di un cielo primaverile e quei capelli di un biondo così intenso da far invidia ad uno spot della johnson. Le foto che ci scambiavamo ed alcune battutine maliziose turbavano le mie notti e riempivano di eccitazione le mie giornate, avevo perso ogni concentrazione anche sul lavoro. Come molte ragazze dell’est, le sue forme non erano generose, ma il suo seno aveva una splendida curvatura ed era perfettamente proporzionato all’altezza. Non usava costumi o reggiseni con le coppe, e attraverso i tessuti leggeri si distinguevano chiaramente due splendide tette “a pera” con i capezzoli che dalla metà inferiore del seno sporgevano leggermente all’insù. All’apice di due lunghissime gambe forbite e straordinariamente allenate sporgevano due glutei scultorei, non abbondanti ma perfettamente rotondi. Consideravo ogni singola foto che mi mandava come una piccola tortura, perché vedevo un nostro ipotetico incontro come irrealizzabile e utopistico.
Niki mi comunica che a fine giugno sarebbe stata a Roma per una settimana e mi propone la folle idea di vederci. Il cuore mi balza in gola. La presenza di Niki a Roma coincide con l’arrivo di Karen a Palermo.
Inutile mentire a me stesso, ormai da tempo meditavo di lasciare Karen, e Niki non era stata che una piccola spinta a quel rapporto già sull’orlo del baratro. Senza pensarci troppo su acquisto un biglietto per Roma con partenza il venerdì e ritorno il lunedì mattina. Niki si trovava nella nostra capitale per un corso di italiano presso una scuola certificata e sarebbe stata libera dal pomeriggio del venerdì fino al lunedì, giorno in cui sarebbe tornata a Mosca.
La mattina di giovedì vado a prendere Karen in aeroporto. Durante quel mese di vacanza che c’eravamo presi “da noi stessi” si era veramente rilassata. I suoi occhi castani erano accesi come un tempo, i lineamenti del suo viso morbidi e non più tirati. Sorrideva spontaneamente come quando l’avevo conosciuta. Indossava un vestitino leggero di lino bianco che risaltava le sue splendide forme e una scollatura generosa lasciava apparire buona parte della stretta e lunga linea di demarcazione tra i suoi seni. Karen era una splendida ragazza esotica, alta non più di un metro e settanta con la carnagione olivastra, la pelle liscia e tutte le curve al punto giusto. Nonostante fosse contraria all’idea di praticare attività sportiva era perfettamente in linea, si teneva in forma seguendo una dieta vegana e facendo delle lunghissime passeggiate nella natura. Un seno sodo e abbondante rispetto all’altezza faceva si che non passasse mai inosservata, capelli castano scuro ricci le sobbalzavano allegramente sulle spalle di continuo perché non stava mai ferma. Era una ragazza solare e metteva sempre allegria, la nostra vita sessuale era sempre stata molto attiva e lei a letto aveva molta fantasia e pochissime inibizioni.
Appena mi vede, al terminal arrivi dell’aeroporto di Palermo, molla per terra i bagagli e mi salta impetuosamente addosso abbracciandomi, lasciando attonite le persone intorno a noi. La gonna leggera del vestitino di lino si solleva scoprendo le sue splendide gambe abbronzate ma lei non se ne cura e rimane avvinghiata a me con braccia e gambe. In quel momento mi sento l’uomo più osservato ed invidiato dell’aeroporto. Non la bacio, non sulle labbra almeno, come si sarebbe aspettata lei. La saluto mestamente e lei inizia a sospettare quel che io ormai covavo da quasi un mese. Il suo sorriso non si spegne, ma si attenua notevolmente, è palesemente felice di vedermi ma una nube oscura i suoi pensieri. Mi accorgo che cerca di dissimulare quel velo di tristezza iniziando a farmi domande su come abbia passato questi giorni, su che novità ci fossero e così via… Mi fa i complimenti per il fisico, durante la sua assenza avevo ripreso da subito ad allenarmi seriamente tutti i giorni nel parco, ed i risultati erano abbastanza evidenti, la pancetta un po rilassata degli ultimi tempi si era ritirata facendo riapparire una pallida tartaruga, i pettorali avevano ricominciato a sporgere rispetto all’addome e anche spalle e braccia avevano ripreso il tono di un tempo. La accompagno a casa nostra e le preparo da mangiare, si è fatta ora di pranzo ormai e lei è stanca ed affamata dopo un viaggio di oltre 22 ore. Divora tutto in pochissimo tempo e tra un boccone e l’altro mi racconta i dettagli della sua vacanza e quanto io le sia mancato. Non tocco quasi cibo, cerco tra me e me le parole con cui a breve dovrò comunicarle la mia decisione. Karen, acquietata la sua fame e il suo entusiasmo, nota la mia espressione cupa e la nube di tristezza scende anche su di lei. Lasciamo i piatti sporchi sulla tavola e andiamo a letto. Siamo sdraiati sul letto e abbracciati quando le comunico la mia decisione, lei a quel punto ormai se l’era immaginato, non ci rimane bene ed io impiego altre tre ore a spiegarle che era la scelta più giusta e che ormai da tempo ci stavamo facendo solo del male. Il biglietto per Roma riposa quieto e silenzioso nella tasca dei jeans e sul cellulare, messo in modalità “non disturbare”, arrivano i messaggi di Niki che ha appena finito la lezione di italiano.
Karen è una ragazza straordinariamente intelligente e quando capisce che non ci sono speranze, invece di lasciarsi andare a scenate patetiche o isteriche, nonostante la tristezza di fondo, appare nuovamente rasserenata.
La ammiro, è sdraiata in trasversale sul letto accanto a me, il vestito di lino che la faceva apparire tanto sexy è scivolato ai piedi del letto e adesso lei indossa un elegante completo di pizzo bianco con merletti che probabilmente aveva scelto la mattina appositamente per me. Adesso che mi sono tolto quell’enorme peso che portavo ormai da tempo la vedo, non più come un ostacolo, in tutta la sua bellezza e sensualità , e mi si accende un irrefrenabile desiderio di fare l’amore con lei. La sua pelle abbronzata in contrasto con il bianco della lingerie risalta le sue forme voluttuose, giocherella tamburellandosi le dita su quelle labbra sensuali che nascondono i suoi denti perfetti e bianchissimi. Mi sorride in modo ammiccante, deve avermi letto nel pensiero. Ma quando faccio scorrere le mie dita lungo l’interno della sua coscia avvicinando le mie labbra alle sue, lei le arresta con le sue dita raggelandomi con la frase “niente sesso, siamo solo amici ormai”. Esercito un piccolissimo sforzo per vincere la resistenza delle sue dita, che scivolano lungo il mio collo,ed inizio a baciarla. E’ un bacio lungo e appassionato che mi ricorda quanto adorassi il suo sapore. Mentre la bacio le mie dita scorrono lungo la sua pelle morbida ma ogni volta che si avvicinano ad una zona erogena del suo corpo lei le arresta decisamente con le sue mani e mi ripete la stessa frase. E’ palese che vuole torturarmi e farmi tornare indietro in qualche modo sui miei passi. La desidero, sento il mio sesso che sta per esplodere dal turgore ed impazzisco dalla voglia di possederla. Mi dimentico persino del cellulare e del biglietto per Roma, sono concentrato solo su di lei. Continuiamo questo duello di resistenza rotolandoci su e giù per il letto. La mia prima vittoria è il gancetto del reggiseno, l’indumento le scivola morbidamente sull’addome scoprendo il suo seno pieno e abbondante. Seguo lentamente con la mia lingua la curvatura di uno dei suoi seni rotondi fino a raggiungere l’areola. La sua mano tra i miei capelli, che fino a poco prima spingeva per impedirmi di raggiungere il mio primo obbiettivo, adesso preme sulla mia testa contro il suo corpo. Inizio a giocherellare con la mia lingua sul suo capezzolo, a mordicchiarlo leggermente e a succhiarlo, lei stringe con la mano i miei capelli ed il suo respiro si fa sempre più intenso seguendo il ritmo dei miei movimenti. Quando sta per esplodere mi tira a se per i capelli e mi bacia con ancora più passione. I nostri corpi iniziano ad aderire e, sebbene indossiamo entrambi gli slip, il mio sesso preme e strofina sulla sua vulva. Sento la sua eccitazione crescere sempre di più, e anche la mia. Il ritmo accelera e quando i nostri respiri si intensificano in maniera assolutamente sincronizzata lei improvvisamente mi spinge via da sè e con un sorrisetto tra il malizioso e il diabolico mi ripete “niente sesso, siamo amici!”. Non mi arrendo, striscio vicino ai suoi piedi ed inizio a baciarli dalla caviglia verso su, appena superato il ginocchio inizio a leccare l’interno della coscia, soffermandomi sulle zone più sensibili a succhiare la sua pelle. Il corpo di Karen non ha segreti per me e so dove posso procurarle maggiore piacere. Man mano che mi avvicino con le mie labbra alla sua zona inguinale lei inizia a spingere via la mia testa, ma con sempre meno convinzione. Sposto leggermente i suoi slip ed inizio a leccarla leggermente, provocandole a volte il solletico nel punto all’attaccatura della gamba dove si trovava poco prima l’elastico degli slip. Smette di spingermi via ed inizia ad accarezzarmi i capelli. Sposto ancora un po’ gli slip scoprendo le grandi labbra ed inizio ad stimolarle con la mia lingua, il suo respiro si fa sempre più intenso, interrotto da fremiti irregolari. Nei picchi di piacere mi stringe i capelli tra le sue dita, le sue gambe si allargano delicatamente lasciandomi maggiore spazio di movimento. Passo al clitoride ed inizio a stimolarlo abilmente con la lingua, spostandomi a volte a leccare l’interno della sua vagina, che ormai è inondato dalla sua eccitazione, ritornando poi subito al clitoride e di nuovo giù alla vagina. Ripeto questo movimento per diversi minuti ed inizio a sentire qualche piccolo crampo alla lingua, forse era passato troppo tempo dall’ultima volta che mi ero impegnato per darle piacere solo con la lingua. Karen inizia ad ansimare e sento che è prossima a raggiungere l’orgasmo, ma proprio in quel momento mi fermo e mi avvicino alla sua bocca per baciarla appassionatamente. Quando sento i suoi battiti cardiaci regolarizzarsi scendo nuovamente giù e riprendo a stimolarla con la lingua. Quando risalgo di nuovo su per baciarla tiro fuori il mio pene dai boxer e provo ad entrare dentro di lei. Karen repentinamente me lo afferra con la mano e mi ripete “niente sesso, siamo amici orma!”. Non mi arrendo, riprendo a stimolarla in tutti i modi che conosco, succhiotti sul collo, la lecco dietro le orecchie mordicchiandole i lobi, inizio a mordicchiarla dappertutto, sulla schiena, sulle natiche, all’interno delle cosce. Lei cerca di sfuggirmi come un’anguilla, ma cede ogni volta che raggiungo una zona che può darle maggiore piacere. Capisce che non mi arrenderò, entrambi abbiamo raggiunto livelli di eccitazione fuori dal comune, allora escogita un’altra strategia pur di non arrivare all’amplesso, non me la vuole dare vinta al 100%. Scende con la sua testa lungo il mio torace, raggiunge l’addome e con un leggero movimento delle dita fa scorrere giù l’elastico dei miei boxer, afferra il mio sesso ed inizia a leccarlo e succhiarlo. La sensibilità acquisita con il prolungato desiderio e l’eccitazione e la voracità dei suoi gesti mi mandano letteralmente in estasi. Trattengo più volte il fiato quasi sul punto di esplodere, appena i miei respiri acquistano un po’ di regolarità afferro Karen per una coscia, gliela sollevo al di sopra della mia testa e lascio che poggi il suo ginocchio al di sopra della mia spalla. Mi avvicino con le mie labbra al suo sesso e ricomincio a leccarlo e mordicchiarlo dentro e fuori. Lei nel frattempo non interrompe le attenzioni che stava dando al mio pene, i suoi gesti aumentano di intensità tanto più è il piacere che le do io, e diventa un crescendo di impeto e di passione, a volte entrambi siamo costretti a fermarci per un secondo sul punto di urlare perché l’eccitazione supera i limiti dovuti. Continuiamo così per diverso tempo e stavolta quando sento che siamo sul punto di esplodere non mi fermo, ma intensifico il ritmo dei miei gesti, lei capisce e fa altrettanto. Concludiamo entrambi contemporaneamente in preda a spasmi di piacere. Mentre non riesco più a trattenere il mio orgasmo che si libera all’interno della sua bocca percepisco le sue ripetute e violente contrazioni che si concludono con lei che inarca la schiena e si abbandona sfinita sopra di me poggiando la testa sul mio inguine e solleticandomi con i suoi capelli. Rimaniamo così a lungo accarezzandoci dolcemente e in silenzio, poi ci addormentiamo un po’ e ci svegliamo che è già buio. Un pasto veloce, una doccia rigorosamente insieme e poi andiamo a ballare come due vecchi amici. A Karen non dico il vero motivo del mio viaggio del giorno dopo, la farebbe solo star male, anche se non è stupida, e si è sicuramente accorta dei continui messaggi che mi arrivano e dei miei sorrisi “diversi” quando li leggo. Niki è impaziente di vedermi.
Mi sveglio presto, Karen dorme ancora sfinita per la sera prima. Poche ore prima, quando siamo rientrati a casa mi ha detto che è bello il nostro nuovo “rapporto” e che il giorno che smetterò di baciarla in bocca lei capirà che sarà giunto il momento di allontanarci definitivamente. Eravamo troppo stanchi per fare l’amore, e Karen probabilmente non avrebbe voluto. Ci siamo coccolati a letto fino a quando ci siamo addormentati. La luce filtra attraverso le tende e nel fioco chiarore della stanza Karen è ancora più bella, la baciò leggermente sulle labbra e lei sorride senza aprire gli occhi, un leggero senso di colpa mi punge il petto. Per la prima volta le sto mentendo. Metto qualche camicia, due paia di jeans e un costume da bagno nel trolley e mi avvio verso l’aeroporto.
Niki esce dal corso alle 15 ed io, dopo aver lasciato i bagagli in albergo ho il tempo per fare una passeggiata a Trastevere. Roma è bellissima e accogliente come sempre. È una calda giornata di sole ed ho tutto il tempo per raggiungere il centro a piedi. Aspetto Niki fuori dalla scuola, passano diverse donne straniere e seguo con gli occhi quelle alte e bionde aspettando di vederle in viso per sincerarmi che sia lei.
Me la ritrovo davanti, ha il viso stanco ma è bellissima. I suoi occhi si illuminano appena mi vede e ci abbracciamo, ci teniamo stretti per qualche secondo e poi le do un leggero bacio sul collo, lei ricambia. Appena mollo la presa e mi scosto leggermente da lei per ammirarla di nuovo in viso mi accorgo che arrossisce, è molto timida per essere una ragazza così bella e devo essere io a farla parlare. La prendo per mano e la porto un po in giro per Roma. Camminiamo a lungo e ci fermiamo a Villa Borghese sedendoci al bordo di una fontana. Lei inaspettatamente si toglie le scarpe, si solleva un po’ il vestito ed entra dentro la fontana. L’acqua le arriva poco sotto le ginocchia, io l’ammiro estasiato mentre lei passeggia disinvolta dentro la fontana lanciandomi degli sguardi suadenti come fossero dei silenziosi inviti a raggiungerla in acqua. Non ho il coraggio e dopo un po’ lei torna da me, ci prendiamo per mano e riprendiamo a passeggiare. Mentre siamo nei pressi di Ottaviano, un improvviso acquazzone ci costringe a trovare riparo dentro la fermata della metropolitana. A molta altra gente viene la nostra stessa idea e presto ci troviamo pressati da una folla di gente stretti l’uno all’altra a guardarci negli occhi. Il suo sorriso un po’ imbarazzato è per me un richiamo irresistibile, mi avvicino alle sue labbra e la bacio. È un sapore nuovo dopo tanto tempo, un po’ estraneo che mi fa improvvisamente pensare a Karen. La timidezza iniziale di Niki cede il passo alla passione e i miei pensieri ritornano inevitabilmente al presente, mi lascio trasportare dal bacio e continuiamo incuranti del fatto che abbia smesso di piovere. Quando ce ne accorgiamo la folla è magicamente sparita e il flusso di persone è ripreso normale all’interno della stazione metropolitana. Passeggiamo finché non fa buio e ci fermiamo a mangiare in un ristorantino vicino piazza di Spagna il cui aspetto era decisamente migliore delle pietanze che ci servono… e del conto! Le chiedo se vuole rimanere a dormire in albergo con me e lei, sorridendo imbarazzata, mi dice di si. Ho preso una matrimoniale in un albergo in viale Trastevere, quella zona mi ha sempre dato un’aria familiare, arriviamo in taxi e in men che non si dica abbiamo ripreso a baciarci in ascensore, la mia mano accarezza la parte esterna della sua coscia poco sopra il ginocchio e scorre leggermente sulla sua pelle morbida e tonica fino ad arrivare sotto l’elastico degli slip, avverto un leggero fremito da parte sua ma proprio in quel momento l’ascensore suona indicando il piano. Le prendo le mani e la tiro verso di me, lei ha le guance rosse e lo sguardo malizioso, è ancora appoggiata allo specchio dell’ascensore e lascia che sia io a tirarla facendo un po’ di resistenza, come se avesse voluto prolungare quel momento di lussuria. Poi si decide e mi segue in stanza. Mi chiede di usare il bagno ed io la aspetto seduto sul letto nella semioscurità . Mentre lei si rinfresca do un’occhiata veloce al telefono, c’è un messaggio di Karen che mi chiede se mi stia divertendo in Puglia con i miei amici, le rispondo che ci stiamo preparando per andare in discoteca.
Niki appare dalla porta del bagno, indossa solo un perizoma e un reggiseno, rimango impressionato dal suo fisico slanciato e dalla sua bellezza statuaria. Vorrei saltarle addosso in quell’istante ma mi ricordo di aver camminato tutto il giorno, le chiedo di attendermi qualche minuto, chiudo le tende e metto un po’ di musica dal mio iPhone che nel frattempo mi sono premurato di mettere offline. Faccio una doccia veloce, sono già molto eccitato, perdo qualche secondo in più a detergere accuratamente le zone “più intime” del mio sesso, esco dalla doccia, mi lavo velocemente i denti, avvolgo un asciugamano intorno alla vita ed esco dal bagno. Lei è distesa sul letto, appena mi vede mi sorride. Ricambio il sorriso e mi avvicino ai piedi del letto, l’asciugamano scivola giù scoprendo tutta la mia eccitazione, mi acquatto come un felino in attesa della sua preda ed inizio a baciarle le caviglie, molto lentamente salgo su spingendomi fino al ginocchio, le sue gambe sono incredibilmente lunghe. Superato il ginocchio le passò una mano sotto la gamba e mentre bacio la parte superiore della coscia faccio scorrere le mie dita sulla parte opposta. Lei rabbrividisce e tira lentamente su la gamba flettendo il ginocchio. Scivolo giù senza fretta fino a raggiungere il suo inguine e le bacio il sesso attraverso gli slip, è incredibilmente profumata. Freme e mi attira a se baciandomi con passione. I nostri corpi iniziano ad aderire e lei è straordinariamente eccitata. Penso a Karen e il senso di colpa non mi abbandona, mi dispiace di averle mentito ma soprattutto mi sento terribilmente in colpa perché invece di starle vicino in un momento che avrebbe dovuto essere così difficile per entrambi, sono corso a Roma da un’altra donna, ma sono altrettanto consapevole che se non lo avessi fatto stavolta probabilmente me lo sarei rimproverato per tutti gli anni a venire.
Cerco di scacciare via i miei sensi di colpa e concentro tutte le mie attenzioni su Niki, la sto baciando sul collo e lei preme con il suo inguine sul mio. Le slaccio il reggiseno e sento i suoi seni duri premere sul mio petto, ne afferro uno con la mano e col pollice inizio a stimolare il capezzolo, lei freme ed inizia a mordermi sul collo. Con l’altra mano inizio a tirarle giù l’elastico degli slip, lei prende spunto per farmi scivolare giù i boxer. Mi sposto su un lato e sollevandola leggermente le sfilo via il perizoma. Inizio a baciare la sua pancia piatta e candida concentrandomi con la mia lingua sul suo ombelico, lei mi accarezza i capelli e freme ogni volta che la sfioro. Scendo giù ed inizio a baciarla sul sesso perfettamente depilato, avverto dei leggeri tremiti da parte sua. Sollevo la sua gamba destra e, facendomela passare sopra la testa, mi posiziono fra le sue cosce iniziando a leccarla all’interno della vagina, è molto bagnata ed inizia a sussultare. Dopo un po’ salgo lentamente su e quando ho raggiunto la sua bocca, baciandola, entro delicatamente dentro di lei godendo del calore del suo corpo e dei suoi umori. Freme ancora e lascia andare un sospiro. Molto lentamente e con molta delicatezza inizio a muovermi avanti e indietro, mentre lei mi stringe le spalle ed accavalla le sue gambe alla mia schiena, accelero leggermente i miei movimenti ed entrambi iniziamo ad ansimare. Mentre vado su e giù lei inizia a mordermi e succhiarmi il collo con inaudita passione e la mia eccitazione cresce dentro di lei facendola ansimare più forte. Mi sollevo sul busto e poggiandomi sul braccio destro tengo la sua gamba sinistra sul mio petto ed inizio a penetrarla con un po’ più di energia, i suoi sussulti vanno a ritmo con le mie sferzate, sento che sto per venire e allora mi fermo un istante, e, con la scusa di farla girare prendo fiato. Ma mentre sono in ginocchio sul letto lei si avvicina al mio sesso e inaspettatamente lo prende in bocca. Inizia a leccarlo e ad ingoiarlo con una tale passione che devo trattenermi per non venire. Le sollevo dolcemente il viso ed inizio a baciarla mentre lei continua a stimolarmi con la mano. La stendo su un fianco ed inizio a penetrarla da dietro tenendole sollevata una gamba, lei si volta e si protende verso di me per continuare a baciarmi. Continuiamo così ed ogni volta che sto per venire cambio posizione per guadagnare quei pochi secondi che mi permettono di stabilizzarmi. Lei si mette a cavalcioni su di me ed io posso ammirarla in tutto il suo splendore nella penombra della stanza, le sue spalle chiare con i muscoli in tensione mentre fa leva con le mani sul mio torace, i due seni all’insù perfettamente sodi con dei capezzoli piccoli e sporgenti, gli addominali perfettamente definiti e quell’inguine liscio, accuratamente depilato che aderisce al mio. La afferro con un pizzico di violenza per le natiche e lei si abbassa a baciarmi sul collo e mordermi l’orecchio. Istintivamente le introduco un dito nell’ano e mi accorgo che lei non disdegna. Inizio a stimolarle l’orifizio mentre lei fa su e giù a cavalcioni su di me e quando l’eccitazione cresce ancora la afferro e la metto carponi sul letto. Mi inumidisco la punta del pene con abbondante saliva e la faccio aderire delicatamente sul suo orifizio anale, la sento fremere dalla voglia e leggermente inizio a spingere, con una mano lei stringe le lenzuola e con l’altra mi guida dentro di lei afferrandomi una natica, quando sono finalmente tutto dentro lei tira un urlo di piacere, inizio a muovermi dentro di lei ma l’eccitazione è troppa e non riesco a trattenere la foga per cui dopo una decina di colpi ben assestati inizio ad eiaculare. Ci stendiamo sfiniti e madidi di sudore l’uno a fianco all’altra, mi addormento inevitabilmente. Mi sveglio dopo un periodo di tempo indeterminato con lei che mi sta praticando un rapporto orale, il suo sedere perfetto è proprio di fronte al mio viso, inizio a stimolarle la vagina, già bagnata e dopo pochi secondi abbiamo ricominciato a fare l’amore e così più volte per tutta la notte.
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