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Così iniziò la marcia sul retro

Posted on Settembre 28, 2022 By 2wi4e Nessun commento su Così iniziò la marcia sul retro
Visualizzazioni: 32

“Sono Rosalba, la dolce metà di Nevio che avete ben conosciuto dai racconti precedenti (vedi: Tutto inizio con una gita in barca) in cui il mio uomo mi ha…”

COSI’ INIZIO’ LA MARCIA SUL RETRO
Ciao a tutti. Sono Rosalba, la
dolce metà di Nevio che avete ben conosciuto dai racconti precedenti (vedi: Tutto inizio con una gita in barca) in cui il mio uomo mi ha descritta, dimenticandosi, però, di dire qualcosa sui miei gusti e preferenze. Visto che su questo sito ne ha raccontate di cotte e di crude lasciandomi sempre la parte di comparsa, questa volta voglio essere io a raccontare qualcosa.
Io e Nevio, dopo un fidanzamento non troppo lungo, ma sufficiente a completare la nostra conoscenza intima, ci siamo sposati. A letto abbiamo sempre avuto un accordo quasi perfetto: a me piace scopare, a lui anche, per cui non c’è mai stato un problema di figa. Ogni tanto, però, nel rotolamento sul letto finiva per cercare di violare il buchetto che la natura ha destinato allo scarico del materiale esausto, non solo per me abbastanza inutile sessualmente ma anche piuttosto puzzolente. Io avevo sempre risposto con una strenua resistenza: la natura ci aveva dato la figa per chiavare e godere, con il buchino sul retro niente da fare. Naturalmente lui ci rimaneva male e mi rompeva le scatole insistendo che inculare è bello, che la donna gode come non mai, che il dolore è passeggero come quelle della perduta verginità (qui aveva ragione, chi se lo ricordava più il dolore dello sverginamento?), ma io dura, no e poi no.
Questo fino ad un veglione di fine d’anno di qualche tempo fa. Lo abbiamo trascorso a casa di amici, assieme ad altre tre o quattro coppie, non ricordo bene. Dopo il cenone, cui ogni coppia aveva contribuito portando qualcosa da mangiare e da bere, i balli nel salone semibuio, tanto spumante in pancia e sui vestiti, alcuni giochini di società un po’ spinti, è finita che tutte le donne erano rimaste in mutandine mentre gli uomini per lo più a torso nudo: grazie all’alcool ingerito e – forse, non saprei dirlo con certezza – e qualche porcheria messa nei bicchieri, l’atmosfera si era scaldata per cui alle due dopo mezzanotte abbiamo cominciato a scopare come conigli, anche se ognuno con la sua donna (ma anche di questo non ne sono sicura: ero un po’ brilla, era abbastanza buio e il mio compagno di scopata durante tutto l’amplesso non ha mai aperto bocca, se non per grugnire). Quello che ho potuto vedere, nonostante la penombra è stato che in due coppie il maschio aveva optato per il culo della femmina e non per la fica. E sentire le due donne gridare per il godimento mi aveva arrapata non poco. Alle quattro di mattina, ancora un po’ alticci, siamo tornati a casa, stanchi morti. Subito a letto, anche se con la figa con ancora un po’ di sperma della chiavata precedente. Appena a letto a Nevio passa la stanchezza:
– Rosalba, a me tira ancora l’uccello, che ne diresti se anche noi cominciassimo l’anno nuovo con una bella scopata?
– Anche noi, ma non abbiamo già fatto? E poi non ti è bastato quanto hai fatto a casa degli amici? La fica mi brucia ancora un po’ – Rispondo, tanto per salvare le apparenze: avevo sì goduto chiavando ma l’impressione delle due amiche inculate mi era rimasta.
– Con il sesso non si deve dire mai basta, e poi vorrei cominciare l’anno facendo grandi cose con te.
Sono state queste sue parole a mettermi il dubbio che due ore prima avessi scopato con qualcuno degli amici e non con Nevio, che naturalmente si sarà divertito con qualcuna delle altre: benedetti l’alcool e la penombra!
Ancora un poco brilla accetto quindi buon grado di iniziare a giocare con lui, che in poco tempo si fa trovare con il cazzo duro come nei giorni più belli. Come sempre non mi sale subito sopra, ma inizia ad accarezzarmi tutto il corpo, a strizzarmi i capezzoli, a mettermi il dito prima nella figa e poi nel culo.
– Dai, dai, Nevio, basta con le dita, mettimelo dentro, ho voglia di cazzo! – Gli dico fremendo tutta, ho la fica in fiamme e non vedo l’ora di sentirlo.
Ma lui niente, continua a giocherellare con le dita nei due buchi mentre con la lingua mi porta i capezzoli ad una durezza degna di una nocciola.
– Cara Rosalba voglio vederti spasimare, questa scopata di capodanno dovrà rimanere nella storia. – Mi risponde girandomi sottosopra e cominciando a leccarmi la figa e il culo: i due buchi sono vicinissimi e la sua lingua penetra alternativamente nel buco del culo e fra le grandi labbra. Io sono partita, come lecca lui ne ho conosciuti ben pochi, per cui vengo a ripetizione con orgasmi che mi fanno gridare dal piacere.
– Ora carissima ti accontento, mettiti a pancia in giù che ti penetro!
Obbedisco subito al suo comando-invito: è da oltre mezz’ora che aspetto di sentirlo dentro; la fica è tutta un lago: fra le sborrate ricevute alla festa, le leccate di Nevio, i miei liquidi di goduria, è talmente bagnata che potrebbe entrarci anche una coca cola! Ma non avevo fatto caso che anche il buco del culo era stato ben lubrificato, cosa di cui mi sarei accorta poco dopo.
Infatti Nevio ha cominciato ad infilare il suo bastone nella fica: un paio di colpi e poi fuori a strusciare nel solco del culo, quindi di nuovo dentro e poi di nuovo sul culo su cui aveva sputato e versato una mezza sborrata.
– Basta, basta Nevio, lo voglio dentro, finiscila di tormentarmi così – gli grido inarcando il sedere.
– Va bene, ti accontento – fa lui, puntando l’uccello sul buco del culo e spingendolo dentro con un colpo secco – Lo volevi dentro ed eccoti accontentata!
Un dolore intenso, ma rapido, e prima che potessi rendermi conto di cosa fosse successo mi sono trovata inculata, con il grosso cazzo di Nevio che spingeva nel retto. Sarà stato per l’alcool che avevo ingerito, per il livello di arrappamento che mi aveva portato, per quanto avevo visto alla festa qualche ora prima, non ho protestato e ho fatto bene: dopo qualche minuto ho iniziato a percepire un certo piacere, sensazione che è via via aumentata mentre lui stantuffava senza tregua accompagnando ogni spinta del pube con due o tre dita (non saprei dirlo con esattezza, non vedevo cosa faceva, sentivo soltanto un immenso piacere) nella figa.
– Allora Rosalba, che te ne pare, pigliarlo nel culo è tanto brutto come pensavi?
– Non, no Nevio, penso tu abbia avuto ragione, il dolore c’è stato, ma minore di quanto temessi, mentre il piacere è grande!
– OK cara Rosalba, allora, da ora in poi potremo fare le chiavate doppie, alternando il cazzo con un vibratore.
– Si, si Nevio, ora che la strada è aperta potremo farlo senza problemi.
– Magari anche sostituendo il vibratore con un cazzo vero: stanotte alla festa hai visto quello dei nostri amici, e credo ti potranno piacere.
Ho risposto affermativamente: avevamo già fatto qualche scopatina con un paio di coppie amiche, ma non si era mai parlato di fare il panino. Ora che la strada sul retro, anzi nel retto, era aperta si apriva per me un mondo nuovo. Aveva ragione il mio uomo quando mi esortava a dargli il culo e – se non soffrite di emorroidi – vi invito tutte a provare a farvelo mettere dentro: vi assicuro che non ve ne pentirete!

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all’autore del racconto – Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell’autore.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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