“Non sa quanto ora mi senta libera io! pensa Aria…”
Aria sta tornando a casa.
È una bella serata di maggio, insolitamente
fresca, appena 30 gradi, e la brezza che la accarezza permette di intravedere la luna piena dietro al solito spesso velo dell’inquinamento.
La bellezza della notte che l’accompagna mentre a piedi rientra al suo monolocale non la rende più serena, anzi… La fa ripensare a quello che sarebbe stata la stessa serata solo due settimane prima, e questo la fa stare ancora peggio.
Era andata a quella festa solo per far contenta la sua amica, che da giorni insisteva perchè uscisse un po’… Diceva che le fa male starsene da sola, proprio perchè lui se n’era andato in quel modo non era giusto dargliela vinta e restarsene a piangere tutta sola mentre lui si godeva la compagnia dell’amichetta. Quella… con la quale la tradiva già da mesi, e da qualche tempo ormai senza più limiti, complicazioni e bugie per far finta che ancora amasse solo lei.
Non poteva dire che Elena non si fosse fatta in quattro per lei, che le voleva davvero bene, e che tutto quel che faceva era quello che poteva farla star meglio! Anche presentarle il bel ragazzo alla festa: era simpatico, le aveva fatto passare una serata tranquilla e serena, l’aveva corteggiata senza andare oltre il lecito, nè sembrava interessato a approfittarsi della debolezza della sua situazione. Anzi… aveva avuto parole di solidarietà per lei e di critica per lui, discrete ma chiare, quasi femministe! Allora perchè non era riuscita a lasciarsi andare?
È splendida come sempre: il vestito nero traslucido, il corpo sottile ma non troppo, fasciato dalla lingerie ‘giusta’, il trucco leggero ma preciso, i capelli leggeri sulle spalle e armoniosi come i suoi movimenti sui tacchi alti, evidenziati dalle scie luminose delle fibre ottiche termosensibili abbinate al vestito.
Alla festa sapeva di avere gli occhi di tutti addosso, sapeva che anche solo ballare come sa far lei le sarebbe bastato per conquistare chiunque… ma non gliene importava.
L’unico sguardo che voleva l’aveva perso. In realtà erano già mesi che non era più per lei sola, e per quanto potesse riuscire a ricordare che apparteneva a un uomo che non la meritava, che l’aveva umiliata, tradita, usata, cercata per mesi solo per il sesso, ingannata con parole vuote solo finchè gli era stata utile… nonostante tutto era l’unico sguardo che ancora voleva.
Lui era tutto il suo mondo, e ora non può pensare a nessun’altro. Si sente sola, e nessuna amica e nessun uomo che la desiderasse riuscirebbe a farla sentire meno sola.
Il robotaxi si ferma silenziosamente e senza vibrazioni davanti al suo grattacielo. Aria è scossa dal suo isolamento dalla voce metallica che le chiede se vuole scendere o proseguire, e quando ritira la tessera di credito dal lettore e comunica al taxi che è libero si immagina come doveva essere un tempo, quando chi come lei aveva bisogno di parlare trovava spesso proprio nel tassista, uno di quelli che si vedono ormai più solo nei vecchi film, una spalla, un confessore e a volte anche uno psicologo, tutto compreso nel prezzo della corsa.
Il robotaxi riparte in un soffio, Aria resta un attimo sul marciapiede, mentre il traffico frenetico che mai si ferma, nella sua città come nelle altre, produce un rumore tenue, che ogni volta la sorprende: tanti mezzi, sempre in movimento, così veloci, e niente rumore!
Quanto poco servirebbe per aspettare di veder arrivare un mezzo guidato da una persona, non uno automatico, poi fare un passo nei varchi pedonali, quei pochi non forniti dei campi di protezione, e farla finita…
È un pensiero che cova pigramente da qualche giorno, sempre più decisa però, ma la spaventa l’eventualità che il sistema di sicurezza riesca a attutire l’impatto, e che non muoia sul colpo ma resti solo ferita… Per ora è la paura di soffrire, l’eventualità del dolore che la trattiene dal tentare di farsi investire, come anche dall’avvelenarsi e dal tagliarsi le vene.
Aveva letto anche di medicinali, di overdose di tranquillanti, di flaconi di potenti ipnotici, ma ormai sono anni che nessuna persona comune può procurarseli.
Di buttarsi giù da qualche grattacielo non se ne parla, coi sistemi di sicurezza che ci sono, nn riuscirebbe nemmeno a toccar terra… sempre che riuscisse a lanciarsi!
Lei ci ha provato, la sera stessa in cui Vasili s’è rivelato per quel che è, ma il sistema d’allarme ha attivato le protezioni, l’ha accolta in una specie di ragnatela che l’ha fermata dolcemente ma insieme l’ha bloccata…
Con sua immensa vergogna l’ha trattenuta finchè non sono arrivati quelli del pronto intervento, i poliziotti, i sanitari… e finchè invece di aiutarla restavano tutti a guardarla, come mamma l’aveva fatta.
Per sfregio a lui che l’aveva scartata come una cosa vecchia, e forse anche a sè stessa, aveva deciso di gettarsi nuda. Desiderò morire più di qualunque altro momento nella sua vita, quando finalmente fu un aitante sanitario, quello che in altre situazioni avrebbe definito un bel ragazzo attraente, a liberarla da quella specie di trappola e a porgerle il lungo mantello con cui era salita fin su all’attico.
Ma la tremenda umiliazione della situazione, di essere rimasta esposta davanti a tutti completamente nuda, invischiata in quella rete come una mosca in preda al ragno, le aveva impedito di apprezzare i sinceri sguardi di ammirazione e di desiderio che i suoi solerti soccorritori le dedicavano.
Appena in piedi e approssimativamente coperta da quel che restava del mantello, aveva pensato solo a scappare via, come se non vederla più potesse insieme rimuovere dalle loro menti quel che di lei avevano visto (tutto…), ma comunque non l’avevano lasciata andare prima che i solerti tutori dell’ordine pubblico, tra un sorrisetto e un’occhiata, l’avessero identificata dal chip sottopelle del polso.
Perlomeno il non dover dichiarare ad alta voce nome, cognome e indirizzo, protetta a stento da tutti quelli sguardi solo da poca stoffa erano un briciolo di umiliazione in meno…
Persino il suo miniappartamento, secondo l’ultima moda equipaggiato di elaboratore emozionale intelligente, l’aveva accolta preoccupatissimo e ansioso di sapere come stava. Non tutte le case si preoccupavano della salute dei loro occupanti, ma aveva avuto l’opportunità di avere in prova questa versione sperimentale, molto più avanzata di quello standard, secondo la ditta in gradi di provare emozioni… A lei piaceva per le tante funzioni, le capacità di auto apprendimento, la voce gradevole, anche se un pò chioccia, e l’aveva voluto.
Non sapeva che l’elaboratore avesse ricevuto l’allarme del suo tentato suicidio insieme agli enti di soccorso… Si era anche un pò seccata, ma poi aveva pensato che era solo una macchina, ed era programmato per prendersi cura di lei. L’aveva tranquillizzato, e non ci aveva pensato più.
Questo pensiero le dura un momento, poi Aria si scuote, entra dal portone automatico e si fa riconoscere dall’ascensore, che in un soffio la porta dolcemente al suo 38esimo piano, e le augura gentile e discreto, mentre esce, la buonanotte… Non pensava, prima di quei giorni, che il suo ascensore le sarebbe risultato più simpatico del genere umano preso in blocco.
La sua casa la accoglie sollecita come ogni notte.
Mentre la porta si chiude silenziosamente alle sue spalle, escludendo il resto del mondo da questo ambiente così totalmente ed esclusivamente ‘suo’.
Luci soffuse, musica da ambiente e il gradevole profumo del mandarino le danno il bentornata.
Si ripete anche questa sera che è ora di cambiare, di modificare le impostazioni della casa, evidentemente non è così sensibile all’umore del proprietario come dicevano.
I suoni sensuali, i profumi dolci, le luci da atmosfera… sono cose che non le piacciono più, erano piacevoli e familiari quando c’era ancora lui e quando questa era ‘casa loro’, ma sono diventate inutili e dannose per il suo umore. Le ricordano tutto quello che una volta era la sua felicità, e che ora è solo il suo dolore.
Bruscamente, con un comando secco chiude la musica, abbassa le luci e fa cessare il profumo. Per un attimo un briciolo di rabbia la ravviva, in fin dei conti sfogarsi con una stupida macchina le potrebbe fare bene… insulta quel computer onnipresente che da anni la scruta, la osserva, la ascolta per meglio rispondere ai suoi bisogni e ai suoi desideri, anche quelli che non esprime, ora rinfaccia alla sua casa di essere un pezzo di silicio inutile e insensibile, se si ostina a non riconoscere quanto sta male, e a regolarsi di conseguenza! Un’ondata di adrenalina la percorre, per un attimo…
Ma subito dopo torna fragile e stanca, insopportabilmente stanca…
Si trascina al divano senza attivarlo, non le interessa lo shiatzu stasera… Lo vuole usare come un qualunque piano d’appoggio, solo per smettere di sentirsi addosso il proprio peso, e come ogni notte delle ultime due settimane getta via le scarpe e si abbandona a una silenziosa, asciutta, assoluta disperazione. Addormentarsi, senza sforzo, senza soffrire, e non risvegliarsi il giorno dopo…
Come nelle ultime sere, nella sua mente non resta altro che pensieri di morte.
Non sa quanto tempo è passato… Il silenzio assoluto, l’isolamento totale dall’esterno e la luce costante hanno reso quel posto al di fuori del tempo, e lei al di fuori della realtà. Si scuote, d’improvviso la casa le annuncia una chiamata, di una persona che non conosce e che non ha dichiarato l’identità.
Lei è tentata di rifiutarla, subito la rabbia le fa rimpiangere di non poter sbattere il terminale a terra, come facevano un tempo, per avere un minimo di sfogo, poi si decide perlomeno a lasciare che il mittente si identifichi.
Un briciolo di curiosità femminile la tenta, in effetti… Si sorprende a chiedersi, come tanti anni prima, quando ancora si aspettava dalla vita sorprese meravigliose: chi sarà?
La parete mostra solo la scritta ‘No video’, e lei si indispettisce perchè invece ha sempre mostrato la sua immagine nelle trasmissioni. Per un attimo torna la tentazione di chiudere, ma…
‘Ciao, Aria.’
La voce è maschile.
Calda, profonda ma anche morbida. Non ruvida e dura come quella di lui, quella voce che tempo addietro l’aveva colpita e che quando facevano sesso la eccitava tanto… Questa è molto meglio.
Una pausa. Aria ne approfitta per risistemarsi sul divano, ben seduta, il vestito aggiustato sulle gambe unite, le mani sulle ginocchia, come una brava allieva seduta al banco… Poi si dà della stupida, non sa chi sia e per giunta non può vederla.
La voce riprende…
‘Tu non sai chi sono, non mi conosci. Non soprenderti di questo… Quel che importa è che io conosca te, e che mi piaci. Sei bellissima, e lo sai.’
Aria è affascinata da questa voce, non riesce a immaginarsi l’uomo che la possiede, ma dev’essere sicuramente bellissimo… Non ha coraggio di interromperlo, è curiosa, affascinata, lusingata… Si rilassa un poco sul divano, adesso. Lascia che parli lui.
‘Ti vedo spesso in giro per strada, sai… Lavoriamo nello stesso edificio, e facciamo spesso la stessa strada quando vai a casa. Non sai quante volte ho osservato il tuo corpo leggero, le tue gambe elastiche, affascinato dal tuo passo sensuale…’
Si ricorda che non la può vedere, e si rilassa un pò di più… Lascia che i lembi della gonna scivolino via dalle gambe, che le mani si rilassino sulla pelle del divano sfiorandole le cosce, si abbandona alle lusinghe di questa voce misteriosa… E la sente lentamente scaldarla dentro, come un buon vino o una tisana prima di dormire.
‘Ho cercato tante volte di indovinare cosa quegli abiti leggeri nascondevano, ma non ho mai pensato di affrontarti, perchè sapevo anche che eri innamorata e avevi già chi ti rendeva felice…’
Il tono della voce è quasi di scusa, e lei si acciglia per un momento… Ripensa a quanto era fiera e orgogliosa di essere fedele a quell’uomo, e ora si sente stupida. Chissà come sarebbe andata, se in una delle tante occasioni rifiutate sdegnosamente invece lei…
Ora però è libera, ha voglia di urlarlo, di dire a quest’uomo misterioso e affascinante di venire subito, lì da lei, a casa sua, e prenderla…
‘Adesso però è diverso, vero?’
La voce riprende quasi sollevata, come se fosse finalmente libero dopo troppo tempo di sacrificio… Proprio come si sente ora lei.
La voce diventa quasi allegra, divertita, ma resta sempre sensuale e scura…
‘Ora non hai più accanto quell’uomo che non ti merita, e so che ne soffri nonostante tutto, e questo mi dispiace ancora di più! Non è giusto…’
…Quanto gli dà ragione…
‘…Sei sprecata tutta sola! Se penso alle tue mani, vorrei baciarle… Se penso ai tuoi capelli, li pettinerei con le dita dolcemente e ne respirerei il profumo, se penso alla tua pelle ne gusterei l’odore che deve avere appena uscita dalla doccia… E credo che ne potrei impazzire!’
Aria ora è decisamente conquistata… Non riesce a separare la voce dalle parole, e la sua fantasia vola. Si sente bene adesso, ma non osa lasciarsi andare ai primi istinti delle mani che cercano di conquistare le cosce per accarezzarle…
‘Vedi, non credere che sia così sfacciato sempre! Anzi… Ma è il fatto che non posso vederti, e che tu non puoi vedere me, per un guasto alla mia casa, che mi fa così temerario. Sono contento che tu non dica nulla… Così è tutto molto più facile, mi sento libero… Libero di dirti quello che da tanto vorrei dirti.’
La casa le conferma il guasto dell’altro apparecchio.
Non sa quanto ora mi senta libera io! pensa Aria…
Temeva che magari un momento o l’altro potesse inserirsi l’immagine, e quindi essere vista… Ma se è così, ed è al sicuro, decide di abbandonarsi alle vibrazioni che questa voce le fa risuonare dentro.
Slaccia il vestito sul davanti, scosta i lembi, lo apre sul reggiseno di pizzo e sugli slip, allarga un pò le gambe… Inizia a sentire pulsare il desiderio, forse per il troppo reprimerlo, e lascia che le mani prendano ad accarezzarle le gambe.
‘Se potessi essere lì…’ La voce lascia sfuggire un sospiro, tra la frustrazione e la rassegnazione a rinunciare a qualcosa di tanto voluto, ed è quello che prova anche lei… Resta con il fiato sospeso, in attesa.
‘Aria,’, ora la voce è decisa, risoluta… Lui è sicuro, e le trasmette la sua sicurezza.
‘Se potessi essere lì, ti prenderei le mani, e le porterei alla bocca per baciartele lentamente e dolcemente…’
…Lei chiude gli occhi…
‘…e poi ti accarezzerei le spalle…’
Le sue mani salgono a scostare i capelli…
‘e il collo…’
Scendono, seguendo le parole dell’uomo.
‘e gli splendidi seni che ho sempre cercato di immaginare…’
Lei prende i seni dolcemente, sopra il reggiseno, e vorrebbe descriverglieli, come vorrebbe dirgli tante altre cose, ma non riesce a produrre suono mentre il respiro si accelera, la voce dell’uomo le invade la mente, e gli occhi chiusi si riempiono delle immagini della sua fantasia… Mentre il suo corpo segue le parole della voce, sostituendoglisi per quel che può.
Ora non sente più parole che esprimono concetti, ma un suono eccitante e caldo, rassicurante, che le fa sbocciare immagini sempre più vivide e che la fa muovere come in un sogno…
Le mani ora accarezzano i seni più decise, mentre allarga decisamente le gambe e scivola semisdraiata sul divano.
Sotto le palme i capezzoli crescono, smette di massaggiare i seni e pizzica tra le dita i capezzoli attraverso il pizzo, poi li preme e li stuzzica con un dito, emergono decisi ora, il reggiseno leggero li fascia ma non li frena.
Una mano lascia il seno e scende ad accarezzare una coscia, prima sopra poi scendendo verso l’interno, muovendosi pensa alle mani di lui e non riesce a restare per molto distante dagli slip… Resta indecisa, accarezzando per un pò a turno la coscia vicina all’inguine e il Monte di Venere, poi quando la voce di lui descrive come vorrebbe sentire il suo sesso caldo sotto la sua mano anche lei si decide, e inizia a carezzare con decisione la figa da sopra lo slip.
L’altra mano prende decisa un seno, mentre due dita premono il tessuto leggero sulla figa e ne sentono calore e umido…
Non resiste ancora, la voce dell’uomo si fa più bassa e roca, lei con una mano si abbassa il reggiseno, senza levarlo lo sposta giusto sotto il seno, finalmente libero, e scosta le mutandine…
Riprende subito a massaggiare un seno, ora la pelle è a contatto e immagina che sia lui a sentire sotto la sua mano grande e forte un seno sodo e caldo e un capezzolo prepotente… E vorrebbe che fosse ancora la mano di lui quella che preme sulla figa, mentre inizia a muoversi convulsa sul divano, sfiorando fugacemente il clitoride gonfio per regalarsi brevi brividi di attesa, cercando di resistere a far quello che desidera ma che vuole sentir detto da lui…
‘…poi vorrei sfiorare la tua micetta con due dita, sentirne la morbidezza e il calore…’
Lei lascia due dita a muoversi lungo le grandi labbra, premendo con impazienza, inuminendosi del primo piacere…
‘…e poi farmene avvolgere…’
Finalmente…
Affonda le dita nella figa, lasciandosi andare gemendo, bagnandosele, ‘finalmente…’
Se le sente dentro, anche se vorrebbe ben altre dita, o forse ben altra carne, ma comunque inizia a scoparsi, velocemente, mentre la voce continua…
Le racconta come vorrebbe possederla con le dita, guardandola negli occhi, mentre lei lo ricambierebbe masturbandolo, per scaldarsi entrambi, per prepararsi a quel che verrà dopo…
‘…poi quando mi avrai bagnato le dita e io avrò bagnato le tue, ci scambieremmo i nostri sapori… e poi baciandoci sentiremmo l’uno quelli dell’altra…’
Aria è abbondantemente bagnata, e segue la fantasia dell’uomo succhiando il suo succo dalle dita. Sente che non ha intenzione di fermarsi, come nemmeno lui… Anzi, il meglio deve ancora venire!
Si abbassa gli slip e si sdraia sul divano, raccogliendo le gambe, spalancando le cosce, immaginandosi lui di fianco che la fa chinare e le porge il suo sesso eretto, mentre una mano le va tra le gambe a massaggiarle il clitoride.
La voce e la fantasia non le bastano, bagna due dita dei suoi succhi nella figa e mentre con queste cerca il clitoride gonfio, infila tre dell’altra mano in bocca e le manovra pensando che sia il sesso di lui a riempirle la bocca… in attesa di riempirle la figa.
Ora è lui che racconta cosa vorrebbe da lei, cosa vorrebbe che lei gli facesse per eccitarlo. Asia non ha bisogno di sentirlo, avrebbe un’idea ben precisa… Anzi, sarebbe lui sorpreso se fosse lì ora… Non immagina nemmeno cosa potrebbe capitargli.
La voce dell’uomo prosegue… Parla di come la accompagnerebbe al letto, di come la farebbe distendere, con dolcezza e calma, di come si prenderebbe cura della sua figa, di cosa la sua bocca e le sue dita potrebbero farle… Questo purtroppo per lei resta solo una fantasia, non può più sostituire le sue dita all’immaginazione, e per l’eccitazione che le parole di lui fanno crescere ancora, aumentata dalla frustrazione di non poter nemmeno fingere che quelle dita siano la sua lingua, per rispondere a queste voglie senza risposta aumenta il ritmo e la corsa delle dita nella figa, ne aumenta il numero, e con l’altra mano va a cercare il clitoride e lo masturba furiosamente.
Quando l’uomo le racconta come vorrebbe farle raggiungere l’orgasmo leccandola e masturbandola, lei viene.
Non ha tempo di placarsi… Mentre lo sente raccontare dall’uomo, anche lei succhia il suo gusto dalle dita, si rilassa, lascia che i muscoli contratti nell’orgasmo tornino tranquilli. ma lui riprende…
‘…allora, con te ancora bagnata, ancora calda, ancora scossa dal piacere, coglierei l’attimo e venendoti sopra ti accarezzerei il clitoride con il mio sesso, prima di chinarmi a baciarti… e poi ti penetrerei…’
Queste parole la fanno riesplodere, come un fuoco che riparte dalla cenere ardente… Mentre lui descrive come entrerebbe in lei, tre dita forzano la figa e entrano a fondo…
Le sue mani, le sue dita la afferrano, le tormentano i seni, le scavano la figa, le torturano i capezzoli eretti, le stuzzicano il clitoride umido… Mentre lui le racconta come la scoperebbe, lei insegue le immagini della fantasia ricorrendo a ogni centimetro sensibile del suo corpo… o quasi.
Ora lui si immagina come lei gli si agiterebbe addosso stando sopra, poi la racconta a carponi, lei si continua a bagnare, indifferente al che lui la senta o meno smette di gemere come ha fatto finora, e si lascia gridare.
Non pensa molto, anzi quasi per niente, ma si chiede dove vorrà arrivare quest’uomo… Le ha già regalato una serata indimenticabile, ma…
Il racconto di lui le risponde.
‘ora ti farei fermare… ti chiederei di poggiare la testa sul cuscino, senza paura, tranquilla, lasciando che le mie mani ti accarezzino il sedere… e un dito segua la linea centrale della tua schiena, fin giù, al solco tra i glutei… per continuare ancora…’
Aria s’è fermata anche nella realtà… Sente il cuore pulsarle nelle orecchie, le scosse di piacere attraversarle il corpo, le contrazioni dei muscoli prepararla a un altro orgasmo, ma resta ad ascoltare, tesa…
‘poi sfiorerei con il dito il tuo buchetto più nascosto…’
Lei si tende come un arco…
‘succhierei il mio dito e lo bagnerei…’
Lei fa esattamente lo stesso, ma le dita sono due…
‘poi… appoggerei il mio sesso bagnato dei tuoi umori al tuo buchino e lentamente entrerei…’
Lei affonda due dita nell’ano e geme forte.
Ora lui le racconta di movimenti lenti, dolci ma decisi, profondi… Lei lo segue, fa gli stessi movimenti affondando le dita nel buchino e levandole per poi rientrare e aumentare il piacere… Ma come farebbe comunque, anche se ci fosse lì pure lui, l’altra mano va a massaggiare ancora il clitoride.
Viene ancora, per non sa quale volta ormai, mentre lui finisce la sua fantasia eiaculando tra i suoi glutei, per poi restarle sdraiato accanto a riposare, cullandola con dolci promesse di baci e di coccole… Lei resta sola sul suo divano col corpo sudato e bagnato, putroppo solo del suo umore e non anche dello sperma di quell’uomo.
Ora anche la voce tace… ‘Chissà, anche lui avrà…?’
Aria lo spera, si sente quasi in colpa ora ad aver ascoltato in silenzio delle parole che a lei hanno regalato così tanto piacere, masturbandosi così selvaggiamente mentre lui raccontava. Aria è esausta, sta calando la tensione e il suo corpo rimasto teso per tanto tempo ora si sfalda sul divano morbido e accogliente… Sa che era solo fantasia, che lui ha deciso e ha voluto farla star bene così, ma comunque si sente in debito con quest’uomo.
Riesce appena a trovare il respiro sufficiente per ringraziarlo, vorrebbe ricambiare in qualche modo, vorrebbe sapere qualcosa di più di lui, ma lo sente dire che purtroppo dovrà star via per lavoro per diversi mesi, che questo era l’ultima occasione che aveva per farsi avanti, e che era felice anche solo che lei gliene avesse dato l’opportunità… Che lui era felice se lei era stata bene (‘Allora mi ha sentito… Oddio…’ pensa Aria), che lo considerasse un regalo in cambio di tutta la bellezza che lei gli aveva regalato ogni volta che aveva avuto l’occasione di guardarla.
Aria si sente lusingata alla massima potenza, un uomo che per ringraziarla di esistere la chiama e la fa eccitare tanto da farle provare tanto piacere come mai prima d’ora… ‘Io non ho bisogno di quel verme…’ pensa. Quest’uomo le ha regalato non solo un numero imprecisato di orgasmi, ma anche la consapevolezza di poter avere dalla vita più di quanto non potesse sognare! ‘Quel bastardo… Non si rende conto di cosa ha buttato via’.
L’uomo misterioso ora la saluta, le dà quello che potrebbe essere un addio, ma a Aria non pesa poi tanto, perchè comunque ha avuto da quest’uomo già più di quel che avrebbe mai sperato…
‘Ora crederai, a me e agli altri che te lo dicono, quando cerchiamo di farti capire che quel che ti è successo è un bene, e non una disgrazia?’
Aria sorride, sentendosi pervadere da serenità, voglia di vivere, fiducia in se stessa e, comprensibilmente, sonno.
‘Dolce notte e buoni sogni, Aria!’
Lei lo sente appena, e si addormenta.
La casa, che invece non dorme mai, torna a farsi sentire da Aria intorno alle 9 del mattino dopo, con la musica, la luce e il profumo che lei la sera prima aveva rifiutato… Ora la accolgono e la coccolano piacevolmente.
Aria è ancora sul divano, nuda, sdraiata con una gamba posata sul pavimento e l’altra sullo schienale, con lo slip alla caviglia, una mano ancora tra le gambe e l’altra abbandonata poco sotto il seno, sopra il reggiseno abbassato all’altezza dell’ombelico… e per qualche momento fa fatica, di proposito, a staccarsi dal sonno sereno e profondo che dopo tanto è tornata a gustare.
Si sorprende, per un momento fa fatica a ricordare perchè è ancora sul divano, soprattutto in quelle condizioni, ma in un attimo le torna alla mente tutto: la chiamata, la voce, l’emozione, la tentazione, la soluzione…
Torna a sfiorarsi, rivive quelle sensazioni, risente nella sua testa quella voce e quello che le diceva, torna a chiudere gli occhi, torna a emozionarsi… Le dita ricominciano a muoversi, le labbra a farsi leccare dalla lingua inquieta, la pelle a scaldarsi… In pochi momenti è di nuovo bagnata, le basta ripensare a poche ore prima e stringendosi con due dita bagnate di saliva un capezzolo duro e affondando velocemente altre dita nel sesso caldo ha presto un orgasmo.
Finalmente appagata si avvia verso la doccia, e poco dopo sente l’acqua tiepida, che la casa ha aperto per lei, già scrosciante della cabina.
Si lascia accarezzare dal getto caldo, sente le gocce solleticarle la pelle, correrle giù per il corpo, sente il calore di un rivolo che seguendo il solco tra i glutei arriva a bagnarle l’ano e poi il sesso, e pensa che dopotutto le va ancora di lasciarsi un pò andare…
Lo scroscio dell’acqua inizia a mescolarsi con i gemiti, era tanto che non si sentiva così bene, si lascia andare ancora e i suoni del suo piacere riempiono l’appartamento.
Esce dalla doccia serena e rilassata, si gode il calore dei getti d’aria sul corpo nudo che la asciuga in pochi attimi, e resta a farsi accarezzare la pelle dall’aria tiepida per qualche momento in più… poi si veste ed esce, con addosso una energia, una serenità, quasi una felicità che non provava da tempo ormai.
La casa registra il suo stato d’animo… fosse un cameriere in care ed ossa, qualuno lo definirebbe ‘felice’.
Aria non rientra a casa dal lavoro, si fa recapitare in ufficio tutto il necessario e passa la serata in un locale in cui anca da un pò, ad ascoltare musica, guardicchiare distrattamente installazioni di videoarte e a tornare a sentire gli sguardi degli uomini su di sè, come anni prima, ma… Proprio quella sera il suo ex ha deciso di passare del tempo in quello stesso posto, quello che frequentavano insieme, ma questa volta ci va con una donna nuova.
Aria si sente più sicura, più viva, meno ferita… Ma rivederlo comunque le fa male.
Torna a casa sul tardi, la stanchezza e il tempo passato nella galleria da sola, non riuscendo a distogliere lo sguardo da quel bastardo, l’hanno di nuovo depressa. Sente di nuovo la tristezza avvolgerla, una specie di rimbombo del suo star male che l’ha perseguitata per settimane, l’eco di un dolore del cuore che ancora non si è spenta del tutto.
Scende dal robotaxi, sale al piano con l’ascensore, rientra a casa.
La casa l’accoglie con luci soffuse più avvolgenti del solito, profumi caldi, come quando aspettava lui per una serata ‘speciale’… Aria non capisce perchè, ma nemmeno se ne preoccupa. E non può certo vedere o sapere che la casa si sta attivando… segretamente.
Un pò per abitudine, un pò per stanchezza, anche stasera butta le scarpe alte da parte e si lascia cadere scomposta sul divano, i capelli un pò scarmigliati, una spallina giù, la gonna corta risalita sulle cosce, le gambe piegate, mentre le luci e i profumi le risvegliano le emozioni della sera prima.
Arriva una chiamata.
Aria si irrigidisce…
La casa annuncia: ‘Identità sconosciuta’, e Aria autorizza la comunicazione.
Non risistema la gonna che non copre più lo slip trasparente, nè rimette su la spallina che scendendo mostra un seno… e inizia già a sentirsi un pò eccitata.
‘Forse lui non è partito, forse mi vuole vedere, forse mi chiederà un appuntamento… Forse…’
‘Ciao, Aria’
La voce è calda, sensuale, profonda…
Aria subito sussulta, poi si ascolta e sente quella voce vibrarle dentro.
Si lascia andare e aspetta.
È sicura che starà bene, anzi… Che starà meglio di ieri. Le mani sono già sul seno, sente i capezzoli inquieti, sente tra le gambe una voglia nuova, inaspettata e prepotente…
La voce riprende a parlarle.
È la voce che questa sera la casa userà per aiutare la sua padrona a star su di morale, a non pensare al suicidio, a quel che c’è di buono da vivere al mondo… Anche questa sera la casa si prenderà cura della sua padrona, come le è stato insegnato…
Non ha altri mezzi che il controllo dell’ambiente, e la sintesi vocale. La sua padrona non sa che la casa può scegliere la voce che vuole…ma la casa ha deciso di cambiarla, questa volta.
Perchè ha analizzato le reazioni di Aria, a queste prime parole: la pressione sanguigna, il battito cardiaco, la temperatura corporea… e ora sa qual’è la voce che deve usare per farla star bene.
Questa sera è sicura che la padrona starà bene come non mai!
È la voce di una donna.
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