“Mi sono alzato, mi sono messo di fronte al nuovo arrivato e senza dire niente mi sono inginocchiato…”
avevo poco più che vent’anni e ben poca esperienza.
un amico mi
aveva parlato di un’area di sosta in autostrada, particolarmente frequentata da camionisti e uomini sposati non giovanissimi, con un ampio giardino tappezzato di siepi e gazebo di legno.
c’ero già stato un paio di volte… la prima senza combinare niente, la seconda facendo un pompino dietro alle siepi, un pompino velocissimo perché il tipo in questione sborrò nell’arco di 2 minuti.
ma c’ero tornato.
c’era un erotismo, nell’aria, che mi stregava e la luna piena accendeva le mie fantasie di giovane inesperto gettando la sua luce lattea su tutte le cose.
stavo fumando, seduto sotto al tetto di paglia di un gazebo, e osservavo scorrere i fari del traffico, intenso malgrado l’ora tarda.
vidi avvicinarsi l’enorme cabina di un camion, rallentare, sbuffare e fermarsi.
non vedevo l’autista… eppure mi eccitava l’idea di quell’uomo sudato, stanco, voglioso.
nel buio della cabina ho visto la scintilla di un accendino, un flash rapidissimo nel quale ho a malapena intuito il profilo di una barba folta e scura, poi la visione sfuggente della brace di una sigaretta.
come ipnotizzato non riuscivo a distogliere lo sguardo da quel tizzone acceso.
ho spento la sigaretta che avevo finito e subito ne ho accesa un’altra, senza distogliere lo sguardo da quel minuscolo puntino ardente incorniciato dal finestrino del camion.
poi un fruscio, un movimento nel fogliame alla mia destra… per un tempo interminabile mi sono diviso fra il mistero del camionista e il mistero della siepe, i sensi accesi, la fantasia galoppante.
si è avvicinato un uomo, avrà avuto 50 anni, non molto alto, anche lui con una sigaretta in bocca.
ha fatto un giro intorno al gazebo, senza dire niente, senza nemmeno guardarmi, poi si è appoggiato al tavolino di legno e si è aperto la patta dei pantaloni, ha estratto l’uccello e ha iniziato a segarsi… lentamente.
il tizzone nella cabina continuava a risplendere ritmicamente, seguendo le boccate del camionista.
sicuramente vedeva tutto.
vedeva il tipo con il cazzo in mano e vedeva me… a due passi da quell’uccello.
mi sono alzato, mi sono messo di fronte al nuovo arrivato e senza dire niente mi sono inginocchiato.
prima gli ho leccato le palle, poi ho percorso con la lingua tutta l’asta del cazzo fino ad’arrivare all’incavo carnoso sotto alla cappella, poi ho preso a sbocchinarlo.
l’uomo si è completamente abbandonato alla mia lingua, gemeva e fremeva. ansimava.
di nuovo un movimento nel fogliame.. ed ecco spuntare un altro uomo, con il cazzo già in mano.
più giovane e più alto del primo non ha perso tempo e si è affiancato porgendomi immediatamente la sua cappella da leccare.
ho iniziato un gioco ritmato e delicato, passando da un cazzo all’altro, in un turbinio di cazzi e di mani sulla testa.
l’inconfondibile rumore di una portiera che sbatte… e con la coda dell’occhio ho visto una figura ancora avvolta nell’ombra, che scendeva dal camion e veniva nella nostra direzione.
non so quanto tempo è durata l’attesa… nella mia testa si affollavano troppe emozioni, troppe idee, troppi desideri. stavo succhiando due bei cazzi e stava per succedere qualcosa, lo sentivo.
lo sapevo.
due mani forti e possenti mi hanno preso per i fianchi e mi hanno fatto alzare, mi hanno abbassato i pantaloni e mi hanno diretto con decisione verso il tavolo del gazebo.
sono riuscito a scorgere una montagna d’uomo, sicuramente oltre i 55, panciuto e barbuto, con braccia grosse come prosciutti, poi ho sentito che appoggiava la cappella al mio buchetto…
… poi lo strappo.
con un solo colpo di reni il camionista ha infilato tutto il suo cazzone dentro di me, lacerante e dirompente.
un dolore forte e bruciante. un fuoco che partiva dallo sfintere e si propagava in tutto il corpo.
non l’avevo visto ma sentivo che era un cazzo enorme, come sicuramente non ne avevo mai presi prima.
stupefatto per il dolore, per la rapidità dell’azione… per l’eccitazione mischiata alla paura… stavo per gridare ma una voce stentorea mi ha ordinato “zitto!” e non ho fiatato.
il colosso era completamente dentro di me.
immobile dopo il primo colpo di sfondamento.
non ha aspettato di sentire il mio respiro regolarizzarsi… non ha aspettato che superassi lo shock e il dolore… mi ha illuso per 3 secondi in una bolla di pena mista a desiderio… poi la bolla è scoppiata e ha preso a scoparmi con vigore.
dopo l’iniziale sbigottimento i primi due maschi si sono avvicinati di nuovo, ma io stringevo di denti ancora per il dolore… combattuto fra la voglia di farmi stuprare e il bisogno di scappare.
“succhiali troia”
due parole.
due parole che hanno spazzato via tutto.
il tempo… lo spazio… tutto.
il dolore non si placava, sentivo le palle del colosso sbattermi dietro… eppure ho aperto la bocca e ho iniziato a leccare. ogni spinta del cazzone dentro di me riaccendeva il dolore e la paura… la mia bocca si muoveva sugli uccelli duri che avevo davanti ma la testa non si distoglieva dalle mani del camionista che mi tenevano immobilizzato il bacino… e dal suo cazzone che continuava a stantuffare.
non ho perso conoscenza, quello certo no, ma in qualche modo ho staccato una spina… la mia mente si è staccata ed ha osservato il traffico in lontananza… si è persa fra i rumori del viavai.
sono tornato alla realtà quando il 50enne ha sussurrato “eccomi… sborro!”
un istintio, un talento… la memoria di una natura primordiale… qualcosa mi ha smosso verso quel sussurro, ho accolto tutto il suo cazzo in bocca e ho sentito gli spruzzi caldi riempirmi la gola.
il camionista non si è fermato… ma i dolore, anche se ancora pulsante, si era ormai sublimato in un calore diffuso… inevitabile.
“leccamelo dai”
anche il secondo arrivato era vicino all’orgasmo e ho preso a percorrere la sua verga con la lingua umida e ancora sporca della sborra del primo. Lui non ha detto niente… ho solo visto il primo schizzo raggiungere la mia lingua… ho chiuso gli occhi e ho sentito i fiotti bollenti su tutto il viso e in bocca.
in un istante anche il secondo si è dilegato.
il mio camionista non perdeva un colpo e proseguiva nella sua opera di sfondamento.
ho provato a sospirare un “basta… ti prego” ma nemmeno io ero convinto di quello che dicevo.
ha proseguito a scoparmi, in silenzio, senza delicatezza, cazzo fuori… cazzo dentro… cazzo fuori… cazzo dentro… senza una parola.
ancora un movimento nelle siepi… ed ecco avvicinarsi altri due sconosciuti.
“datti da fare troia” ancora quella voce dura e spietata. ancora un imperativo imprescindibile.
il primo ad arrivare era un signore maturo, almeno 65 anni, che ha estratto un cazzo barzotto di dimensioni ragguardevoli, lo ha avvicinato al mio viso e subito sono stato raggiunto da un odore forte e persistente.
l’ha scappellato e mi ho visto un cazzo sporco, con tracce di smegma chiaro che sotto quella luna sembrava risplendere sotto quella cappella violacea.
“è sporco…” una preghiera più che una considerazione.
ho voltato la testa verso il mio carnefice ma le sue parole non mi hanno lasciato scampo
“leccalo… puliscilo”
non volevo. davvero non volevo. ho tentato di divincolarmi ma la pressione sui miei fianchi è aumentata e un colpo bene assestato mi ha spinto il suo enorme cazzone fino al cervello.
ho preso a leccare quella cappella sporca, l’ho ripulita completamente con gli occhi gonfi… l’ho accolta fra le labbra e l’ho pompata mentre due enormi lacrime mi scorrevano sulle guance.
l’altro uomo aveva il cazzo già dritto e me lo sbatteva in faccia mentre continuavo a pompare il cazzo sporco.
la solita storia… il respiro del 65enne si è accelerato… il suo cazzo è stato percorso da una scossa poi…
“oddio” ed ecco lo schizzo… abbondante, denso, salato… e nella mia gola si sono mischiati sporco di cazzo e sborra.
con le labbra ancora grondanti il secondo uomo mi ha preso la testa e l’ha spinta sulla sua cappella.
in una danza perversa e senza fine sentivo iun cazzo che mi scopava la bocca e un cazzo che mi apriva il culo. il camionista non aveva perso un battito. profondo e regolare. duro e implacabile.
come se fosse la stessa scena già vista anche il secondo ha estratto il cazzo dalla mia bocca un secondo prima di venire… e ancora ho sentito il viso bagnarsi di sperma caldo e vischioso.
è stato in quel momento che ho sentito qualcosa di caldo colare fra le mie cosce.
ho allungato una mano e nel bagliore lunare ho intuito che era sangue.
il camionista mi stava spaccando il culo, indifferente al dolore e al sangue.
“ti prego… basta… sto sanguinando”
il silenzio rotto solo dal suo pompare dentro di me.
un silenzio durato mille anni.
“datti da fare”
non eravamo più soli, di nuovo.
non so quanti cazzi ho succhiato quella notte.
ho perso presto il conto delle minchie, minchie grandi e piccole, minchie sporche e profumate, minchie dritte, minchie curve, che ho leccato e succhiato.
ho perso il conto degli schizzi che ho ingoiato e che mi hanno ricoperto le giance e il mento.
non saprei dire nemmeno quanto tempo sono rimasto con quel cazzone dentro a ditruggermi il culo.
sono certo di non esagerare quando dico che ho svuotato almeno 10 paia di coglioni.
all’improvviso solo silenzio.
ho sentito che eravamo rimasti solo in 2.
io ed il camionista cazzone.
ancora qualche spinta ben piantata, una serie di colpi autoritari e brutali, poi era fuori.
il bruciore continuava… sentivo il culo aperto pulsare.
l’omone mi si è messo davanti.
“troia!”
ha detto solo questo.
poi mi ha preso per i capelli e mi ha spinto il cazzo in gola.
mi ha fottuto la gola come mi fotteva il culo, tenendo ferma la testa e piantando la sua verga di marmo fino in fondo.
pochi secondi… poi un grugnito. quasi animale.
le sue mani mi hanno spinto il cazzo in gola e la sua sborra è arrivata abbondante.
non ho rifiatato e ho dovuto ingoiare tutto senza staccarmi.
ha continato a pomparmi in gola fino a che il cazzo non si è ammosciato del tutto.
“vattene” ed è tornato verso il suo camion.
l’ho visto salire, chiudere la tendina e spegnere la luce.
frastornato, estasiato, mi sono asciugato la faccia e il culo con dei fazzolettini.
poi sono tornato a casa.
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