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Una famiglia nobile 4

“Non si poteva essere più felici e soddisfatti di come lo fossimo noi quattro…”

Raccomando ai lettori che non lo avessero già fatto di cominciare la
lettura fin dal principio, dalla Parte Prima. Lì ho anche inserito una brevissima ma necessaria premessa. Quando vrete finito la lettura, se vorrete, voterete il racconto e inserirete i vostri graditi commenti. Graditi anche se saranno di critica (purché non siano parolacce volgari). Se poi qualcuno vuole mandare critiche o chiedere chiarimenti in via privata può indirizzare al mio amico e manager [email protected]

Parte quarta

“Adesso,” – dissi poco dopo – “dobbiamo organizzare tutto quello che dobbiamo fare. Tenete presente che io ho già detto, da molto tempo, a Ferdinando, quali erano i nostri progetti fin da quando sono venuto qui la prima volta. Quindi lui sa che noi amiamo fare sesso tutti e tre insieme e che lo facciamo, soprattutto, perché tu, Gabriele, vuoi rendere felice la tua Verdiana con qualunque mezzo. Gli ho anche già detto che io non sono riuscito a scopare sua madre perché ha la fighetta troppo stretta e lui conosce personalmente Sansone per cui si rende conto di quello che significa e che io ho potuto farti godere, Verdiana, solo con la lingua e penetrandoti con un dito. Io adesso gli spiegherò che è opportuno, anzi necessario, trovare una persona di piena fiducia che abbia un cazzo di piccole dimensioni in modo che possa penetrare la figa della mamma senza sconquassarla e farla soffrire; uno, insomma, che possa farla godere sessualmente e, quindi, renderla felice. Quindi gli suggerirò che quella persona potrebbe essere lui, solo che lui sia d’accordo e lo voglia. Forse anche lui farà osservazioni di tipo moralistico e ci mischierà forse la religione, ma io credo di potere usare gli argomenti che sapete, e magari altri, per poterlo convincere che il rapporto tra madre e figlio o tra padre e figlia non solo non presenta nessun aspetto negativo, ma anzi è molto più bello e sacro di quello che avviene tra estranei, che spesso fanno sesso senza neppure un briciolo, non dico di amore, ma neppure di affetto. Da come ho potuto conoscerlo la volta scorsa, credo proprio di poterlo persuadere a fare le cose che ci siamo ripromesse e che saranno bellissime anche per lui: godere la sua sessualità in pieno facendo felice anche la mamma adorata.”
Dopo una mezzoretta Ferdinando tornò a casa. Gli chiesi se per favore poteva accompagnarmi fuori in quanto dovevo acquistare alcune cose mie ed avevo bisogno che mi guidasse. Lui acconsentì volentieri.
Appena fummo sulla strada, gli dissi che in verità volevo parlargli a quattrocchi e gli chiesi di andare in qualche giardino pubblico dove potevamo stare un poco appartati. Ci sedemmo su una panchina.
“Ferdinando caro,” – esordii – “ti ricordo di quello che ti ho detto la volta scorsa riguardo al motivo per cui ero venuto a trovare la tua famiglia?”
Lui mi fece cenno di sì col capo, comunque volli riassumere.
“Gli accordi erano che io dovevo scoparmi tua madre perché, come tu sai, tuo padre non può farlo e lui vorrebbe che lei non si privasse di questo piacere. C’era stata una lunga preparazione, perché i tuoi volevano accertarsi che io fossi una persona degna di fiducia, che fossi discreto, gentile e che con lei mi comportassi con la massima delicatezza. Questo è avvenuto, ma una scopata vera e proprio non è stata possibile, con tua madre, perché lei ha la fighetta molto stretta ed io ho il mio Sansone un poco fuori misura. Quella volta, per potere ottenere che tua madre avesse un orgasmo, come ti ho già raccontato, ho dovuto prima eccitarla con la lingua e poi penetrarla con un dito, ché se anche era il pollice, sempre una cosa molto più piccola di Sansone era comunque. Adesso io ho pensato come fare per consentire a tua madre di avere un vero rapporto sessuale che la faccia godere senza farsi male.
Feci una pausa per concentrare ancora di più la sua attenzione stimolando la sua curiosità. Poi seguitai.
Oggi, parlando con i tuoi genitori, abbiamo d’accordo convenuto che la soluzione del problema sarebbe quella di trovare una persona, un amico di piena fiducia, assolutamente discreto, sicuramente in perfetta salute e rigorosamente osservante della più scrupolosa igiene, ma che avesse anche una particolare caratteristica: un cazzo di dimensione non eccessiva, in modo che possa penetrare nella fighetta di tua mamma senza farle alcun male, ma anzi facendola finalmente godere come lei merita e come non ha mai potuto fare, perché, innamorata com’è di tuo padre, non si è mai sognata di trovarsi un uomo con un cazzo di dimensioni per lei accettabili.
Tu sei d’accordo che tua mamma meriti di potere godere fino in fondo ed in maniera naturale dei piaceri della sua sessualità, del suo erotismo femminile?
Lui subito si intromise: Certo che sono d’accordo. Anch’io, come papà, voglio con tutto il cuore che lei sia felice.
Ed infatti, ripresi io, tuo papà è perfettamente d’accordo con la proposta che io ho avanzato. Io ho detto loro, oggi, di conoscere una persona adatta a tutto questo. Un uomo che io conosco bene, un uomo che ama sinceramente e con tutto il cuore sia la tua mamma che il tuo papà, un uomo di assoluta fiducia, sulla cui discrezione e sulla cui sincerità non possono esserci dubbi; un uomo che fisicamente risponde a tutti i requisiti di cui abbiamo parlato. In breve, l’uomo ideale per concretare il desiderio di tua mamma, di tuo padre ed anche il mio, che a tutti e due voglio un gran bene. E penso che sia un uomo che anche tu potrai considerare con il massimo favore, perché anche tu lo conosci e gli vuoi bene.
Ferdinando mi guardò sbalordito, poi balbettò: Ma… come… lo conosco anch’io? E… gli voglio… bene?
Sì, ti assicuro che è così, dissi ancora; e lo conosco anche fisicamente per sapere per mia esperienza personale che possiede un cazzo dalle dimensioni ideali per potere scopare tua mamma con piena soddisfazione di lei.
Ma scusa, disse Ferdinando che era ancora più sbalordito e frastornato, chi sarebbe questo fenomeno?
Questo fenomeno sei tu.
Mi fermai per dargli il tempo di capire, di assimilare il concetto, di esaminare la proposta, di guardare dentro di sé se se la sentiva di affrontare quella situazione. Ed infatti rimase muto per diversi minuti, guardandomi con occhi e bocca sbarrati, dubbioso forse di avere capito quello che gli avevo detto.
E allora, che ne pensi? Lo incalzai dopo qualche minuto. Credi che la mia idea possa essere realizzata o non te la senti di scopare tua madre?
Ma… ma… cazzo, sono anni che mi faccio le seghe immaginando di leccarle la figa, di stropicciarle le tette, di scoparla sia in figa che nel culo. Adoro mia madre, e pensare di poterla rendere felice scopandola realmente mi manda in visibilio. Mi sembra di vedere il paradiso, pensando ad una simile cosa.
Ma tu, come hai fatto a far loro accettare una simile ipotesi? O glielo devi ancora dire? Ah, ecco, ho capito: loro non lo sanno ancora e tu vorresti spingermi a tentare una cosa del genere. No… No… non posso chiedere a mio padre una cosa del genere. Non posso mettergli le corna e macchiarmi di un gravissimo peccato mortale, quello dell’incesto.
Beh, ti sbagli proprio! Prima di tutto i tuoi lo sanno già e sono perfettamente d’accordo. Sì, all’inizio tua madre ha fatto un sacco di obiezioni, soprattutto quella dell’incesto. Ma si preoccupava per te, perché io avevo già spiegato a lei, ricordandole un sacco di esempi della Bibbia, che l’incesto è stato, nel corso del tempo, un fatto normalissimo, messo in atto sia da molti patriarchi, come per esempio Adamo, Eva ed i loro figli, Noè, sua moglie e i suoi figli, i quali non avevano altre persone con cui procreare altri figli se non gli stessi figli e figlie, e poi sorelle e fratelli tra loro, e così via, se no l’umanità si sarebbe estinta poco dopo la creazione. Verdiana l’aveva capito e, per quanto la riguarda, si è convinta. Ma si preoccupava per te, per i tuoi principi religiosi, per i tuoi scrupoli.
Ma adesso dimmi una cosa. Non è forse vietato dal sesto comandamento di scopare fuori dal matrimonio? Di avere rapporti omosessuali sia tra uomini che tra donne? Ma tu non hai mai fatto sesso con ragazze e con ragazzi dell’oratorio? Non hai fatto sesso col parroco (o forse dovrei dire coi parroci) presso il quale o i quali hai prestato il tuo servizio?
Certo, non devi dare conto a me di quello che hai fatto o che fai; ma io credo di sapere cosa accade. Quindi penso che anche quelle attività non siano peccato, perché Dio è essenzialmente amore, Gesù ha predicato sempre e solo l’amore, e solo i suoi seguaci si sono inventati tutta una serie di peccati ed anche la confessione per potere conoscere la vita intima dei credenti e quindi avere potere su di loro.
Tutto quello che si fa per amore, con cuore sincero, e che non arreca male a nessuno, anzi che provoca felicità, non può essere male, non può essere peccato. Il Signore sarebbe veramente ingiusto se, dopo averci regalato la possibilità di godere immensamente usando l’attività sessuale, poi ci proibisse di esercitarla o di limitarla in qualche modo. Non credi?
Beh, in effetti hai ragione. Io credo che commettere peccati sia proprio fare del male al prossimo e certamente non fare del bene. Credo proprio che tu abbia ragione.
E allora?
Beh, se anche mamma è d’accordo, se anche papà è d’accordo, io sarò felicissimo di dimostrare a mamma quanto è grande il mio amore per lei. E ti sarò eternamente grato per avermi fatto realizzare questo meraviglioso sogno.
Lo abbracciai e lo baciai con grande trasporto. Veramente quel ragazzo mi faceva tanta tenerezza e sentivo di volergli un gran bene. Va beh che lo desideravo anche, per cui, mentre lo abbracciavo stringendolo sul mio petto, Sansone si è svegliato in maniera prepotente ed impetuosa, per cui dovetti dirgli: Adesso andiamo a casa, se no rischio di violentarti qui, in mezzo alla strada.
E scoppiammo a ridere.

Rientrammo subito verso casa e, nell’ascensore, non resistetti, lo abbracciai, lo baciai affettuosamente e vigorosamente sulle guance. Non lo baciai sulla bocca perché non volevo che potesse avere una reazione negativa e mettere in crisi l’ottima complicità che avevamo raggiunto sul progettato incesto.
Lui non aveva le chiavi di casa. Bussammo e venne ad aprirci la Verdiana, la quale subito affissò gli occhi sul mio viso cercando di leggervi la risposta al problema che ormai invadeva il pensiero di tutti noi. Essendo entrato per secondo, e quindi alle spalle di Ferdinando a da lui non visto, strizzai l’occhio alla signora, la quale visibilmente tirò un sospiro di sollievo.
Ferdinando, entrando, aveva evitato di guardare in viso sua madre ed, evitando anche il padre, andò subito a sedersi al suo computer personale. Io feci cenno a Gabriele ed a Verdiana di sedersi intorno al tavolo da pranzo, mi sedetti anch’io e quindi mi rivolsi a Ferdinando.
Ehi, Ferdy, vieni a sederti con noi che ci facciamo una bella chiacchierata. – Ed appena ebbe preso posto, proseguii, rivolgendomi con lo sguardo alternativamente a Gabriele ed alla Verdiana.
Come vi avevo preannunciato, il vostro carissimo figliolo nutre per voi il più grande e profondo amore filiale. Egli vive per rendervi felici, e questo scopo egli pone in tutto quello che fa, non solo per farvi sentire orgogliosi e soddisfatti del loro unico figlio, ma anche per avere da parte vostra il più grande sostegno morale e tutto l’aiuto morale possibile.
Alla sua età – proseguii – è importante rendersi conto che siamo graditi a tutti quelli che ci stanno vicini, prima di tutto ai nostri familiari, per sentirsi soddisfatti di se stessi e crescere meglio e formulare più consapevolmente le proprie opinioni.
Il vostro caro Ferdinando, dopo che gli ho spiegato il problema che si era evidenziato tra di noi, consapevole anche lui che la mia presenza era finalizzata al conseguimento di tanta gioia e di tanta soddisfazione, sia fisica che morale, per i suoi genitori, avendo capito della opportunità, o forse della necessità, del suo intervento, si è dichiaro disponibile, anzi assai felice di poter collaborare a rendere felice la sua mamma e, per conseguenza, anche il suo papà.
Se, dunque, adesso vi affiderete alla mia guida, vi aiuterò a scoprire tutti i mezzi perché possiate realizzare, da oggi in avanti, tutte le attività che rendano la vostra vita piena di gioia e di soddisfazione, ricca di piaceri non solo nel vostro corpo ma soprattutto nella vostra anima, perché voi tre vi amate immensamente e quello che cercate è proprio di poter dare ai vostri cari la felicità, avendone come ricompensa soltanto la felicità dei propri cari mentre il proprio piacere fisico sarà solo una conseguenza, meravigliosa e gradevole, di essa.
Ho spiegato a Ferdinando perché deve dimostrare in modo nuovo il suo amore per la sua mamma, per farla felice e per evitare che essa debba ricercare questa sua felicità presso persone estranee. Io rimango solo, al momento, quale guida delle vostre azioni, ma poi me ne andrò e voi resterete soli a gestire il vostro grande reciproco amore, a saperlo coltivare. A me basterà, come ricompensa, il sapere di avervi reso un servizio, di essere stato capace di consentirvi la piena felicità.
Gabriele si alzò e venne ad abbracciarmi con gli occhi umidi, incapace di dire una parola; al suo seguito venne ad abbracciarmi la Verdiana che all’orecchio mi sussurrò “grazie, grazie con tutto il cuore”.
Mi venne addosso anche il Ferdinando, il quale mi sedette sulle ginocchia, mi abbracciò molto calorosamente e mi stampò un grosso bacio sulle labbra. Poi mormorò: “Ma noi non abbiamo ancora un conto in sospeso?”
Non preoccuparti, gli risposi, realizzeremo anche il nostro progetto.
Malgrado tutto il bel discorsetto, da tutti accolto con grande piacere, però tutti erano rimasti come imbambolati e non sapevano cosa fare e da dove cominciare.
Come al solito, dovetti prendere io l’iniziativa e, rivolgendomi alla Verdiana, la invitai a venire con me in camera da letto. Poi dissi agli altri due: “Siete invitati anche voi.”
Giunti a fianco del lettone, prendendola per le spalle, feci girare la Verdiana in modo da trovarci di fronte; quindi la abbracciai ed iniziai a coccolarla con baci sul collo, sotto e dentro le orecchie, mentre con le mani le abbassavo le spalline della vestaglietta, le bretelline del reggiseno, fino a che scaturirono le sue prosperose tette, alle quali rivolsi le attenzioni della mia bocca, della mia lingua.
Lei cominciò ad ansimare, smaniando ad occhi chiusi; la spinsi sul letto dove cadde supina con le gambe fuori dal letto; ripresi i suoi indumenti che, molto larghi sulla sua figura, scivolarono facilmente verso il basso finché lasciarono il suo corpo protetto solo dalle mutandine.
Allora mi sdraiai su di lei, continuando a leccarla intorno ai seni, sotto le ascelle e poi, abbandonate le tette alle cure delle mie mani, scesi con la bocca sul suo ventre, giocherellando con la lingua tutto intorno all’ombelico e facendo in modo che la Verdiana dimostrasse con contrazioni violente del corpo le ondate di piacere che il mio trattamento le stava procurando. Mi inoltrai verso il basso, lavandole di saliva il ventre, le cosce, quindi le grandi labbra.
Lei ansimava sempre di più, gemeva come una pecorella sotto il montone, incoraggiava la mia azione con dei languidi “Sììììì… bravo…… dai….. ancora…”; poi espresse il desiderio di farla godere, di farla godere subito.
Intensificai l’azione della mia lingua sulla sua fica: il clitoride che si era inturgidito ed ingrossato fu preda delle mie labbra che lo succhiavano come fosse una tettarella; la lingua andava sempre più spesso a fare lunghe escursioni dentro le sue piccole labbra e… lei guaiva sempre più forte: “Sììììì….. bravo….. così…. Fammi godere…..”.
Volevo portarla al parossismo del desiderio, ma non all’orgasmo; per quello volevo che provvedesse uno dei suoi uomini. Mi risollevai e feci cenno a padre e figlio di spogliarsi. Poi comandai a Gabriele di prendere il mio posto e di leccare la figa ed il resto alla moglie.
Alla Verdiana chiesi di rigirarsi e di mettersi tutta sul lettone, in posizione supina; Gabriele si fiondò tra le sue gambe e cominciò a strapazzare con la lingua la sua figa.
La verdiana stava di traverso sul letto; presi per mano Ferdinando e lo condussi dall’altro lato di esso. Il porcellino aveva il cazzetto teso e duro come un pezzo di ferro; lo costrinsi coi gesti a mettersi a cavalcioni sul volto della madre ed a portarle il cazzo sulla bocca; poi aiutai lei a prenderlo in bocca. Era chiaro che lei non era abituata a quella attività e, soprattutto, in quella posizione, per cui spiegai al Ferdinando che doveva muoversi come se la stesse chiavando ed a lei di fare in modo che il cazzo del figlio scivolasse tra le sue labbra, la lingua ed il palato, senza che i denti gli dessero fastidio. Con gli occhi mi fece cenno di aver capito e cominciò a subire con buon garbo quella chiavata orale che il suo bambino le stava regalando.
Gabriele, dal canto suo, leccava e leccava, e intanto si masturbava il suo moncherino, sprizzando felicità da tutti i pori.
Quando mi accorsi che la Verdiana era cotta a puntino, pronta ad un orgasmo oceanico, li fermai. Chiesi a lei se voleva far felice il marito prendendogli il cazzo in bocca; non so se lei lo gradiva, ma mi disse ugualmente di sì. Feci allora sdraiare sul letto, supino, il Gabriele. Tra le sue gambe feci piazzare, in posizione alla pecorina, sua moglie ed attesi che iniziasse a succhiargli quel che era rimasto del suo cazzo.
Intanto feci cenno a Ferdinando di venire al mio fianco e di prepararsi a leccare, da dietro, la figa ed il culo della mamma. Lui capì al volo e si appoggiò con le braccia sul letto, sprofondando il muso tra le abbondanti chiappe materne.
Vedevo, ma ancor più sentivo, il gioco di lingua che, pur nella sua inesperienza, il Federico stava prodigando alla sua mamma. Lei non sapeva, e credo che non capisse, che la stava leccando il figlio: forse pensava che stessi facendolo io, e sculettava per favorire la penetrazione di quella graditissima lingua nei suoi più intimi meandri, sulla rosellina del suo culo, nella sbrodosa spacca della sua figa. Tutti e tre erano completamente dediti ai loro compiti, compreso il Gabriele che si era impossessato delle tettone di sua moglie e gliele carezzava, gliele pastrugnava, gliene stropicciava i capezzoli.
La femmina, al culmine del suo calore, si godeva i massaggi, il pompino ed il cunnilinguus con grandissimo piacere, con versi sonori di evidente goduria, emettendo parole confuse, incoraggiamenti a farle di più, di farglielo più forte, con maggiore violenza.
Ad un certo punto fermai il Ferdinando; lo costrinsi ad inginocchiarsi tra le gambe piegate di sua madre, dietro di lei; poi presi il suo cazzo e lo portai fino all’imbocco della figa di Verdiana; gli dissi: “Dai, adesso chiavala….”
Lui diede una grossa spinta; lei gettò un grido come se si fosse fatta male; io le chiesi se si fosse fatta male, ma lei disse: “No, solo che non me l’aspettavo…. È bello…. Oddio com’è bello…. Oh che bello il cazzo del mio Ferdinando, del mio bambino…. Oh come mi sta rendendo felice!!!!!!
Ormai la macchina era avviata. Gabriele mungeva le zinne della Verdiana la quale un po’ succhiava, un po’ accarezzava il moncherino del marito e si godeva il cazzo che le riempiva l’utero, dandole un piacere che solo qualche volta, con le dita mie o di Gabriele, aveva provato; Ferdinando era partito in quarta; pensai che forse una vera chiavata in figa, prima di allora, non se l’era mai fatta, malgrado tutte le sue chiacchiere; pensai che solo il suo culetto doveva avere molta esperienza di sesso.
Era ovvio che in tutta queste bailamme erotica, il mio Sansone si era di molto imbestialito: esso vibrava letteralmente nell’aria, era a tal punto gonfio e duro che a toccarlo non sembrava un cazzo umano, ma quello di un irco, solo che era dieci volte più grosso e almeno tre volte più lungo.
Nel guardarlo, pure se di sfuggita, mi ricordò il cazzo di un pony che, in un filmato che avevo nel mio pc, scopava una prosperosa monaca. Mi venne voglia di chiavare anch’io.
Avevo un solo buco a disposizione, ed a quello rivolsi le mie attenzioni.
Dopo essermi leccato le dita, della mano destra le portai nel solco del culo di Ferdinando e lì cominciai ad accarezzarlo, scivolando su e giù nel senso del solco; ogni tanto rinnovavo la lubrificazione sputandomi sui polpastrelli e riprendevo di buona lena il massaggio; dopo un po’ presi a soffermarmi, ad ogni passaggio, col polpastrello del dito medio proprio sul buco del culo che lui, nello sforzo della chiavata, alternativamente contraeva e rilassava; quando lo beccavo nel momento del rilassamento, lo penetravo con la prima falange che poi veniva espulsa nel momento della contrazione.
Ma ad un certo punto, questo forzato andirivieni, questo entra ed esce del mio polpastrello nel suo sfintere ottenne l’effetto di aumentare il suo piacere della chiavata; se ne rese conto anche lui e, quando veniva fuori dalla figa tirandosi all’indietro, allentava i muscoli del culo per farsi penetrare meglio e di più. Dopo quattro o cinque movimenti il dito era scivolato tutto all’interno, ed io continuavo a spingere, sia che il suo corpo andasse avanti sia che andasse indietro.
Non passò molto tempo e volli provare ad aggiungere anche il dito anulare; forse la saliva non bastava più, ma avevo avuto l’accortezza di poggiare sul mobile che stava a fianco del letto sia la scatola dei preservativi sia il barattolo con la pomata emolliente e lubrificante. Allungai la mano destra e mi bagnai i polpastrelli di ambedue le dita; poi tornai sulla rosellina di Ferdinando ed, un poco alla volta, feci in modo che le falangi di entrambi entrassero nel suo culo.
Da principio sembrò infastidirsi, e si girò verso di me con un viso contrariato; ma io gli sorrisi e gli feci cenno di non preoccuparsi. Mi lasciò fare, e non passò molto tempo che ambedue le dita navigavano in profondità nel suo retto e vi si rigiravano come una trottola. Il viso di Ferdinando, che seguivo assiduamente e con attenzione, esprimeva beatitudine: forse per la chiavata attiva, forse per la inculata passiva, forse per tutte e due, ma era chiaro che godeva.
Quando mi accorsi che lui cominciava ad accelerare il suo andirivieni nella figa della mamma, ad occhi chiusi, con una espressione del viso che dichiarava la sua prossima eiaculazione, dopo aver velocemente lubrificato con la crema il mio glande, senza che lui se ne rendesse conto, sostituii Sansone alle due dita e lentamente, ma inesorabilmente, glielo piantai tutto dentro il culo.
Non ebbe un lamento, ché anzi mi sembrò che proprio il piacere di sentire quel grosso cazzo nel culo gli aveva fatto scattare la molla del suo piacere, e gridando “Mamma, mamma mia bella, sto godendo con te, mi sta uscendo dentro la tua pancia… oddio com’è bello…. Non avevo mai sentito tanto piacere nella mia vita…. Grazie mamma… grazie Guido, grazie papà, grazie Dio, mi avete regalato la più grande delle felicità”.
La Verdiana singhiozzava dalla gioia: aveva goduto finalmente una bella serie di orgasmi con un cazzo piantato nella figa; aveva fatto godere suo figlio, che forse la figa non l’aveva mai né vista né sentita; aveva anche reso felice il suo adorato Gabriele, che anche lui piangeva dalla gioia e la accarezzava teneramente sul viso.
Eravamo tutti felici, perché tutte quelle espressioni di godimento dei tre mi portarono ad una mastodontica sborrata dentro il culo di Ferdinando.
Quando lui se ne accorse, voleva ribellarsi: “Ma come, mi hai scopato il culo senza neppure dirmelo, senza che me ne accorgessi…!!!”
Gli chiesi: “Ti è dispiaciuto? Ti ho fatto male?”
“No, rispose, non mi hai fatto male, anzi mi hai fatto godere moltissimo, mi hai fatto provare dei piaceri che non pensavo fosse possibile provare. Grazie, grazie ancora, Guido.”
Continuammo per tutta la sera, ed anche per buona parte della notte.
Ormai non c’erano più limiti. Ci scambiavamo continuamente i ruoli, anche se la Verdiana si limitava a spompinare o a fare delle seghe a me ed a suo marito, mentre si faceva penetrare solo dal figlio, al quale dette anche il culo che, fino ad allora, non aveva voluto neanche tentare di darlo a Gabriele (neppure prima dell’operazione) o a me.
Mi fermai da loro per tutta quella settimana. Non si poteva essere più felici e soddisfatti di come lo fossimo noi quattro.
Ma ogni cosa, anche la più bella, di questo mondo poi viene alla fine. Ed anche quella esperienza ebbe il suo termine.
Dovetti ripartire, non prima di aver loro rivolto le migliori raccomandazioni di divertirsi sempre ed al massimo delle loro forze. A ciascuno di loro diedi dei consigli basati sulla mia lunga esperienza con la speranza, o forse anche la convinzione, che ne avrebbero fatto grande tesoro.
Non tornai più a trovarli. La mia presenza non serviva più a niente. Ma continuammo i contatti via internet, specialmente a mezzo di skype. Mi facevano assistere alle loro orge familiari e mi facevano arrapare al punto che, molto spesso, mi sono sparato delle grandi seghe in loro onore.

Fine

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