“In pochi secondi lo sentii crescere, era di nuovo duro come la pietra e lo sentivo impaziente di farmi sua… Ormai ero stretta nella sua “morsa” e in preda ai…”
Ci sono “posti” magici dove si sta in perfetta simbiosi con la
natura, angoli di “paradiso” che predispongono a sensazioni ed emozioni uniche, fino a diventare teatro di esperienze irripetibili!…
Quel giorno io e Max eravamo soli, in quella splendida caletta baciata dal sole di luglio, distesi a pochi passi dal bagnasciuga; alle 9 del mattino l’aria era già calda e i nostri corpi nudi e dorati profumavano di olio abbronzante. Ci piaceva sentire lo sciabordio della risacca bagnarci i piedi, mentre ci sfioravamo l’un l’altro con le mani “impanate” di sabbia che ci graffiava dolcemente la pelle. Quell’acqua cristallina era irresistibile, un tuffo e arrivavamo dove a malapena si toccava e poi, come sempre, Max ne approfittava per strofinarsi a me, gli bastava avvertire i brividi sulla mia pelle per eccitarsi. Iniziava a strizzarmi i capezzoli e a mordermi dolcemente alla base del collo, mi baciava stringendomi a se e finivamo sott’acqua.
Quel posto era sempre stato (e resterà) la fucina di tutte le nostre fantasie più viziose, lo ritenevamo una sorta di “porto franco” agli istinti più lascivi che, imperituri, dimorano dentro di noi fin dal primo bacio…!
La mattinata scivolava via tra bagni e giochi roventi, con quelle erezioni improvvise di Max che mi guardava distesa al sole con le gambe dischiuse e sporche di sabbia umida, come la mia passera; il tempo di socchiudere gli occhi e lo sentivo farsi spazio con la testa tra le mie cosce, per arrivare al clitoride con la sua lingua avida. Mi teneva per i fianchi mentre mi premeva la faccia sulla fica e quella lingua sembrava non finire mai di entrarmi dentro, mi dimenavo e i miei gemiti diventavano sempre meno contenuti… Proprio sul più bello Max si destò, balzando in piedi: disse. Mi sollevai in un lampo e d’istinto tentai di coprirmi; Max guardava due ragazzi che sopraggiungevano, già a meno di una decina di metri da noi. Accennammo un timido saluto e non fu difficile notare che, sotto i loro occhiali scuri, sorridevano compiaciuti. Sorridemmo anche noi e poi ci buttammo in acqua per nascondere un po’ del nostro imbarazzo…
Una coppia carina, forse entrambi poco più che trentenni, davvero raro da incontrare su quella “spiaggia”. Abituati ai soliti guardoni, eravamo disorientati, ma anche curiosi di scoprire se erano amanti della tintarella integrale come noi.
…Quella pausa imprevista, intanto, non aveva diminuito la nostra ingordigia condita dal sale di quelle onde che, dondolandoci, ci spingevano di nuovo l’uno verso l’altro: Max mi sollevò, afferrandomi alla vita e iniziò a sbattermi forte. Era eccitatissimo, lo sentivo dentro come un fuso, duro e impetuoso; notai che scrutava la spiaggia, alla ricerca di quegli occhi che poco prima ci avevano involontariamente spiati e io diedi sfogo al piacere che a stento avevo trattenuto. Appoggiai la mia bocca sulla sua spalla per non attirare troppo l’attenzione, ma appena mi voltai mi accorsi che era servito a poco perché quella coppia era lì che ci guardava. Si erano sistemati ai piedi della falesia con un piccolo ombrellone, forse volutamente, di fronte ai nostri teli. Max si trattenne in acqua, in attesa che si “ridimenzionasse” il suo fuoco, a me invece era venuta sete e tornai in spiaggia.
Uscendo dall’acqua incrociai di nuovo i loro sguardi, che mi fissavano, allora inforcai gli occhiali e presi una coca dalla borsa frigo per rinfrescarmi. Quei due ragazzi erano proprio a pochi metri da me, li sentivo chiacchierare chiaramente, parlavano della spiaggia, di come aveva cambiato forma, mentre tiravano fuori gli asciugamani dalle borse; poi, senza indugiare oltre, si tolsero le poche cose che avevano addosso e corsero in acqua. Ovviamente li scrutai con attenzione: lei aveva un corpo aggraziato e abbastanza tonico, alta più o meno quanto me, ma dalle forme meno generose, un seno che sembrava ancora acerbo, una “striscia” di peli sul pube e fianchi morbidi che esaltavano un culetto vivacemente tondo… Lui era slanciato con un fisico asciutto, circa una decina di cm più alto di Max, moro e pelle olivastra, non aveva peli sul corpo però un cespuglietto gl’incorniciava il pisello che, fin da subito, mi colpì per le dimensioni…!
Mio marito era ancora a mollo e se li ritrovò davanti. Vidi che si scambiarono qualche parola, Max sorrise, poi tornò verso la spiaggia e si sdraiò accanto a me… Mi voltai verso di lui e gli bisbigliai: Max: . Io però ero curiosa e volevo sapere di più, allora Max aggiunse: … Probabilmente una semplice domanda per attaccare bottone, convenimmo, poi le nostre bocche si rincollarono riassaporando quella salsedine che stuzzicava i nostri sensi; lui fremeva perché non aveva ancora raggiunto il piacere e le sue mani sembravano essere dappertutto: dalle cosce risalivano su per i fianchi, poi nell’incavo delle mie chiappe fino a scivolare tra le mie “labbra” gonfie, titillandole con maestria. Mi ero allagata un’altra volta e Max si era inclinato su un fianco per mostrarsi “dritto e duro”. Il suo cazzo grosso e turgido sembrava pulsare, lo afferrai e quasi istantaneamente cercai con lo sguardo quei ragazzi in acqua. Fu allora che mi resi conto che non eravamo solo noi a dare spettacolo! Erano là che si baciavano e si toccavano, senza alcuna soggezione. Dissi: . Max si voltò e rimase colpito dalla scena che ci stava offrendo quella “coppia”. Non riuscivo a non guardare, avevo anche cambiato posizione per vedere meglio, Max invece si era messo a pancia in giù perché aveva ancora l’asta in tiro, intanto mi diceva: .
Sì, mi sentivo attratta e sfacciata, volevo guardare, non volevo smettere di godermi quei corpi avvinghiati.
L’acqua li copriva fino al bacino, ma si notavano chiaramente le mani di lei prodigarsi sull’arnese di lui che intanto le palpava le tette. Non erano affatto silenziosi, le loro risate impertinenti sembravano voler richiamare anche l’attenzione di chi era più distante, infatti dopo qualche istante un paio di uomini “attempati” gli si pararono davanti, a pochi metri, iniziando subito a smanettarsi come scimmie. Max subito esclamò: . Io Invece ero sempre più presa da quella situazione così eccitante e mi rallegrai quando notai che si riavvicinavano alla spiaggia. Pian piano emerse ciò che il mare nascondeva: lui era vistosamente eccitato, aveva un arnese davvero notevole, lei glielo teneva con una mano “menandoglielo” sapientemente. Ero calamitata! …Vennero a “spiaggiarsi” proprio davanti a noi, lui si distese sul telo, tenendosi in tiro “l’attrezzo” con una mano e lei iniziò subito a succhiarglielo con una foga famelica. Mai avrei pensato di assistere, dal vivo, a tanta lussuria; anche Max si era seduto, dietro di me, per gustarsi meglio la scena e intanto premeva il suo cazzo duro sul mio fondoschiena; eravamo entrambi attratti da ciò che stava accadendo davanti ai nostri occhi. Lei, mentre assaporava quel bel paletto di carne, ci lanciava qualche sguardo a malapena coperto dai suoi capelli bagnati; lui invece, nonostante fosse controluce, non smetteva di osservarci riparandosi dal sole con una mano e con l’altra premeva la testa di lei sul suo arnese. Max, con le mani affondate tra le mie cosce, mi sussurrava all’orecchio: … Dopo quelle parole la fica iniziò a grondare come un rubinetto e il telo, sotto di me, in pochi secondi s’intrise come una spugna. Poi, lentamente, iniziò a divaricarmi le gambe dicendomi: Lo lasciai fare e fui pervasa da una sensazione indescrivibile. Offrirmi senza alcun pudore ai loro occhi mi stava regalando un piacere inimmaginabile! Mi sentivo “penetrata” dai loro sguardi maliardi; anche lei aveva sollevato la testa per guardarmi e compiaciuta sorrideva a lui che bisbigliava: …Glielo leggevo nitidamente dal labiale. Sentivo Max ardere dietro di me mentre mi accarezzava le tette e pensavo che potesse esplodere da un momento all’altro; invece, un po’ preoccupato, mi disse:
Intorno a noi si erano appostati i “tipi” che poco prima si stavano masturbando in acqua e a loro si era aggiunto un ragazzo giovane che con molta più intraprendenza si era sistemato a meno di una decina di metri da noi e, adagiato su uno scoglio, si stava godendo ogni particolare, anche lui, trastullandosi un “attrezzo” visibilmente duro. Quasi li ignorai, ero in preda ad un turbinio di pulsioni, tolsi gli occhiali e con insolenza strizzai l’occhio a lui che subito mi fece cenno con la mano di avvicinarmi… Mi voltai e guardai Max, aveva la bocca spalancata più de “L’urlo di Munch”! …Gli sorrisi e scivolai verso di loro gattonando… Lui, appena si accorse che ero a pochi centimetri, si sollevò sui gomiti e disse a lei di farmi spazio; senza proferir parola afferrai il suo “scettro” tra le labbra e iniziai a leccarlo con avidità. Non potevo aiutarmi con le mani perché non sarebbe stato gradevole, per lui, l’effetto “carta vetrata” della sabbia, così lasciai a lei il compito di continuare a stantuffargli l’asta. Ero china su di lui e dietro di me avevo lasciato Max che sentii avvicinarsi dicendo: … Scoppiarono entrambi a ridere, lei lasciò la presa e fece per alzarsi, allora anche io ne approfittai per riprendere fiato, così ci sollevammo insieme… Max si presentò, scambiandosi due bacetti sulle guance con lei che disse: . Lui, una volta in piedi, fece altrettanto: ; ma invece dei bacetti, si avvicinò e mi accarezzo il culo, poi prendendomi per mano m’invitò a seguirlo in acqua e di corsa ci tuffammo insieme… Angela e mio marito erano rimasti accanto all’ombrellone e, nonostante la distanza, vidi che indugiavano ad entrare in acqua perché lei era già intenta a palpargli l’uccello. Bruno non aspettò a farmelo notare: E subito aggiunse: Sorrisi e sentii le sue mani cingermi le chiappe, istintivamente gli afferrai l’arnese e iniziai a muovere la mia mano su e giù. In pochi secondi lo sentii crescere, era di nuovo duro come la pietra e lo sentivo impaziente di farmi sua… Ormai ero stretta nella sua “morsa” e in preda ai miei sensi che stavano prendendo il sopravvento, al ché dissi: Senza esitare, mi accontentò. Il tempo di avvicinarci a loro e ciò che sembrava solo un sogno proibito si trasformò nella prima, vera esperienza trasgressiva.
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