“Ora sono entrambi sudatissimi, lei propone una doccia ristoratrice e, come recitando un copione predeterminato, la fanno insieme…”
Un genero stallone
Mariarosa è una donna di 61 anni, vedova,
che vive da sola in un piccolo centro della Campania e che condivide con l’unica figlia Luciana e con la sua famigliola pranzi domenicali, ricorrenze festive e vacanze.
Proprio alla fine dell’ultima vacanza al mare, trascorsa in una località del Cilento, nel rimettere in moto le cose della sua casa, Mariarosa aveva riscontrato che lo scarico della cucina non funzionava, probabilmente era otturato, ed aveva perciò chiesto alla figlia di far passare il marito Giuseppe, un atletico operaio di un’industria meccanica della zona, per risolvere il problema.
Giuseppe si presenta alla porta della suocera l’indomani verso mezzogiorno, con indosso un paio di pantaloncini e una t-shirt. Come di consueto l’abbraccia e la bacia sulle guance, ma il fugace contatto dei due corpi produce un piccolo brivido in Mariarosa, che si manifesta nel repentino inturgidimento dei suoi grossi capezzoli, reso piuttosto visibile dal prendisole che la donna indossa per il caldo.
Mariarosa si sente arrossire, ma per sfuggire all’imbarazzo sbrigativamente lo conduce in cucina e gli spiega il guasto intervenuto al lavello. Quell’abbraccio l’ha turbata, lo sguardo disinvolto ed il sorrisetto un po’ complice del genero l’ha resa inquieta, ora la visione di quel ragazzone dal fisico di rugbista (35 anni, 1.85 di altezza, almeno 80 di peso), inginocchiato per terra a torso nudo per sbloccare il lavandino la intriga.
Sono anni che Mariarosa si è autoimposta la rimozione degli impulsi sessuali. Ha perso il marito da 10 anni, dopo un paio d’anni ha ceduto alle premure consolatorie del cognato, il fratello minore di suo marito, col quale ha portato avanti una tresca per due-tre anni; ma, come si sa, quasi sempre i segreti di letto sono come quelli di Pulcinella e, per evitare tragedie familiari, i due hanno convenuto sulla necessità di metterci una pietra sopra. Da allora niente più uomini, a dispetto di una natura intimamente focosa e di un corpo per nulla disprezzabile: due tette grosse, un po’ cascanti, ma ancora appetibili; due cosce carnose, arrotondate dalla cellulite, ma ancora ben modellate; un culo rotondo e sporgente, che ancora attira gli sguardi e le voglie maschili; due occhi profondi e scavati, che confessano una grande voglia repressa.
Mariarosa frequentava assiduamente la casa di Luciana e Giuseppe, era reduce da quindici giorni di vacanza passati insieme, la prestanza fisica del genero non le era passata inosservata, ma, forse per la presenza della figlia e della nipotina Mary, non ci aveva mai fatto nessun pensiero. Ora, guardare il petto villoso e le spalle lucide e grondanti di sudore di Giuseppe le suggeriva pensieri perversi, che sentiva di controllare con una qualche fatica, riflettendo sul grande scarto di età che la divideva da lui e, soprattutto, sul legame familiare: un allarme, quest’ultimo, particolarmente sensibile, dopo l’esperienza vissuta col cognato. Per allontanare quei pensieri si sforza di concentrarsi sui fornelli e sulla preparazione del pranzo.
In una mezz’oretta di lavoro Giuseppe riesce a disotturare lo scarico, poi si alza e, con il sudore che gli cola sul petto, si appoggia al tavolo della cucina a gambe divaricate e le chiede un bicchiere d’acqua per dissetarsi. Mariarosa si avvicina a lui, gli porge il bicchiere e con un asciugamano, respirando con un po’ di affanno, comincia ad asciugargli il petto, sotto lo sguardo di lui che le appare particolarmente ambiguo. Poi, nel tentativo di asciugargli anche le spalle, finisce per strusciarglisi addosso e, simultaneamente, avverte i suoi capezzoli che si irrigidiscono di nuovo e la patta dei pantaloncini di lui ingrossarsi vistosamente e premere contro la sua pancia.
Avverte nuovamente il turbamento di mezz’ora prima e il venir meno della lucidità e del controllo. Si riprende un attimo dopo quando si sente afferrata con forza per le chiappe da due mani possenti che la attirano e la schiacciano contro quel petto muscoloso e quel cazzo imbizzarrito. Una situazione alla quale non era preparata e che la disorienta ancora di più quando, leccandola avidamente sul collo Giuseppe le sussurra all’orecchio la sua voglia irrefrenabile di possederla.
La sfrontatezza del genero la lascia senza fiato, ma incapace di ogni reazione. In un baleno si ritrova semidistesa sul tavolo della cucina, a gambe larghe, con il prendisole sbottonato e con un cazzo asinino che comincia a spingere la sua grossa cappella, violacea per l’eccitazione, direttamente contro il suo stretto orifizio anale.
Concettualizza a fatica e, comunque, i suoi pensieri sono più lenti degli accadimenti. Giuseppe l’ha presa dai fianchi e, sollevandole appena un poco il bacino, già ha introdotto per metà il suo bestione nel suo culo. Non è che fosse vergine dal posteriore, ma ormai il canale era in disuso da anni e si era ristretto. Giuseppe ha la furia di un mulo, Mariarosa comincia ad urlare dal dolore, si sente come squartata da quell’attrezzo smisurato che avanza e si ferma solo quando sbatte sul fondo dello sfintere.
Mariarosa geme ed urla, lo scongiura di tirarlo fuori, ma la sua sofferenza accresce l’eccitazione del giovane che affonda con maggiore virulenza i suoi colpi. Dolore e piacere si mescolano, Mariarosa orgasma un paio di volte in maniera violenta, ma anche Giuseppe arriva all’acme e, dopo essersi inarcato dentro di lei fino ai coglioni, libera uno schizzo fortissimo di sborra che le riempie le viscere.
Per qualche istante restano così a godersi il rilassamento dei corpi, Mariarosa respira a pieni polmoni, Giuseppe si riposa un attimo ad occhi chiusi, poi si staccano e si ricompongono, senza scambiarsi una parola. Ora sono entrambi sudatissimi, lei propone una doccia ristoratrice e, come recitando un copione predeterminato, la fanno insieme. Sotto la doccia la passione li travolge, le lingue si intrecciano scambiandosi abbondante saliva, stavolta lui la stringe a sé, la solleva tanto da far ritrovare il suo cazzo nerboruto all’altezza dell’imbocco della figona ancora sbrodolante e la pompa con grande energia, mentre lei, aggrappata alle sue possenti spalle, avvolge le sue gambe intorno alle natiche di lui. In breve arrivano nuovamente a sborrare, stavolta all’unisono, e a gridare insieme l’esplosione dei loro sensi.
Lasciano scorrere l’acqua lungo i loro corpi e continuano a scambiarsi carezze indecenti. Hanno scoperto una sintonia di fondo, ad entrambi piace il sesso senza freni e senza tabù. Giuseppe le dice che lei sì che è una donna come la vorrebbe lui, lamentandosi del fatto che Luciana non ha la vitalità goduriosa della madre ed è sempre sfuggente con lui. Mariarosa gli chiede se ha altre storie in corso con altre donne. E, quando Giuseppe spiega che non ha mai tradito la moglie, anche se è tentato di farlo per le sue disattenzioni, Mariarosa gli risponde che se la moglie non gli basta, c’è sempre la suocera a disposizione. Poi lo invita a restare a pranzo, ma lui se ne va, ha preso un permesso di due ore in fabbrica, ma l’assicura che tornerà, anzi le dice che devono solo stare attenti a non insospettire Luciana.
Quando resta sola Mariarosa si sente un’altra donna, o, meglio, sente di essere tornata donna a pieno titolo e si sorprende a non avvertire alcun rimorso per aver scopato selvaggiamente con il marito della figlia. Anche perché dal colloquio con Giuseppe ha tratto una formidabile autogiustificazione: Luciana non ha mai trattato il marito con particolare considerazione, forse perché è un semplice operaio e lei avrebbe avuto altre ambizioni sociali. Ma, pensa Mariarosa, uno stallone così non può essere lasciato al libero pascolo e, se la figlia è frustrata e distratta, ci pensa la mamma a tenerlo occupato e ad impedire che vada a cercar l’erba in altri pascoli. In fondo il suo è un sacrificio per salvare l’unità familiare…..
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.