“Mi punzecchiò dicendo: “…della stessa specie che hai tanto gradito…”…”
Il mare è una mia grandissima passione, adoro il sole e l’acqua
limpida, al contrario di mio marito che lo odia e che non viene mai con me in spiaggia, preferendo leggere il giornale al bar o in qualche altro posto lontano dalla sabbia e dalla spiaggia.
Questa estate ho scelto la Puglia come meta, per l’economicità e per la bellezza del suo mare.
Come faccio ogni anno, ho noleggiato un ombrellone e un lettino, vicino di ombrellone c’erano due donne più o meno della mia età con i loro figli, non ero felicissima perché i bambini fanno sempre un gran baccano ed io preferisco il silenzio. Dall’accento si sentiva che erano della zona. Essendo domenica ho pensato che fossero pendolari del mare. Dopo un po’ si è avvicinato un uomo sulla sessantina con maschera, pinne, un pugnale e una retina piena di ricci di mare. I ragazzini e le due donne hanno cominciato subito a fare un gran baccano, urlavano: “… è arrivato il nonno con i ricci di mare! Evviva!!!”. L’omone, che a dire il vero, non era niente male, alto, robusto, moro e completamente pelato, ha faticato non poco a tenere a bada quei tre ragazzini scatenati che volevano mangiare i ricci. Con molta fatica è riuscito a sedersi e si è trovato rivolto nella mia direzione a poca distanza dal mio lettino dove io stavo stesa appoggiata sui gomiti per guardare quel che accadeva. L’uomo, accortosi della mia presenza, non mancò di scrutarmi dalla testa ai piedi nel mio costumino modello “brasiliana”, la cosa non mi lasciò indifferente, adoro essere guardata dagli uomini di una certa età e quel tizio era molto intrigante.
Fissandomi negli occhi chiese ai suoi nipotini di non fare chiasso e di non disturbarmi, gli sorrisi, rassicurandolo che non mi davano alcun fastidio, anche se non lo pensavo -. Con le sue mani grosse e callose prese il coltello e con un movimento deciso aprì uno di quei molluschi e lo offrì ad uno dei nipotini, rifece lo stesso anche per gli altri due e per le loro mamme, poi notando che io stavo fissando le sue mani, si scusò e ne offrì uno anche a me. Lo ringrazia e rifiutai dicendo che non ne avevo mai mangiato quindi non sapevo nemmeno come si facesse. Lui, rassicurante, mi disse di non preoccuparmi, ne aprì uno e quando vide che non riuscivo a prenderlo mi chiese il permesso di farlo lui, accettai di buon grado, preso il mollusco con tre dita e lo accostò alle mie labbra. Non lo so cosa mi prese in quell’istante, ma aprii la bocca e feci entrare le dite completamente dentro, poi con la lingua tirai fuori il riccio e, allo stesso tempo, sfilai le dita dalla bocca. L’uomo rimase imbarazzato, anche se le figlie non si erano accorte di nulla, io stessa non mi ero resa conto di quello che avevo fatto. Notai che il costume aveva un consistente rigonfiamento e sorrisi in modo malizioso a Giovanni, questo era il suo nome, il quale ricambiò il sorriso.
Alle 12 le figlie lasciarono la spiaggia e rimase solo Giovanni che cominciò subito a farmi un sacco di domande alle quali fui ben lieta di rispondere. Mi chiese anche di mio marito e io glielo indicai sotto lo chalet a leggere il giornale, gli confidai che lui non amava il mare e che la mattina preferiva dormire fino a tardi anziché andare in spiaggia a respirare un po’ di aria buona.
Dal canto suo mi confidò che la mattina presto lui amava andare un po’ al largo con la barca e magari fare qualche immersione per scovare dei ricci. Mi punzecchiò dicendo: “…della stessa specie che hai tanto gradito…”. Sono stata invitata a fare un giro se volevo il giorno successivo, accettai e ci siamo dati appuntamento alla spiaggia per le 7 del mattino successivo.
La mattina, puntualissimo, mi ha aiutata a salire in barca, senza mancare di fare apprezzamenti su di me, lo ringraziai e remò fino a una scogliera dove si fermò in una piccola insenatura e guardandomi negli occhi, mi disse: “… ora ti faccio assaggiare un’altra specialità della zona…”; si tirò giù il costume rimanendo con il cazzo in bella vista, lo avvicinò alle mie labbra e me lo ficcò in bocca, glielo ciucciai con piacere fin, quando non si distese su di me e mi penetrò con la sua verga grossa. Mi scopò con tale decisione che urlai ad ogni suo affondo e fino a quando non mi ebbe riempito la figa della sua calda sborra. Dopo esserci data una sistemata, ritornò a riva dove cominciavano ad arrivare i primi bagnanti. Rimasi veramente soddisfatta fino alla mattina seguente, quando mi scopò su di un tavolo che stava nel magazzino del bar. Divenne un appuntamento fisso per qualche giorno, poi mi disse che le figlie sarebbero partite il giorno successivo e che potevo andare a casa sua.
A quel punto ero stanca di quelle sveltine, volevo godermelo a dovere quel maschio e così decisi di raccontare tutto a mio marito che, per l’eccitazione, non resistette alla tentazione di farsi fare un pompino con ingoio che tanto gli piace.
A Giovanni raccontai che mio marito sarebbe stato fuori tutto il giorno successivo e che quindi potevo essere sua per tutta la giornata.
Il giorno seguente, a casa di Giovanni, mi presentai vestita con una mini elasticizzata rossa e un top dello stesso colore. Giovanni non resistette alla tentazione e stringendomi a lui mi fece sentire tutta la consistenza del suo cazzo e le intenzioni che aveva. Mi lasciai stringere a lui e mi strusciai contro il suo membro duro che nel frattempo era uscito dall’accappatoio svettando fiero tra le cosce, avevo una voglia matta di essere presa. Glielo presi in mano e lo segai con dolcezza, mentre lui infilò le mani sotto la minigonna e quando si accorse che ero nuda sotto, mi sussurrò che al solo pensiero che qualcuno avrebbe potuto vedermi così combinata da zoccola lo faceva impazzire. Mi ritrovai stesa a pecora sul tavolo con lui che mi montava da dietro, spingeva forte e continuava a darmi della zoccola, ebbi non so quanti orgasmi prima che si decise a mollare la presa per farselo prendere in bocca, dopo quell’aperitivo finimmo a letto dove mi fece impalare su di lui di schiena e mentre mi faceva andare su e giù sul suo cazzo, continuava a schiaffeggiarmi le chiappe fino a farmele diventare rosse. Infine per la prima volta da quando scopavo con lui mi fece il culo inondandolo di una copiosa sborrata.
Tornata a casa, raccontai al mio cornuto tutto quello che era successo nei minimi particolari, come mi aveva trattata, come mi aveva presa. Si eccitò così tanto che se lo tirò fuori e se lo segò da solo fino a venire in pochi secondi e mentre lo faceva, mi supplicava di farmi fottere ancora da quel vecchio porco.
Il giorno seguente venne con me in spiaggia e rimase a parlare con Giovanni da buon vicino di ombrellone, quando mio marito Bruno andò a fare il bagno, Giovanni mi confidò che era arrapante l’idea di stare lì a parlare con mio marito, quando lui mi aveva fottuta per giorni. Gli sorrisi e gli annunciai che lo avrebbe potuto fare ancora se fosse stato solo a casa perché Bruno sarebbe andato via per un paio di giorni. Mugugnò di soddisfazione alla notizia e quando mio marito ritornò dopo aver fatto il bagno, Giovanni ci invitò al bar a prendere un aperitivo. Allo chalet stavamo seduti al tavolo e Giò continuava a strusciarsi a me, approfittando della tovaglietta del tavolo abbastanza lunga, infilai la mano sotto al tavolo e gli presi il cazzo, era duro come il travertino e lo segai fino a farlo sborrare, lo fece con una veemenza impressionante, dovuta all’eccitazione della presenza di mio marito che faceva il distratto. Ad un certo punto mio marito si alzò, si scusò e disse che non ce la faceva più a stare a quelle temperature, doveva tornare al residence. Appena si allontanò tirai fuori la mano imbrattata di sperma e la leccai davanti allo sguardo di Giovanni che mi disse: “…lo sai che sei una gran puttana? E, se continui così mi farai venire un infarto, ma domani ti farò vedere io quello che ti combino…”.
Ero curiosa di vedere cosa mi avrebbe combinato, impaziente come una verginella al primo incontro d’amore attesi il giorno seguente. Arrivai a casa di Giovanni vestita con una maglietta scollata e corta in vita senza reggiseno sotto e una minigonna di jeans. A casa di Giovanni mi avvinghiai subito a lui vogliosa senza rendermi conto che sul divano c’era seduto un altro uomo, che rivolto all’amico Giovanni disse: “…però, ti tratti bene… le puttanelle che ti fai tu le scegli giovani, bone, sposate e arrapate come cagne…”. Volevo andare via, ma mi fermò dicendomi: “… dove scappi, vieni qua, abbiamo tutta la notte per divertirci tutti e tre insieme…”. Gli dissi che non volevo, ma lui mi costrinse a baciare in bocca il suo amico che mi toccava dappertutto nonostante io mi dibattevo dicendo che non volevo farlo con lui e più mi dimenavo, più sentivo che il cazzo gli diventava duro. In realtà volevo e come che mi scopassero in due, ma volevo farli arrapare ancora di più per farli diventare più aggressivi più violenti. Infatti, mi ritrovai completamente nuda tra quei due energumeni che mi violentarono letteralmente. Fu una notte di fuoco mi scoparono insieme e singolarmente in tutti buchi e mi riempirono di sborra in ogni dove. La mattina al risveglio l’amico di Giovanni mi ha scopata di nuovo e ha voluto che bevessi tutta la sua abbondante e sostanziosa sborrata.
Sono tornata da mio marito che ero ancora tutta piena del seme di quei vecchi porconi che mio marito ha annusato prima di scoparmi anche lui dopo il racconto della notte trascorsa con i due maialoni.
Dopo quella notte non ho più rivisto i due fino al giorno della mia partenza che è avvenuta tre giorni dopo, durante i quali quel cornuto di mio marito ha continuato a chiedermi di ripetergli nei particolari quello che era accaduto e di segarlo.
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