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Trasformato

“”si sono frocio Marco aaah mmmm si ti amo Marco ingravidami mmmm”
“Sborro siii mmmm ti godo nel culo”
e mentre mi spruzzava il suo seme caldo spruzzai a…”

Era una giornata come un’altra, o meglio un sabato come un altro.
Avevo programmato di studiare tutto il giorno in vista degli esami universitari della prima sessione.

Avrei raggiunto nel pomeriggio il mio migliore amico e compagno di corsi Marco. Lui tipico palestrato abbronzato con la tendenza a volare di fiore in fiore costantemente. Non credo di averlo mai visto prolungare una relazione per più di 2 mesi e le ragazze sembravano sempre gettarsi fra le sue braccia.

Io in confronto ero molto più riservato. Certo, la mia statura e il mio fisico minuto ma atletico non mi permettevano un approccio “macho” con le ragazze, ma sapevo farmi valere egregiamente, tanto che nel periodo in cui si sono svolti i fatti che vado raccontando ero felicemente fidanzato con Cristina, una mia coetanea assolutamente sexy.

Io e Marco andavamo molto daccordo, seppure, talvolta, i suoi metodi spicci e decisi non trovavano riscontro nel mio modo di agire.

Avevamo preso l’abitudine di studiare insieme per preparare la parte pratica degli esami. Il modus operandi era sempre il medesimo: ognuno studiava per proprio conto la parte teorica, per poi trovarci e bombardarci reciprocamente di domande così da verificare la rispettiva preparazione.

Oggi non sarebbe stato diverso. Ricevetti un messaggio da Marco verso le 14 con il quale mi chiedeva di raggiungerlo e di portare il materiale necessario.
infilai il computer e gli appunti e nello zaino e raggiunsi il suo palazzo.

Le disponibilità economiche di Marco erano decisamente superiori alle mie. Lui abitava in centro a Milano, in un bell’appartamento nel quale aveva convissuto per circa 3 mesi con Giada, che poi era migrata per altri lidi in erasmus, lasciandolo da solo.

Lui, malgrado non intendesse riprovare ad avere una relazione stabile, aveva deciso di mantenere l’appartamento malgrado fosse decisamente molto più ampio di quanto non gli servisse in realtà.

Suonai alla porta e subito mi accolse presentandosi in tuta e maglietta stretta, che lasciava intravedere gli addominali scolpiti e il petto muscoloso.

“ciao, entra! Ho preparato tutto sul tavolo in salotto” mi disse.

Effettivamente era tutto pronto, ed estratti i miei appunti cominciammo la solita routine, ponendoci quesiti su quesiti per diverse ore.

Verso le 18 eravamo entrambi bisognosi di una pausa. Stappammo una birra e cominciammo a parlare del più e del meno, sempre tuttavia interrompendo le varie discussioni per porre dei quesiti a sorpresa.

Di punto in bianco mi disse: “uh! se non sai la risposta a questa sei tu che paghi la pizza questa sera!”.

Non eravamo nuovi a scommesse di questo tipo e, anzi, aiutavano a mantenere alta la competitività fra noi due.
Udito il quesito, la cui risposta mi pareva più che evidente, esclamai:

“maddai, questa è facilissima, se la sbaglio la punizione dev’essere più severa haha”

“è presto detto” rispose Marco, “se non la sai indossi i vestiti di Giada fino a quando te ne vai”.

Beffardo, e sicuro delle mie conoscenze non esitai ad accettare, non prima di essermi però fatto assicurare che nel caso avessi risposto avrebbe dovuto pagare pizza, birre, e 20 euro.

Lo avrete già indovinato…con mio sgomento, la risposta era sbagliata e mi trovai costretto a pagare penitenza.
Vi direte certo che, insomma, uno accetta di indossare abiti femminili così a cuor leggero? certo che no, ma avevamo sin lì preso sempre molto sul serio i nostri ripassi e non intendevo certo cominciare ora a rimangiarmi la parola data.

“Dai seguimi, Giada prima di partire per Amsterdam ha lasciato alcune cose”.

Entrammo nella camera da letto. In quello che una volta era l’armadio di Giada, vi erano effettivamente ancora alcune cose…ma con mio assoluto orrore niente che potesse definirsi un vestito nel vero senso della parola.

“svestiti” mi disse Marco senza guardarmi mentre rovistava nell’armadio.

Appassai i pantaloni, le mutande e tolsi la maglietta…esponendo il mio fisico magro ma ben definito, completamente imberbe.

“Metti questo” e mi gettò un perizoma nero lucido. Rimasi di sasso e lo guardai pietrificato.

“dai non fare quella faccia adesso ti do altro haha”.

mi porse anche delle autoreggenti, una minigonna a scacchi, un reggiseno abbinato e un astuccio con dei trucchi. “vai a vestirti in bagno…ah e metti anche questi credo ti vadano, sono dei tacchi che a lei andavano troppo grandi”.

mi chiusi in bagno e senza realizzare che cosa stesse succedendo infilai il perizoma, la minigonna e il resto.
Applicai poi un rossetto rosa pink, e un leggero passaggio di eyeliner siccome di più non ero in grado di fare.

Uscìi poi traballante sui tacchi e camminai fino al tavolo. La minigonna non mi copriva tutte le chiappe e anzi ne lasciava scoperta una bella parte facendomi sentire la brezza che passava fra le gambe.

Continuammo a studiare per diverse ore fino a quando era ormai notte inoltrata. Era ora di svestirmi e andare a casa. FINALMENTE!

Feci per alzarmi e camminare verso la stanza rendendomi conto però che inevitabilmente i tacchi mi facevano sculettare.

Marco mi raggiunse in camera da letto proprio mentre mi sedevo sl letto per accingermi a slacciare le scarpe. Si sedette vicino a me e mi dice:

“cazzo non stai davvero male però”

alzai di scatto il viso e provai a dire “fra ma che cazzo dici stai bene?” guardandolo negli occhi.

Non feci in tempo…mi interruppe con un bacio sulle labbra al quale non risposi. SI stacco è mi guardo fisso negli occhi.

Non avevo parole e riuscìi solo a dire “io…io…” ma interruppe di nuovo baciandomi, questa volta infilandomi anche la lingua in bocca. Mille idee mi fulminavano nel cervello ma malgrado tutto non interruppi il bacio. Al contrario contraccambiai il bacio, trovandomi pure a passare le braccia dietro la sua nuca.

Non capivo più niente. Avevo perso il controllo. Io, un etero convinto, ero vestito da donna e stavo limonando un altro uomo. Per di più ora Marco mi aveva portato la mano sul suo cazzo duro che aveva liberato da pantaloni senza interrompere il bacio.
cominciai a segarlo lentamente e istintivamente.

“ti piace?” mi chiese.

“si”.

“prendilo in bocca”

cosa cosa? In bocca? ma prima che mi potessi porre la domanda ero a 4 zampe, lui seduto sul letto, l’odore di cazzo che mi inebriava la mente. cominciai a succhiare mentre Marco godeva ad alta voce e cominciava a mugolare.

“mmmm si succhialo così mmm dai puttana”

non avevo più limiti. ogni frase da lui pronunciata diventata più porca della precedente e io apprezzavo ancora di più.

“mmmm dai frocetta sii mmmm leccami i coglioni siii mmm ti piace il mio cazzone vero?”

cominciai a rispondere con frasi sconnesse

“si Marco mmm che bel cazzo che hai mmm mi piace”.

approfittando di questo mio delirio mi infilò un dito nel sedere e poi un altro.

D’un tratto sfilò sia le dita che il cazzone dalla mia bocca, mi guardò negli occhi e mi disse:

“frocio voglio romperti il culo adesso”

“Marco io non sono frocio!” protestai!

Senza ascoltarmi mi prese e mi mise a pecora sul letto. Lo assecondai continuando a mormorare “non sono frocio Marco”.

Senza badare alle mie osservazioni mi infilò la lingua nel culo, interrompendo all’istante le mie futili proteste. Dopo 5 minuti di goduria, mi puntò la cappella dura contro l’ano spingendo delicatamente.

Se inizialmente la sensazione era perlopiù sgradevole, cominciai a provare piacere dopo alcuni minuti. La sua mazza era dentro per metà e sentendomi godere, Marco cominciò a farsi sentire.

“guarda che troia mmmm e poi non eri frocia eh?”

“mmm siii Marco inculami mmm siii”

“dimmelo che sei frocio dai mmmm dai rottinculo che ti faccio godere”

persi completamente il controllo…il mio cazzo era di marmo ed era trattenuto a stento da perizoma. Avevo un uomo piantato nel culo e godevo da matti. Non potevo che ammettere.

“si sono frocio Marco aaah mmmm si ti amo Marco ingravidami mmmm”

“Sborro siii mmmm ti godo nel culo”

e mentre mi spruzzava il suo seme caldo spruzzai a mia volta sul letto.

continua

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