“Legai i capelli in un’alta coda di cavallo e, prima di uscire, mi specchiai nello specchio accanto alla porta di ingresso: mi restituì l’immagine di una…”
Racconto a quattro mani, la cui parte maschile è stata scritta da
warlok (http://www.annunci69.it/user/warlok) che ringrazio caldamente per la fantastica esperienza!
***LEI***
La sveglia suonò alle 5 del mattino.
Immediatamente mi pentii della decisione presa la sera prima di andare a correre tutte le mattina prima di andare a lavoro.
La vita stressante degli ultimi tempi, però, mi aveva portato ad accumulare un paio di chili di troppo. Con riluttanza, dunque, mi sollevai dal letto e spensi la sveglia. Feci una doccia veloce, poi tornai in camera ad indossare la mia tenuta da jogging: shorts, scarpe da tennis e canotta. Legai i capelli in un’alta coda di cavallo e, prima di uscire, mi specchiai nello specchio accanto alla porta di ingresso: mi restituì l’immagine di una giovane donna nel fiore degli anni, dalle forme morbide. L’assenza di trucco, probabilmente, mi faceva sembrare più giovane della mia età; il reggiseno conteneva a malapena il seno che sembrava più abbondante del solito.
Sospirai. Non importa – pensai – perderò presto quegli stupidi chili in più… Per quanto riguarda il trucco, poi, non incontrerò nessuno comunque.
Presi le chiavi di casa e il mio iPod ed uscii.
La frizzante aria primaverile mi mise subito di buon umore; decisi quindi di andare a correre nel nuovo parco che il comune aveva inaugurato qualche mese prima e di cui la mia collega mi aveva parlato molto bene: – Vedrai – mi disse – nonostante la levataccia ne vale davvero la pena! C’è un percorso che è totalmente immerso nella natura, puoi costeggiare il lago e attraversare un boschetto molto ben curato!
Arrivata lì, notai che, ad esclusione di qualcun altro che si era recato lì per il mio stesso motivo, il posto era molto tranquillo.
Con il sorriso sulle labbra, misi le cuffiette ed accesi l’iPod. Di sfuggita, notai che un uomo, mentre correva, rispose al mio sorriso, quasi fosse rivolto a lui. Senza più pensarci, però, sintonizzai l’iPod sulla mia canzone preferita ed iniziai il mio percorso, ripromettendomi che mi sarei fermata a fare stretching lì nel parco prima di ritornare a casa.
***LUI***
– Niente male la signora! – Penso mentre con una gamba distesa appoggiata allo schienale della panchina faccio qualche esercizio di stretching prima di incominciare a correre. Già….la corsa, era diventata la mia passione da qualche anno, da quando smesso di giocare a calcio ho incominciato a praticare il jogging sollecitato da alcuni amici. Oggi purtroppo causa impegni di lavoro, mi sono visto costretto ad alzarmi all’alba, non molto volentieri per la verità, dato che odio mettere i piedi giù dal letto ed incominciare a correre, ma so che se non l’avessi fatto stasera mi sarei maledetto per aver saltato l’allenamento giornaliero. Mentre sono immerso nei miei pensieri appunto, non posso non notare la figura snella che si sta avvicinando lungo il viottolo. Frequentando quel percorso ormai da tempo, ma essendo abituato a venirci nel tardo pomeriggio con gli amici, non avevo mai avuto occasione di vederla.
– Credo che dovrei cambiare orario – penso, mentre osservo la figura agile che si avvicina; due belle gambe che escono dai pantaloncini, il seno pieno che ondeggia leggermente nonostante la costrizione del reggiseno e della canottiera, un bel viso ed una codina di capelli sbarazzina che rimbalza al ritmo della corsa. Mentre mi passa davanti, ho quasi la sensazione che mi gratifichi di un sorriso al quale rispondo; quindi finisco di ultimare i miei esercizi e mi avvio nella sua stessa direzione…
***LEI***
– Accidenti – pensai – sono decisamente fuori forma!
Tuttavia mi rendevo conto che quella corsa mattutina mi stava decisamente mettendo di buon umore. Il piacere di correre, sentendomi libera, unito al ritmo incalzante della musica che ascoltavo, mi dava una esaltante sensazione di benessere.
Dopo un po’, decisi di fermarmi per fare un po’ di stretching. Mi fermai in prossimità del piccolo bosco di cui mia aveva parlato la mia collega, accanto ad un albero, probabilmente di pino, che, purtroppo, per qualche motivo era stato tagliato. La parte del tronco rimasta, circa un metro di altezza, risultò comunque perfetta per i miei esercizi.
Nel mentre, mi resi conto di aver perso le mie chiavi di casa durante il percorso: – Oh, no! Maledizione! – esclamai – E adesso?! Le avevo in tasca! –
Rassegnata, pensai che sarebbe stata una decisione saggia ripercorrere la strada a ritroso, nella speranza di ritrovare le chiavi.
Decisione presa, mi girai di scatto e…sbaaam! Andai a sbattere contro un uomo che, a quanto pareva era proprio dietro di me! Probabilmente, a causa della musica, non l’avevo sentito arrivare.
Sarei caduta col sedere per terra se lui non mi avesse afferrata saldamente per i fianchi, stingendomi a lui.
Lo guardai in volto, riconobbi in lui l’uomo che avevo incrociato poco prima. Aveva uno sguardo amichevole; nei suoi occhi brillava una nota di curiosità mista a divertimento e… possibile? interesse. Avvampai, rendendomi conto della pessima figura fatta, sentendomi più nuda che mai nella mia tenuta ginnica.
– Mi dispiace! Non avevo idea che ci fosse qualcuno alle mie spalle! – dissi.
Avvertii distintamente le sue mani sui miei fianchi, che non accennavano a muoversi nonostante fossi ormai ben salda sulle mie gambe, ed in quel preciso momento provai due sensazioni contrastanti: la sensazione di rabbia che provai per la sfacciataggine dell’uomo che continuava a tenermi stretta come fosse la cosa più naturale del mondo, con la sua fastidiosa espressione di irriverenza negli occhi, fu innegabilmente accompagnata da una sensazione di piacere nell’avvertire il calore di quell’uomo che mi stava di fronte. Un brivido mi percorse il corpo.
– La ringrazio per non avermi lasciata cadere. – aggiunsi turbata, per fargli capire che era ora di mollare la presa.
Ma che diavolo ci faceva quell’uomo alle mie spalle?!
***LUI***
…inizio dunque in maniera blanda come mia consuetudine e mi avvio verso il boschetto che si trova lungo l’anello abituale del mio percorso di allenamento, della signora nessuna traccia – Vabbè pazienza-
Faccio poche centinaia di metri e vedo a terra un oggetto che luccica, mi avvicino e vedo che si tratta di una mazzo di chiavi.
-Saranno molto probabilmente della signora che mi precede- Penso., e accelero il passo, anche ringalluzzito dal fatto che ho una scusa opportuna per rivolgermi a lei.
-Eccola!- La vedo mentre è intenta a fare esercizi di allungamento appoggiata al ceppo di un albero reciso.
-Veramente un bel panorama vista in quella posa- penso osservando le natiche sode.
Mi avvicino a lei quando all’improvviso si gira di scatto e mi viene a sbattere contro il petto,fortunatamente l’impatto, data la sua esile corporatura non è troppo violento e faccio appena in tempo a sostenerla afferrandola per i fianchi per impedirle di cadere, per la verità le mani sui suoi fianchi si soffermano un po’ più del dovuto, ma è indubbiamente molto carina e non posso fare a meno di indagare con lo sguardo nel generoso decoltè della canottiera.
-Mi scusi signora, queste sono sue?- Le chiedo mostrando le chiavi appena rinvenute…
***LEI***
– Signora a chi?! – pensai immediatamente – Quanti anni pensa che io abbia?
Ma la mia indignazione si sgonfiò come un palloncino nel vedere che in mano lui reggeva le mie chiavi di casa.
– Oh, grazie mille! E’ la seconda volta che mi salva oggi! – dissi mentre notavo il suo spudorato sguardo che indugiava sull’incavo tra i seni.
Inspiegabilmente, avvertii i miei capezzoli inturgidirsi quasi fossero felici di tali attenzioni.
Probabilmente, in una situazione normale, avrei intimato a quell’uomo di volgere il suo sguardo altrove… ma quella non era una situazione normale, seppur io non sapessi bene il perché.
Conscia del suo sguardo su di me, assunsi l’espressione più angelica che riuscii a trovare: – Posso fare qualcosa per ringraziarla? – le parole mi uscirono di bocca prima che riuscissi a fermarle.
Ma dove accidenti avevo la testa?!
Va bene, domanda troppo difficile… Di certo sapevo dove avevo lo sguardo, che scivolava dai suoi occhi, alle sue labbra, alle sue spalle larghe e le braccia forti che mi avevano retta senza il minimo sforzo.
Vagamente, avvertii un campanello di allarme che risuonava nella mia testa, ma fu subito spento da una sensazione di calore, non più tanto familiare ultimamente, che si affacciò prepotente poco più in basso del mio punto vita.
***LUI***
-Beh intanto per sdebitarsi potrebbe consentirmi di accompagnarla, o per meglio dire, di scortarla nella veste di suo salvatore ufficiale. Non vorrei mai che possa accadere qualcosa di sgradevole ad una bella donna!
Non so come mi sia uscita una frase così idiota, ma al momento, colto alla sprovvista da quell’espressione innocente, ma dallo sguardo malizioso, non mi è venuto nulla di più intelligente.
-Perdoni la mia sbadataggine, mi presento, io sono Luca. Pronta? Andiamo.-
Ci avviamo correndo affiancati io e Sara, così ho scoperto successivamente chiamarsi, chiacchierando del più e del meno; le solite banalità e domande che si scambiano due persone che si sono appena conosciute.
Correre al suo fianco é molto piacevole, anche perché i miei occhi danzano ripetutamente dal suo viso al suo seno leggermente imperlato di goccioline di sudore, le quali sicuramente non mi impedirebbero di soddisfare il desiderio che le mie fantasie stanno accendendo….trovo questa donna decisamente attraente…
-Una cosa potresti farla come ringraziamento- nel frattempo eravamo passato ad in tono più confidenziale. -Uno potresti venire da me, dato che abito qui a pochi passi, per bere un succo o una spremuta per dissetarti. Due potresti accettare l’invito per un aperitivo. Tre potresti accettare l’invito a cena per stasera e quattro….tutte e tre le cose, che ne pensi?…
***LEI***
Mentre correvo accanto a Luca, rallentai fino a fermarmi. Lui seguì il mio esempio; sul suo viso era dipinta una espressione interrogativa.
– Bene – pensai – e così vuoi giocare…
Mi voltai verso di lui, ostentando maggior sicurezza di quanta in realtà ne provassi.
– Dunque vuoi offrirmi da bere… Probabilmente non è una idea malvagia considerando che qui la temperatura comincia a salire – dissi sorridendo, godendomi l’effetto che il doppio senso delle mie parole faceva su di lui. – Però, sai, probabilmente sarebbe meglio un intervento più immediato… –
Continuando a sorridere, mi guardai rapidamente intorno, e, notando che non c’era nessuno a parte noi due, mi sfilai la canotta lasciandola cadere per terra. I miei capezzoli si inturgidirono nuovamente, tanto da farmi male.
Mi avvicinai a lui, guardandolo negli occhi, ad una manciata di centimetri dal suo viso, in attesa di una sua reazione.
***LUI***
Ho sempre avuto una grande stima delle donne che in certi momenti sanno essere sfacciate, che sanno essere porche per irretire il maschio e Sara appartiene a questa categoria, il generoso decoltè che prima si intravedeva, si è per magia trasformato, in uno splendido seno che il reggiseno faticava a contenere e i capezzoli eretti che premono contro il tessuto sono un segnale ed un richiamo inequivocabile. Per un attimo penso di avventarmi su quelle tette strappando il reggiseno, di abbassarle i pantaloncini e sbatterla lì, per terra dove ci troviamo.
Con molto autocontrollo, che la prepotente erezione malcelata da miei calzoncini smentiva, raccolgo la canotta, faccio una panoramica con lo sguardo e sfiorandole un seno nel punto nel quale si erge il capezzolo turgido, la prendo per mano e la conduco oltre un gruppo di cespugli dove nessuno avrebbe potuto vederci……
***LEI***
Divertita, osservai la reazione di Luca alla mia provocazione. Finalmente, ero stata io a coglierlo alla sprovvista; notai la sua erezione mentre mi prendeva per mano e mi conduceva oltre un gruppo di cespugli. Arrivati lì, fu il suo turno di guardarmi negli occhi: cercava di studiarmi, di capire quali fossero le mie intenzioni.
– Ma guarda, ho trovato un gentiluomo che raccoglie i miei effetti da terra – dissi.
Con un movimento rapido sganciai il reggiseno e, lasciandolo cadere, seguii il suo sguardo sul mio corpo.
Probabilmente, se avessi osservato la scena come spettatrice esterna, non mi ci sarei certamente riconosciuta… Ma in quel momento, irrazionalmente, l’unica cosa che desideravo era far impazzire quell’uomo di fronte a me.
Mi accarezzai il seno con entrambe le mani, osservai le mie dita strizzarmi i capezzoli; poi, mi avvicinai a lui e gli sfilai la maglietta sudata, che andò a raggiungere il mio reggiseno. Con un dito seguii la linea dei suoi pettorali, sfiorai i suoi capezzoli, il suo ombelico, giocherellai con l’elastico del suoi calzoncini. Vidi la sua erezione pulsare, decisi di temporeggiare un po’; con entrambe le mani gli accarezzai le spalle, premetti i miei seni sul suo torace mentre le mie unghie percorrevano la sua schiena, inspirai l’odore maschio del suo sudore.
Gli baciai il petto e, lentamente, scesi verso il basso, in ginocchio, fino a trovarmi di fronte alla sua malcelata erezione. Decisi che i miei pantaloncini erano superflui, così come i suoi boxer, e facendoli scivolare verso il basso me ne liberai.
Il suo cazzo, finalmente libero, svettava di fronte ai miei occhi; il suo odore mi ricordò, quasi dolorosamente, quanto tempo fosse passato dall’ultima volta in cui avevo goduto delle attenzioni di un uomo: ero famelica! Notai che la sua cappella era leggermente umida; non seppi resistere: con un dito raccolsi parte di quel nettare e me lo portai alle labbra; mi scappò un gemito mentre, succhiando il mio dito, ne avvertivo il sapore sulla lingua. In quell’esatto istante decisi che non avrei usato le mani, non avevo nessuna intenzione di negarmi, nemmeno per un secondo, l’effetto che quel gusto aveva su di me.
Intrecciai dunque le mani dietro la mia schiena per eliminare ogni tentazione e lo guardai negli occhi mentre, evitando di proposito la cappella, scesi a leccargli le palle. Godetti dell’effetto che questo fece su di lui; sembrando un po’ sorpreso, certamente si era aspettato che prendessi subito il suo cazzo in bocca.
Continuai a giocare un po’, facendo scorrere la mia lingua dalle palle all’asta, poi, avvertendo la sua impazienza, senza preavviso, succhiai, godendo finalmente del suo sapore e dell’espressione sul suo viso.
Smisi di pensare, mi abbandonai all’istinto, succhiando e leccando, facendomi scivolare il suo cazzo fino in gola, la bocca piena, il respiro corto, l’odore della mia saliva che si mescolava a quello del suo cazzo. Lo sentii pulsare, capii che il suo orgasmo era vicino.
***LUI***
Incredibile, non riesco a capacitarmi e a credere mi stia realmente accadendo, non più di mezz’ora fa, vedendola passare fantasticavo su di lei ed ora l’avevo china davanti a me, nuda, eccitata e con il mio cazzo in bocca….La invito ad alzarsi prendendola sotto le ascelle, anche per il timore, data la sua maestria, che il gioco termini troppo presto. La guardo un attimo negli occhi e vi leggo lo stesso desiderio che ha pervaso pure me, avvicino la mia bocca alla sua, le mie labbra alle sue, le lingue cominciano a danzare insieme, sa di salato per il sudore della corsa……e di sesso. Senza staccarmi, il petto contro i suoi seni, il cazzo che preme contro il suo ventre, mi impossesso dei suoi glutei, le mani si riempiono delle sue natiche sode, le esploro senza ritegno il culo e più giù, passo un dito tra le labbra della figa, fino a sentire il clitoride che si erge e più a fondo i suoi umori. Senza interrompere il “massaggio” la faccio ruotare su se stessa, con l’altra mano le palpo le tette e le stuzzico i capezzoli turgidi, mentre le bacio il collo e la nuca, la lecco come un animale infoiato, la sua mano mi preme sulla nuca e l’altra mi afferra il cazzo tra i nostri corpi e incomincia a scappellarlo lentamente.
E’ morbida, bagnata, continuo a tormentarle il clitoride, mi inginocchio tra le sue cosce, ne aspiro l’odore, ne sento il sapore, il suo sudore, gli umori….mi piace…mi eccita. La sento ansimare mentre si tocca i capezzoli e mi spinge la testa contro il pube, la tengo per le natiche scopro il clitoride con la lingua, lo sento turgido, gonfio,mentre lei flette leggermente le gambe nel divaricarle, per offrirsi ai mie baci.
Sento il suo corpo scosso da un tremito incontrollato e devo quasi sorreggerla mentre geme e viene sopraffatta dall’orgasmo che accolgo nella bocca…
***LEI***
L’orgasmo mi sopraffece completamente, sentii il mio corpo tremare, le ginocchia cedere. Ancora una volta, Luca, di fronte a me, sorresse il mio peso con facilità. Lo guardai negli occhi; non riuscivo a parlare. Lo baciai godendo del mio sapore sulle sue labbra, intrecciando la mia lingua alla sua: quell’orgasmo, lungi dal soddisfare le mie voglie, aveva avuto soltanto l’effetto di risvegliare la mia femminilità da tempo sopita.
– Ti… ti prego – dissi ansimando mentre le sue mani tornavano avide ad esplorare il mio corpo.
– Ti prego, cosa? – mi rispose.
– Io… Io non resisto più – sospirai, leggendo sul suo viso la soddisfazione per ciò che era riuscito a farmi ammettere.
– Allora chiedimelo! – disse.
– Ti prego, prendimi! – implorai.
– Come? – chiese lui, sadico.
– Ti prego, ho bisogno di sentire il tuo cazzo dentro di me! – lo scongiurai, con una vocetta stridula che suonò estranea alle mie stesse orecchie – Scopami!
***LUI***
-Scopami- mi dice, ma sebbene il suo tono abbia i canoni dell’implorazione, del suono della voce di una femmina eccitata, in realtà non ha bisogno di implorarmi, se lei desidera il mio cazzo, io voglio la sua figa, ormai non c’è più nulla di razionale, non importa se potrebbe arrivare qualcuno e sorprenderci lì nudi a fare sesso, ormai c’è solo desiderio e i sensi hanno preso il sopravvento su tutto.
-Ti sei divertita a fare la porca per eccitarmi vero? Sentire il mio cazzo che cresceva nella tua bocca, ora fammi vedere quanto sei troia, ti voglio giù carponi sull’erba, prona per essere aperta e sbattuta!-
Sara ubbidiente si abbassa mostrandomi il culo e la figa bagnata mentre la domino dall’alto con il cazzo duro in mano.
-Toccati! Fammi vedere cosa fai quando sei da sola e ti assale la voglia di cazzo…- Ma non ha certo bisogno di essere incitata, è eccitata e prende a sgrillettarsi la figa come un’ ossessa, ansimando e muovendo i fianchi come per ingoiare tra le cosce un cazzo immaginario.
La afferro per i fianchi e senza darle il tempo di abituarsi la impalo con un colpo deciso affondando dentro di lei fino alle palle facendole sfuggire un grido seguito da un suono gutturale di godimento e gemiti di piacere che mi costringono a metterle una mano davanti alla bocca per evitare ci possano sentire.
I gemiti soffocati fanno da sottofondo alle mie spinte sempre più poderose e profonde, scivolo sempre più agevolmente dentro di lei…..è un lago di umori e di piacere… -Mi lecca e mi morde la mano continuando a dimenarsi e riesce a farfugliare un…
-Siiiii fottimi, spaccami….mmmmmhhh-
Fatico a resistere, sento la sborra che sale dalle palle lungo l’asta dura, mentre lei sta colando scossa da un violento orgasmo e io, continuo a pomparle la figa, poi si gira improvvisamente -Ora la voglio, dammi la tua sborra in gola!!!-
La bocca sul cazzo, la lingua intorno alla cappella, sono al limite della resistenza, le labbra mi succhiano il glande gonfio, le mani mi stringono le palle, erutto nella sua bocca copiosi fiotti di sperma, che ingurgita senza staccare la bocca dal cazzo e quando si scosta, raccogliendo con un dito ciò che stava per colare, per non perderne nemmeno una goccia….con un sorriso malizioso dice:
-Grazie…..per avermi offerto da bere!….
***LEI***
Quella sera, tornata a casa dopo una lunga giornata di lavoro, feci una lunga doccia calda, ripensando ai momenti vissuti quella mattina, con un perfetto sconosciuto.
Mi ero lasciata scopare in mezzo al bosco, incurante di qualsiasi cosa; non mi era importato che qualcuno avesse potuto sentirci, non mi era importato che qualcuno avesse potuto vederci o fotografarci. Non mi era minimamente passato per la testa il fatto che avremmo dovuto usare un preservativo…
Uscita dalla doccia, infilando l’accappatoio, vidi la mia immagine riflessa nello specchio del bagno: mi resi conto, mio malgrado, che il mio corpo reagiva prontamente al solo ricordo…
– Sei una troia! – urlai a quella donna riflessa che mi fissava.
A piedi nudi, andai in cucina per bere qualcosa che potesse riuscire a calmarmi.
Presi una birra dal frigo, poi un pensiero perverso mi sfiorò la mente; con il cellulare scattai una foto alla bottiglia che avevo in mano: – Ho ancora sete… – scrissi aggiungendo il numero del destinatario. Poi premetti invio.
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