“Le sue mani erano sui miei seni, il che lo aiutava a penetrarmi con colpi sempre più violenti…”
Il mio lavoro prevede aggiornamenti (non frequentissimi per la verità) in convegni
e conferenze in varie città d’Italia. Di solito Rimini, Forlì o Milano, ma qualche anno fa, in giugno, il convegno si teneva a Bari.
Partecipai alle “chiacchiere” della prima giornata e per la sera mi ero prefigurata già un programmino. Quando sono in un’altra città posso esternare liberamente la mia femminilità anche in posti frequentati, senza troppa paura di incontrare gente conosciuta.
Mi sarei fatta una passeggiata nella zona del porto, ovviamente en femme, sperando nell’incontro di qualche rude portuale che mi “guastasse il trucco” senza tanti complimenti, sbattuta in qualche angolo buio. La cosa era anche un po’ pericolosa, pensai, ma in questi casi l’adrenalina schizza alle stelle e non so resistere.
Uscita dall’albergo mi avviai in macchina cercando un posto un po’ appartato per completare la mia trasformazione. Trovatolo tolsi pantaloni, camicia e scarpe e, sopra il perizoma, che già avevo, indossai una minigonna leggera plissé ed una t-shirt nera con profonda scollatura sulla schiena, parrucca nera a caschetto, tacco 15 e gambe scoperte e liscissime (l’estate mi piace non indossare calze). Ancora non avevo neanche un filo d’abbronzatura; bianca come un giglio (non altrettanto pura come un giglio).
Ripartii ed in pochi minuti ero in zona porto. Scesi e mi avviai ancheggiando moderatamente verso la banchina. Incrociai soltanto due uomini che mi squadrarono curiosi ma nessuna reazione ai miei sorrisi invitanti. Non escludo che cercassero la mia stessa cosa.
Un po’ delusa mi sedetti su una panchina ma, un attimo dopo, già mi accorsi di avere qualcuno alle spalle, non feci in tempo a voltarmi che il tizio si era già seduto accanto a me.
– La disturbo se mi siedo accanto a lei? – evidentemente non è uno scaricatore di porto, pensai.
– No affatto, si figuri.
E’ un bell’uomo, alto, brizzolato e corpulento con gli occhiali e ben rasato.
– Aspettava qualcuno?
– Veramente no, o meglio chissà, forse aspettavo lei – sorridemmo tutti e due
– Mi lusinga. Sono qui soltanto perché è’ una sera in cui non si può restare in casa, non le sembra?
– No, infatti, è troppo bella questa serata, se ci fosse la luna piena sarebbe perfetta per un innamoramento. – altro sorriso.
Proprio in quel momento passò, a largo, una petroliera e lui cominciò a declamare, mentre io lo guardavo con divertita attenzione
– “Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende rara la luce della petroliera! Il varco è qui? Ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende…”
– “Tu non ricordi la casa di questa mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.” continuai io.
Lui spalancò tanto di occhi e di bocca
– Wow, conosce Montale?!.
– Beh sì l’ho amato molto, anche se non è il mio preferito.
– E qual è il suo preferito?
– Mah forse sono tre, Baudelaire, Pasolini e Bukowski, ne conosco un’infinità a memoria.
– Pasolini poeta?
– Sì certo, capisco che siano più conosciuti i suoi romanzi o film ma le sue poesie sono stupende.
– Ma sa che lei è sorprendente?
– Se poi ci dessimo del tu potrei essere ancora più sorprendente.
Scoppiò a ridere
– Sì hai ragione
– Cioè è sorprendente che “una come me” sappia di poesia e letteratura?
– No scusa non l’ho detto per offendere – io feci una risata
– Ma non ti preoccupare, non mi offendo molto facilmente.
– Senti che ne diresti se andassimo a casa mia a bere qualcosa?
– Hai una collezione di francobolli o di farfalle da mostrarmi? Sennò non se ne parla. – scoppiammo tutti e due a ridere
– Dai su, io sono in moto se ti va.
– Io sono in auto ma l’idea di mostrare la mia “femminilità” dal sellino di una moto m’intriga molto, vengo con te
– Sì dai, facciamo sbavare qualcuno
Ci avvicinammo alla sua moto di grossa cilindrata, indossai il casco e salii sul sellino posteriore scosciandomi quanto più potevo, ero eccitatissima dalla situazione.
Lui partì e cominciò a girare per il centro della città per almeno un quarto d’ora, fra gli sguardi assatanati di quasi tutti i maschi che mi mandavano in estasi, e sfiorando ogni tanto le mie gambe con una mano. Poi tornò verso il porto. Ci fermammo davanti ad una casa che era a cinquanta metri dalla panchina dov’ero prima.
– Hai visto, abito vicinissimo al porto ma ho fatto “un giro largo” perché mi piaceva far sbavare qualcuno. – Io feci una risata
– Effettivamente ne ho visti molti anch’io, bocche spalancate, occhi strabuzzati, lingue penzoloni e gesti inequivocabili, sono stata benissimo.
– Vieni saliamo a casa – e mi prese la mano
L’appartamento era piccolo ma accogliente, un saloncino con angolo cottura ed in vista due porte che probabilmente portavano alla camera da letto e al bagno.
– Accomodati pure… – rimase sospeso non sapendo ancora il mio nome
– …Daniela. Hai ragione non ci siamo neanche presentati. Tu?
– Aureliano
– Come il Buendia di Cent’anni di solitudine?
– Eh sì, ho questo nome proprio grazie a quel romanzo. Una scelta di mia madre che ama molto Marquez..
Quindi mi feci un’idea dell’età, fra i 40 e i 45.
Nel frattempo aveva tirato fuori una birra dal frigo e dopo avermi chiesto se la gradivo, l’aprì e la versò in due bicchieri. Io mi ero seduta sul divano accavallando oscenamente le gambe (in fondo la percentuale di puttana che è in me deve comunque uscire fuori) e lui si sedette vicino a me.
Parlammo per non so quanto tempo (lui percorrendo con la sua mano le mie cosce ed io sfiorando ogni tanto la sua mano e guardandolo negli occhi). Parlammo di libri, d’arte, trovammo interessi comuni, il tempo volava, finché lui disse
– Sai io scribacchio qualcosa, per mio divertimento, e frequento spesso il porto perché si trovano personaggi incredibili da raccontare, stasera però credo di aver avuto l’incontro più straordinario della mia vita.
– Esagerato! Non mi dire che non hai mai incontrato una come me, intendo dire una…non propriamente donna.
– Certo che sì ma mai una come te – e la sua mano nel frattempo si insinuava un po’ più fra le mie gambe provocandomi già qualche brivido
– Intendi dire una come me che, oltre quello che ci si aspetta, sa di poesia e di letteratura?
– Ma no. Sì forse anche questo ma tu hai qualcosa, che non saprei definire, che va al di là della bellezza e della sensualità, insomma non importa neanche tanto parlarne, so solo che in questo momento ho voglia di baciarti
– Finalmente! Credevo che non me lo avresti mai chiesto.
Quindi le nostre bocche si incollarono e le lingue cominciarono freneticamente a cercarsi, le mani, di conseguenza cominciarono a correre, le sue sulle mie cosce e sui capezzoli, le mie sul suo torace, aprendogli la camicia, e sui suoi muscoli ma non volevo correre al suo sesso, avevo deciso che stasera la “puttana” se ne sarebbe stata quieta in favore della “femmina” che è in me.
Meravigliosi preliminari che durarono a lungo.
– Ho voglia di fare l’amore con te Daniela
– Anch’io Aureliano – risposi con una vocina dolcissima, da vera femmina. Mi prese la mano e senza dire altro mi fece alzare e mi portò in camera da letto.
Mi chiedevo se, come tanti, in camera da letto avrebbe cambiato registro e sarebbe diventato violento.
In piedi vicino al letto lui cominciò a togliermi la t-shirt e io di conseguenza a togliergli la camicia. Cominciai a baciare e leccare il suo torace mentre lui mi teneva le mani sulle natiche, poi ci baciammo ancora a lungo. Quindi gli aprii i pantaloni e glie li sfilai, la stessa cosa feci coi boxer trovandomi davanti il suo membro già in erezione, lui mi lasciò fare.
Poi sfilai la mia minigonna con un gesto lento che credo rasentasse la perfezione della sensualità e rimasi con il solo perizoma ed i tacchi a spillo.
Le sue mani corsero sul mio corpo senza lasciare un centimetro inesplorato, poi mi spinse delicatamente sul letto e cominciò a fare la stessa cosa con la lingua. Sperai che non volesse dedicarsi al mio piccolo pene perché è una cosa che non sopporto. Invece lo evitò accuratamente e dalle cosce salì al ventre e quindi ai capezzoli dove si soffermò mandandomi in visibilio.
Mugolavo di piacere e lui mi disse di voltarmi. Mi allargò le gambe e sentii la sua lingua cercare il mio buchino. Ero in paradiso, mi piaceva da impazzire ma ora avevo un gran desiderio del suo membro per dare piacere anche a lui. Volevo fare qualcosa però che non mi facesse sembrare una troia, insomma non un semplice “scopami”. Mi voltai.
– Aureliano smetti, ti prego, mi fai impazzire, anch’io voglio darti piacere – lui si mise a fianco a me e io cominciai a carezzare il suo pene con delicatezza, poi avvicinai la mia bocca e lo leccai per tutta la sua lunghezza, compresi i testicoli, soffermandomi sulla punta che non era ancora scappellata. Con le labbra lo avvolsi e, aiutandomi con le mani, scoprii finalmente la cappella.
Lo sentivo gemere di piacere mentre le sue mani mi carezzavano dovunque potevano arrivare. Mi spostai perché potesse arrivare a toccarmi anche il culo ed infatti lo sentii subito scostare il perizoma e cercare il mio buchino. Gli presi la mano e gli inumidii le dita con sensualità perché scivolassero meglio dentro e continuai a dedicarmi al suo cazzo vigoroso. Ero talmente rilassata e disposta ad avere quel maschio dentro di me che prima uno poi due sue dita si insinuarono dentro il mio buchino stretto senza nessuna difficoltà. Con la bocca piena del suo membro mugolai di piacere.
– Sei stupenda Daniela, sei la donna che ho sempre desiderato
Io stavo pensando la stessa cosa di lui ma anche peccato che sarà per una sola sera.
Lui mi tolse il sesso dalla bocca e mi abbracciò venendomi sopra e baciandomi ancora. Avevo le gambe larghe e lui era in mezzo perciò in quella posizione il suo cazzo cominciò a trovarsi fra le mie chiappe e a spingere, senza troppa precisione, sul mio buchino.
Sentii che con le mani cercava di indirizzarlo meglio
– Aspetta Aureliano, prendi il lubrificante nella mia borsetta per favore – non gli dissi anche dei preservativi perché avevo deciso che quell’uomo mi avrebbe avuta senza, volevo sentire il suo seme dentro di me.
Lui lo prese e se lo spalmò sul cazzo, poi ne prese ancora sulle dita e lubrificò anche me provocandomi sussulti di godimento. Io allargai e alzai le gambe e mi disposi a prenderlo dentro di me.
– Non farmi male Aureliano, ti prego.
– No amore, sarò delicatissimo, anzi se senti dolore dimmelo
Scostò quindi il perizoma ed appoggiò il suo membro durissimo al buchino da deflorare e spinse delicatamente un po’, si fermò, aspettò che il mio forellino si rilassasse e spinse più dentro
– Ti faccio male Daniela?
– No amore, è bellissimo – sentivo dolore, il cazzo era di dimensioni non piccole, ma non glie lo avrei mai detto
Spinse ancora mentre io stringevo i denti per non urlare, infine sentii che “l’anello” aveva ceduto e lui entrava con più decisione
– Sììì amore, così, sono tua, completamente tua – il dolore sarebbe diminuito piano piano e poi del tutto tramutato in piacere, lo sapevo, troppe volte lo avevo già provato.
– Che meraviglia Daniela, sei una scopata da urlo – mi disse mentre i suoi colpi si facevano più potenti
Per fortuna aveva cominciato lui a parlare di “scopata” così mi sciolsi un po’
– Sì amore, scopami forte, e baciami mentre mi scopi.
Non se lo fece ripetere, in quella posizione era meraviglioso averlo davanti, baciarlo e sentirlo dentro dare colpi sempre più forti. Intanto con le mani mi strizzava dolcemente i capezzoli ed io ero perciò al settimo cielo.
– Voltati Daniela, voglio incularti da dietro – il linguaggio si faceva più volgare ma mi piaceva, capii anzi che lui si tratteneva nel linguaggio così decisi dio “scioglierlo”
– Sì amore, inculami come una troia e dimmi tutte le cose porche che vuoi perché mi eccitano.
Mi voltai e mi misi in ginocchio a novanta gradi.
– Puttana, ti piace il mio cazzo?
– Sì mi piace da impazzire come mi inc…uli
L’ultima parola uscì con una specie di singhiozzo perché proprio in quel momento mi stava penetrando nuovamente ma senza particolari “cautele” stavolta.
Continuò a scoparmi così con mio grande piacere, essendo del tutto sparito il dolore, e accompagnandosi finalmente con parole volgari “puttana”, troia”, “zoccola”, “ti sfondo” alternate a ” amore”, “sei dolcissima”, “ti amo” (addirittura).
Io lo incitavo a sbattermi con forza, da maschio prepotente, con la mia vocina da vera femmina. Le sue mani erano sui miei seni, il che lo aiutava a penetrarmi con colpi sempre più violenti.
– Amore sto venendo.
– Non uscire Auri, sborrami dentro, lo voglio
Ed infatti sentii fiumi di sperma riempirmi le viscere.
– Restami sopra tesoro, restami dentro, voglio sentire il tuo corpo sul mio
Si accasciò su di me e restammo così per un bel po’.
Sentivo le sue carezze e i suoi baci sulla schiena, finché lui si alzò ed andò al bagno. Poi, quando uscì, ci andai io e feci un bidè, mi ripassai un po’ il trucco e tornai di là.
Lui era sul letto, mi distesi a fianco a lui carezzandolo sul torace, sui muscoli delle braccia, sulle cosce e, molto delicatamente, sul sesso.
– Ti ho fatto male amore? Mi sono fatto prendere un po’ troppo dalla foga”
– Veramente ti sei fatto prendere dalla figa più che dalla foga, anche se è una figa un po’ particolare. – scoppiammo a ridere e ci baciammo con trasporto. Poi risposi
– Ma no, non mi hai fatto per niente male ed anzi mi è piaciuto più di ogni altra volta – dicevo mentre gli accarezzavo il membro. Ne avevo ancora voglia, lo confesso, perciò mi chinai con la bocca su quel boccone dormiente per cercare di risvegliarlo.
Lo presi tutto in bocca e con la lingua cominciai ad avvolgerlo in ogni suo punto. Poi presi a “pomparlo”, su e giù, dentro e fuori, delicatamente finché sentii tornare “la vita”. Lui mi lasciava fare carezzandomi la testa. Sentii che gemeva
– Daniela sei stupenda, la tua bocca è velluto puro
Io continuavo in quello che so fare meglio ma intanto pensavo a tutte le cose meravigliose che quell’uomo aveva saputo dirmi quella sera, roba da innamorarsi anche senza luna piena.
Ero infatti quasi soprappensiero quando sentii schizzarmi in bocca un potente fiotto di sborra, poi un altro, poi ancora, finché non ne uscì più. I primi finirono dritti giù in gola, gli altri li trattenni in bocca per gustarne il sapore, aprii la bocca e glie la mostrai piena di sperma, poi guardandolo negli occhi, chiusi la bocca e inghiottii.
Subito dopo lui mi baciò profondamente.
Cazzo se non fosse stato laggiù sarebbe stato l’uomo della mia vita.
Restammo ancora abbracciati ma si era fatto tardissimo. Erano circa le quattro di notte quando mi ricomposi, lo baciai a lungo ed uscii raggiungendo velocemente la mia auto.
Insomma ero uscita con l’idea di essere violentata come una troia, da uno o più energumeni, sbattuta fra due barche, ed invece ho incontrato l’uomo più dolce ed interessante della mia vita che, per una sola notte purtroppo, mi ha trattato da vera donna.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.