“L’indomani mattina, contrariamente al nostro solito, alle otto eravamo già in piedi e uscimmo da casa dicendo alle nostre mamme che avevamo l’idea di…”
La prima volta, quel battesimo di fuoco che non
si scorda mai, l’ho condivisa con mio cugino Sergio. Avevamo13-14 anni ed eravamo quasi coetanei, le nostre famiglie passavano insieme le feste e le vacanze.
Erano gli anni morbosi della pubertà e le tempeste ormonali ci spingevano quotidianamente a ricercare occasioni di tranquillità per tirarcelo insieme, immaginando di far l’amore con le nostre mamme-zie o con qualche loro amica intravista qualche pomeriggio a casa.
Dalle seghe in comune, per aumentare la carica erotica, passammo presto alla masturbazione reciproca. Ricordo ancora il piacere che provavo quando Sergio me lo prendeva in mano e la sensazione bellissima che provavo io nel giocare col suo pisello.
Quell’estate, poi, passammo insieme un mese al mare: un mese intero a dormire nella stessa stanza, a parlare sempre di sesso e ad eccitarci di continuo, con il dichiarato obiettivo di arrivare finalmente a scopare con una donna vera.
La mattina in spiaggia guardavamo bramosi tutte le belle signore seminude che uscivano dall’acqua, facendo lo zoom sui capezzoloni inturgiditi o sui triangoli pubici ben messi in evidenza dagli slip bagnati. E poi, appena a casa, ci chiudevamo nella stanza e giù a tirarcelo ed a schizzare insieme.
Un giorno, verso le 10, eravamo appena arrivati in spiaggia, adocchiammo una signora matura, probabilmente sulla sessantina, non molto alta, rotonda al punto giusto, una quinta di seno ed un culo da sballo coperti da un minuscolo costume intero che a stento riusciva a contenere tutta quella grazia di dio. Si era appena alzata dal lettino da spiaggia dove era stata sdraiata a leggere e si stava dirigendo verso il mare; la seguimmo con lo sguardo fino a che si immerse in acqua e cominciò a nuotare lentamente con movimenti lenti e aggraziati.
Ci scambiammo un’occhiata di intesa e restammo in attesa che la signora uscisse dall’acqua. Dopo meno di dieci minuti la vedemmo riemergere, il costume la stava tradendo perché sul davanti un abbondante ciuffo di peli neri faceva capolino mentre lei, ignara, con passo lento si avviava verso l’ombrellone. Seduti sulla sabbia la seguimmo con gli occhi sbarrati che facevano la spola tra i suoi occhi e la sua fica.
Ci stavamo arrapando all’inverosimile con i piselli inalberati che quasi uscivano dai nostri slip. Non le togliemmo più gli occhi di dosso, facendo anzi di tutto per farci notare da lei. Ma la signora, ignorandoci del tutto, si produsse in un abile esercizio: si cinse il corpo con un telo di spugna, da sotto si sfilò il costume bagnato e continuò ad asciugarsi regalandoci una fugace visione delle sue intimità . Poi, sempre riparata dal telo, si infilò mutande, reggiseno ed un paio di short e si avviò ad uscire dalla spiaggia.
Eravamo ingrifati, quello spettacolo ci aveva condotti in ebollizione, e la cosa era avvenuta sotto gli occhi ignari delle nostre mamme che non si erano accorte di nulla, assorbite come sempre nel loro chiacchiericcio pettegolo.
Tornati a casa, subito dopo pranzo io e Sergio ci ritirammo in camera per il consueto “riposino” pomeridiano. Chiusa la porta ci liberammo degli indumenti e ci buttammo nudi sul letto abbracciandoci forte. I cazzetti erano già sull’attenti e non aspettavano altro che le solite reciproche carezze; ma oggi, per la prima volta questo ci pareva non bastare, entrambi avevamo bisogno di qualcosa di più forte e di più intenso. La visione della fica della sconosciuta signora non abbandonava le nostre menti e la vista di quel ciuffo di peli continuava a martellare il cervello: avevamo bisogno di un corpo sul quale sfogare le nostre voglie impazzite.
Ci guardammo negli occhi e, senza parlare, istintivamente ci accucciamo a cucchiaio, l’uno dietro l’altro. Che goduria! Sergio aveva un culetto cicciottello nel quale il mio cazzo affondava come nel burro fino al suo buchetto serrato, mentre con la mano libera gli masturbavo furiosamente il suo pistolino duro. Poi fu il mio turno di provare quel piacere di sentire il cazzo di Sergio tra le mie natiche e la sua mano protesa a masturbarmi con forza.
Cambiammo più volte posizione alternandoci nel ruolo attivo ed in quello passivo fino a che, dopo una ventina di minuti io per primo venni nelle mani di Sergio mentre ero trafitto dal suo cazzo, per restituirgli subito dopo il medesimo piacere, raccogliendo in mano il frutto del suo godimento.
L’immagine della misteriosa signora della spiaggia ci aveva accompagnato per tutto il tempo, a lei avevamo dedicato grugnendo a bassa voce gli schizzi del pomeriggio.
L’indomani mattina, contrariamente al nostro solito, alle otto eravamo già in piedi e uscimmo da casa dicendo alle nostre mamme che avevamo l’idea di affittare un pedalò, approfittando del mare a quell’ora calmissimo. Sapevamo di avere piena libertà in spiaggia, dato che le nostre mamme ci avevano annunciato che andavano al mercato settimanale del paese, raccomandandoci di stare attenti in mare e di tornare puntuali all’una per il pranzo.
Giunti in spiaggia notammo subito con immenso piacere che anche la signora era già arrivata e, seduta sul bordo del lettino, stava sistemando le sue cose.
Per raggiungere il nostro ombrellone avremmo dovuto passarle vicino, quindi appena fu a tiro ci facemmo coraggio e la gratificammo di uno squillante:
– Buongiorno signora!
Si voltò verso di noi dapprima con uno sguardo incuriosito, poi con un sorriso meraviglioso e ci rispose allegra:
– Buongiorno a voi ragazzi, vedo che siete mattinieri anche voi. Bravi! così si fa al mare.
Ci aveva praticamente facilitato le cose perché potemmo aggrapparci alle sue parole e non mollarla più. Dopo cinque minuti di discorsi più o meno scontati (il tempo, se andavamo a scuola, ecc.) le chiedemmo il permesso di sedere per continuare quella piacevole conversazione; scusandosi di non averlo fatto prima, ci invitò a sedere accanto a lei uno alla sua destra ed uno alla sua sinistra, il lettino non abbastanza capiente ci costrinse, si fa per dire a sederci stretti accanto a lei con le nostre cosce attaccate alle sue.
Volle conoscere i nostri nomi, la nostra età , da dove venivamo e così via. Sapemmo che si chiamava Rossella, che aveva 59 anni, che era vedova da 12 e che dalla morte di suo marito non si era voluta risposare, che viveva con sua figlia nubile.
Ad un certo punto, cedendo ad una certa vanità di donna, ci chiese con una punta di civetteria:
– Certo, è piuttosto curioso che due bei ragazzi come voi si intrattengano con una tardona come me!
Sergio ed io arrossimmo fino alla radice dei capelli, ma, per rompere subito ogni imbarazzo, trovai non so come la prontezza di abbozzare una risposta:
– Signora, lei non ci crederà ma è da giorni che la guardiamo e la ammiriamo …. Ieri per esempio, quando è uscita dal mare era davvero uno spettacolo.
Dilatò gli occhi, sollevò le sopracciglia e sorrise:
– Nientedimeno? … Mah, non credo possa essere stato uno spettacolo tanto piacevole….
– Ma che dice signora Gabriella – ripresi io – lo spettacolo… ehm… come lo chiama lei, è stato meraviglioso…. lei è una donna affascinante.
– Oddio! Cominciate presto a fare i cascamorti!
La signora fingeva di sottarsi a quegli apprezzamenti, ma in realtà li gradiva. La conversazione stava prendendo una direzione insperata. Allora sfacciatamente aggiunsi:
– Ci creda signora, stamattina siamo venuti in spiaggia in anticipo proprio col desiderio di incontrarla di nuovo, e magari al riparo di tanti occhi indiscreti.
Nel sentir questo, con gesto apparentemente materno, prese la mia mano, la strinse e la poggiò distrattamente su una sua coscia. Mi guardai bene dal toglierla mentre lei riprendeva sorridendo con malizia:
– Siete proprio due tesorini …..
A quel punto Sergio rincarò la dose:
– Abbiamo anche potuto ammirarla mentre si toglieva il costume da sotto il telo di spugna, perché ogni tanto questo si apriva un poco…
– Oh! mamma mia! Ma allora siete proprio due porcellini … ma tanto, tanto simpatici.
Nel dir questo fece la stessa cosa che aveva fatto a me con la mano di Sergio. Ora eravamo praticamente autorizzati ad accarezzarle piano piano le cosce grandi e sode, cosa questa che aumentò la nostra erezione iniziata già da quando ci eravamo seduti accanto a lei entrando a contatto con le sue cosce ben tornite.
Poi lei interruppe le nostre sempre più audaci esplorazioni distendendosi sul lettino per prendere il sole e dicendoci:
– Giacchè siete così carini, perché non mi spalmate un po’ di olio solare?
L’operazione durò abbastanza a lungo da permetterci di esplorare con calma le parti esposte, ed anche un poco quelle non esposte, del suo corpo statuario. Si era ovviamente accorta dello stato di eccitazione in cui ci trovavamo perché i nostri piselli premevano insistentemente sugli slip; un po’ crudelmente ci stuzzicò:
– Scommetto che è la prima volta che toccate il corpo di una donna, vero?
Alla nostra risposta affermativa aggiunse:
– E una donna completamente nuda l’avete mai vista?
Non mi sembrò certo il momento di mentire e candidamente trovai la forza di rispondere:
– Sì, signora Rossella, le confesso che ormai da tempo spiamo le nostre mamme quando sono in bagno.
– Ah! Bravi porcellini, lo sapete che queste cose non si fanno? Però sono contenta che almeno non siete anche bugiardi. Ora prendiamo un po’ di sole, poi, se vi va faremo una nuotata insieme.
Era più di quanto ci aspettassimo: non solo l’abbordaggio era perfettamente riuscito, ma il clima che si era instaurato tra noi e la signora era decisamente interessante, avendo parlato molte volte di argomenti scabrosi e, fatto strano, in modo così libero e privo di pregiudizi.
Dopo circa mezz’ora Rossella si alzò, indossò una graziosa cuffia di plastica a fiori e ci invitò a seguirla a mare. Noi due ci tuffammo subito come eravamo soliti fare e ci portammo una ventina di metri al largo; Rossella invece, come tutte le signore della sua età , si bagnava poco a poco gemendo ad ogni sciabordio delle onde che lambivano il suo bel corpo. Era uno spettacolo vederla avanzare pian piano verso di noi, ove il fondale era più profondo, col segno del livello dell’acqua evidenziato sul costume bianco.
Tutti e tre ci divertimmo un mondo, più d’una volta a fior d’acqua le sfioravamo maliziosamente il seno, le cosce o il sedere, e lei ci lasciava fare facendo finta di niente. I suoi gridolini accompagnati da piacevolissimi sorrisi stavano a dimostrare che non disdegnasse queste nostre “attenzioni”, anzi noi li percepimmo come un invito ad andare oltre e magari essere più audaci.
L’acqua era profonda circa un metro e mezzo e, simulando i giochi d’acqua più curiosi, di fatto cominciammo a toccarla e palparla senza troppo ritegno: ora un seno, ora il culo, ora un dito nella fica, nulla le fu risparmiato. Sergio ed io non credevamo ancora di vivere quel momento così erotico e, sotto certi punti di vista, così perverso.
Lei si abbandonava voluttuosamente alle nostre lascive carezze, riprovando quelle sensazioni che, come ci confidò in seguito, erano anni che non provava.
Restammo in acqua così un bel po’ di tempo, i nostri cazzi ci facevano male per l’erezione che ormai durava da più di un’ora; ma anche lei doveva avere qualche problema perché ad un tratto, approfittando che in acqua a quell’ora non c’era nessuno, ci attirò a lei e, sommessamente ci disse:
– Bambini miei, stringetemi forte forte …. non ci resisto più….
Si strinse a noi quasi selvaggiamente, muovendosi con frenesia, per poi esclamare con voce strozzata:
– Vengo tesorucci miei, vengoooo!…. Oddio! Siete due diavoletti! …. Guardate cosa mi avete fatto!
La signora Rossella aveva avuto un orgasmo sconvolgente. Per un minuto restò senza parole, con gli occhi vitrei, le labbra terree, squassata da tremiti incessanti.
A vederla così ci venne una paura da matti. Forse l’avevamo fatta grossa quel giorno ad andare ad importunare una signora sulla spiaggia arrivando al punto di infilarle le mani nel culo e nella fica!
Ma, quando poco dopo Rossella si riebbe dall’orgasmo e ci regalò un sorriso smagliante, ci sentimmo rinfrancati:
– Tutto bene, ragazzi! Grazie! Mi avete regalato un’emozione che mi mancava da tanti anni! Vi sono debitrice.
Uscimmo dall’acqua felici come non mai, ma poiché nel frattempo la spiaggia si era riempita, dicemmo a Rossella che era prudente che ci separassimo, che noi ce ne andassimo sotto il nostro ombrellone. Avremmo continuato ad ammirarla a distanza.
Rossella era raggiante. Dopo essersi distesa qualche minuto al sole per asciugarsi, si mise a sedere sulla sponda del lettino e, con fare apparentemente distratto, cominciò a sistemarsi il costume scoprendo di volta in volta un po’ delle tette e delle chiappe. Poi, ripetendo il rito del giorno precedente, si cinse il corpo col telo per cambiare il costume e, con mossa apparentemente avventata, fece aprire il telo per qualche attimo per mostrarci simultaneamente culo e fica.
Era uno spettacolo supplementare che dedicava a noi, tant’è che alla fine, nel risiedersi sul lettino ci aveva indirizzato un invitante occhiolino.
Aspettammo il momento che lei raccogliesse le sue cose e si avviasse ad uscire dalla spiaggia per seguirla a breve distanza, per raggiungerla fuori dello stabilimento e salutarla:
– Allora, ci rivediamo domattina alla stessa ora?
La sua risposta ci spiazzò, andando oltre tutte le nostre previsioni:
– Ma no, perché non venite a farmi visita oggi pomeriggio? Tanto, sono sola.
Fummo puntualissimi. Entrammo in casa sua con il cuore in gola. La signora Rossella si fece trovare in baby doll trasparente, insomma con tutte le sue carnose nudità in bella mostra. Ci fece accomodare, ci offrì una bella bibita rinfrescante, poi disse subito con una certa sfrontatezza:
-Beh, allora … che fate lì impalati?
Eravamo in maglietta e boxer e non perdemmo tempo a metterci nudi, anche lei si liberò della vestaglietta e restò solo in reggicalze: aveva un corpo enorme, arrotondato dalla cellulite, un culone da favola, due tette carnose con due capezzoloni lunghi almeno 3 cm., e una bocca da troia.
Si accomodò al centro del divano e ci fece sedere uno alla sua destra, l’altro alla sua sinistra. Così io e mio cugino ci dividevamo quel corpo a metà , ciucciando sincronicamente le due mammellone, leccandola da ogni parte e infilando le mani tra i peli foltissimi della sua fica. La porcona si lasciava fare, anzi ci incitava con accenti volgari:
– Su, su, datevi da fare …. Fate piano con i denti ….. Sì, così, mettete tutta la mano dentro la fica, che ci entra …… Ah sì, così ….. bene …e tu mettimi due dita anche in culo …..”
L’eccitazione salì subito a mille, i nostri cazzi svettavano e imploravano di entrare in qualche buco. Lei li prese nelle sue mani e cominciò a segarli per bene. Poi, visto che stavano per esplodere, si mise a pecorina, aprì bene le chiappe e disse a mio cugino di infilarglielo di dietro, mentre a me mi spostò davanti e fece sparire il mio cazzo nella sua bocca.
Era uno spettacolo irresistibile: pompava con la bocca e stringeva ritmicamente le chiappe facendoci godere insieme. Non durò molto, in pochi minuti arrivammo al punto limite e sborrammo copiosamente, riempiendole bocca e culo.
Noi urlammo di piacere, lei mugolava come una cagna in calore e non smetteva di stringere il culo e di succhiarmi il glande, come a tirarmi l’ultima goccia. Poi, con un sospiro a pieni polmoni, si rilassò e stemmo così abbandonati per dieci minuti sul divano, con gli occhi chiusi, mentre lei blaterava parole sconce:
– Eh bravi i miei porcellini! …. Ah, quanto mi avete fatto godere! …. E quanta sborra avete cacciato! …. Lo sapete, promettete bene …. Penso che diventerete grandi chiavatori….. Qualche altra lezione e …
Poi riprese in mano i nostri cazzi smosciati e cominciò a menarli per rimetterli in tiro.
– Non mi direte che non ce la fate più! …. Non sia mai …. Alla vostra età l’energia si spreca …… Piuttosto, per stare più comodi, è meglio che ci spostiamo sul letto.
E così fu. Effettivamente sul lettone stavamo molto meglio e potevamo goderci l’enorme corpo della signora, tutto aperto e disponibile per ogni sfizio. Ma, ancora una volta, l’iniziativa ce l’aveva lei e, appena si accorse che i cazzi erano tornati in forma, si sdraiò sulla schiena, mi fece sedere sulla sua pancia e cominciò a tirarmi il cazzo con le sue mammellone: una spagnola eccezionale che mi procurò un piacere indescrivibile.
Nel contempo aveva detto a mio cugino di scendere più giù e di leccarle la fica. Anche stavolta manovrò le cose in modo di sincronizzare i nostri orologi e di sborrare tutti e tre insieme. Quando stava per venire si mise ad urlare come una cagna impazzita e mio cugino ne fu travolto sborrando anche lui tra le sue gambe. Io le schizzai tutta la sborra sul petto, sul collo e sul viso, e la porca se la leccò con la lingua e se la cosparse come una crema sul volto e sul corpo. Poi ci lasciammo cadere sul letto e restammo senza forze per un quarto d’ora.
Poi la signora Gabriella sorridendo soddisfatta ci disse:
– Non voglio spremervi troppo … è la vostra prima volta … su, su, ridestatevi, sciacquatevi la faccia in bagno e poi vi servo in cucina una bella aranciata …
Prima di congedarci tornò a dire che eravamo stati veramente bravi e che, se avessimo seguito con assiduità le sue “lezioni”, saremmo tornati dalle vacanze definitivamente adulti.
Tornammo da lei ancora altre due volte e fummo divorati da un vortice di sensazioni lussuriose forse troppo forti per la nostra età . Lei godeva come una maiala, evidentemente stava recuperando anni di sessualità forzatamente repressa. Quando uscivamo dalla sua casa eravamo letteralmente svuotati e avevamo una cera che cominciava a suscitare interrogativi di preoccupazione nei nostri familiari.
Ma l’estate finì e per diversi mesi io e mio cugino tornammo agli sfoghi antichi, stavolta resi ancora più tormentosi dalla nostalgia della signora Rossella, la nostra maestra di sesso, la nostra nave scuola.
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