““Li trovi nella mia borsa da palestra”…”
Il giorno dopo Marco si comportò come nulla fosse successo e di
fatto nulla capitò eccezion fatta per un unico contatto che mi concessi sul quel corpo così sexi: col cuore palpitante mentre lui dormiva, tra uno scossone di prova e l’altro ad un certo punto posai la mia mano sulla sua guancia. Mai una semplice carezza mi aveva dato tante emozioni, la sua pelle calda, il suo odore che potei sentire da vicino scatenarono emozioni tanto semplici quanto sconvolgenti per me. Non eravamo mai stati tanto vicini, mai il suo corpo aveva trasmesso calore al mio come in quella semplice carezza.
Se per lui non era capitato nulla, se non l’essersi addormentato davanti al televisore, per me quella sera rappresentò una porta chiusa da sempre a chiave che finalmente si apriva. Passai i giorni seguenti tra ripensamenti e desiderio di andare oltre. In fondo quel che mi figuravo in mente non era così corretto, forse averi potuto parlargli della mia insofferenza per i suoi comportamenti. Forse… di certo non avevo fretta di risolvere il dilemma in cinque minuti!
Quando andavo in giro il mio pensiero era sempre al “gioco” che avevo iniziato. La rabbia mi ricordava di volerlo vedere cambiare, di sentirlo che avesse bisogno di me, che il suo coinquilino fosse importante, un amico, un confidente o più. Devo però ringraziare marco perché col suo comportamento per nulla cambiato nei giorni seguenti ha alimentato nuovamente la mia voglia di reazione ai suoi comportamenti ed è solo grazie a lui che ho trovato gli stimoli a proseguire nei miei intenti.
Se i miei ripensamenti stavano prendendo piede nei mie pensieri ci pensò un fatto stupido a scardinarli e spingermi a proseguire. Il mercoledì era per me giorno di palestra, per cui mi preparai la borsa con doccia, shampo, scarpe maglietta e… Cazzo! Non trovavo più né i pantaloncini morbidi né tanto meno i pantaloncini aderenti che uso solitamente per correre, quelli che si indossano a “pelo” senza mutande. Li ho cercati ovunque, possibile che fossero spariti? Passai venti minuti ribaltando casa quando capii che in casa se mancava qualcosa certo non era dovuto al mio disordine. Marco era in salotto davanti alla tv, mi avvicinai e gli chiesi se li avesse presi lui.
“Li trovi nella mia borsa da palestra”. Era una risposta? Sentivo di nuovo il bollore della rabbia scaldarmi la spina dorsale. Era una risposta secca, senza scuse, senza possibilità di una replica che non sembrasse il solito lamento del ragazzo ordinato e per bene. Effettivamente trovai i miei pantaloni aderenti nella sua sacca, li presi e con lo strano pensiero che avrei indossato gli stessi pantaloncini del mio coinquilino senza mutande li infilai nella mia borsa e con l’animo caldo andai in palestra che altrimenti avrebbe chiuso senza poter fare la mia routine.
Fu nello spogliatoio che, mentre mi cambiavo,desiderio e rabbia nuovamente danzarono nella mia testa in un cocktail fulminante. Appena indossati i pantaloncini mi resi conto che avevano una macchia evidentissima sul fronte, come se una sborrata avesse lasciato il segno. E che segno! Subii un tourbillon di emozioni sconvolgenti: che eccitazione il pensiero di marco che viene nei miei pantaloni e che rabbia il fatto che oltre a rubarmeli ed usarli non mi avesse avvisato che non avrei potuto indossarli. Lì per lì confesso che l’eccitazione ebbe la meglio, pensando a non farmi scoprire mi chiusi nel bagno e osservai meglio la sua opera. Inutile dire che il mio cazzo non era per nulla arrabbiato anzi. Provai a strofinare il tessuto per rimuovere l’alone senza risultato per cui optai per tirar fuori la tshirt in modo da coprire il misfatto altrui. Però un particolare mi prese non poco, avevo il cazzo duro, ero eccitato pensando a marco che sbrodolava negli stessi pantaloncini che avevo addosso ma il particolare più sconcertante era che la macchia stava a circa oltre tre centimetri dalla punta del mio cazzo pulsante. Il confronto indiretto tra il mio ed il suo uccello mi turbò non poco. Mi sfilali i pantaloncini e mi stranì nel ritrovarmi a fare un gesto che mai avrei immaginato. Li odorai ed infine posai la mia lingua esattamente al centro della chiazza. Era perlopiù eccitazione, col senno di poi nessuna sensazione poteva giustificare quel gesto, i pantaloncini sapevano di sudato piuttosto che di sesso ma vallo a spiegare alla mia testa comandata dal basso ventre.
Non potevo allenarmi quel giorno, mi cambiai nuovamente e salutando gli amici che conoscevo con la scusa di un mal di testa tornai a casa. Marco era già uscito, forse per fortuna.
Credo che in realtà cercassi solo una giustificazione aggiuntiva e l’avevo trovata. Sapevo anche che potevo avere un’ora e mezza per agire, ma quali azioni potevo mettere in pratica per farlo scendere dal suo piedistallo ed avvicinarlo a me? Certo non cercavo un semplice abuso del suo corpo per un appagamento momentaneo della mia libido anche se quella era incessantemente alimentata del suo sorriso sarcastico che mi faceva sciogliere, era alimentata dal suo essere così semplice nella sua rozzezza.
Per poterlo incontrare, per averlo di fronte a me, dovevo farlo atterrare, dopo una settimana ormai sapevo come!
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