“Le cose però si erano fatte serie, Denuc aveva rivelato di non essere uno che scherzava ma di essere gay davvero e questo cambiava di molto le carte in tavola…”
Vale la premessa fatta al capitolo 1
L’INVIDIA – capitolo
3 (strane tentazioni)
La sera in cui Fabio ci raccontò cosa succedeva nell’edificio padronale della villa, eravamo già abbastanza su di giri per aver visto arrivare quel tardi pomeriggio due, scusate il termine, grandissime fighe. Avrei potuto dire “bellissime ragazze” ma non avrebbe reso la stessa idea, erano proprio due gran gnocche! Entrambe alte, snelle, gran seno e gran culo, cosce lunghe, bocche carnose, una con i capelli sul castano scuro, l’altra con i capelli più chiari ma più sul rosso ruggine che sul biondo. Una in minigonna e calze a rete, l’altra in jeans aderentissimi, entrambe con scarpe dal tacco altissimo. Già il loro aspetto suscitava forti desideri sessuali, aggiungendo l’immaginazione che Fabio ci aveva inculcato per farcele immaginare sul gran letto rotondo al centro della stanza con tanti specchi, alla mercé di Luigi Zema e di Ada, non potevamo non essere tutti e quattro fortemente eccitati anche perché erano almeno due settimane che nessuno di noi aveva avuto rapporti sessuali. Le donne non erano più venute a lavorare da noi e in quei giorni il marito di Mirella era a casa e non potevamo andare da lei.
Man mano che Fabio raccontava ed immaginavamo cosa stesso succedendo dentro la villa, tutti ci toccavamo tra le cosce, per mettere il più possibile a loro agio, nella posizione più consona dentro i vestiti, i nostri cazzi che si indurivano progressivamente. Dai racconti di Fabio sul cosa era successo una volta, passammo ad immaginare collettivamente cosa stesse succedendo in quel momento a poche decine di metri da noi, dentro la villa e ne parlavamo concordando che quelle due sventole di super donne sarebbero state meglio con noi che con quei tre vecchi. Beh, suvvia rispetto a noi di età intorno e al di sotto dei trent’anni, certamente erano vecchi anche il giovanile Luigi Zema, l’antipatico Mario e la lesbica o bisessuale Ada, il primo prossimo alla sessantina, gli altri due comunque over cinquanta. Poi, suvvia, se Mario filmava che poteva fare il maturo Zema da solo o in compagnia di una lesbica? Lei un cazzo non l’aveva quello di Zema chissà se funzionava ancora come i nostri. Conclusione: sarebbe stato meglio per tutti se le due fossero venute da noi almeno avrebbero avuti cazzi veri, duri e famelici e non leccate di una donna matura e il pisello di un quasi sessantenne e forse solo dei dildo veramente duri e sodi.
“Per quelle” esclamò Andrea “ci vorrebbero cazzi come questo” e si abbassò con gesto fulmineo i pantaloni della tuta che aveva indossato dopo la doccia, esibendo la sua verga dura e tesa, di media lunghezza e media circonferenza, leggermente ricurvo verso l’alto.
Fabio gli rispose imitando il suo gesto e dicendo “Dove ti presenti con quel coso? Questo è un cazzo come si deve!” e abbassandosi anche lui i calzoni e gli slip (che Andrea invece non portava) sbandierò il suo attributo che non era poi così diverso da quello di Andrea da poterlo umiliare con il confronto: era semplicemente più grosso di diametro e dritto anziché curvo a mo’ di banana.
Denuc spalancò gli occhi stupito da tanta spudoratezza e coprendosi gli occhi come per non voler vedere, nel suo curioso modo di pronunciare l’italiano esclamò “ Vergogna, copritevi”
Andrea al posto di ritirarsi su i pantaloni della tuta, si avvicinò a Denuc, si mise alle sue spalle cingendolo con le braccia e premendo il suo attributo sulle natiche del biondo ucraino dicendogli “Perché? Hai paura di eccitarti nel vederci nudi? Lo so che ti piacerebbe provarli, perché continui a negarlo? Hai anche un bel culetto sai”
Stavo per intervenire in difesa, almeno con le parole, di Denuc quando con sorpresa lo vidi spingere il suo sedere deliberatamente all’indietro, quasi ad incrementare la pressione tra lui ed Andrea. Era arrossito e si era lasciato anche accarezzare i capelli prima di dire, con voce tremolante “Non fare lo stupido, smettila”
Che Denuc non fosse proprio uno stallone da monta lo sapevamo tutti da sempre, o meglio da quando, ormai circa un anno, era stato assunto pure lui da Zema ed era venuto a lavorare ed a vivere con noi, al posto di un certo Salvatore, detto Tore, tornatosene in Sardegna, la sua regione natia. All’inizio pensavamo che certi suoi atteggiamenti da timido fossero dovuti al fatto che non conosceva bene la nostra lingua e che forse al suo Paese, l’Ucraina, anche le abitudini di vita erano radicalmente diverse; basta pensare all’alimentazione: non conosceva la pasta asciutta, solo e sempre minestre e zuppe. Poi avevamo notato tutti una sua certa imbranataggine quando ci davamo da fare con le donne che venivano a giornata e si era aggregato a noi una sola volta quando andavamo a cena da Mirella e lei ci offriva anche il dopocena. Come la volta al casolare (vedi primo capitolo) si era messo in attesa per essere l’ultimo, menandosi nel frattempo così da eiaculare prima che arrivasse il suo turno e, quindi, l’unico a non aver scopato. Insomma che non fosse un mandrillo lo avevamo capito tutti. Io solo forse non avevo ancora capito che invece aveva proprio un orientamento sessuale marcato verso l’omosessualità. Infatti oltre Andrea anche Fabio si avvicinò e si offrì dicendogli con voce suadente: “Vuoi essere tu la nostra donna questa sera? Fallo, con noi non devi avere timore”. Allora Denuc aveva reagito scrollandosi Andrea dalle spalle e spingendo Fabio. Con il viso rosso in modo incredibile, il respiro affannoso, occhi vicino al pianto, corse verso una sedia accanto al tavolo, sedette, curvandosi a nascondere il volto sulle bracciate incrociate posate sul tavolo e iniziò un lungo monologo con “Ma che cavolo ne potete sapere voi di…..” e si sfogò ammettendo non solo la sua omosessualità e le sofferenze che gli avevamo procurato noi le volte che lo avevamo indotto ad avvicinarsi alle donne (Agostina e Mirella) ma anche del malessere con il quale viveva questa sua natura, vergognandosene ed avendo paura che si scoprisse. Ci parlò di quanto l’omofobia fosse diffusa ed apprezzata in Ucraina e come fosse pericoloso in quel paese essere scoperti gay. Ci parlò di botte prese, di ripudi da parte di familiari, di ban dai posti di lavoro e di altro per sfociare, alla fine, in un pianto liberatorio.
L’atmosfera era radicalmente cambiata. Andrea e Fausto si erano rivestiti, ci guardavamo tutti senza più pensare a quanto stava probabilmente avvenendo dentro il palazzo principale. Avevano perso sia lo stato di erezione che la voglia di fare sesso in quel momento. Vedemmo solo in Denuc un caro amico che soffriva e che temeva di aver perso la nostra amicizia e stima per la confessione fatta e, ce lo aveva detto lui sfogandosi, era anche deluso di sé per non essere riuscito a tenere nascosta la sua inclinazione sessuale, tanto che Andrea si era potuto permettere quel gesto perché evidentemente aveva capito chi lui era veramente.
Cominciammo a consolarlo e rincuorarlo, a cercare di fargli capire che non ce ne fregava niente del fatto che fosse come era perché per noi restava un bravo lavoratore, un caro amico, un piacevole compagno. Lo coccolammo pure, come fosse stato un bambino, per indurlo ad asciugarsi le lacrime e modificare la sua espressione triste ed affranta in un bel sorriso. Quando cominciammo ad ottenere qualche risultato, ricominciammo anche a scherzare, a prenderlo in giro bonariamente, e tra le righe cominciammo anche a corteggiarlo.
Cominciò Andrea con “Perché non ce lo hai detto prima? Sai quante seghe mi son dovuto fare in questo periodo di magra? Proprio tante. Pensa se avessi saputo che a te piacerebbe farmele. Ci avremmo guadagnato tutti e due. Certo si può rimediare ma molte occasioni le abbiamo perse ormai, purtroppo”.
Con una dignità ammirevole Denuc, sollevato il capo con fierezza disse: “Sono gay non puttana. Non perché mi piacciono più gli uomini che le donne devo andare con qualsiasi uomo. Mi sono abituato alle rinunce e non sento il bisogno di andare con chicchessia pur di sfogarmi. Come sai masturbarti da solo tu, so farlo anche io, magari tu ti masturbi pensando a quelle donne che stasera sono entrate nella villa, io lo faccio pensando a qualche altro che mi fa impazzire di desiderio e neanche si accorge di me. Preferisco masturbarmi pensando a lui piuttosto che darmi al primo che ci prova”
Andrea, sempre scherzando ma, credo, anche un poco mirando ad un risultato concreto, aveva insistito, “Beh forse sarebbe meglio pensare al tuo idolo mentre te la godi con un altro piuttosto che masturbarti da solo. Io non sono affatto geloso se mi fai un pompino pensando di farlo ad un altro”. Denuc era uscito dal suo stato di depressione momentanea e gli rispose a tono: “ Prima di farlo a te lo farei direttamente a lui o almeno gli chiederei se gli piacerebbe fare sesso con me”.
Andrea, sicuro di se e lanciato alla conquista: “Se fosse qui e potresti chiederglielo, ma qui ci siamo solo noi, accontentati di noi, anzi accontentati di me non vedi che questi altri due sono poco interessati a te mentre io sto sbavando per te?”
Denuc sospirò, sembrò attendere per riflettere, poi alzandosi di scatto disse “E’ tardi e vado a dormire, domani c’è da lavorare sodo o ve ne siete scordati?” Poi, quasi sulla soglia, si girò di nuovo verso noi e aggiunse: “Comunque se vuoi saperlo se volessi chiederglielo potrei farlo perché chi mi fa impazzire è qui. È uno di voi, ma non sei tu e come giustamente hai detto tu, non pare affatto interessato a me”.
Lui oltrepassò la porta uscendo. Quattro occhi si puntarono su di me. Come se mi puntassero il dito contro mi difesi “Ehi, perché mi fissate? Io non c’entro con i vostri discorsi strampalati!”.
Andrea e Fabio si scambiarono uno sguardo, poi Fabio si rivolse a me: “ Beh Andrea è stato ufficialmente scartato, io prima ci ho provato, l’unico che è si è comportato come uno assolutamente non interessato sei stato tu, quindi… si può dedurre che…”
“Ma andate a fare in culo tutti e due!” dissi in tono goliardico e comunque alzandomi e lasciando la stanza per il soggiorno in comune anche io dopo aver specificato “E’ davvero tardi, vado a letto anch’io. Buonanotte”
Andrea, scherzosamente perfido, mi chiese “ A letto, dove? Nel tuo o in quello di chi ti ha appena dichiarato il suo amore?”
In quel momento lo odiai. Comunque per arrivare alla mia stanzetta ero obbligato a passare davanti a quella di Denuc. La porta era socchiusa, filtrava un fascio di luce dall’interno. Bastava spingere appena un poco per entrare e fui tentato di farlo, prevalentemente per chiedere chiarimenti ulteriori, per avere conferma o smentita a quello che Andrea e Fabio avevano sospettato subito e che cominciavo a pensare anche io.
La tentazione di entrare la ebbi e fu anche forte, ma poi andai oltre, verso la mia camera. Non avevo paura di quello che Denuc avesse potuto dire o fare. Lui ormai si era rivelato ed aveva fatto trapelare anche alcuni suoi sentimenti, al massimo avrebbe potuto o smentire se ero o no io la persona alla quale era interessato.
No, non avevo alcun timore di Denuc, avevo paura di me. Mica avrei fatto storie se davvero poco prima si fosse passato dalle parole scherzose ai fatti! Se si facevano le cose per scherzare tutti insieme e per dar sfogo ai nostri istinti l’unico che avrebbe potuto non volerlo poteva essere quello che avrebbe dovuto soddisfare gli altri e quel ruolo non l’avrei certamente svolto io. Sempre se fossimo rimasti nell’atmosfera dello scherzare anche se troppo disinvoltamente, non credo che mi sarei tirato indietro di fronte ad una bocca che avesse voluto farmi un pompino o una mano che mi avesse tirato una sega, anzi probabilmente me ne sarei fregato del chi fosse ad usare su me la sua bocca o la sua mano. Le cose però si erano fatte serie, Denuc aveva rivelato di non essere uno che scherzava ma di essere gay davvero e questo cambiava di molto le carte in tavola. Non sarebbe stato più un semplice scherzare ma avrebbe significato accettare consapevolmente di avere rapporti sessuali con un gay, era cioè un passare consapevolmente dalla sponda degli etero a quella almeno dei bisessuali se non proprio degli omosessuali.
Io, non riluttante a scherzare eroticamente per amicizia con i miei compagni, fino al masturbarci insieme, l’uno di fronte all’altro e forse anche qualcosa di leggermente in più perché se qualcuno di loro mi avesse voluto segare o pompinare scherzando l’avrei lasciato fare, mi ero letteralmente raggelato, impaurito, spaventato di fronte alla dichiarazione di Denuc. Ho detto impaurito, non scandalizzato. Delle tendenze sessuali di Denuc non me ne fregava niente, ma di colpo avevo avuto incertezze sui miei orientamenti sessuali, spaventandomi nel prendere consapevolezza che fino a quel momento ero addirittura non contrario (per non dire favorevole) al farmi soddisfare sessualmente da un altro uomo, da un mio amico, sia pure con la scusa dello scherzare. Un attimo dopo quando anche io avevo captato di poter essere la persona cui si riferiva Denuc dicendo che l’uomo che gli interessava era uno di noi tre, mi ero sentito lusingato di piacergli e non mi sarebbe dispiaciuto, al primo istante, se avesse confermato esplicitamente di riferirsi a me. Dopo un attimo già avevo paura, ma solo di eventuali prese in giro di Andrea e Fabio, non dei desideri di Denuc.
Ecco perché ero uscito anch’io, per non rischiare che si cominciasse a fare battute poco simpatiche su Denuc, non le avrei accettate e probabilmente sarei stato classificato un suo simile. Ma ero così certo di non esserlo davvero?
No, perché quando fui nel mio letto, tutto solo nella mia stanza, cominciai a pensare cosa avremmo potuto fare io e Denuc in caso di intimità sessuali, cosa avrebbe fatto lui a me, cosa io a lui. Pensai confusamente a mille cose, nessuna chiaramente e su queste fantasie, inconsapevolmente mi menai l’uccello, mi toccai le palle e le natiche, mi succhiai le dita, abbracciai il cuscino.
Mai prima mi ero masturbato pensando ad un uomo. Quella sera sì, e sborrai abbondantemente con spruzzi più rigogliosi dl solito.
Dopo però…
Beh…dopo c’è il prossimo capitolo, quello conclusivo.
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