“Avrebbe voluto che quello sguardo e quello sfiorarsi diventassero qualcos’altro…”
Sale sul bus. La aspetta un lungo e noioso viaggio per arrivare
in facoltà, ma oggi piove troppo e troppo forte per andare in scooter. Per fortuna, lei sale vicino al capolinea, la gente è poca e fa tempo a trovarsi un posto in coda, in un angolo. Sa che poi, strada facendo, l’autobus si riempirà come un uovo, ma lei già si sta estraniando dal mondo che la circonda… ha troppi pensieri.
La pioggia non fa che acuire il suo stato d’animo inquieto.
Ripensa alla serata di ieri, in discoteca, a quella festa della sua amica, e a quel ragazzo che per tutta la sera le è girato attorno, come uno squalo che puntava la sua preda… ma senza mai sguainare i denti e afferrarla.
Ricorda gli occhi di lui indagarla, si sente ancora nuda, come se già osare la canottierina sulla pelle e la mini stretch non l’avessero già esposta abbastanza… ma sotto gli occhi di quel ragazzo era come se il tessuto svanisse e il suo corpo non avesse segreti per lui.
Si era sorpresa eccitata da quello sguardo, da quel suo sfiorarla come per caso per poi ritrarsi, dal non poter poi nemmeno nascondere la sua emozione quando, passando davanti a uno specchio del locale, aveva notato i capezzoli eretti ed evidenti sotto il tessuto leggero della canottierina.
Avrebbe voluto che quello sguardo e quello sfiorarsi diventassero qualcos’altro…qualcosa di più.
Ma la serata era finita tranquilla, com’era iniziata, e era tornata a casa sola.
Si accorge, adesso sul bus, che in realtà non ha mai smesso di pensare a lui e a cosa poteva succedere, o meglio: a cosa lei avrebbe voluto che succedesse… e si scopre ancora eccitata.
Sente che quel pensiero non la lascia, e decide di lasciar correre la fantasia…
La gente è aumentata, ma il suo posto nell’angolo le lascia un pò di tranquillità, e lei ne approfitta. Anzi, la situazione, l’idea, la voglia di provare qualcosa che mai le era neppure passato per la mente le dà coraggio.
Sistema il grosso giaccone sulle gambe, le allarga un poco e insinua una mano tra le pieghe della gonna corta a portafoglio.
Si accarezza le cosce… e sente subito che è quel che il suo corpo voleva, ma che non si era concessa la sera prima per la troppa stanchezza e questa mattina per la troppa fretta. Ora però ha tutto il tempo…
SI volta verso il finestrino, e si impone di controllarsi. Non pensa che potrà restare del tutto inespressiva, ma perlomeno dovrà evitare di gemere… pensa che ci riuscirà.
Ma nel dubbio… per fortuna ha la sciarpa addosso, la userà per soffocare i suoni.
La mano le sfiora una coscia, poi l’altra. Si accarezza sul fianco, poi scende e arriva tra le gambe, e prende ad accarezzarsi avanti e indietro, ogni volta avvicinandosi agli slip.
L’autobus segue il suo tragitto, fa le sue fermate, sale la gente e il bus lentamente si riempie, ma lei è indifferente a tutto questo… Il suo viaggio la porta altrove.
La mano raggiunge finalmente lo slip, lo sfiora e lo sente umido. Indugia un momento, poi si decide e prende a carezzarsi sopra lo slip più decisa.
Sente il calore sotto il pizzo, sente in sè di nuovo la voglia di ieri sera, ripensa alle mani di lui… e afferra lo slip e lo scosta pù che può.
Riprende ad accarezzarsi la figa, con movimenti ampi, premendo quando sfiora il clitoride, esitando quando supera la figa e lambisce il buchino, per poi tornare a premere e a forzare dolcemente le labbra che lentamente iniziano a cedere.
Si decide, con un dito va a sentire tra le labbra che succede… si trova bagnata, non riesce a rallentare e prende a muovere il dito lungo le labbra, poi le dita diventano due e il movimento più profondo. Trova il clitoride, le dita bagnate gli scivolano sopra facilmente, lo sfiora all’inizio, sussultando, poi prende a massaggiarlo e si abbandona alle scosse di piacere che le giungono in risposta. Lo sente crescere, ancora lo coccola per un poco, respirando forte contro il finestrino appannato che guarda fissa già da un pò senza per’altro vedere nulla di quel che scorre oltre il vetro, e continua a tormentare il clitoride.
Poi non resiste oltre…
Si alza la sciarpa sulla bocca, come se fosse raffreddata, quando invece si sente calda come una brace nel forno a legna… e la morde, respirandoci dentro e soffoncandoci dentro i gemiti sottovoce.
Le dita lasciano il clitoride, scendono e in un attimo sono a premere sulla fica… e poi entrano.
Si penetra con un solo gemito, e subito si muove. L’immagine, il desiderio, il sogno che quel sedile dell’autobus siano le ginocchia di quel ragazzo e le dita siano il suo membro le fanno chiudere gli occhi e accellerare il ritmo.
Le dita vanno veloci e a fondo, le sente bagnate ma non le basta, sente i capezzoli duri da tempo e non può farci niente, vuole solo placare la fantasia e la voglia…
Si immagina le mani di lui che mentre lei gli si muove sopra dandogli le spalle la cingono da dietro e le afferrano i seni, si immagina il sesso di lui esplorarla mentre lei guida le danze e insieme si masturba massaggiandosi il clitoride, e le dita nella figa che ora sono tutto quello che ha non le bastano più.
Scivola un poco sul sedile, come per mettersi a dormire, ma alzando le ginocchia poggiandole allo schienale davanti in realtà libera il buchino.
Scende con l’altra mano, quella contro il vetro, passa sotto la coscia e sfiora il buchetto, la scossa che sente le dice che fa la cosa giusta…
Senza rallentare il ritmo dell’altra mano tra le gambe, si accarezza intorno il buchino, lo sfiora, lo preme dolcemente…
Poi si immagina ancora con lui, ancora sulle sue ginocchia, ma piegata in avanti ed è il dito di lui che le accarezza il buchino… Si rende conto di quanto lo vorrebbe, e lo fa.
Affonda il dito nel buchino, e prende a muovere anche quello.
Ora geme, soffocata dalla sciarpa, facendo fatica a trattenersi, ma ormai la fatica che resta è poca…
Sente che la strada è quasi al termine, accelera la corsa delle dita nella fica all’unisono di quello nel culetto, più veloce, più decisa, più a fondo… e finalmente viene.
Mentre accaldata a dismisura e con il viso in fiamme cerca di calmarsi, riesce a notare a malapena di essere quasi arrivata… la prossima è la sua.
Si sistema la gonna, lascia lo slip spostato, avrà tempo dopo… e poi le piace sentirsi bagnata tra le cosce.
Si fa largo a fatica tra la gente, gente che non conosce e che giurerebbe non mai salita sul quell’autobus…lei è stata altrove, fin’ora.
Sta arrivando alle porte centrali, senza badare tanto in giro, quando si sente dire ‘ciao’, e trasale. Si volta: è il ragazzo della festa.
Si sente avvampare, e resta congelata.
Non l’aveva visto… Lui invece? L’aveva vista? E cosa aveva visto?
Lui sfodera un sorriso abbacinante, le dice “Permetti?”, le prende la mano che lei aveva usato per masturbarsi, la annusa e ci sente sopra l’odore di lei, poi prende le due dita ‘attive’, le lecca e poi le succhia, chiudendo gli occhi… poi la guarda e le dice sorridendo “Sai di buono…”.
Lei non riesce a pensare ad altro che “Ha visto tutto…”. Ancora non riesce a muoversi…
Lui le parla ancora: “Mi piacerebbe divorarti, una volta o l’altra… Magari stasera, se vuoi. Per ora, questo è per te”
Le porge un biglietto col suo numero di telefono, lei lo prende meccanicamente, ma lui non ritrare la mano, anzi, la accosta al suo viso. Lei sente che odora di sesso, resta stranita per un attimo, poi come lui ha fatto con la sua gli lecca le dita, e ci sente sopra un gusto inconfondibile.
Lui la anticipa, e le confessa: “Sai, ero di fronte a te e ti guardavo… e non ho potuto fare a meno anch’io di…” Un velo di imbarazzo nella voce.
Lei è sopresa, e insieme eccitata e raggiante, quel che lei aveva fatto pensandolo lui l’aveva fatto guardandola e immaginandola…
Un bel risultato, non c’è dubbio! Sorride al ragazzo, un sorriso caldo e rilassato, si sente meravigliosamente, ora… ora che sa che è suo.
Il bus si ferma di colpo, i loro sguardi faticano a lasciarsi, si sfiorano per un attimo le mani, quella di lei sporca del suo orgasmo e quella di lui odorosa del suo sesso…
Lei deve scendere e lasciarlo, ora che lo ha appena trovaro, ma non le pesa: ma è solo un intermezzo, questa sera è lontata solo poche ore.
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