“”
Le volte che si era masturbata facendo l’amore con me si potevano contare sulle dita di una mano e solo quando l’eccitazione era alle stelle…”
In effetti così fu!
Trascorsero due giorni e, di ritorno a casa,
trovai Giovanna in salotto al cellulare. Quando ebbe finito le chiesi:
“Con chi parlavi?”
“Con l’estetista, ho preso appuntamento per domani pomeriggio. Abbiamo avuto un invito da Clara ed Antonio per questo fine settimana a casa loro al mare. Ho accettato! Tanto ho capito che dietro a questo invito ci sta lo zampino di un porcello che conosco molto bene.”
“Davvero? E chi sarebbe questo porcello? Lo conosco?” ironizzai
Una sua simpatica smorfia mi fece capire che era contenta, sia per l’invito che
per l’iniziativa degli amici.
“Te la farai depilare completamente?” chiesi
“No, credo che lascio un ciuffetto stretto e piccolo, che ne dici?”
“Ci andrai da sola o con Clara?”
“Da sola, perché dovrei andarci con Clara? “
“Così, …. chiedevo” risposi e poi aggiunsi:
“Secondo me lei non si depila affatto”
“Come fai a pensarlo?” chiese
Non risposi, ma tutte le foto viste erano sempre con tutto il pelo sul pube e Antonio mi disse che lo faceva per lui, che la voleva così.
Stavo per lanciare una scommessa, ma poi mi trattenni per non farla insospettire.
Il pomeriggio successivo, quando rientrai, ero da solo in casa; Giovanna era andata all’appuntamento con l’estetista.
Erano passate le 19, quando ricomparve con i capelli fatti e con due pacchetti in mano.
“Cos’è” chiesi
“La cena… non vorrai mica farmi rovinare le mani appena fatte?”
La abbrancai e le diedi un bacio in bocca, sensuale e violento allo stesso tempo.
Ricambiò allo stesso modo, poi mi spinse di lato e poggiando i fagotti sul tavolo:
” Fino a domani non si fa nulla… e fai il buono, altrimenti stasera andrai a dormire nella cameretta, intesi?” disse con un sorriso ironico.
“Non me la fai nemmeno vedere?” chiesi
“Forse un pochino, stasera, se ti comporti bene” rispose.
Andammo avanti così, come due fidanzatini che scherzano e si adorano.
Quella sera in camera, mentre si spogliava, ritornai:
“Dai… la promessa”
“Quale?”
“Fammela vedere, non ti tocco”
Fu velocissima; si abbassò il tanga solo un attimo e intravidi l’opera d’arte dell’estetista.
“Il resto, domani al mare”
Dovevo e volevo aspettare. Chissà cosa stava escogitando la mia adorata e maliziosa mogliettina.
La novità arrivò alle 15 del giorno dopo.
Mi chiamò Giovanna e mi chiese se per me c’erano problemi ad andare quella stessa sera al mare con Clara e Antonio, anziché sabato mattina.
Al mio ok, sentii un evviva a due voci; anche Clara era entusiasta.
“Allora cerca di venire appena puoi, mi organizzo con la nostra amica”.
Nemmeno due minuti e squillò di nuovo il cellulare; era Antonio, mi confermò le stesse cose ed aggiunse che sarebbe passato lui da noi.
Ci veniva a prendere e potevamo andare con la sua auto.
“Che programmi hai?” chiesi
“Prenoto un tavolo per quattro in un ristorantino sul mare. Una cena a base di pesce. Vi piace ballare?” domandò
“Sinceramente non siamo molto portati per la danza ma va bene lo stesso” risposi.
“Non ti preoccupare… vedrai che ci divertiremo”
Tornai a casa una mezz’oretta prima del solito.
Giovanna aveva buttato in un borsone poche cose sia per lei che per me.
Era particolarmente agitata e le chiesi il perché.
“Non lo so di preciso, ma ho paura che debba succedere qualcosa” disse.
“Qualcosa di bello spero e poi domani è il tuo onomastico: dovremo organizzare una bella festa!”
Al cellulare, Clara ci informò che fra dieci minuti sarebbero arrivati.
E così fu. Antonio mi aiutò a sistemare il borsone; Clara passò dietro e si sedette vicino a mia moglie, lasciandomi libero il posto davanti, affianco al marito.
Durante il tragitto, parlammo del più e del meno, non escluse informazioni sul ristorantino, sul ballo e sul tango che amava davvero tanto.
Io lo assecondavo perché capii subito che il tango poteva e doveva essere il mezzo per coinvolgere le due donne in questo nuovo gioco erotico.
Ma come fare? Né io né Giovanna conoscevamo un passo di questo ballo; ma, comunque, se Antonio lo aveva proposto, un qualche piano, anche solo accennato doveva pur averlo.
Passammo prima a casa, dove posammo i nostri bagagli e, mentre Antonio metteva le cose in frigo, Clara ci mostrò la camera da letto.
“Che ne pensi?” chiese mia moglie.
“In che senso?” risposi.
“Non me la contate giusta: siete due malandrini, tu ed Antonio” e, con un sospiro, aggiunse: “Speriamo bene!”
“Ti piace Antonio?” chiesi
“E a te, lo so, piace Clara, vero?”
“Ma non mi hai risposto” continuai.
“Sì, è molto interessante” disse.
Stavolta non aveva aggiunto che avrebbe scopato solo con me!!!!
Il ristorantino era davvero caratteristico, proprio sul mare, come aveva detto Antonio: una decina di tavoli e, al centro, un grande spazio libero e, in un angolo, un pianoforte e di lato, poggiata su una sedia, una fisarmonica.
Ci venne incontro il proprietario “Don Peppino, che salutò affettuosamente sia Clara che Antonio e ci accompagnò al nostro tavolo.
Da ottimo padrone di casa spostò le sedie per le signore e ci fece accomodare.
Il locale non era pieno, ma comunque quattro o cinque tavoli erano occupati.
Scegliemmo un menù di pesce, con solo un assaggio di primo piatto e per secondo fritturina e un po’ di contorni.
Don Peppino, in omaggio a noi, suoi nuovi ospiti, ci offrì un vassoio di ostriche e quattro calici di prosecco.
La cena fu rallegrata dal sottofondo del piano bar, con un repertorio di musica italiana. A fine cena la musica cambiò: al pianista si aggiunse Don Peppino che, con la chitarra, cominciò un assolo di tango argentino.
Antonio si alzò di scatto, prese sua moglie e si diresse al centro della sala.
Erano davvero bravi: si stavano esibendo in un tango figurato degno di esperti ballerini.
Man mano che la musica continuava, anche altre quattro coppie si unirono a loro.
“Dai, Giovanna, andiamo a ballare anche noi” dissi.
“No, scherzi? E’ una vita che non facciamo un tango; non so se ancora ricordo qualche passo” rispose.
“Dai, anche se non siamo al livello di Fred Astaire e Ginger Rogers, alludendo a Antonio e Clara, possiamo sempre provarci” insistetti.
E cosi ci alzammo e ci avvicinammo agli altri ballerini.
Antonio e Clara si stavano veramente esibendo. I due corpi erano avvinghiati e si vedeva benissimo che lei sentiva il cazzo del suo uomo sulle sue cosce sul suo fianco e sul suo ventre e lui, a seconda del passo di danza, la stringeva contro di sé.
Anche qualcun altro ballava allo stesso modo, tanto che in breve l’atmosfera raggiunse un alto grado di erotismo.
Mentre ballavamo, Antonio e Carla si avvicinarono e:
“Changer la dame?” chiese il cavaliere.
Giovanna mi guardò negli occhi, poi accettò la mano dell’uomo che la portò in pista e cominciò a farsi guidare.
Fu Carla che mi prese la mano e li seguimmo pure noi.
Fu la mia dama a guidarmi in questo ballo: era brava e si muoveva proprio bene.
Si strinse a me e fece un paio di passi di danza per cui si trovò con il suo ventre a contatto con il mio pube e il suo seno schiacciato sul mio petto.
Ero eccitato e lei lo percepì distintamente. Anche se prigioniero dentro le mutande il mio cazzo era durissimo; avrebbe voluto mettersi dritto, sull’attenti, e questo faceva sì che lei lo avvertisse duro e prominente sulla coscia quando la infilava fra le mie, così come poté sentirlo dietro, quando fece un passo in cui lei era girata davanti a me.
In tutta questa eccitazione avevo perso di vista mia moglie e Antonio.
Erano parecchio lontani da noi, non riuscivo a vedere che le loro teste e solo parte del busto.
Il brano durò ancora un altro paio di minuti poi la musica cessò e ci avvicinammo al nostro tavolo, anche se da due punti opposti della sala.
Giovanna era rossa in viso e credo lo fossi pure io.
La serata stava volgendo al termine e Antonio volle ad ogni costo pagare lui il conto; uscimmo dal locale sotto braccio, tutti e quattro.
In macchina Antonio continuò ancora con quel suo tono goliardico e scherzando disse:
“Domani mattina lezione di tango; i nostri ospiti hanno bisogno di imparare un paio di passi e chi, meglio di noi, cara, può insegnarglieli?”
Nessuno rispose, ma rimanemmo tutti e tre a meditare sulla proposta di Antonio.
Appena soli, chiesi a Giovanna che fosse successo; lei un po’ piccata mi disse:
“Su per giù quello che è successo a te con Clara; suppongo che eravate d’accordo, tu e Antonio, vero? E meno male che la musica è finita, se no mi avrebbe….”
Non finì la frase, per cui non seppi se intendeva dire che era mancato poco perché se la scopasse, ma io in effetti ero davvero eccitato e non solo per quello che avevo fatto con Clara, quanto, forse, per quello che era successo tra mia moglie ed Antonio.
A letto cercai di rabbonirla; lei non voleva, poi, vedendo che era passata la mezzanotte, presi dal borsone un involucro e glie lo porsi.
“Auguri, buon onomastico” le dissi.
“Cos’è?” mi chiese scartocciando.
Aprì il pacchettino e trovò quell’anellino che a lei piaceva tanto e che io le avevo comprato qualche giorno prima.
Aveva gli occhi che brillavano. Lo presi e glie lo infilai all’anulare davanti alla fede nuziale.
“Anche se sei un porcellino, ti amo da morire”.
“Io di più” spensi la luce e la strinsi a me per far l’amore.
Anche lei lo voleva; era eccitata e bagnata ed io non l’avevo ancora toccata.
Era stesa supina e io mi spinsi a leccarle la figa per dissetarmi alla sua fonte. Si contorceva e mi teneva la testa stretta tra le sue gambe.
Riuscivo a mordere il clitoride, duro e gonfio come un cazzetto, e lei si mordeva le labbra per non strillare.
“Basta, ti prego, non ce la faccio più” disse.
“Girati!” le chiesi; ubbidì come un automa; tirai un cuscino e lo misi sotto la sua pancia. Era completamente esposta ed io potei così leccare sia la vagina che il buchino del culo.
Ad ogni affondo della lingua, le si apriva sempre di più.
“Dai, prendilo, fai presto, lo voglio.”
Mi misi in ginocchio tra le sue gambe, che aprii un pò di più e lei, tenendosi le natiche aperte con tutte e due le mani, aspettava che la cappella forzasse quel suo magnifico ano.
Poggiai e spinsi delicatamente. Stava scivolando dentro; un soffocato gemito ed ebbe un attimo di esitazione; mise una mano sul mio ventre quasi a fermarmi, ma poi la tolse ed io entrai in lei.
Mi fermai solo quando le palle si trovarono a sbattere sul suo perineo.
Fu solo un secondo, poi cominciai a cavalcarla, uscendo ed entrando in quello stretto canale, che tanto piacere ci stava dando.
Le misi una mano davanti, per raggiungere il suo pistolino, ma vi era già la sua che rovistava in quel punto.
Era in estasi, ed io non di meno. Venne prima di me; io volevo sentirla gemere e c’ero riuscito.
” Dai, vieni – disse sussurrando – sto godendo anche col culo”.
Sborrai una quantità di sperma tale che le riempì l’intestino e quando uscii dal suo culo un rivolo bianco le stava colando tra le gambe.
“Dammi qualcosa per pulirmi, altrimenti sporco tutto e mi vergogno, se domani trovano il letto imbrattato.”
Le volte che si era masturbata facendo l’amore con me si potevano contare sulle dita di una mano e solo quando l’eccitazione era alle stelle.
E quella era stata una di quelle.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.