“Obbedii facendo attenzione a non sbattere tra quei marchingegni che erano attaccati alla tavola e seguii tutte le seguenti istruzioni…”
Dopo diversi mesi trascorsi in collegio e grazie ai buoni giudizi dei
salesiani, i miei genitori si tranquillizzarono e pensarono che ero finalmente tornato sulla “giusta” direzione sessuale.
In realtà, come avrete capito dai precedenti racconti, l’unica cosa retta, o meglio eretta, che gradivo erano i bei peni di alcuni compagni di scuola.
Gli incontri di gruppo con Lorenzo, Giuseppe e Davide erano sempre sporadici perchè i rischi di essere visti erano troppo elevati ma, in compenso, ciò mi consentiva di fare l’amore quasi tre volte al giorno … prendendoli singolarmente.
Non continuerò a raccontare del collegio perchè ritengo che non ci sia nulla di estremamente eccitante nell’elencare sempre gli stessi atti sessuali fatti quotidianamente con dei coetanei … incontro Lorenzo, gli faccio un pompino mentre mi dilata il culetto, mi prende analmente, gode e mi viene in bocca … a seguire incontro Giuseppe con la stessa sequenza e, quasi sempre, le stesse cose le facevo con Davide.
Quello che racconterò oggi sarà invece l’incontro con Fabrizio il falegname.
Nel collegio veniva sempre un ragazzo sui treanta anni per fare varie riparazioni agli infissi ed ai mobili in legno.
La lavorazione del legno era un’arte che mi aveva sempre affascinato così, nei pochi momenti liberi, cercavo di carpire i segreti di tale lavorazione a mastro Fabrizio.
Erano mesi che collaboravo con lui e stavo iniziando ad acquisire una discreta manualità.
Con l’arrivo delle vacanze estive chiesi ai miei genitori di farmi lavorare per tutta l’estate nella bottega del mastro ed essi, con mio grande stupore, acconsentirono.
Alloggiavo in una cameretta nel retrobottega dell’artigiano e mangiavo in casa dell’uomo che, nei giorni a seguire, mi spiegò che si era sposato a venti anni ma dopo pochi mesi di matrimonio la moglie l’aveva lasciato e si era trasferita a Londra e lui non avevavo più voluto cercarsi una compagna. Dopo cena tornavo nel retrobottega e li rimanevo a rompermi le scatole fino alla mattina seguente.
Iniziai a lavorare il legno e, nelle poche ore che il mastro mi lasciava solo mentre lui andava a casa dei clienti, iniziai a prepararmi dei giochini erotici per passare le serate.
Per prima cosa costruii due paletti a forma di pene in pioppo. Ne feci uno di normali dimensioni per darmi del piacere anale mentre l’altro era gigante e lo utilizzavo per simulare un pompino.
Quello per l’ano era solamente un pò più largo nella parte iniziale per simulare la cappella ma per il resto era completamente levigato. Dopo averlo inumidito con la saliva entrava agevolmente nel mio sfintere e mi sembrava veramente di sentire una cappella che mi dilatava il muscolo anale.
Quello gigante, di circa 6 cm di diametro, l’avevo invece scolpito per bene ed aveva uno sbalzo arrotondato che simulava una cappella di 5-6 cm. Gli avevo fatto delle belle scalanature che simulavano una grossa vena ed il filetto che tanti uomini amano farsi leccare. Avevo infine creato una base per entrambi i peni, al posto dei testicoli, che mi consentiva di poggiarliin posizione eretta su una sedia o sul letto.
Ogni sera, prima di andare a letto, mi spogliavo competamente e mi mettevo a pecorina sul letto, poggiavo il pene più piccolo sul materasso ed iniziavo a leccarlo avidamente mentre con la mano sinistra mi inumidivo l’ano. Aumentando il ritmo del pompino al paletto mentre, contestualmente, forzavo lo sfintere a far entrare l’indice ed il medio.
Entrate entrambe le dita l’eccitazione era già ai massimi livelli. Non mi restava altro da fare che liberarmi l’ano ed infilarci il pen finto che tanto a lungo avevo leccato impalandomi con crescente vigore per sentirmi violato.
Aumentavo il ritmo della penetrazione anale con la mano sinistra mentre con la destra prendevo il pene gigante per succhiarlo lussuriosamente.
Nel primo mese di permanenza alla bottega ero riuscite a raggiungere sempre l’orgasmo senza mai toccarmi il pene perchè il massaggio prostatico del pioppo mi aveva fatto fare delle sborrate clamorose. Alla fine di ogni sessione di autoerotismo nascondevo i due giocattoli sotto il materasso nella goduriosa attesa di poterli nuovamente utilizzare il giorno seguente.
Comunque, per arrivare al sodo dei fatti, una sera, dopo aver cenato con il mastro, tornai in camera e trovai i due peni finti sul letto. Quasi svenni dalla paura di essere stato scoperto e dalle conseguenze di ciò. Mi precipitai sui due oggetti e notai che qualcuno vi aveva fatto due filettature alla base e vi aveva poggiato una lettera:
“Ti ho visto giocare e la cosa mi ha eccitato da impazzire. Se vuoi scoprire come usare le due filettature vieni in Piazza Daidone con i due peni.”
Ero terrorizzato dall’idea che qualcuno potesse dire ai miei genitori che mi piacevano ancora gli uomini così decisi di andare nella Piazza indicata per evitare che si spargesse la voce.
La Piazza era piccolissima e molto buia ma appena arrivai si aprì un portoncino e sentii la voce di Fabrizio che mi diceva di entrare. Rimasi esterefatto dalla scoperta ma non indugiai oltre ed entrai nel portone. Vidi il viso del mastro e notai che mi guardava con occhi dolci; non appena la porta si chiuse alle mie spalle lasciandomi al buio sentii le sue labbra che si poggiavano sulle mie ed il suo corpo possente che mi spingeva contro il portone.
Dischiusi istintivamente le labbra e la sua lingua si insinuo nella mia bocca. Ci baciammo appassionatamente mentre lui mi prendeva per i fianchi e mi sollevava da terra di qualche centimentro.
Cavolo, la situazione mi stava sfuggendo di mano prima ancora di capire cosa stesse accadendo ma oramai ero in ballo ed era talmente tanto che non sentivo un pene caldo e pulsante che non mi sarei tirato indietro per nulla al mondo. Ancora sollevato da terra misi le mani sul petto di Fabrizio ed iniziai a sbottonargli la camicia. Gli leccai un capezzolo e lui mi fece scendere nuovamente con i piedi per terra. Era buio pesto ma decisi che era il momento di vedere cosa nascondeva tra le gambe. Mi inginocchiai e mordicchiandogli i pantaloni all’altezza de pene iniziai a sbottonargli i jeans.
Abbassai i pantaloni e le mutande ed un buon odore di camomilla mi invase le narici. Era profumatissimo e barzotto, un pò di liquido prespermatico ne inumidiva la punta ed io lo leccai subito per sentire finalmente un pò di sapore di uomo.
Scappellai il pene ed iniziai a slinguazzargli la cappella ed il filetto per poi risalire fino alla punta del cazzo. Feci una paio di passate di lingua e poi mi infilai tutta l’asta in bocca.
Era corto, così al buio avrei detto 10 o 11 cm, ma riuscivo appena a tenerlo in bocca per quanto era largo.
Dopo un paio di slinguate iniziò a lievitare e per un attimo pensai che mi avrebbe rotto e labbra.
Ho sempre pensato che un pene lungo da molte più soddisfazioni di uno corto ma dopo aver provato questo “tappo” ho cambiato decisamente idea.
Continuai a spompinarlo avidamente, scendevo con la lingua lungo l’asta e gli leccavo i testicoli per poi risalire massagiandoglieli con le mani.
“Siiiiii, siiiiiii, sei bravissimo, posso sborrare?” mi chiese con un filo di voce.
Non riuscivo a rispondere con quel trave in bocca ma aumentando il ritmo gli feci capire che non vedevo l’ora.
Mi inumidi due dita con la saliva che scendeva lungo la sua asta e me le infilai nei pantaloni fino ad arrivare al mio ano. Ero talmente eccitato che bastò una leggera spinta per farle entrare entrambe nel mio sfintere e mentre mi masturbavo analmente e violentemente continuavo a succhiare quel maestoso cazzo che sembrava sempre più un trochetto.
“Siiiiiiiiiiiii” ululo il mastro “siiiiiiiiiii” e così dicendo mi prese per la testa infilandomi ripetutamente quel palo fino alle tonsille “siiiiiii”.
Aumentai il ritmo della masturbazione anale ma prima che potessi raggiungere l’orgasmo il fiume di sperma di Fabrizio mi inondò gola,bocca e viso.
“Godooooooo, bevi tutto porcoooooo, bevi tuttoooooooo” gridò Fabrizio “Beviiiiiiii” e così di cendo mi fece arrivare due fiotti diretti nello stomaco, due nella bocca e continuando a schizzare tirò fuori il pene e me lo poggio sul viso facendomi arrivare altri 4 o 5 schizzi. “Siiiiiiiiii, bevi, bevi, siiiiiiiii, dai che è solo l’inizio, siiiii”.Continuando a masturbarsi mi sparse tutto il suo seme sul viso.
“Cavolo, ne avevi un litro” gli dissi sorridendo.
“Già” rispose con voce ancora guduriosa “ma ne ho lasciato un pò per dopo” disse aiutandomi a rimettermi in piedi. “Vieni che ti faccio vedere a cosa servono le filettature” disse prendendomi per mano ed accendendo la luce.
Vidi che eravamo in uno stanzino di circa 20 metri quadri sprovvisto di finestre ma con una porta a specchio sul lato opposto a quella di ingresso.
Era sicuramente un secondo laboratorio da falegname ma al centro vi era una panca imbottita con una serie di marchingegni in metallo che terminavano alle estremità e con delle fasce che pendevano ai lati.
“Questo è un gioco per te” mi disse il mastro.
“In che senso?” domandai.
“Vieni, pulisciti il viso e sdraiati” mi disse.
“Mi pulii con dell’acqua e mi spogliai in fretta” ero ancora barzotto.
“Ah però, hai anche un bel pisello” disse Fabrizio facendomi arrossire “l’hai mai usato o ti piace solo fare il passivo?
“Non saprei, sono sempre stato passivo se si escludono i pompini che mi faceva il mio amico Davide durante il sesso di gruppo”.
“Di gruppo? ma allora sei piccolo ma sei un gran maiale” ribattè sorridendo.
Mi resi conto solo in quel momento che non poteva sapere delle mi attività sessuali in collegio ma oramai l’avevo detto. “Si, quando mi eccito non so perchè ma vado via di testa e divento un pò troia … o meglo divento una puledra come dice il mio torello”.
“Ma bene” ribattè lui “allora vedrai come ci divertiremo per il resto dell’estate tesorino mio” e così dicendo mi diede un nuovo bacio sulle labbra e mi masturbò per un paio di volte i pene. “ok, ora sdaiati a pancia in giù sulla panca”.
Obbedii facendo attenzione a non sbattere tra quei marchingegni che erano attaccati alla tavola e seguii tutte le seguenti istruzioni.
Fece passare il mio pene nel buco della tavola e mi legò alla tavola con una cinghia che passava all’altezza dei fianchi e mi fece poggiare le ginocchia su due tavolette laterali. Mi legò caviglie, polpacci e cosce alle tavole e praticamente mi ritrovai a pecorina, completamente legato e con il sedere al vento mentre il mio pene era incastrato in un foro sotto la panca.
“Cosa succede ora?” chiesi un pò eccitato da tutti quei lacci e dalla posizione sconcia in cui mi aveva posizionato.
“Ora succede che godrai talmente tanto che domani mattina mi adorerai come una divinità” rispose lui con un mezzo ghigno. Finì di legarmi il petto e le braccia e prese i due peni che avevo portato e vi infilò sopra qualcosa di molto simile ad un preservativo … ma più spesso. Quindi li iniziò ad avvitare a due bracci meccanici posizionati agli estremi della panca e dopo pochi abili movimenti mi posizionò il piccolo a pochi centimentri dal sedere ed il grande quasi a contatto con la bocca.
“Sei pronta a godere?” disse spegnendo le luci principali e lasciando una leggera luce soffusa.
“Non mi fare del male e sarò tuo per sempre” risposi.
Mi bacio sulle guance e si spostò alle mie spalle. A causa della luce fioca e della posizione in cui mi trovavo non capii bene cosa stesse facendo finchè non sentii la sua lingua che mi massaggiava l’anello anale. “Apri la bocca puledra e fai entrare il palo” disse mentre con una mano iniziava a masturbarmi. Sentii che premeva un bottone ed il pene gigante che avevo davanti al viso avanzò lentamente. Dischiusi le labbra e feci entrare quel pene finto che ora capii essere ricoperto di latex. Entrava ed usciva dalla mia bocca con un movimento cadensato ed io iniziai a leccarlo avidamente come avrei fatto con un cazzo vero.
Fabrizio smise di masturbarmi ed iniziò a violare il mio culetto che le dita mentre continuava a leccarmelo. Prima un dito, poi due … ed infine tre “cavolo, ma sei aperto come una vacca!” esclamò.
io ero già in delirio e non feci neanche caso a ciò che diceva.
Mi avvicinò l’altro pene all’ano e sentii premere un altro bottone. Le sue mani divaricarono le mie natiche mentre con movimento lento ma costante il pene di legno e latex apriva il mio lussurioso sfintere.
Mi ritrovai legato alla panca con due peni finti che entravano ed uscivano ritmicamente dai miei orifizi facendomi godere come mai prima d’ora. Mugugnavo ogni volta che il pene piccolo usciva completamente dall’ano e vi rientrava facendo sempre meno fatica. Ero in ipersalivazione per tutte le volte che il paletto gigante era entrato ed uscito dalle mie labbra ed iniziavo ad ondeggiare i fianchi per sentire sempre più piacere.
La prima esplosione la ebbi quando dopo 20 minuti di inesorabili dilatazioni Fabrizio allontanò il pene gigante infilandomi il suo tronchetto in bocca. Ero talmente sbavato che quel mostro mi entrò tra le labbra senza il minimo attrito. Come sentii il sapore del suo sperma rappreso ebbi la prima scarica orgasmica “mmmmmmh, mmmmmmmh, mmmmmmmmmmmmmh” sborrai mugugnando perchè con quel bellissimo pezzo di carne in bocca non ppotevo fare altro.
“Dai che siamo solo all’inizio” disse Fabrizio.
Nel delirio non mi accorsi che aveva smontato il pene gigante. Tolse il suo bellissimo uccello dalle mie labbra e ci infilò quello finto spingendolo ed estraendolo manualmente. Avevo la mente offuscata dal piacere e non capii che intanto aveva smontato anche il pene piccolo.
Tolse dalle mie labbra il pene finto e ci infilò nuovamente il suo.
“Anche un cazzo bellissimo” gli dissi “lo adoro” … e così dicendo ripresi a succhiarglielo.
Sfilò dal mio sedere il pene piccolo e continuò a sditalinarmi alternando due e tre dita.
Intanto con la complicità del buio stava rimontando il pene gigante all’atezza del mio ano.
Sentii che mi insalivava abbondantemente il culetto e mi resi conto di ciò che stava accadendo solo quando mi sfilò il cazzo dalla bocca.
“Ora godrai come una fontana. Rilassati” mi disse.
“Provai a guardare cosa stava accadendo ma riuscii solo a vedere che stava girando lentamente una rotella.
Vidi il pene piccolo poggiato a terra e sentii una leggera pressione all’altezza del muscolo anale. Terrorizzato capii cosa stava accadendo “Aspetta, tiprego aspetta” dissi.
“SSSSSSSShhh, vedrai che poi mi ringrazierai. Rilassati.”
Lentamente ma inesorabilmente quel mostro di legno e latex mi stava letteralmente aprendo il culetto.
“Aaaaahhh, aio, mi fa male, aaaaaaah” provai a gridare ma subito mi mise un panno in bocca per attutire le grida “aaaaaah, mi spacchi, aaaaaaahhhh”
“E’ quasi entrata, dai che è quasi entrata, che troia che sei, che troia” continuava a dire.
Sentii che l’anello anale si restingeva leggermente e capii che la cappella di legno era entrata.
“Ora di spano il buco per benino!” esclamò Fabrizio mentre invertiva la rotazione della rotella.
Il pene iniziò ad uscire dal mio culetto forzando spaventosamente sul muscolo anale “aiutoooo, mi rompi, mi rompi, aiutoooo” provai a gridare inutilmente.
Sentii un calore alle parti basse e subito dopo l’anello anale che si restringeva velocemente. Quel mostro era uscito dal mio sedere ma non feci in tempo a respirare che il trattamento ricominciò …dentro, fuori, dentro fuori, dentro, fuori … dopo sette od otto passaggi che avvennero in un tempo che mi sembrò infinito il dolore svaì lasciando il posto ad una sensazione di calore che questa volta invase tutto il mio corpo fino a raggiungermi la nuca.
Fabrizio fisso il pene gigante al macchinario che autonomamente ricominciò a penentrarmi senza sosta. Avevo delle vampate di calore talmente intense che non capivo se stavo per svenire o se era un orgasmo spaventoso che stava per esplodere.
Il mastro mi liberò le braccia e la cinghia che avevo al petto ma fece si che tuttoil resto del mio corpo rimasse legato alla panca.
Il pene di legno entrava oramai agevolmente e con la nuova libertà di movimento che avevo iniziai ad andoggiare il bacino su di esso ed allungi le mani per prendere il cazzo del mio amico che era diventato di marmo.
Iniziai a fare il miglior pompino della mia vita scuotendo sempre più in fretta le anche per ricevere qualche millimetro in più del palo che mi stava devastando il sedere.
Un’altra vampata di calore … ed un’altra … ed un’altra … sentii che dal mio pene usciva un fiume di sperma ma non a schizzi, era più un getto lento ma continuo, come quando si urina … mi stavo impalando su quel tronchetto ed aumentai il ritmo del pompino.
“Siiiii, dai che sborro di nuovooooo” disse Fabrizio “daiiiii, daiiiii, daiiiiiiiiiii” una nuova ondata di sborra di riempì la bocca e come sentii il sapore salato ed inconfondibile della sborra iniziai ad andare in estasi … riuscii ad ingogliare tutto lo sperma prodotta dal mastro per poi crollare sfinito sulla panca con le braccia a penzoloni.
Il pene finto continuò ad entrare ed uscire dal mio sedere fino all’alba ed il mastro, che al termine della nottata incominciai a chiamare MASTER, mi sborrò in bocca in altre quattro volte … senza però avere il coraggio di violarmi analmente con il suo immondo paletto di carne, al cui confronto quello di legno sembrava uno stuzzicadenti.
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