“Mi disse “te piasce?”
Non sapevo che dire…”
Facevo il fattorino per un padroncino che aveva in appalto la consegna
dei pacchi postali.
Ogni mattina levataccia alle 4:00 per andare in centrale (Milano) a ritirare i pacchi da consegnare,
era un lavoro sfiancante e non sapevo quanto avrei potuto continuare a farlo.
C’era un palazzo però, dove andare a fare consegne mi elettrizzava; ogni volta che ci andavo speravo di incrociare la mulatta che mi aveva sorriso una mattina nebbiosa in portineria.
Usciva alle 10:00 circa e chissà dove andava..
Ogni volta che andavo a consegnare lì mi agitavo, prima o poi l’avrei incontrata ancora e il sorriso che metteva in mostra la sua bianca dentatura in contrasto con il colore olivastro della sua pelle era per me fonte di eccitazione.
Quel giorno, contrariamente al solito, arrivai al palazzo nel tardo pomeriggio, purtroppo la mole di lavoro fu tale che non mi permise di arrivare prima; ero stanco e non vedevo l’ora di andare a casa a fare una doccia.
Ironia della sorte, mentre pigio il pulsante dell’ascensore per salire a consegnare un pacco all’ultimo piano, mi giro e chi ti vedo…. lei con il suo smagliante sorriso.
“Sali?” mi dice,
“Si!” Gli rispondo con voce piena di soddisfazione.
Questo incontro mi fece dimenticare che ero in piedi dall’alba e mi fece sperare che quel viaggio in ascensore potesse durare il più a lungo possibile.
Arriva l’ascensore.. saliamo.
“A che piano vai?” mi dice.
“All’ultimo!” Rispondo.
“Anche io !” Ribadisce lei.
Si parte.
Lei mi guarda con quel suo sorriso ammaliante.
Poi d’un tratto… aveva dei fogli che parevano documenti sotto braccio, sbadatamente scivolarono a terra mentre l’ascensore cominciava a salire.
Mi inginocchiai subito da buon cavaliere a raccoglierli …alzai lo sguardo e rimasi impietrito.
Dallo spolverino che indossava spuntava un cazzo penzolante che a riposo doveva essere non meno di 20 cm; ballonzolava davanti ai miei occhi, liscio, lungo, sembrava di gomma.
Rimasi sorpreso, spiazzato, non sapevo che fare.
Mi disse “te piasce?”
Non sapevo che dire.
Mi poggiò la mano sulla nuca e mi spinse la testa verso il suo membro.
Lo avevo a pochi centimetri dalla bocca, lo annusai, poi con la punta della lingua detti due tocchi non sapendo cosa fare.
Non puzzava, anzi sembrava avere un buon aroma.
Chiusi gli occhi, spalancai la bocca e lo accolsi tra le mie labbra come una prostituta incallita.
Lei si mosse avanti e indietro nel gesto di chiavarmi la bocca.
Cominciai a succhiare e a leccare come un forsennato e il cazzo mi tirava tra le gambe.
Arrivammo a destinazione e le porte si aprirono, ma lei mi tenne ferma la testa e continuava a scoparmi la bocca.
Le porte non si richiusero, ma non potevo vedere perché.
Ormai non capivo più nulla e continuavo a pompare come una vecchia troia.
Ad un certo punto sentì qualcuno palparmi le chiappe da sopra i pantaloni, girai la testa e vidi un signore distinto, sui sessant’anni o poco meno che cercava di slacciarmi la cintura e calarmi le braghe.
Lei, mi riprese e mi disse di non distrarmi e continuare l’opera he avevo iniziato
Il suo coso si stava alzando e irrigidendo, era incredibilmente lungo, non larghissimo.. sembrava un serpente!
Mentre continuavo lo sbocchinamento, senti una lingua insinuarsi tra le mie chiappe e leccarmi in profondità il buchino.
Non ce la facevo più, non sapevo cosa sarebbe successo.
Ad un certo punto, il signore che mi stava dietro si alzò, mi prese la testa e la portò verso il suo cazzo che già svettava fuori dai pantaloni.
Mi apostrofò con volgarità del tipo: “Succhiacazzi assaggia un po’ anche il mio di cazzo”
Era più corto di quello della mia lei, ma abbastanza largo e già umidiccio.
Mentre lo succhiavo, Amanda (in seguito seppi che così si faceva chiamare) da dietro mi stava spalmando qualcosa sul buco del culo.
Non sapevo cosa fare, se reagire, scappare ma mentre ancora ci stavo pensando sentii il suo coso poggiarsi al mio sfintere e ..ops scivolare dentro con facilità estrema tanto che anch’io rimasi stupefatto.
Oddio, un po’ di male lo sentivo,, ma piano piano stava lasciando posto ad un piacere che mai avevo provato fino a quel momento.
Amanda si muoveva avanti e indietro tenendomi per i fianchi, uscendo quasi completamente e rientrando lentamente senza strappi.
Ero al settimo cielo! Volevo urlare di piacere, lo stavo per fare ma un fiotto di sborra del signore distinto mi
invase la bocca.
Amanda batteva l’inculata da vera professionista, poi mi girò di colpo e mi spruzzò tutto il suo seme sul volto e
non finiva più di spruzzare.
Ero sfinito.
Lei mi disse: “dai vieni da me che ti pulisci un pò, stò proprio qui all’ultimo piano”
La seguii come un automa, non mi riconoscevo più, come potevo essermi fatto trascinare in questa cosa.. e senza protezione per di più.
Entrai da lei e vidi che non abitava sola.
Un altro trans di notevole statura, molto magra e col muso allungato abitava con lei ed era sdraiato sul divano.
Mi disse “Ciao” con voce molto mascolina.
Risposi flebilmente “Ciao”
Amanda mi disse “Lei è Carla, ma tu vai pure in bagno a lavarti, ci sono i teli se vuoi puoi fare anche la doccia”
Andai, il bagno era un buco, c’era una doccia piccola (70×70) con un telo di plastica a riparare gli schizzi,
Ma non mi interessava nulla, volevo solo lavarmi.
Mi denudai e mi infilai sotto.
Ad un certo punto senti il telo aprirsi e mi si parò davanti agli occhi Carla, tutta nuda, con il cazzo sguainato
e oscenamente scappellato, di dimensioni equine.
Ero terrorizzato, mi lascai andare a terra e mi coprii con le mani.
Ad un certo punto un potente getto di orina mi inondò, partito dal cazzo di Carla che sembrava non finire mai.
“Adesso lavati che sei tutta zozza” mi disse Carla con voce arrogante.
Feci la doccia, mi asciugai ed uscii dal bagno.
Amanda non c’era, Carla mi disse che era scesa a comprare le sigarette.
Carla mi guardò e mi disse: “Prima mi sono svuotata la vescica ora però voglio svuotarmi anche le palle”
E così dicendo sfoderò nuovamente il suo incredibile cazzo e mi disse ” tu uscirai di qui che non riuscirai a sederti per un mese”
Ero terrorizzato, passivo, avevo paura.
Lei mi prese, mi sdraiò supino sul divano, mi alzò le gambe e cominciò a puntare il suo arnese sul mio buchino (che ormai non era più tale).
Non so neanche cosa poteva misurare quell’arnese, in quella posizione la vedevo montarmi come fossi la sua cavalla, le smorfie che faceva, sbavava mentre mi dava dei colpi per farsi strada nei miei intestini.
Non so quanto durò, persi il contatto con la realtà, ad un certo punto lo sfilò, me lo mise davanti agli occhi
e mi sborrò in faccia!
Mentre cercavo di riprendermi sentii altri fiotti caldi arrivarmi addosso, era il signore distinto dell’ascensore
che si era furiosamente masturbato guardando la mia monta selvaggia e a ragione mi apostrofò nuovamente con volgarità: ” Tò brutta zoccola, sei più piena di sborra tu che la più vacca che lavora alla sera in fondo a questo viale”
“Vattene, prendi i tuoi stracci e vattene, pompinara”
E così dicendo mi spinese fuori dall’appartamento tirandomi dietro i vestiti.
Mi vestii in corridoio di fretta e furia, presi l’ascensore e corsi via, non so verso dove ma sicuramente lontano da lì.
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