“L’uccello di Carlo si avvicina, e Marta inizia a leccarlo e a bagnarlo: è brava e bella, così, persa tra genitali e piacere…”
Conosco Marta da almeno 10 anni, dai suoi 20. Mi è sempre
piaciuta, sensuale, fresca, elegante a suo modo. Molto curiosa. Ma tradizionalista, pensavo.
Alcuni anni fa ha trovato l’anima gemella in un carissimo amico, che poco o nulla sa di questa mia vita. Diciamo che da lì in poi il mio flirtare con lei si è rarefatto, per evidenti motivi, fino a qualche sera fa.
Sapete quelle belle cene con amici? Dove scorre vino a fiumi e si arriva alla confidenze. Ad un certo punto ho cominciato a raccontare della mia vita parallela, tra coppie, bdsm, giochi elettrici. Marta mi guardava con occhi sgranati, sempre più incuriosita. Faceva domande, era la prima volta che esprimeva una curiosità così forte per il mio mondo, non credevo.
Le ho raccontato di una esperienza molto intensa, con una coppia esperta di legature e giochi, controllo e negazione dell’orgasmo, triangoli, quadrati, pentagoni.
E ora Marta è qui con me, per un aperitivo di aggiornamento che sembrava banale, con un vestito stranamente corto per lei, un tacco elegante, lo smalto nero che contrasta con la pelle chiara, i capelli biondi perfettamente lisci, gli occhi azzurri e la pupilla spalancata.
Mi ha chiesto di scrivere alla coppia, per questa notte. Dice che vuole vedere una sessione di legatura, solo vedere. Dice che il mio amico è d’accordo, che a lui non interessa e si imbarazzerebbe, e che le feste numerose non fanno per lei.
Sono intrigato e rapito, vagamente eccitato. Scrivo alla coppia amica: lui risponde subito, acquolina alla bocca per una iniziazione.
Partiamo. In auto ascoltiamo musica, una nostra passione comune. Parliamo di lavoro, di amici, come se stessimo andando all’ennesimo concerto. E invece.
E invece arriviamo nella casa di campagna della coppia. Lui, elegantissimo in vestito nero, ci apre la porta, non parliamo. Lui è Carlo, lei Gaia.
Il salone è illuminato da candele e dalla pelle nuda di Gaia, inginocchiata, con le caviglie sotto a quel culo perfetto, il seno sodo su chi troneggiano due capezzoli già duri, gli occhi scurissimi, vispi, che illuminano un mezzo sorriso. Il divano è pronto per me e Marta, il vino, fresco dalla bolla sottile è già nei calici di cristallo. Carlo ci accoglie e ci fa segno di accomodarci, spettatori privilegiati di uno spettacolo unico.
Carlo inizia a legarla, lento, elegante, preciso. Corde fatte a mano che avvolgono sulla pelle che ormai diventa tela sotto alle mani esperte. La carne si piega, si avvolge, si fa avvolgere, sotto ai seni, sui fianchi, il tessuto avvolge Gaia prima di iniziare la sospensione.
Marta mi dice all’orecchio: – E’ arte, davvero capisco.
Ma la voce le trema un po’. E’ agitata, lo sento. Ma non è un brutto nervosismo, anzi, emana già un calore raro.
Gaia ora è completamente sospesa. Ha i capezzoli, il culo e la figa liscia e perfetta completamente esposte al nostro sguardo. Il frustino di Carlo colpisce con forza il culo, e lei inizia a contare. Ogni brivido di Gaia di riflette su Marta, lo sento, e al cinque la sua mano stringe il mio ginocchio. Sapevo che il momento sarebbe diventato pericoloso.
Al decimo colpo la figa di Gaia sta visibilmente colando di umori. Carlo le dà una leccata esperta, strappandole gemiti. Poi prende il Magic Wand, il vibratore da clitoride della mia immagine profilo.
Inizia la tortura.
Gioca con il ritmo sulla clitoride gonfia e bagnata della bella Gaia, legata e in balia del sadismo del suo compagno.
E io sento il profumo di Marta cambiare. Spesso mi accorgo del momento esatto in cui una donna al mio fianco si eccita profondamente. E’ l’odore. L’odore degli umori, della voglia, il calore. Il cazzo mi si gonfia nei pantaloni, tra la voglia di Marta e le grida di Gaia. Perché sì, il controllo dell’orgasmo e la grande voglia di godere la stanno facendo letteralmente gridare.
Marta mi guarda, ora, e guarda Carlo e Gaia. Poi rimette lo sguardo su di me.
Si china, si avvicina, mi sussurra: – Quello che sta per accedere, non è accaduto mai.
E mentre finisce la frase sento la sua mano afferrarmi saldamente il cazzo avvolto dai pantaloni: – Lo vuoi anche tu, vero?
Le sfioro il ginocchio, l’interno coscia, non le voglio parlare. Chiude gli occhi mentre le dita individuano la mia cappella gonfia, ancora costretta dai tessuti.
E’ bollente. Risalgo con le dita, convinto di trovare le mutandine. E invece, di nuovo, mi sorprende. Sfioro le sue labbra nude, caldissime, la clitoride già scoperta e bagnata. Il mio polpastrello la percorre completamente; ammaliato dai suoi gemiti sussurrati e dalla pelle sempre più rossa di Gaia che sta morendo sotto le esperte mani e ai caldi giochi di Carlo, quasi non mi accorgo che Marta mi ha aperto i pantaloni e liberato un uccello durissimo.
Inizia a masturbarmi con una lentezza esasperante, mentre Carlo dà un attimo di respiro a Gaia: ci guardano, sorridono, felici di aver provocato le nostre voglie. Marta ammicca verso di loro, mostra la lingua, in un gesto buffo, da bambina, quasi. Ma scivola, poi, quella lingua, alla base del mio glande infuocato. Mi guarda negli occhi, con il cazzo sulla bocca: – Da quanti anni volevi un pompino fatto da me?
E mentre sorride fa scomparire completamente il cazzo nella bocca.
Cosa mi sono perso, in tutti questi anni. E’ stupenda, e ora si mette a quattro zampe, davanti a me, seduto sul divano, impegnata a darmi un piacere unico. Le mani, la lingua, le labbra, la bocca, ovunque. Sulla cappella, sull’asta, sui coglioni, sul buco del culo, sul perineo. Lentissima.
E ha la gonna alta, a mostrare culo e figa alla coppia. Carlo mi guarda, come a chiedermi il permesso. Io guardo Marta, bellissima con il mio cazzo in gola. I suoi occhi mi dicono di sì, annuisco verso di lui, mentre mi godo quella bocca magnifica.
Lui si china per leccarla, e dai suoi gemiti intuisco essere bravo, ma non ne dubitavo: i miei amici sono speciali.
E la tortura vera per Gaia è ora: costretta a guardare un terzetto legata e sospesa, grondante di voglie e umori: – siete belli e stronzi – dice, cercando di oscillare in modo che la corda che la avvolge le possa sfiorare la figa gonfia.
Marta brucia e mi prende in mano il cazzo, lo mette sulla faccia: – Mi pensavi così porca? E’ la prima volta sai?
– Non sembrava – riesco a dirle, mentre scendo a baciarla, sento il sapore del mio cazzo sulla sua bocca fresca.
La prendo per mano, voglio baciarla davanti alla figa di Gaia. La lecchiamo insieme, baciandoci, ed è un momento bellissimo. Perché Gaia gode improvvisamente, ci schizza le bocche mentre ci baciamo e la lecchiamo legata, le mie dita che scivolano dentro Marta e la sua mano a torturami il cazzo in una sega stupenda. L’uccello di Carlo si avvicina, e Marta inizia a leccarlo e a bagnarlo: è brava e bella, così, persa tra genitali e piacere. Carlo scivola dentro Gaia davanti alle nostre bocche, e io mi sdraio: Marta viene sopra di me, inizia a farlo scivolare dentro, lentissima, prendendolo con la mano bagnata.
Ha una figa celestiale, stretta, mi avvolge e si contrae mentre dà il ritmo ai suoi gemiti, governa la sua voglia: – Avete due cazzi stupendi – dice mentre accelera e con la bocca lecca il cazzo di Carlo, mentre entra ed esce dalla figa fradicia di Gaia.
Giochiamo ancora e ancora e ancora. Prendo la mia amica, forte ora. La porto sul divano, le spalanco le gambe davanti a me e inizio a fotterla forte. Si si si sisi si urla, ora, abbiamo passato anni a volerci senza dircelo, probabilmente, anni che ora si sciolgono tra cazzi e fighe e umori e voglie e calore feroce. Ed il suo primo orgasmo la fa tremare con il mio cazzo profondamente piantato dentro di lei.
Mentre la giro per scoparla a pecorina e sculaccarciarla, vedo che Carlo ha slegato Gaia: – Vi siete dimenticati di me? – Sorride e mette la figa in faccia a Marta, per farsi leccare. Lei è in piedi, Marta a quattro zampe che lecca avida la figa bagnata, e io che ora decido di rischiare. Appoggio il glande al culo, il buco stretto, bagnato di umori. Spingo la cappella, mi accoglie. La inculo, profondamente, ed il secondo orgasmo si trasmette dal suo culo alla figa al corpo fino a Gaia. Gaia che gode insieme a lei, mentre Carlo decide di imitarmi e di inculare con ferocia la sua donna.
Continuiamo ancora e ancora, e la voglia di godere sale sempre di più.
– Ora facciamo un gioco per Marta – dice Gaia, sfrontata come poche donne sanno essere.
Ci fa sdraiare, a me e a Carlo, finalmente in un letto. Uno da un lato e uno dall’altro, con i nostri culi maschili che si toccano. Ho capito cosa vuole fare. Avvicina i nostri cazzi e ci sega, come se fosse uno solo. Non sono bi, il contatto con l’altro cazzo mi lascia indifferente. Ma la situazione mi eccita terribilmente. – Vieni, Marta – le dice. E la mia amichetta angelicata, prende in bocca i nostri cazzi, insieme, mentre Gaia continua a segarci con due mani tenendoli uniti.
La situazione è così eccitante che so di non resistere a lungo. Ma lo sa anche Gaia, che rallenta. Abbiamo i cazzi durissimi e fradici, Gaia è dolce nello spostare Marta, la cui figa ora è sulla mia faccia e me la bevo con raro gusto. E Gaia ci accoglie, insieme, nella figa, ci cavalca, piena come raramente è stata, e gode, dio se gode, la sento colare, bagnare il letto, i nostri cazzi duri, i culi di maschi.
– Ora tocca a me – e Marta balla su di noi, un ballo erotico come pochi altri, che avvicina la figa sempre di più al contatto con le nostre cappelle che non aspettano altro. Fa fatica a farli entrare, si bagna la mano con la lingua, guardandomi, porca, eccitata. Così eccitata che piano piano le scivoliamo dentro e ci facciamo montare ad una donna trasformata, ora compiutamente femmina.
Il nuovo orgasmo la travolge, geme, si agita, ansima, mentre con la coda dell’occhio vedo Gaia masturbarsi godendosi lo spettacolo.
Facciamo per muoverci, io e Carlo: – Dove credete di andare? – dicono le donne, ridendo. E si mettono a 69 su di noi, Gaia su Carlo e Marta su me. Tengono i nostri cazzi e contatto si fanno leccare e ci segano, succhiano leccano si baciano sui nostri cazzi sempre più duri. Giocano con i nostri gemiti sempre più intensi, e ci chiedono di guidarle un po’, con il ritmo, e di fermarle se uno di noi sta per godere prima dell’altro.
Siamo i loro giocattoli, ora. Vogliono farci sborrare insieme. E così avviene, tra le loro bocche le loro mani le loro lingue, sborriamo intensamente, godendo come pochissime altre volte. Il mio sperma bollente si mischia a quello di Carlo nelle bocche delle nostre donne. Si alzano, si mettono ai piedi del letto, e concludono il loro spettacolo baciandosi e scambiando le nostre sborre, che finiscono di bere.
Dopo un po’ di vino, vestiti, conversazioni brillanti, torniamo a casa.
Onestamente, non so se accadrà ancora. Ma mentre scrivo queste parole ho il cazzo duro e la voglia di fotterla ancora. E ancora. E ancora. Anche insieme al suo ragazzo, il mio migliore amico, che ancora probabilmente non sa che donna si trova per le mani.
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