“Le proposi di uscire a fumare una sigaretta e così uscimmo dal locale, dove ci fermammo raccontandoci del più e del meno, dell’università, dei miei esami, …”
21 anni, una valigia e tante speranze: al tempo ero uno studente
fuori sede e dividevo un modesto appartamento universitario con un mio vecchio amico.
Le giornate scorrevano tranquille, tra lezioni, esami, sessioni di studio e qualche festa organizzata di tanto in tanto con i nostri colleghi universitari.
All’epoca tornavo spesso a casa durante il weekend ma quel venerdì di marzo decisi di non tornare, giusto per fare qualcosa di diverso, senza avere chissà quali pretese.
Non mi ero fatto nessun “film mentale”, nessun programma particolare, solamente avevo voglia di vivere la città universitaria durante il weekend, cosa che prima di allora non avevo mai fatto.
Salutato il mio coinquilino che prese il treno delle 18:30, come ogni altro giorni andai a fare la spesa e mi preparai ad una serata di cazzeggio o al massimo ad una tranquilla passeggiata per le vie del centro.
Alle 22:00 decisi di uscire e mi recai in un bar vicino casa che frequentavo per gli aperitivi post esami, uno di quei posti dove tipicamente si va a fare un brindisi con i colleghi al termine di una giornata passata in università.
Quasi subito, sulla porta del locale incontrai un mio amico che, parlando del più e del meno mi chiese se più tardi avessi voluto andare a ballare con lui ed altri suoi amici.
“Certo, perché no? Ci sta, alla fine sono qui da solo tutto il weekend e non ho molto altro da fare!” mi dissi, accettando.
Bevemmo qualcosa in compagnia dei suoi amici e ci spostammo a piedi al locale per proseguire la serata.
La piccola discoteca era quasi esclusivamente frequentata da universitari fuori sede e l’atmosfera, con la complicità delle luci soffuse, i cocktail e l’alto volume della musica, era spesso carica di tensione sessuale, con ragazze e ragazzi che si strusciavano e ballavano in modo molto provocante.
Ammetto di non essere mai stato un ballerino provetto, ma piuttosto, almeno all’epoca, ero il ragazzo che a bordo pista sorseggiava il cocktail e guardava gli altri ballare.
Strano a dirsi, mi trovavo a bordo pista quando dall’altro lato incrociai lo sguardo di una ragazza che pensai essere mia coetanea.
Ricordo ancora la prima volta che mi sorrise mentre beveva il suo cocktail, ricordo i suoi capelli lunghi e neri e il suo vestitino scuro che lasciava intravedere un tatuaggio floreale sul suo fianco sinistro.
Sarà stato l’ormone unito ai drink che avevo bevuto, ma ricordo che attraversai la pista per andare da lei, che mi aspettava ferma tenendo lo sguardo su di me.
“Ciao, piacere…”, le dissi presentandomi, e lei fece altrettanto.
Le proposi di uscire a fumare una sigaretta e così uscimmo dal locale, dove ci fermammo raccontandoci del più e del meno, dell’università, dei miei esami, dell’essere rimasto in città da solo…
A quella mia frase le spuntò un sorriso e mi chiese: “Ma secondo te, quanti anni ho?”
“21!”, risposi io deciso, ma lei subito: “Mmm ti ringrazio ma in realtà ne ho quasi 10 di più! Ne faccio 30 a luglio”
Non ci credevo, giuro, sembrava davvero che potesse essere una mia compagna di corso, una mia amica, una ragazza che avrei potuto incrociare tra i corridoi in università tra una lezione e l’altra.
Parlammo un altro po’ e nel frattempo si avvicinò un ragazzo, alto, che decisamente dimostrava 30 anni, che mi guardò e la baciò.
Io rimasi impietrito, per un attimo convinto che di lì a poco mi sarebbe arrivato un cazzotto da lui per averci provato con la sua ragazza.
Invece parlammo tutti e tre per una buona mezz’ora finché lei disse al suo ragazzo che ero uno studente universitario fuori sede e quel weekend avevo deciso di non tornare a casa e che avevo l’appartamento libero.
“Sai che mi sono stufato di stare qui? Che ne dici di offrirci un caffè da te? So che è tardi ma domani è sabato!” mi disse lui.
A queste parole rimasi di stucco mentre mille pensieri iniziavano a fare capolino.
Con una certa dose di incoscienza decisi di accettare e mi incamminai con due perfetti sconosciuti verso il mio appartamento, a meno di 5 minuti dalla discoteca.
Ricordo che lei salì le scale per prima e sotto il vestitino riuscivo ad intravedere il suo perizoma nero, mentre ero inebriato dal profumo che si stava portando dietro sulle scale.
Il suo ragazzo, dietro di me in silenzio mi chiese solamente fino a quando sarei stato a casa da solo e ammetto che in quel momento mi chiesi se quello che stavo facendo non mi avrebbe procurato problemi, o peggio…
Aprì la porta del mio appartamento, fortunatamente in ordine e dopo aver fatto fare loro il tour delle stanze, ci fumammo una sigaretta tutti e 3 sul balcone.
Tornammo in cucina e mi misi a preparare il caffè, ormai a notte inoltrata, mentre il lui si sedette sulla poltrona poco distante da me e la lei invece si accomodò su una sedia a fianco della poltrona, di fianco al suo ragazzo.
Ero intento a preparare il caffè, parlando del più e del meno, quando ad un certo punto notai che stavo letteralmente parlando da solo e che i due ragazzi avevano smesso di rispondermi.
Mi voltai quindi per vedere cosa stava succedendo alle mie spalle e la scena che vidi è ancora oggi più che mai viva nella mia mente: la lei era inginocchiata sul pavimento e avidamente stava succhiando il cazzo del suo ragazzo, che le teneva i capelli e con l’altra mano mi fece cenno di avvicinarmi.
Ammetto che tentennai ma lei si spostò e mi prese per la camicia, portandomi vicino a sé.
Feci appena in tempo a spegnere il caffè che lei, in ginocchio mi guardò e sorridendomi iniziò a sbottonarmi i jeans… [continua]
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